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CAPITOLO 4 Assedio Finale

4.2. La Battaglia Del Mar Giallo

Il messaggio conteneva l'ordine perentorio per Vigeft di prendere tutte le navi disponibili e fare rotta per Vladivostok e metterle al sicuro. Vigeft di certo non era d'accordo ma non obbiettò all'ordine

244 MATSUSAKA Tak Yoshihisa, "Human Bullets, General Nogi And The Myth Of Port Arthur" in The Russo-Japanese War in Global Perspective. World War Zero Vol. 1, cit., p. 184.

245 Geoffrey JUKES, La Guerra Russo-Giapponese 1904-1905, cit., p. 69. 246 Alberto CAMINITI, La Guerra Russo-Giapponese 1904-1905,cit., p. 53.

perentorio, che derivava direttamente da problemi di opinione pubblica. Infatti sebbene fino ad allora la situazione fosse rimasta in mano al vicerè Alekseev, che non dava mai ordini diretti per non prendersi responsabilità, la stampa internazionale in quei momenti attaccava la Russia da più parti e istigava la potenza a non farsi mettere in difficoltà dai giapponesi e a farsi rispettare.247 Ecco che quindi lo zar preso dall'ira recapitò il messaggio a Vigeft.

Vigeft sapeva perfettamente che l'operazione era molto rischiosa ma si mise subito all'opera per cominciare i preparativi. Anche perchè proprio per il fatto che non pensava di ottenere vittoria in un'operazione di questo tipo, aveva fatto trasferire a terra la maggior parte dei cannoni delle navi per destinarli alla difesa terrestre. La situazione tuttavia era dettata anche da altri motivi. Anche la maggior parte dei suoi ufficiali ritenevano che mettere in mare la flotta avrebbe comportato enormi rischi, con il pericolo di perdere l'intera flotta e lasciare Port Arthur scoperta dagli attacchi che provenivano dal mare. Era anche utile in porto perchè le navi all'ancora potevano colpire con i propri cannoni le truppe giapponesi che si stavano avvicinando via terra, allontanandosi solo di poco dal porto in maniera sicura. Secondo i dati in mano a Vigeft la flotta di rinforzo avrebbe dovuto arrivare per Ottobre, mentre invece Alekseev sapeva perfettamente che si trattava di date impossibili. Vigeft quindi era convinto che far uscire le proprie navi era necessario solo in caso di un'imminente caduta di Port Arthur o dell'arrivo della flotta di rinforzo.248 Il 10 agosto tutto era pronto (nel frattempo però i giapponesi erano giunti via terra ad una distanza tale

247 Alberto CAMINITI, La Guerra Russo-Giapponese 1904-1905,cit., p. 47. 248 John N. WESTWOOD, Russia Against Japan, 1904-05: A New Look At The

dal porto da permettere loro di colpirlo con l'artiglieria, sebbene alla cieca, colpendo per caso qualche nave, come la Rezvitan che aveva subito un colpo sulla linea di galleggiamento e aveva imbarcato 400 tonnellate d'acqua249): la squadra che prese il largo era composta da 6 corazzate, 3 incrociatori e 14 tra cacciatorpediniere e torpediniere. Era tutto quello che Vigeft aveva a disposizione, tranne altre piccole navi che erano dovute rimanere in porto per riparazioni. Al contrario Tōgō aveva a disposizione 4 corazzate, 11 incrociatori, 17 cacciatorpediniere e 29 torpediniere. Poco prima di mezzogiorno le due flotte vennero a contatto.250

Tōgō sapeva che prima o poi i russi avrebbero tentato nuovamente la fuga da Port Arthur per mettere al sicuro la loro flotta, quindi non era impreparato. Quello che però aveva ben in mente, era in fatto che era molto più importante salvaguardare la propria flotta che non distruggere quella avversaria. Questo perchè sapeva che dopo la morte di Makarov, il comando russo a San Pietroburgo stava decidendo di costituire una flotta con le navi in Europa, per inviarle in rinforzo nel Pacifico, e di conseguenza Tōgō doveva assolutamente manterere la propria forza navale in preparazione di un possibile scontro.251

Decise quindi di non cercare lo scontro frontale sin da subito, ma di lasciare che il nemico si allontanasse dal porto, per poi tentare di affondare il maggior numero di navi con attacchi notturni di torpediniere. Le dragamine quindi bonificarono il passaggio per le navi russe, che uscirono dal porto senza fretta. Quando però, dopo essersi messe in viaggio, la flotta russa stava per perdere alle spalle il

249 John N. WESTWOOD, Russia Against Japan, 1904-05: A New Look At The

Russo-Japanese War, cit., p. 81.

250 Geoffrey JUKES, La Guerra Russo-Giapponese 1904-1905, cit., p. 66. 251 Geoffrey JUKES, La Guerra Russo-Giapponese 1904-1905, cit., p. 55.

contatto visivo con Port Arthur, cominciarono le prime avarie. Alcune navi, riparate alla meglio o ferme da mesi, cominciarono ad avere i primi malfunzionamenti, e non riuscivano più a mantenere la velocità massima di 14 nodi.252 Il convoglio fu costretto a rallentare ad 8 nodi, e Tōgō approfittò dell'occasione per cercare un primo contatto. Per più volte le due flotte manovrarono cercando la prima di scappare e la seconda di inchiodare il nemico in qualche modo, ma dopo mezza giornata di combattimenti in più riprese, la fortuna volse a favore dei giapponesi. Alcuni colpi sparati a breve distanza colpirono l'ammiraglia russa e uccisero Vigeft. Si scatenò il caos e il secondo in comando decise infine di ritornare a Port Arthur, dopo una serie di inseguimenti. Delle 23 navi partite, solo 9 riuscirono a tornare al porto, evitando miracolosamente il campo minato attraversato durante la notte.253 Proseguire infatti era impossibile, molte navi avevano subito gravi danni, molte avevano i fumaioli distrutti e quindi anche a livello di consumi di carbone non ce l'avrebbero mai fatta. I generali russi però a San Pietroburgo furono terribilmente critici della decisione e destituirono l'ammiraglio Uhtomoski, che si era trovato in quella difficile situazione.254 Nonostante fosse riuscito a salvare 5 corazzate, ormai la flotta era praticamente inutilizzabile, a tal punto che vennero trasferiti a terra tutti i colpi da 6 pollici per farli utilizzare dall'esercito.

La risposta in Giappone non si fece attendere.