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Cfr G G M eersseman , La riforma delle confraternite laicali in Italia

A. M artini , Le confraternite romane nelle loro chiese, Roma 1963 È da quest’opera che ho desunto la notizia relativa alle confraternite milanesi Nella Storia di Milano,

3. Cfr G G M eersseman , La riforma delle confraternite laicali in Italia

prima del Concilio di Trento, in Problemi di vita religiosa in Italia nel Cinque­

Tuttavia, l’atteggiamento che assume il laicato pio in questo tempo non è da credersi un evento eccezionale. Perché se si scrutano i momenti di crisi attraversati dalla Chiesa nella sua storia, si può egualmente notare quanto sia attiva, proprio in quei momenti, la pre­ senza del laicato pio, e come la forma associativa venga allora quasi sempre considerata dal laicato non solo un mezzo per meglio promuo­ vere il moto interiore di fede, ma anche un mezzo con il quale soste­ nere l’opera che la stessa Chiesa gerarchica intraprende nel corso dei secoli per riformarsi e riformare.

Vi sono infatti situazioni nella storia della Chiesa che ricordano quella che la Chiesa vive nell’età della Riforma, e nelle quali, come in quest’ultima, la presenza del laicato è ben viva e così pure l’impe­ gno con il quale, proprio attraverso le confraternite, anche se non sol­ tanto attraverso queste, esso opera in difesa della ortodossia 4.

Situazioni analogiche, dunque, che proprio per questo giustifi­ cano tanto il persistere di alcuni caratteristici atteggiamenti (come, ad esempio, io spirito per così dire « controriformistico »), riscontra­ bili sia nelle confraternite medievali che in quelle moderne, quanto il rapido fiorire, in particolari circostanze, di questi sodalizi laicali.

Il fenomeno delle confraternite, data la vasta diffusione che ebbe nel XVI secolo, non deve perciò sorprenderci. L’associarsi è an­ che un mezzo per meglio difendere, in periodi critici, posizioni socia­ li o valori spirituali, come è nella fattispecie, ai quali si è profondamen­ te legati. E le confraternite religiose, se esprimono il desiderio che al­ cun gruppi di fedeli sentono di vivere in comunione i momenti più im­ portanti della loro religiosità, di potenziare loro tramite lo spirito di pietà o la attività apostolica, sono anche considerate, all’occorrenza,

4. Nel sec. XIV, scrive il Volpe, « respiriamo nelle città, per qualche de­ cennio, una atmosfera (...) da Controriforma, simile a quella che dalla seconda metà del ’jjoo aiuta l’opera di restaurazione del Papato e del Cattolicesimo (...). Assistiamo ad una specie di riconquista della società religiosa che pareva dovesse sfuggire ai suoi tradizionali pastori: riconquista che richiama quella del XVI secolo e richiama anche l ’altra più antica, compiuta su la società feudale dal X al X II secolo (...). E dove più l’eresia o, in generale, il moto religioso laicale, non per­ fettamente ortodosso, erano stati vivi, qui più sono operose ed energiche le forze di restaurazione e difesa della ortodossia ». Cfr. G. Volpe, Movimenti religiosi

strumenti che meglio permettono la difesa di quei valori religiosi per i quali sono sore.

Basta dare uno sguardo al passato per rendersi conto di ciò; per notare cioè come le moltissime confraternite che si incontrano nel Medio Evo, e delle quali il laicato pio ampiamente si serve, se sor­ gono per il desiderio che gruppi di fedeli sentono di voler « vivere in Cristo per morire in Cristo », sorgono anche con lo scopo di con­ trastare le forze eversive, ben vive nella società cristiana medievale, laica ed anche ecclesiastica.

Le confraternite laicali nel Medio Evo.

Nel secolo XIII, secolo agitato da moti pauperistici, da ansie escatologiche, da esigenze spiritualistiche, la società cristiana, come d’altronde già nel secolo precedente, è scossa da continui fermenti ereticali, i quali ricevono alimento non soltanto da un diffuso senti­ mento «evangelico», non soltanto da rivendicazioni economico-sociali, che ora si fanno più acute e spingono gli animi contro chi detiene il potere politico ed economico — laico od ecclesiastico che sia 5, — ma anche dalla profonda esigenza di un rinnovamento spirituale dell’uo­ mo e della società, resa ancor più acuta dal disordine che vi è nella società ecclesiastica, dagli appetiti politici e mondani del clero 6, dalla impreparazione liturgica e morale che esso dimostra 7. In quest’epoca, in cui la mistica domina la vita religiosa, in cui non si fa soltanto un

5. Cfr. A. De Stefano, Riformatori ed eretici del Medioevo, Palermo 1938, p. 337 sgg. Ma si veda al riguardo, e per altre considerazioni sulla eresia nel Medioevo, R. Morghen, Medioevo cristiano, Bari 1968. Per il Morghen le eresie medievali, anche se accompagnano lo sviluppo dei moti sociali, economici e poli­ tici del loro tempo, « sono soprattutto manifestazioni dello spirito religioso con origini, ragioni, caratteri, che non si possono ridurre del tutto a motivi estranei alla loro intima essenza. Esse perciò debbono essere studiate come fenomeno essenziallmente religioso... » (p. 199). Ma si veda anche L. Sommariva, Studi

recenti sulle eresie Medievali {1939-1952), in Rivista Storica Italiana, I I (1952), pp. 237-268. Per il Sommariva il Morghen dovrebbe chiarire quegli aspetti del problema che la sua tesi lascia in ombra (cfr. p. 267).

6. Cfr. G. Volpe, op. cit., pp. 60-67; J- Leclercq, F. Vandenbrouche, L. Bouyer, La spiritualità du Moyen Age, Paris 1961, p. 3 17 sgg.

uso eccessivo dei concetti di carità e povertà, ma ci si abbandona fi­ nanche ad una loro libera interpretazione, fino a credere possibile, scavalcando spesso anche, limiti della ortodossia, una « deificatio per caritatem », accanto a slanci mistici e a forme esaltanti di sanità, si hanno anche aberrazioni morali e dottrinali, forme, ad esempio, di misticismo erotico, che contaminano alcuni movimenti di mistica e di pietà. Si pensi al movimento del Libero Spirito, che ebbe in Euro­ pa una sua consistenza tra il 1270 e il 1320, interessando anche l’Italia 8. Si pensi anche al movimento dei flagellanti e a quello dei Manchi, nei quali, pur essendo in complesso dei movimenti ortodossi, non sempre si ravvisa una spiritualità uniforme e non sempre è orto­ dosso lo spirito riformatore che le agita 9.

L’ansia evangelica, che prende la cristianità medievale, e che si accompagna alla coscienza, così diffusa nel Medioevo, di una palin­ genesi della società cristiana, scuote, in effetti, la coscienza religiosa del laicato 10, ne acutizza lo spirito polemico e lo spinge alla ricerca di un nuovo equilibrio spirituale. Per cui, se non sono pochi coloro che, attratti dagli ideali evangelici, finiscono coll’avversare la Chiesa della gerarchia, coll’uscire dai quadri religiosi tradizionali e col cadere facilmente nell’eresia, tanti altri, che pur rimangono legati alla orto­ dossia, se accettano le organizzazioni religiose della Chiesa, sentono egualmente il divario che vi è fra ciò che il cristianesimo evangelico comanda ed i costumi e gli interessi niente affatto spirituali del clero, dal quale, perciò, sempre più si allontanano.

Le confraternite, che pullulano, ad esempio, nel '200 — e che esprimono (quelle con caratteristiche più spiccatamente religiose) il desiderio di una vita spirituale associata, che si richiama appunto alla tradizione evangelica — « sono laiche non soltanto per la con­ dizione dei loro membri, ma anche e soprattutto perché esse tendono

8. In Italia serpeggiò anche fra i Francescani. Su questo movimento si veda per tutti R. Guarnieri, Il movimento del Libero Spirito, Roma 1965.

9. Il diffondersi, per esempio, del Libero Spirito in Umbria pare si debba al pasaggio dei disciplinati per la valle spoletana (ma non è questa l’unica connes­ sione tra i due movimenti). Cfr. R. Guarnieri, op. cit., p. 404 sgg.

10. Con ciò naturalmente non si vuol dire che solo tra i laici si diffonde