• Non ci sono risultati.

Centralismo, associazione e democrazia in Europa

Nel documento Biblioteca di Storia 13 (pagine 163-183)

W.J. Linton e «The English Republic» (1851-1855)

Marco Barducci

Nel decennio 1845-1855 William James Linton partecipò attivamente alla organizzazione e alla diffusione del progetto mazziniano della European De-mocracy1. Nel dibattito londinese sulla nascita della democrazia in Europa, al quale presero parte personaggi di diverso orientamento ideologico, come Julian Harney, Louis Blanc, Friedrich Engels e Karl Marx, Linton si schierò in difesa della democrazia repubblicana di Mazzini, e ne tradusse gli scritti per farli conoscere ad un pubblico inglese. Nel 1847 nacque a Londra la maz-ziniana “People’s International League” che fu affidata alla cura di Linton, ed ancora Linton si impegnò nei suoi articoli nella difesa dei princìpi ideologici della Lega esposti nei Thoughts upon Democracy in Europe, pubblicati da Maz-zini su «The People’s Journal».

In seguito al fallimento dei moti del 1848, ed alla caduta della repubblica romana nel 1849, Mazzini tornò a Londra, dove fondò, nel giugno del 1850, il Comitato Democratico Europeo, il cui indirizzo Aux Peuples! Organisation de la Démocratie fu due mesi più tardi tradotto in inglese da Linton sul «Red Republican», il nuovo giornale dell’ala radicale del Cartismo diretto da Ju-lian Harney, con il titolo di Mazzini’s Manifesto. Il manifesto mazziniano le-gava la realizzazione della democrazia europea all’alleanza dei popoli liberi ed indipendenti, ed auspicava l’armonizzazione dei due princìpi di «individuo e società». A commento del Mazzini’s Manifesto Linton decise di pubblicare sul «Red Republican» dieci Letters ispirate alla formula mazziniana «Egua-glianza, Libertà, Umanità». Sempre sul«Red Republican», nel novembre 1850, venne pubblicato in prima pagina il capitolo primo del Manifesto of the German Communist Party, il cui traduttore fu con tutta probabilità lo

stes-1 S. Mastellone, Mazzini e Linton. Una democrazia europea (1845-1855), L. S. Olschki, Fi-renze 2007.

so Engels. L’ultimo numero del «Red Republican» del 30 novembre 1850 si concludeva con le ultime due lettere di Linton, facenti riferimento rispettiva-mente alla “Associazione di Nazioni libere ed eguali” quale presupposto della futura «mappa dell’Europa», ed al diritto della maggioranza degli eletti dal popolo di governare sulla minoranza, senza tuttavia violarne le libertà.

A causa delle distinte tendenze dottrinali manifestatesi in seno al dibattito democratico inglese successivamente alla pubblicazione del Mazzini’s Manifesto e del Manifesto of the Communist Party, sul finire del 1850 il «Red Republican»

interruppe la pubblicazione. Al suo posto videro la luce due nuove riviste, ovvero

«The Friend of the People» di Julian Harney, che continuò ad ospitare le pro-poste dei comunisti tedeschi e dei socialisti francesi schierandosi in difesa dei

«proletarians», e la rivista repubblicana e filo-mazziniana di Linton, «The En-glish Republic»2. Nel presente saggio prenderò in esame quest’ultima rivista, ed analizzerò le tematiche ed i linguaggi che appartenevano più specificamente alla tradizione storica e culturale inglese (con tutte le precauzioni nel definire una presunta specificità delle culture nazionali), e che permisero a Linton di recepire e di riproporre ad un pubblico di lingua inglese le dottrine di Mazzini.

Nella premessa redazionale, apparsa sul primo numero di «The English Republic», Linton sosteneva di voler promuovere la creazione di un «partito nazionale», ovvero una “Giovine Inghilterra”, che fosse capace di governare il Paese. A tal fine, egli esponeva i princìpi repubblicani appresi dall’«Apostolo del Repubblicanesimo» Mazzini, ricollegandoli alla tradizione repubblicana inglese che risaliva all’esperienza del Commonwealth secentesco, secondo un percorso intellettuale che da Milton, Cromwell, Sidney, passando per le pole-miche contro la monarchia e l’élite aristocratica di corte avanzate, nel corso del Settecento, dai «Radical Whigs» e dal cosiddetto «Country Party», giunge-va sino al progetto democratico popolare e rappresentativo mazziniano.

Al tempo in cui Mazzini e Linton discutevano di democrazia e di repubbli-ca, il dibattito inglese continuava ad essere influenzato dalle tradizioni ideolo-giche che traevano origine dalle vicende che avevano caratterizzato il Seicento.

Le stesse riviste che davano voce al dibattito democratico inglese – molte delle quali erano vicine all’ala «Radical» del partito Whig e al movimento carti-sta – ospitavano saggi biografici sui personaggi-simbolo del Commonwealth e della Gloriosa rivoluzione del 1688, come Henry Vane, John Milton, Oliver Cromwell e Algernon Sidney3.

Henry Vane, che fu personaggio di spicco della repubblica inglese tra 1649 e 1660, venne da molti scrittori inglesi dell’Ottocento indicato come

2 Sulla nascita e sull’orientamento ideologico di queste riviste, vedi S. Mastellone, Tre Demo-crazie. Sociale (Harney); Proletaria (Engels); Europea (Mazzini). (Londra 1850-1855), CET, Firenze 2010.

3 M. Barducci (a cura di), Mazzini e il repubblicanesimo inglese (1840-1855). Da Carlyle a Linton, CET, Firenze 2007, pp. 5-8, 39.

un esempio di integrità morale e di tolleranza religiosa. La figura di Vane fu celebrata dalla pubblicistica che circolò tra 1828 e 1829, in occasione dell’abo-lizione delle leggi, risalenti all’epoca di Carlo II Stuart, che discriminavano i

«dissenters» religiosi, ed ancora il pensiero di Vane, alcuni decenni più tardi, ispirò le riflessioni su democrazia, puritanesimo e riforma morale di Thomas Hill Green4. Il repubblicano Algernon Sidney, che nei Discourses Concerning Government, pubblicati nel 1698, aveva contrapposto la libertà della repubbli-ca alla tirannide della monarchia, tra la fine del Settecento e gli inizi del secolo successivo fu chiamato in causa nella polemica lanciata dal partito Whig e dagli esponenti del «Country Party» (alcuni dei quali militavano tra le fila dei Tories) contro la «ruling class» aristocratica che sedeva in parlamento.

All’interno di tale polemica, Sidney venne utilizzato dai repubblicani e dai cosiddetti ‘patrioti’ inglesi anche per criticare il «mixed government», in quanto non più considerato, come a suo tempo aveva fatto Blackstone, come un sistema che garantiva le libertà politiche e civili, ma come una forma di oppressione del popolo da parte delle classi aristocratiche al potere5. Nel corso, infine, del dibattito cartista, anche il nome di Oliver Cromwell fu con rare eccezioni presentato come una sorta di repubblicano, se non addirittura di proto-socialista6: da parte del movimento riformatore ed anti-aristocratico, lo scioglimento del Rump Parliament nel 1653 fu ricordato come un’azione in favore dei diritti dei lavoratori e del popolo in generale, tanto che lo stesso Harney ebbe a notare nel «Red Republican» che «uno spirito della potenza cromwelliana si sta agitando in questo momento».

Altri due sono, infine, gli aspetti della tradizione ideologica inglese che confluirono nell’attività editoriale di Linton, e che arricchirono il contesto linguistico e dottrinale che fece da sfondo alla fortunata recezione delle idee di Mazzini in Inghilterra. Da una parte essa si rifaceva all’internazionalismo della tradizione repubblicana inglese, che in particolar modo attraverso il re-cupero delle figure di Milton e Sidney, aveva sottolineato la dimensione euro-pea della contrapposizione tra governi liberi e governi tirannici. La graduale perdita d’influenza delle istituzioni rappresentative che, tra fine Quattrocen-to ed inizio CinquecenQuattrocen-to, aveva accompagnaQuattrocen-to in Europa il consolidamenQuattrocen-to delle monarchie, era stata duramente contrastata in Inghilterra, dove ebbero luogo a metà Seicento una serie di guerre civili, e dove circolarono gli scritti antimonarchici dei «commonwealthmen», tra cui appunto Milton, Vane e Sidney. L’esito di tale contrapposizione – e questo è il secondo aspetto ideolo-gico – fu la Gloriosa rivoluzione del 1688, che gli storici e i polemisti inglesi

4 Cfr. A. De Sanctis, La democrazia puritana di Thomas Hill Green, CET, Firenze 2003; Id., The “Puritan” Democracy of Thomas Hill Green, Imprint Academic, Exeter 2005.

5 B. Worden, Roundhead Reputations. The English Civil Wars and the Passions of Posterity, Penguin, London 2001, passim.

6 M. Barducci, Oliver Cromwell negli scritti italiani del Seicento, CET, Firenze 2005, pp. 22-4.

dell’Ottocento interpretarono come l’affermazione di una eccezionalità poli-tico-costituzionale dell’Inghilterra che la distingueva dal resto dell’Europa, ed in particolare dalla Francia, per una politica orientata all’interesse della collettività, ovvero, del «Common-wealth»7.

L’originalità della rivista di Linton, «The English Republic», consisteva pertanto nel recepire il progetto mazziniano di repubblica e nel proporlo quale unico modello possibile di realizzazione di quelle finalità di riforma morale, spirituale e materiale della società alle quali i repubblicani inglesi, e con essi anche numerosi aderenti al Cartismo, si appellavano nei loro riferimenti alla storia passata ed al costituzionalismo moderno. In secondo luogo, Linton si proponeva di distinguere il repubblicanesimo dell’esule italiano da quello dei comunisti tedeschi Marx ed Engels e dei ‘repubblicani rossi’ francesi, che fa-cevano riferimento alle dottrine di Blanc. In seguito alla riedizione in lingua inglese del Manifesto comunista nel gennaio 1851, Linton ripubblicò il Mazzi-ni’s Manifesto, al quale fece seguire i Republican Principles che ne illustravano i contenuti. Linton parlava di «Eguaglianza» come «un mezzo, non soltan-to un fine, che il solo suffragio universale può darci», distinguendola perciò dall’eguaglianza materiale proposta dai comunisti. Più oltre Linton difende-va la proprietà pridifende-vata ribadendo «che nessun Governo, Stato, o Repubblica possiede alcun diritto di intervenire sul mio privato». Linton contrapponeva inoltre il concetto di «Umanità», inteso come la totalità di uomini e donne che compartecipavano al benessere ed allo sviluppo collettivo, sia a quello par-ziale di «classe», sia all’individualismo dei cultori del laissez-faire, ed esaltava il ruolo dell’associazione in tutte le sfere della vita sociale: «Governo, Reli-gione, Educazione, Economia sociale, la Nazione». Linton auspicava inoltre l’associazione tra nazioni libere e consapevoli della loro ‘missione’ e della loro specificità storica e culturale, come lo erano l’Italia e l’Inghilterra.

Il dibattito democratico inglese di metà Ottocento fu quindi un dibattito europeo, nella misura in cui affrontò questioni europee, adottando linguaggi e dottrine derivanti da differenti contesti storici e culturali: le dottrine di Maz-zini risentivano fortemente dell’influenza della cultura politica francese, da Rousseau a Leroux, e proponevano una soluzione alla situazione dell’Italia; il comunismo di Engels e Marx aveva numerosi elementi in comune con la filoso-fia della sinistra hegeliana, ed inizialmente auspicava l’iniziativa rivoluzionaria del proletariato tedesco; Blanc, a sua volta, portò in Inghilterra l’idea di un so-cialismo di Stato ispirato all’esperienza della repubblica francese del 1848. Al fine di ricostruire la complessità di tale dibattito, ed il contributo di Linton alla diffusione delle idee di Mazzini, occorre tuttavia considerare anche il ruolo che ebbe in esso la tradizione ideologica inglese. Ad esempio, nel saggio su Monarchy or the Republic, Linton si richiamava a quella tradizione repubblicana inglese

7 Worden, Roundhead Reputations, cit., pp. 109, 141, 162, 165-6, 190, 346.

che sin dai tempi di Milton e Sidney aveva contrapposto i valori della libertà e del «Self-Government» al dispotismo monarchico. Linton definiva la monar-chia e la classe dirigente aristocratica inglese, come «il dominio dell’eccezione, l’usurpazione tirannica di una parte, anziché l’investitura della totalità». Ma quando parlava di tirannica usurpazione di una parte, e vi contrapponeva la tria-de «famiglia-città-nazione» egli si riferiva anche al rischio di dispotismo che si celava dietro alle dottrine comuniste, che indicavano il proletariato come classe dominante. Attraverso il contemporaneo richiamo ai «commonwealthmen»

inglesi del Seicento e a Mazzini, Linton formulava una critica sia alla «ruling class» aristocratica (come prima di lui avevano fatto i Whigs più radicali citan-do Sidney), sia al «proletariato», ovvero alla «ruling class» indicata dai comu-nisti tedeschi. Linton legava inoltre il concetto di popolo formulato da Mazzini a quello di «Commonwealth» invocato, sin dalla fine del secolo precedente, dagli esponenti inglesi del «Country Party» e dai repubblicani.

I rapporti tra centralizzazione, decentramento e delega erano stati al cen-tro del dibattito democratico inglese sin dalla pubblicazione della prima parte della Démocratie en Amérique di Tocqueville, nel 1835. Nella recensione di quest’opera, John Stuart Mill aveva auspicato che forme di democrazia a li-vello di amministrazione locale avrebbero educato il popolo all’autogoverno, ed avrebbero spezzato il controllo dell’aristocrazia, che era assente in Ame-rica, ma ancora egemone in Inghilterra. Un anno dopo, sulla «Westminster Review» apparve la traduzione di Mill dell’articolo di Tocqueville su l’État social et politique de la France avant et depuis 1789, nel quale, anticipando le tesi che sarebbero state successivamente sviluppate ne L’Ancien Régime et la Révolution, l’autore francese aveva individuato nel graduale accentramento dei poteri nelle mani dello Stato, un elemento di continuità dietro l’apparente spartiacque del 17898. Nella seconda parte della Démocratie, pubblicata nel 1840, Tocqueville avrebbe affermato che «le idee dei popoli democratici in materia di governo sono naturalmente favorevoli all’accentramento dei po-teri», in quanto garanzia di uniformità, e perciò di eguaglianza delle leggi9.

Il dibattito avviato in Inghilterra da Tocqueville e Mill riprendeva a sua volta in esame l’idea di Bentham, per cui l’accentramento dei poteri nelle mani di un parlamento democraticamente eletto (secondo l’esempio americano), po-teva spezzare i privilegi aristocratici e garantire una maggiore eguaglianza delle condizioni10. Tale dibattito si ispirava prevalentemente alla condizione degli Stati Uniti e dell’Inghilterra, ed impostava il rapporto tra la centralizzazione dei poteri nelle mani dello Stato ed il «Local Government» in termini di

con-8 M.L. Cicalese, Centralization. Il dialogo tra John Stuart Mill e i teorici francesi, in S. Ma-stellone (a cura di), Mazzini e gli scrittori politici europei (1837-1857), CET, Firenze 2005, II vol., pp. 258-9.

9 A. De Tocqueville, La democrazia in America, Rizzoli, Milano 1982, p. 709.

10 Cfr. L. Campos Boralevi, Bentham and the Oppressed, De Gruyter, Berlin-New York 1984.

trapposizione tra spinte democratiche e privilegi aristocratici. Tra il finire degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta dell’Ottocento, la partecipa-zione degli esuli europei al dibattito inglese arricchì tali tematiche di prospet-tive differenti. Il capitolo del Manifesto comunista dal titolo «Proletarians and Communists» aveva auspicato la «centralizzazione» degli strumenti della produzione nelle mani dello Stato proletario, ed aveva previsto che la conquista dello «Stato-potenza» da parte della classe proletaria, avrebbe portato alla cre-azione della vera democrazia sociale. Tale forma di accentramento politico ed economico era stata già duramente contrastata da Mazzini nei Thoughts upon Democracy in Europe, ed in particolare nell’articolo Communism (17 aprile 1847), nel quale l’esule italiano aveva accusato i comunisti di voler dar vita ad un governo «at once proprietor, possessor and distributor of all that exists – funds, capital, instrument of labour, produce»11. Alla centralizzazione prole-taria, Mazzini aveva contrapposto l’associazione sia a livello politico-sociale («famiglia, città, nazione») sia a livello economico-produttivo («lavoro, intel-letto, capitale»). Dopo la riedizione in lingua inglese del Manifesto, Linton, in un saggio del 1851, difese il Local Government, non soltanto perché esso con-ciliava la libertà individuale con l’eguaglianza tramite il principio associativo, ma anche perché esso affondava le proprie radici nella tradizionale autonomia amministrativa delle comunità inglesi a suo tempo esaltata da Milton nel 1660 in The Easie and Readie Way to Establish a Free Commonwealth e che era giun-ta poi sino a John Stuart Mill, nelle sue proposte di governo democratico locale.

Dopo aver sottolineato l’intima religiosità dei principi repubblicani di Mazzini – una religiosità che spinse Linton, e poco dopo di lui anche il gio-vane filosofo democratico Thomas Hill Green, a paragonare l’esule italiano al nome di Henry Vane – Linton a sua volta auspicò la nascita di un partito repubblicano inglese, e lo contrappose all’avanzata del socialismo e del comu-nismo. In un articolo del 1852 intitolato Socialism, Linton affermava che un partito repubblicano inglese poteva fondarsi su tradizioni politiche e culturali preesistenti in quel paese, mentre il socialismo «non poggia su nessuna tradi-zione nazionale» poiché «contrasta totalmente con la caratteristica indipen-denza ed auto affermazione di noi inglesi».

La contrapposizione tra governi liberi e governi tirannici, assieme alla con-sapevolezza della diversità dell’Inghilterra rispetto agli oppressivi regimi conti-nentali, fu in parte all’origine della decisione di Linton di presentare Mazzini come promotore dei documenti programmatici del “Comitato Democratico Europeo”, pubblicati tra l’ottobre 1850 ed il marzo 1851 sulla propria rivista, definendoli, in una nota redazionale, come «i primi documenti ufficiali della Federazione delle Repubbliche Europee». Uno dei meriti di Mazzini fu quello

11 G. Mazzini, Thoughts upon Democracy in Europe, a cura di S. Mastellone, CET, Firenze 2001, p. 59.

di intuire il collegamento tra l’Europa e le questioni nazionali, attraverso la for-mulazione di una nuova visione del cosmopolitismo, inteso come espressione di una volontà collettiva aperta verso l’insieme delle nazioni europee, in grado di unificare i popoli nel raggiungimento di una riforma morale, spirituale e ma-teriale dell’umanità12. La visione europeista della democrazia mazziniana fu, d’altra parte, alla base della nascita dapprima della “Giovine Europa” (1834), ma, soprattutto, della “People’s International League” e infine del “Comitato Centrale Democratico Europeo”. Queste associazioni si proponevano di riuni-re gli esponenti democratici delle nazioni oppriuni-resse, e di fungeriuni-re da organismi direttivi delle attività da intraprendere nei singoli Paesi come la Francia, l’Ita-lia, la Polonia, la Svizzera, la Germania, a seconda delle specifiche situazioni politiche e sociali, allo scopo di raggiungere il fine comune della democrazia in Europa. La “People’s International League”, presieduta da John Bowring, ed il cui segretario era Linton, aveva come obiettivo quello di «illuminare il pubblico inglese circa la condizione politica e le relazioni tra nazioni straniere.

Disseminare i princìpi di libertà nazionale e di progresso. Incarnare e manife-stare una efficiente opinione pubblica in favore del diritto di ciascun popolo all’auto-governo, e del mantenimento della loro nazionalità. Promuovere una buona comprensione tra i popoli di tutte le nazioni»13.

Nei Thoughts upon Democracy in Europe, che costituirono il manifesto ideologico della Lega, Mazzini dedicò un articolo al rapporto tra Nationality and Cosmopolitism, nel quale sosteneva: «We believe no longer in the nation;

we believe in humanity: we are Cosmopolites […] if by Cosmopolitism is under-stood the brotherhood of all, love for all, and the destruction of the barriers which separate the Peoples by leaving them opposite interests. […] For us the end is humanity; the fulcrum, or point of support, country. For Cosmopolites, the end, I freely admit, is also humanity; the fulcrum or point of support, is man – the individual»14.

Alcuni anni più tardi, una volta costituito il “Comitato Democratico Eu-ropeo”, Mazzini ne comunicò i princîpi ispiratori nel cosiddetto Mazzini’s Ma-nifesto, nel quale si legge: «La missione del Comitato Centrale è Europea; il suo lavoro ha una portata internazionale». Si tratta di creare una «Santa Alleanza delle Nazioni» fondata sui princîpi di «Libertà, Associazione, Lavoro». Sia nel 1847, che nel 1850, i due Paesi che avrebbero dovuto, grazie al sostegno dell’Inghilterra, dare inizio alla fase di abbattimento dei governi dispotici, ed alla successiva creazione di un’Europa democratica, erano la Polonia e l’Italia15.

12 B. De Giovanni, in M. Barducci (a cura di), Mazzini e la democrazia europea. Commenti e riflessioni metodologiche, Firenze, CET, 2008, p. 38.

13 Objects of People’s International League, «The People’s Journal», 30 Aprile 1847, p. 38.

14 Mazzini, Thoughts upon Democracy in Europe, cit., pp. 67-8.

15 M. Barducci, Mazzini: la democrazia in Italia e in Europa (1845), con Presentazione di Z.

Ciuffoletti, CET, Firenze 2010, pp. 17-8.

Prospettando dall’esilio inglese la nascita di un’Europa dei popoli liberi e delle nazioni indipendenti, di un’Europa di repubbliche federate, le idee di Mazzini, diffuse nel pubblico inglese da Linton, si collocano prepotentemente nell’alveo della tradizione del federalismo europeo di matrice politico-costituzionalista.

Il sostegno di Linton, ma anche di Harney e di altri riformatori ingle-si, alla causa della democrazia in Europa, nasceva perciò dall’incontro tra la consapevolezza degli inglesi di vivere in un Paese tradizionalmente libero e promotore di libertà, e l’internazionalismo delle dottrine di Mazzini, Engels e Marx, i quali a loro volta concepivano la riforma morale e materiale dell’u-manità in senso sovranazionale.

Occorre sottolineare, tuttavia, che tanto negli scritti pubblicati su «Red Republican», che in quelli apparsi su «The English Republic», Linton parlò di centralizzazione anche nel senso di «organization». Ad esempio, in un arti-colo apparso sul numero 9 del «Red Republican», (17 Agosto 1850), intitolato

Occorre sottolineare, tuttavia, che tanto negli scritti pubblicati su «Red Republican», che in quelli apparsi su «The English Republic», Linton parlò di centralizzazione anche nel senso di «organization». Ad esempio, in un arti-colo apparso sul numero 9 del «Red Republican», (17 Agosto 1850), intitolato

Nel documento Biblioteca di Storia 13 (pagine 163-183)