Nei resoconti delle singole parrocchie viene riferito puntualmente il cerimoniale di volta in volta osservato durante l’espletamento della visitatio.
I cerimoniali di accoglienza presentano tratti di notevole omogeneità, come si può rilevare di seguito:
- A Ittiri l’Alepus venne accolto ut moris est dal rettore della parrocchia di
San Pietro Apostolo con la croce e il palio, al canto dell’antifona Ecce
Sacerdos, cui fece seguito l’inno Veni creator spiritus, l’antifona Petrus
Apostolus e le solite preghiere. Poi venne impartita la benedizione al popolo478.
- All’Ospedale di Sassari, l’accoglienza dovette essere particolarmente
solenne: il presule si avviò processionalmente verso l’interno delle chiesa, cioè verso l’altare maggiore, mentre veniva intonata l’antifona Ecce faciem
Domini, poi l’inno Veni creator Spiritus. Arrivato all’altare maggiore, dedicato alla Vergine dell’Annunziata, venne effettuata la preghiera per i defunti, poi «benedictionem deditit ibi constituto populo» e fu letto il Vangelo. Quindi venne celebrata la messa.
Alla solenne accoglienza presenziarono i consiglieri della Universitas di Sassari e il procuratore dell’Ospedale, Giovanni Angelo Fenu479.
- A Sorso il seguito visitale venne ricevuto nella porta principale della
parrocchia di San Pantaleone, «a curatis et presbiteris» con la croce e il pallio. Anche in questo caso il canto d’accoglienza era l’inno Veni creator
spiritus, accompagnato dall’antifona Iste Sanctus e dalle preghiere. Seguì la benedizione al «populo ibi costituto»480.
- A Sennori il cerimoniale non si discosta da quanto osservato
precedentemente: anche in questo caso, il clero della parrocchiale (rettore e curati) ricevette il visitatore honorifice, al canto dell’inno Veni creator e delle consuete preghiere. Anche in questo caso fece seguito la benedizione al popolo481.
478 M. RUZZU, La chiesa turritana cit., p. 181. 479 M. RUZZU, La chiesa turritana cit., p. 183. 480 M. RUZZU, La chiesa turritana cit., p. 184. 481 M. RUZZU, La chiesa turritana cit., p. 190.
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- A Usini l’arcivescovo e il suo seguito vennero accolti dai curati della
chiesa parrocchiale di San Pietro apostolo al canto dell’inno Veni Creator
Spiritus e dell’antifona Petrus Apostolus482.
- A Paulis, Uri e Olmedo non risulta essere stata effettuata alcuna
cerimonia d’accoglienza483.
- A Ossi, invece, l’accoglienza venne effettuata alla presenza del curato, al
canto del Creator Spiritus e dell’antifona Sacerdos et Pontifex. Quindi presso l’altare maggiore vennero recitate le orazioni e impartita la benedizione al popolo.
- A Ploaghe, l’accoglienza alla chiesa cattedrale di San Pietro non si
discostò da quanto fatto nelle altre chiese: «curatos et presbiteros» ricevettero l’Alepus con la croce e il pallio. Vennero cantati il Veni creator
Spiritus, e le due antifone Sacerdos et Pontifex e Petrus Apostolus. Arrivato processionalmente all’altare maggiore vennero recitate le orazioni e impartita la benedizione.
- A Codrongianos e a Salvenero, invece, la prevista accoglienza non potè
esserci. Le rispettive parrocchie di San Paolo e di Sant’Antonio erano entrambe prive di cura d’anima e in uno stato di forte degrado. A riguardo della prima il segretario visitale annotò nel resoconto che l’arcivescov «non invenit curatum nec canonigos sed eam invenit derelictam» e l’assenza di ecclesiastici fu la causa per cui «nec fuit personam que init
obviam dicto rev.mo processionaliter»484. Sulla seconda viene invece
registrato che lo stato di degrado era tale che non si conservava nemmeno l’Eucaristia. Mentre la prima villa era ancora abitata, la seconda parrebbe essere dunque già spopolata e la visitatio si risolse, dunque, nella sola visita ad res e alla compilazione del consueto inventario485.
482 M. RUZZU, La chiesa turritana cit., p. 194. 483 M. RUZZU, La chiesa turritana cit., p. 195. 484 M. RUZZU, La chiesa turritana cit., p. 202. 485 M. RUZZU, La chiesa turritana cit., p. 203.
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- A Florinas il seguito venne ricevuto dal curato, supponiamo con la stessa
procedura già vista per le altre parrocchie486.
- A Sassari, nella chiesa parrocchiale di San Donato, l’arcivescovo «fuit receptus in porta majori dicte ecclesie, honorifice a rev. Rectore et curatis predicte ecclesie et in eam fuit amissus cum palio decantando hinnu Veni creator spiritus. Et cum esset in altari majori dedit populo benedictionem»487.
Come si vede, il filo conduttore del cerimoniale d’accoglienza, destinato a conferire la maggiore omogeneità, era l’inno Veni creator Spiritus. Le antifone, invece, erano soggette a cambiamenti circostanziati. Nelle chiese parrocchiali dedicate a San Pietro, infatti, l’antifona prescelta era Petrus Apostolus, attraverso la quale veniva istituito un collegamento ideale fra la visitatio e la stessa parrocchia visitata.
È evidente che le migliori accoglienze vennero fatte da quelle parrocchie meglio servite in quanto a cura d’anime e con migliori possibilità economiche. A Sennori, come a Ploaghe, l’accoglienza superò di gran lunga quella fatta nelle altre ville e fu tale da richiamare l’attenzione dello scrivano che ne prese nota registrando che «archiepiscopus … fuit receptus honorifice»488.
In alcune parrocchie, il cerimoniale era destinato a scandire e sottolineare solennemente anche altri momenti della visita: l’ispezione al Santissimo Sacramento, al fonte battesimale e i riti per i defunti.
Se, però, il cerimoniale di accoglienza pare omogeneizzare le visite effettuate in tutte le parrocchie, non altrettanto si può dire degli altri segmenti cerimoniali di volta in volta rilevati.
Per esempio, la visita al Santissimo Sacramento solo nelle parrocchie di San Bartolomeo di Ossi e nella cattedrale di Ploaghe fu accompagnata dal canto solenne dell’inno Pange Lingua489.
La visita del fonte battesimale venne effettuata al canto delle «letanias cum
epistola divi Pauli que est Quicumque baptizati estis et cum oratione» solo nelle parrocchie di San Pietro di Ittiri, Santa Maria di Osilo490 e San Bartolomeo di Ossi.
486 M. RUZZU, La chiesa turritana cit., p. 203. 487 M. RUZZU, La chiesa turritana cit., p. 204. 488 M. RUZZU, La chiesa turritana cit., p. 190. 489 M. RUZZU, La chiesa turritana cit., pp. 197 e 199.
490 Il resoconto di Osilo precisa anche l’orazione: Deus Qui errantibus. Non sappiamo se
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Lo stesso si è rilevato nei resoconti relativi alla visita dei sepolcri interni alle parrocchie e dei loro cimiteri. Questa fase della visita è bene evidenziata in cinque resoconti visitali: a Ittiri, Osilo, Usini, Ploaghe e Sassari (San Donato). A Ittiri l’arcivescovo impartì l’assoluzione dei morti mentre processionalmente si spostava fra le sepolture ubicate dentro la chiesa e il cimitero esterno, accompagnato dal canto dell’antifona Si iniquitates e del salmo De profundis491.
Anche a Osilo i riti per i defunti vennero sottolineati dalla sopra ricordata antifona e dal De profundis, ma l’assoluzione dei morti venne impartita dall’altare maggiore. Solo successivamente il presule fece la processione «per ecclesiam et
cimiterium» al canto del salmo Libera me Domine e con le solite preghiere per i defunti492.
A Usini le note su questa fase della visitatio sono assai scarne e si limitano alla citazione dell’antifona e del salmo.
A Ploaghe tanto il cerimoniale quanto la procedura seguita è ancora differente, e, peraltro, riportata con maggiore attenzione. Dopo la visita all’altare maggiore, l’Alepus impartì l’assoluzione alle sepolture interne al canto dell’antifona Si iniquitates e del De profundis, con le preghiere. Quindi, accompagnato dal Qui Lazarum resuscitasti uscì processionalmente nel cimitero e «dedit absolucionem mortuorum»493. Per la parrocchia di San Donato di Sassari
ricorda soltanto, assai velocemente, che «finicto officio divino oravit pro defunctis»494.
Anche nel caso dei cerimoniali, dunque, siamo in presenza di quella tendenza all’ordine, cui si è fatto riferimento a proposito dell’articolazione della visitatio.