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che si collocano al secondo livello della fornitura

Ulteriore ipotesi, di cui si trova traccia sui quotidiani, è lo spezzatino, ovvero la vendita di singole parti di Fiat (ad esempio i marchi Alfa Romeo, Ferrari, Maserati, il polo delle vetture sportive e di lusso)17 a diversi acquirenti. Nella situazione attuale l’unico veramente appetibile, e con buone possibilità di crescita, è il marchio Alfa Romeo, che possiede anche la caratteristica di avere un impianto produttivo dedicato alle sue produzioni (a Pomigliano, dove si producono la 147 e la 156, per circa 200.000 vetture nel 2001; rimane fuori solo la 164, realizzata a Torino in meno di 12.000 unità, in quanto la GTV è già pro-dotta all’esterno, da Pininfarina, in circa 6.000 unità, sempre nel 2001).

È anche da considerare come nell’attua-le riorganizzazione di Fiat Auto, Alfa Romeo sia stata definita come una business

unit a se stante, mentre Fiat e Lancia ne

costituiscono, insieme, un’altra, anche per-ché la produzione delle vetture dei due marchi avviene negli stessi stabilimenti (per

16Finora le due joint-venture attive riguarda-no gli acquisti (Purchasing) e la pro-duzione di cambi e motori (Powertrain).

17La messa sul mercato del 35% delle azioni Ferrari va in questa direzione.

quanto riguarda Lancia, a Torino le Lybra e le Thesis – circa 40.00 vetture – e a Melfi le Y, circa 95.000 unità nel 2001).

Dai dati su esposti nasce però un inter-rogativo: le vetture che richiamano davvero il marchio Lancia (Lybra e Thesis) realizza-no volumi molto ridotti, un decimo di quanto prodotto da BMWe Mercedes per vetture dello stesso segmento. Ci si chiede allora se per un possibile acquirente avreb-be ancora senso mantenere il marchio, visto che la Y potrebbe essere collocata come la versione più ricca della Punto.

La conseguenza di tutto questo potreb-be essere il mantenimento in Italia delle fasi progettative, oltre che della produzione, dell’Alfa, con possibili incrementi di volu-mi. Per il marchio Fiat si potrebbe prospet-tare una sostanziale concentrazione sulle vetture di bassa gamma (nuova Panda e Seicento, Punto), dove maggiori sono le competenze e i vantaggi competitivi di Fiat e dove, quindi, potrebbero meglio essere salvaguardate le attività di progettazione realizzate in Italia.

Ultima, rimane l’ipotesi della

sopravvi-venza autonoma di Fiat Auto, ma le

consi-derazioni finora esposte rendono proble-matico tale sbocco.

Interventi di politica industriale

Dalle considerazioni sul peso più contenuto della filiera auto in Piemonte e sulla capa-cità competitiva autonoma della compo-nentistica, si potrebbe trarre la conseguen-za che l’attuale crisi del settore auto pie-montese e del suo indotto, anche nell’ipote-si di un’eventuale cesnell’ipote-sione a GMnel 2004, possa avere effetti negativi relativamente contenuti, pur richiedendo l’impiego di opportuni ammortizzatori sociali, non limi-tati alla mobilità o ai prepensionamenti ma focalizzati su percorsi di riqualificazione e ricollocazione.

Si deve considerare, infatti, che, nella gamma di strumenti a disposizione per alle-viare nel breve il disagio sociale che potrebbe derivare dagli esuberi occupazio-nali e per valorizzare nel medio periodo le

DIB

ATTITI

I N F O R M A I R E S , A N N O X I V , N . 2 6 , A P R I L E 2 0 0 3

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risorse umane e di know-how che si rende-ranno disponibili, occorrerà tenere conto del quadro di relativa scarsità di risorse umane per lo sviluppo entro cui l’economia regionale si muove e dunque adottare misure volte a evitare che si disperdano potenzialità per la crescita.

In ogni caso, nell’eventualità di più con-sistenti criticità territoriali, si dovranno affiancare, a interventi di contenimento del disagio sociale, iniziative per valorizzare le potenzialità innovative dell’auto e del siste-ma dei trasporti e per accompagnare il riposizionamento delle risorse umane, tec-nologiche e organizzative che saranno coin-volte verso nuove e qualificate configura-zioni produttive, tenuto conto anche della rilevanza che le Regioni hanno assunto nella politica industriale.

Un primo e immediato campo di appli-cazione e banco di prova di queste compe-tenze e risorse non può che essere a vantag-gio della filiera autoveicolistica.

Risulta da escludere la possibilità di interventi governativi diretti alla produzio-ne automobilistica, in quanto settore sensi-bile a livello europeo, con sovracapacità produttiva, e dunque non rientrante tra le deroghe agli aiuti di stato concesse dalla UE, mentre, con l’intervento finanziario da parte delle banche, i fondi per gli investi-menti, necessari per traghettare Fiat Auto al di là dei due anni critici, dovrebbero ren-dersi disponibili.

Gli incentivi alla rottamazione, o misu-re analoghe, in questa congiuntura, potrebbero addirittura risultare contro-producenti e, nel breve periodo, favorire ancor più i concorrenti di Fiat Auto, che hanno per ora modelli più appetibili, e potrebbero rappresentare solo un palliati-vo, se non una diversione, rispetto alla gra-vità dei problemi.

In effetti l’applicazione degli ecoincenti-vi, arricchiti dalle promozioni dei costrutto-ri, sembra aver consentito, nei primi otto mesi del 2002, solo un ridimensionamento della caduta del mercato italiano – in cui la ripresa del mese di settembre potrebbe rap-presentare solo un rimbalzo rispetto al mer-cato particolarmente depresso del

corri-DIB

ATTITI

spondente mese del 2001 – nel quale peral-tro si confermano le difficoltà del gruppo Fiat (tab. 17).

Gli incentivi per interventi innovativi di natura “ambientale”, quali lo sviluppo di motori di nuova concezione, possono esse-re un segnale di impegno, ma avranno esse- ren-dimenti solo nel medio termine e, per ora, di incerta consistenza commerciale.

Ricordiamo a questo proposito il prece-dente esempio dell’auto elettrica. Comun-que, anche se non si può contare su una

soluzione solo tecnologica a problemi eco-nomici, si deve verificare il patrimonio di tecnologie disponibili e avviarsi su quella strada, anche per valorizzare le competenze detenute da centri di eccellenza quali il CRF

e l’ISVOR.

In questo orizzonte i possibili soggetti interessati a interventi di politica industria-le nel breve-medio termine sono dunque industria-le

imprese della componentistica.

Alla scala delle singole imprese si può prevedere un’eventuale corsia preferenziale

Tab. 17 Immatricolazioni di autovetture in Italia (2001-2002)

2002 (GENNAIO-NOVEMBRE) 2001 (GENNAIO-NOVEMBRE)

VAL. ASS. VAL. % VAL. ASS. VAL. % VAR. % 2001-2002 Marche italiane Fiat 466.655 22,52 584.148 25,59 -20,1 Alfa Romeo 74.547 3,60 87.095 3,82 -14,4 Lancia 90.650 4,37 119.089 5,22 -23,9 Ferrari 487 0,02 445 0,02 9,4 Maserati 357 0,02 270 0,01 32,2 Altre nazionali 15 0,00 42 0,00 -64,3 Totale 632.711 30,53 791.089 34,66 -20,0 Marche estere Audi 48.844 2,36 44.106 1,93 10,7 BMW 43.052 2,08 43.547 1,91 -1,1 Chrysler 18.927 0,91 12.412 0,54 52,5 Citroen 80.234 3,87 71.206 3,12 12,7 Daewoo 27.945 1,35 42.152 1,85 -33,7 Ford 169.559 8,18 176.736 7,74 -4,1 Honda 13.868 0,67 12.645 0,55 9,7 Hyundai 34.809 1,68 37.646 1,65 -7,5 Kia 10.604 0,51 10.467 0,46 1,3 Land Rover 7.955 0,38 9.681 0,42 -17,8 Mazda 6.089 0,29 6.211 0,27 -2,0 Mercedes 69.757 3,37 63.365 2,78 10,1 Mini 17.183 0,83 1.981 0,09 767,4 Mitsubishi 11.520 0,56 15.878 0,70 -27,4 Nissan 38.482 1,86 47.642 2,09 -19,2 Opel 165.239 7,97 200.241 8,77 -17,5 Peugeot 123.733 5,97 114.213 5,00 8,3 Renault 142.596 6,88 159.986 7,01 -10,9 Rover 6.700 0,32 10.377 0,45 -35,4 Seat 34.050 1,64 35.624 1,56 -4,4 Skoda 19.237 0,93 26.884 1,18 -28,4 Smart 28.925 1,40 26.772 1,17 8,0 Suzuki 20.575 0,99 21.017 0,92 -2,1 Toyota 112.503 5,43 94.793 4,15 18,7 Volkswagen 155.464 7,50 174.322 7,64 -10,8 Volvo 15.372 0,74 15.587 0,68 -1,4 Altre estere 16.367 0,79 15.767 0,69 3,8 Totale 1.439.589 69,47 1.491.258 65,34 -3,5 Totale mercato 2.072.300 100,00 2.282.347 100,00 -9,2

nel ricorso alle diverse fonti di incentivazio-ne già previste (per investimenti, servizi, innovazione) dalle leggi nazionali e regiona-li di poregiona-litica industriale attualmente in vigo-re, ma anche, in funzione anticiclica, a provvedimenti a sostegno del capitale cir-colante, quali la fornitura di garanzie per lo sconto fatture e gli anticipi su ordini delle aziende che debbano rivedere i loro pro-grammi produttivi in seguito alla diminu-zione di commesse automobilistiche.

Da un punto di vista strutturale occorre ricordare che i mutamenti nella natura e nella struttura di quell’insieme di imprese che appartiene alla filiera autoveicolistica hanno determinato il passaggio dall’indotto

auto, o meglio indotto Fiat, ad una realtà di

sistema, cioè da una situazione in cui le imprese della fornitura si trovavano a dipen-dere dalla Fiat come unico mercato di sboc-co, ma anche dal punto di vista tecnologisboc-co, essendo la progettazione in buona misura concentrata in Fiat, ad una realtà nella quale le performance del produttore finale vengo-no a dipendere fortemente dal comporta-mento di tutte le imprese appartenenti alla filiera, passando dunque da un rapporto di dominio/subordinazione ad uno di collabo-razione tra casa auto e fornitori.

Inoltre, con i più recenti cambiamenti,

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