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Con ciò naturalmente non si vuol dire che solo tra i laici si diffonde l’eresia Più di una volta fra gli eretici vi sono dei religiosi.

A. M artini , Le confraternite romane nelle loro chiese, Roma 1963 È da quest’opera che ho desunto la notizia relativa alle confraternite milanesi Nella Storia di Milano,

10. Con ciò naturalmente non si vuol dire che solo tra i laici si diffonde l’eresia Più di una volta fra gli eretici vi sono dei religiosi.

ad organizzare a margine dei quadri tradizionali una vita religiosa sot­ tratta alla disciplina del clero, soprattutto secolare » 11.

Ma in sostanza il richiamo evangelico, nel quale sono da vedersi alla fine le origini sia del movimento di rivolta contro la Chiesa che quello di riforma della Chiesa stessa 12, risvegliando la coscienza reli­ giosa, conduce il laicato ad una più attiva partecipazione alla lotta per la riforma della Chiesa.

Nel XIII secolo, nel quale la battaglia condotta da Innocen­ zo III per la riforma morale e disciplinare della società ecclesiastica e per la lotta alla eresia, fa sentire i suoi effetti; nel quale per con­ seguenza le preoccupazioni pastorali del clero si fanno anche più sen­ sibili; nel quale tutta una letteratura didattica, in latino ed anche in volgare, sorge e cerca di inculcare più seriamente nei fedeli e negli ecclesiastici gli insegnamenti del dogma e della morale cristia­ na 13; nel quale gli Ordini Mendicanti parlano al popolo di Cristo e dell’Evangelo, e commuove ed entusiasma il loro spirito di povertà, così in contrasto con gli appetiti mondani ed i vizi degli ecclesiastici, numerosi gruppi di fedeli, che scelgono a loro costume la povertà e la carità e pongono al centro della loro devozione il Cristo, la Vergine, i Sacramenti, in questo tempo assumono anche una eviden­ te posizione di difesa dei valori tradizionali della fede e guardano con simpatia ai nuovi Ordini religiosi e ne subiscono altresì l’in- fluenza 14.

La Santa Sede, d’altronde, vede di buon grado i nuovi Ordini, sui quali il laicato pio non ha ancora da ridire, attrarre i laici verso le loro chiese, tenendoli così sotto il controllo di un clero ortodosso e alla Chiesa devoto.

1 1 . G . G. Meerssem an, Les confréries de Saint-Dominique, in Archivum

Fratrum Paedicatorum, XX, 1950, p. 8. Fin da prima che si chiuda il secolo X II, dice il Meersseman, l’elemento laico comincia ad emanciparsi dalla tutela clericale; ed assume, afferma a sua volta il Vandembroucke, atteggiamenti anti clericali e di rivendicazioni sociali.

12. Cfr. R. Morghen, op. cit., pp. 243-244. « Il Vangelo, scrive il Morghen, appare la fonte pressoché unica, certo la più largamente citata da tutti gli eretici e riformatori del secolo XI... ». Inoltre, « la comune esigenza di una vita più aderente alla legge del Vangelo » contraddistinse « le eresie e i moti religiosi popolari dell’XI e del X II secolo» (p. 2 11).

13. Cfr. Leclercq-VandenbrouckekBouyer, op. cit., p. 414 sgg. 14. Ibidem, p. 345 sgg.

L’influenza, che a partire dal secolo XIII gli Ordini Mendican­ ti esercitano sulla vita spirituale dei laici è, infatti, rilevante. Si può dire anzi che fu questa una delle cause dell’assenza di movimenti ereticali importanti fino al XV e al XVI secolo 15. Alle influenze di questi nuovi Ordini si deve anche il fiorire di numerose confrater­ nite di laici ferventi che si diffondono in Italia ed in Europa a par­ tire dal secolo XIII.

Si pensi alle confraternite, numerose ed influenti, appartenenti al Terz’ordine francescano 16; a quelle altresì numerose dei Domeni­ cani; alle confraternite sorte in difesa della fede o per conservare la purezza della fede, come la famosa Confraternita bianca, istituita a Tolosa, per reagire agli Albigesi, dal vescovo Foulques 17; a quelle sorte in onore del Sacramento e contro gli oltraggi degli eretici, come la Compagnia dei Venitemi grigi, che troviamo in Avignone nel 1226 18. Confraternite di laici, le quali se con il loro essere espri­ mono l’esigenza di un rinnovamento morale e religioso che si vor­ rebbe nella società cristiana, con la loro opera contribuiscono anche a frenare quelle forze eversive che turbano la coscienza religiosa popolare.

Nel Medioevo, ha scritto giustamente il Monti, dopo il grande moto degli Ordini Mendicanti, le confraternite « sono un’arma di cui la Chiesa si serve per avvincere a sé i fedeli contro gli eretici e contro i ghibellini » 19.

E di confraternite ve ne sono moltissime, di soli laici ed anche di chierici e laici insieme. « A volte tutto il meglio della città e del distretto è raccolto in una sola confraternita, come è la Compagnia della Madonna di Or S. Michele a Firenze, sul finire del ’20o, nu­ merosissima e potente » 20.

È vero che, come afferma il Le Bras, quali che siano i loro scopi e le loro forme, la funzione normale di queste confraternite

15. Ibidem, pp. 421-422.

16. Cfr. Enciclopedia Cattolica, « Terz’ordine », XI, 2044-2048. 17. Cfr. Leclercq-Vandenbrouckb-Bouyer, op. cit., p. 423. 18. Ibidem, p. 423.

19. G. M. Monti, Le confraternite medievali nell’Alta Italia, Venezia 1927, voi. II, p. 83.

è « di stimolare la devozione, l’assistenza reciproca, e, nelle asso­ ciazione aperte, l’incontro di classi e di professioni », come pure di fortificare « i legami corporativi e religiosi tra gli abitanti di un quartiere » 21. Ma è anche vero che, in quelle con finalità più spic­ catamente religiose, data la grande devozione che nel Medioevo si ha per il nome e l’umanità di Cristo, per l’Eucarestia, per la Ver­ gine 22, vi è anche un atteggiamento di difesa dei valori religiosi e

a favore dell’unità della Chiesa. Degli esempi in tal senso non mancano.

Un esempio, infatti, ci viene dalle confraternite votate al culto di Maria, che sorgono nel secolo XIII, soprattutto per iniziativa del domenicano Pietro Martire da Verona 23. Un altro ci viene da quei sodalizi fondati appositamente per combattere gli eretici ,come le Compagnie dei « Crociati » o « Crucesignati », che lo stesso Pietro Martire istituisce e che nel secolo XVI, causa il Protestantesimo, avranno un’ampia diffusione 24.

2 1. G . Le Bras, Institutions ecclésiastiques de la Chrétienté médiévale, parte I, Parigi 1964 (Coll. Fliche e Martin), pp. 416-417.

22. Cfr. Leclercq-Vandenbroucke-Bouyer, op. cit., p. 299 sgg., pp. 416, 587 sgg. La devozione all’umanità del Cristo, all’Eucarestia e a Maria si sviluppa nel sec. X II e si potenzia col passare dei secoli. Dal XIV al XV I secolo, afferma il Vandenbroucke, « la méditation et la piété (dei fedeli) continuent à s’orienter de préférence vers les mystères de la naissance et de la passion du Sauveur, et vers ceux de Marie. En mème temps, une immense littérature célèbre le mystère le la Conception Immaculée de Marie » (v. pp. 387-589). Sul cristocentrismo, l’amore per Maria, la forza della carità, tutti motivi ricorrenti nelle dottrine cristiane del '300 e negli scrittori di pietà, domenicani e francescani soprattutto, vedi M. Pe­

trocchi, Scrittori di pietà nella spiritualità toscana e italiana del Trecento, in Archi­

vio Storico Italiano, 1967, I, pp. 3-33.

23. Cfr. G. G. Me e r s s e m a n, Les confréries de Saint-Pierre Martyr, in

Arch. Fratr. Praedic. (XXI), 19 51. Vedi anche, per questo atteggiamento di difesa della fede cattolica delle confraternite sorte in onore della Vergine, L. Ke r n,

Notes sur la fondation de la confrérie des Racommandés à la Vierge et ses rapports uvee les flagellanti, in movimento dei disciplinati nel V II centenario del suo inizio, Perugia 1962, pp. 253-256. Su Pietro da Verona, predicatore assai apprezzato, che fu priore del convento domenicano d’Asti, di quello di Piacenza e poi di Como, che fu inquisitore a Como e a Milano, e morì nel 1252 e canonizzato l’anno dopo, vedi il saggio critico di A. Do n d a in e O. P., Saint Pierre Martyr, in

Arch. Fratr. Praedic. (XXIII), 1953. Sulla devozione a Maria dell’Ordine dome­ nicano — il quale non poca influenza ha avuto nella diffusione del Rosario e delle confraternite di tale nome — v. A. Du v a l O. P., La dévotion manale dans

l’Ordre des Fréres prècheurs, in Maria, I I (Parigi 1952), pp. 737-782.

24. Cfr. G. G. Meerssem an, Les confréries de Saint-Pierre Martyr (op. cit.), anche per la diffusione e l’evoluzione di tali Compagnie. Inoltre, vedi dello stesso

Un altro ancora ci viene dalle confraternite del SS. Sacramen­ to 25, le quali, secondo quanto afferma il Vandenbroucke, già si in­ contrano nel secolo X II26, e che, in un tempo in cui le correnti ereticali mettono in dubbio o respingono del tutto la validità dei sacramenti (come i seguaci dello Spiritus Libertatis, che negano, tra l’altro, l’opera redentrice di Cristo, la funzione dei sacramenti e della Chiesa, il culto della Vergine) sorgono per onorare il Sacra­ mento, ma anche per la difesa e la diffusione del culto eucaristico.

Con tali organismi il laicato pio non si pone soltanto il pro­ blema della salute dell’anima, ma offre anche un contributo alla lotta che le forze ecclesiali più sensibili conducono contro il depau­ peramento dei valori liturgici e devozionali che l’incertezza spiri­ tuale dei tempi produce.

Anzi è proprio lo stato di disagio in cui vive la cristianità medievale che giustifica la loro presenza ed il loro numero. Disagio reso ancor più acuto dalla influenza che sul laicato pio esercitano anche le idee di frati moralisti e la visione che questi hanno della vita e dei valori terreni.

Queste idee, come « il desiderio di Dio, l’aspirazione verso il cielo e verso la beatitudine, la visione pessimistica dei valori terre­ ni, il senso biblico del dramma del peccato e della redenzione che per i monaci del Medioevo sono alla base dell’agire umano 27, e che i frati diffondono nel loro contatto quotidiano con il popolo, se

autore, Les Milices de Jésus-Christ, in Arch. Fratr. Praedic. (XXIII), 1953. Altri esempi in G. Volpe, op. cit., pp. 174-177. Nel sec. X III sorsero molte confra­ ternite organizzate con spirito militare ed impegnate con giuramento nella difesa della fede, dei luoghi sacri, degli ecclesiastici, dei deboli, etc. Spesso però, cadute le buone intenzioni iniziali, di queste confraternitates rimasro in piedi solo le strutture organizzative e i loro difetti. Un esempio ci è offerto dall’Ordine della Beata Maria Vergine, istituito a Bologna nel 12 6 1, che fu detto «dei Frati Gaudenti ». Cfr. A. De Stefano, Le origini dei Frati Gaudenti, in Riformatori

ed eretici del Medioevo (op. cit.).

25. Cfr. G. Barbiero, Le confraternite del Santisimo Sacramento prima del

1539, Vedelago (Treviso) 1944. 26. Op. cit., p. 303.

27. F. Vandenbroucke O.S.B., La morale monastique du X I au X V I siècle, Louvain-Lille, 1966, pp. 22-23. Non va dimenticata però anche l’influenza degli eremiti, della loro concezione della vita e del Vangelo. Si veda al riguardo il saggio di Etienne Delaruelle, Les ermites et la spiritualité populaire, in L’eremetismo

in Occidente nei secoli X I e X II, Milano 1962, pp. 212-241.

acuiscono il senso della religiosità e richiamano alla pratica liturgica, spingono i fedeli anche a riunirsi in particolari sodalizi per ritrovare in essi l’ambiente spirituale più adatto a soddisfare le loro ansie reli­ giose, gli organismi più adatti per rafforzare la devozione e contra­ stare in qualche modo il decadimento della vita liturgica e sacra­ mentaria.

Si può dire, insomma, che le confraternite medievali, le quali, mercé soprattutto l’opera dei Francescani e Domenicani, dispongo­ no a favore della Chiesa, ossia trattengono nei quadri tradizionali della Chiesa moltissimi gruppi di fedeli, permettono al laicato pio di ritrovarsi, di concentrare, e potenziare anche le sue energie spiri­ tuali, la sua pietà religiosa, esprimono anche il suo desiderio di ope­ rare unito per la salute dell’anima e per l’unità della Chiesa, indica­ no uno dei mezzi, il più accettato, che il laicato sceglie per rinno­ varsi ed anche per rinnovare.

E non crediamo di sbagliare se affermiamo che avviene ora ciò che avverrà nel secolo XVI, allorché il laicato pio svolgerà con le sue associazioni non soltanto attività di assistenza reciproca, non soltanto attività devozionali e liturgiche, ma anche un’opera attiva di apostolato secondo lo spirito della Riforma cattolica. E come nel Medioevo sono soprattutto i nuovi Ordini religiosi che recuperano il laicato, che lo riportano alla fede tradizionale e convogliano le sue energie in difesa della Chiesa, che avvicinandosi al popolo e inter­ pretandone le inquietudini spirituali si sforzano anche con la parola, con le opere e spesso con l’esempio, di colmare il distacco che andava approfondendosi tra la Chiesa romana e le masse popolari, così nel Cinquecento sarà il nuovo clero, regolare e riformato, che diffonderà tra le masse gli ideali della Riforma e saprà servirsi del laicato pio per allargare il campo dell’apostolato.

Le confraternite dei disciplinati.

Nel quadro che abbiamo finora delineato non va dimenticato un tipo di confraternita laicale, quello cioè dei disciplinati o dei battuti. Anche perché queste confraternite, per l’influenza che su di

esse ebbero i nuovi Ordini Mendicanti, « improntarono i modi più diffusi della devozione laica nei secoli posteriori » 28.

Le confraternite dei disciplinati hanno origine dai movimenti penitenziali che esplodono in Italia nei secoli XIII e XIV; allorché imponenti masse popolari, scosse da una diffusa ansia escatologica, stimolate dalla accesa predicazione di frati ed eremiti itineranti, ed eccitate da un profondo desiderio di espiazione, si abbandonano a manifestazioni spettacolari di penitenze e di flagellazioni col precipuo intento di placare l’ira divina.

Il 1260 fu il grande anno penitenziale, l’anno della Grande De­ vozione. Partito da Perugia il movimento interessò parecchie città d’Italia. Passò poi in Francia, in Germania e raggiunse la Polonia. Ma non passò molto che questa esplosione collettiva di misticismo si estinse, lasciando solo qualche traccia qua e là a richiamarne il il ricordo. Ma se si placò il movimento non scomparve la dottrina penitenizale. Questa rimase e penetrò in tutti gli strati sociali, tanto che numerosi gruppi di credenti, riunendosi in confraternite, ne fe­ cero il centro della loro devozione.

Le confraternite di questo periodo, ha rilevato il Meerssman, si possono dividere in due gruppi: quelle legate ad una chiesa, e quelle indipendenti. Le prime si trovano sempre presso chiese di Mendicanti, dai quali accettano il controllo e ricevono gli statuti. Queste sono considerate dalla Chiesa canonicamente erette, ed i vescovi non tardano a concedere loro le indulgenze 29. Le altre inve­ ce preferiscono risiedere lontano dalle chiese per evitare qualsiasi ingerenza del clero, soprattutto secolare, suscitando naturalmente non poche preoccupazioni nelle autorità ecclesiastiche, non perché meno ferventi, ma perché meno docili alle direttive della Chiesa, e perché prive, dal punto di vista ecclesiastico, di una guida sicura. Tuttavia anche su queste ultime si farà sentire lentamente la presenza dei frati, i quali, ancora una volta, esplicheranno il ruolo assai delicato di « mediatori tra la gerarchia e il laicato pio, pieno di fervore reli-

28. R. Mor g h en, Rainieri Fasani e il movimento dei disciplinati, in II movi­

mento dei disciplinati (op. cit.), p. 39.

gioso, ma diffidente verso il clero e la gerarchia » 30, riuscendo a ri­ durre anche queste confraternite nello spirito e nella forma voluti dalla Chiesa.

Alla fine del nuovo secolo però il fenomeno penitenziale esplo­ de di nuovo in tutta la sua imponenza. Che cosa ne provochi la ripresa non è a dirsi facilmente. Certamente molti fattori vi contri­ buiscono: il perdurare delle inquietudini spirituali, le condizioni della Chiesa per il Grande Scisma, la decadenza dei costumi del clero, tanto secolare che regolare, sfruttata ampiamente dai predica­ tori popolari31, i fermenti escatologici che si fanno più vivi con lo approssimarsi della fine del secolo, il persistere nella coscienza col­ lettiva del timore per 1 castighi di Dio, che i frati minacciano, e che

il diffondersi di una terribile pestilenza fa paventare imminenti. Tutte cause che, eccitando ed impaurendo la coscienza collettiva, la sconvolgono e la spingono verso l’espiazione e la penitenza.

Il 1399 si presenta così come l’altro grande anno penitenziale: l’anno del moto dei Bianchi, per il colore del « sacco » indossato dai penitenti 32. Anche questa volta, come già nel secolo XIII, il movi­ mento si propaga rapidamente. Masse di popolo, molto spesso gui­ date da Domenicani, percorrono le città d’Italia, anche se non sem­ pre gradite alle autorità civili, gridando incessantemente « pace e misericordia ». A migliaia, uomini e donne, nobili e plebei, visitano chiese, pregano, si flagellano anche — sebbene l’uso della disciplina pare non fosse originario di questo movimento, ma ricevuto da quel­ lo dei disciplinati33 — invocano la fine delle inimicizie, il ritorno della pace tra le famiglie e le città, il ritorno dell’unità nel corpo dilaniato della Chiesa, e delle virtù nelle sue membra corrotte. « Tu vedi — gridava dal pergamo l’8 marzo del 1400 in Firenze il cele­ bre domenicano Giovanni Dominici (1353-1419), ardente sosteni­ tore della riforma spirituale del suo Ordine — il papa diventa come

30. Ibidem, pp. 25-26. 3 1. Ibidem, p. 49.

32. S u ll’a rg o m e n to v. p e r tu tti G . To g n e t t i, Sul moto dei bianchi nel 1399,

in Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo (78), 1967, p p . 205-243. p p . 205-243.

soldato, fare guerra e battaglie, dato tucto a’ denari, divisa la Chiesa tucta per laici, cardinali, vescovi avari e simoniaci. Che dunque ci resta se non a essere presso al fine » 34?

Ma anche l’esplosione dei Bianchi fu di breve durata. La sen­ sibilità del nuovo tempo, come dice il Tognetti, rifiutava ormai le manifestazioni collettive, drammatiche e velleitariamente risoluti­ ve 35. L’umanesimo dissolveva le esplosioni mistiche collettive, men­ tre più viva si faceva l’aspirazione alla salvezza individuale, e la ri­ cerca interiore della perfezione.

Ma se si estinguono i grandi movimenti penitenziali, non ces­ sano le inquietudini, i timori, le speranze. Compagnie di Battuti sor­ gono allora un po’ dappertutto e molte antiche confraternite, sotto la spinta ed il fervore della predicazione penitenziale dei primi anni del *400, si riformano 36.

In esse il rito essenziale resta pur sempre la disciplina, quale atto di penitenza in ricordo della passione di Cristo e riscatto dal peccato, ma lo spirito che le anima è quello di una sentita religiosità e di una più attiva partecipazione alla vita liturgica.

Le confraternite nel ’q o o .

Dopo il 1399, come già nel secolo precedente, qualche altra manifestazione penitenziale collettiva, sia pur modesta, si avrà an­ cora. Ma, dopo che la Chiesa ha superato la grave crisi dello Scisma, il movimento penitenziale si normalizza del tutto attraverso la via, divenuta ormai consueta, delle confraternite, le quali, col passar degli anni, moltiplicandosi sempre più e presenti in quasi tutte le parrocchie, finiscono con l’esercitare sui laici un richiamo alla vita

34. È in To g n e t t i, op. cit., p. 321. Sul Dominici v. alcune notizie in E. De l a r u e l l e, Les grandes processions de penitentes, in II movimento dei disci­

plinati {op. cit.). Vedi anche L. Sa n t a m a r ia, Il concetto di cultura e di educa­

zione nel beato Giovanni Dominici, in Memorie domenicane, Nuova serie, 5 (1930), pp. 392-398. Qualche altro notizia in M. Pe t r o c c h i, op. cit., p. 17, n. 36.

35. Cfr. G. To g n e t t i, op. cit., p. 342.

36. Cfr. G. G. Me e r s s e m a n, Les confréries de Saint-Dominique {op. cit.), p. 50. Alcuni esempi in G. Al b e r ig o, Contributi alla storia delle confraternite dei

disciplinati e della spiritualità laicali nei secoli X V e X V I, Perugia 1961, p. 20. Ma vedi anche G. M. Mo n t i, op. cit., voi. I, pp. 193-267.

liturgica, sia con la scelta delle preghiere che col riconoscimento del loro dovere a frequentare le funzioni religiose37. Finché, verso la fine del ’400, il fenomeno dei sodalizi religiosi si è talmente diffuso che, si può dire, vi appartiene la quasi totalità dei credenti. Afferma il Duhr che il secolo XV ha da essere considerato come il secolo del massimo sviluppo delle confraternite laicali. « Per esse tutta la vita sa di religione, anche se la pratica esteriore di pietà tiene un posto considerevole 38.

Fenomeno dunque di vaste proporzioni, questo delle confra­ ternite; il quale, d’altronde, non deve apparire strano. Anche perché la forma associativa rimane pur sempre una caratteristica tradizio­ nale della quale le masse popolari si sono ampiamente servite nel passato, non solo, e non sempre, a scopo religioso, ma anche, com’è ben noto, per la tutela di particolari interessi economico-sociali e per la difesa dalla invadenza del potere politico 39. E se il laicato pio,

37. Cfr. G. Al b e r ig o, op. cit., p. 30.

38. Cfr. in Dictionaire de spiritualità la voce « Confréries ».

39. Cfr. G. M. Monti, op. cit., voi. II; J. Duhr, La confrérie dans la vie

de l’Eglise, in Revue d’Histoire Ecclésiastique, XXXV (1939), pp. 437-438. Il Duhr, che prende ad esame le confraternite in Francia, anche se fa qualche sporadico riferimento all’Italia, afferma che nelle lontane origini queste associazioni religiose di laici, sorte dapprima senza l’approvazione canonica, vennero ridotte man mano sotto l’autorità ed il controllo dei vescovi per i molti abusi politici, intellettuali e morali che minacciavano di trasformare e confondere lo spirito di carità cri­ stiana con il quale esse sorsero. Difatti, a partire dal secolo X III gli abusi di