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La città non è una macchina riposante e tranquilla, oggi meno che mai. Viceversa è un cantiere, un insieme di cantieri, di laboratori materiali e sociali, da cui scaturiscono cicli e processi complessi di costruzione della città, di produzione di territorio e nuova socialità.

Il concetto di industria, rapportato strettamente a quello della trasformazione della città, implica necessariamente una visione dinamica, un crescente divenire, legato a fasi di inattività (OFF) e riconnessione (ON).

Il ciclo dell’industria è un ciclo biologico. Nasce, cresce e muore, inseguendo le fasi della sua maturità in un continuo rinnovamento tecnologico, scandito dai ritmi della concorrenza e del consumo. La fabbrica risorge periodicamente dalla propria quiescenza, per rinnovarsi e ritornare poi fino alla fase dell’obsolescenza, quando incapace di competere e condizionato da fattori esterni, si trasforma in archeologia, testimonianza, memoria, monumento.

È quindi evidente che le aree dismesse hanno un loro ciclo: vengono dismesse, possono essere interessate da politiche di riqualificazione urbana, essere rioccupate in maniera spontanea, ritornare nella condizione di dismettibilità.

Con il ciclo di sviluppo degli anni Ottanta e Novanta, caratterizzato dalla fine della crescita demografica e dalla chiusura dell'esperienza della produzione fordista, le città hanno rallentato considerevolmente la loro crescita in termini di espansione fisica e spaziale, inaugurando una nuova fase volta alla riconversione del tessuto urbano esistente e interno.

Nel clima di nuova attenzione nei confronti della città edificata, l'ampia disponibilità di spazi abbandonati dall'industria ha inaugurato un nuovo modo di pensare il recupero e la conservazione dell'esistente, non più rivolto al patrimonio ar- chitettonico e urbanistico delle aree antiche ma esteso a tutte le parti della città.

I siti dismessi si sono presentati, all’interno di queste politiche di trasformazione, come aree complesse che, pur avendo una storia relativamente recente, racchiudono, oltre a un rilevante patrimonio architettonico e urbanistico legato alla nascita di molti quartieri urbani, la storia sociale, culturale ed economica di un luogo.

Rapportato alle dinamiche e condizioni attuali dei vuoti industriali, il ciclo delle aree dismesse può essere schematicamente ricondotto a quattro fasi principali:

- Dismissione (OFF)

- Attesa

- Connessione (ON)

1_TEMI 1.4 IL CICLO DELLE AREE INDUSTRIALI

Dopo la crisi delle attività produttive (dismissione), i vuoti industriali si propongono emblematicamente come lo squarcio aperto sulla relazione dialettica tra struttura economica ed organizzazione della società e dello spazio urbano in particolare.

Nella fase dell’attesa entrano in gioco gli interessi delle varie parti sull’area, le problematiche legate alla riqualificazione ed alle bonifiche, riemergono i valori di memoria storica che sempre caratterizzano un’area industriale dismessa.

In questa fase, la questione del loro riuso (connessione) riflette, nello stesso tempo, la volontà del grande capitale di riaffermare la propria egemonia politico-culturale nel conferire un senso alle trasformazioni urbane, conseguenza della crisi fordista, e la possibilità di una maggiore autonomia della sfera sociale e culturale nel definire un senso da assegnare alle trasformazioni in cui è coinvolta.

Da un lato si ripropone dunque la visione che subordina la sfera sociale e culturale urbana ai contingenti interessi dell'apparato economico: la città conta per quanto riesce ad inserirsi nella rete internazionale su cui si struttura oggi l'economia; deve trasformarsi, modernizzarsi in funzione di questo obiettivo. Dall'altro lato si aprono inediti margini di libertà per l'ambiente, per la società locale, che può decidere per la propria trasformazione.10

10 In questa contrapposizione tra visione economicistica del mondo

imprenditoriale ed istanze della sfera sociale e culturale, appare evidente che l’attore pubblico è chiamato a ricoprire un ruolo cruciale di indirizzo e di controllo dei processi, sia nella fase di dismissione che di connessione, e deve candidarsi come attore principale della trasformazione, soprattutto nei passaggi intermedi di abbandono e innovazione.

1_TEMI 1.4 IL CICLO DELLE AREE INDUSTRIALI

Alla luce di questa dialettica, tra la fase d’attesa e la

connessione, fase conclusiva e di attivazione reale del processo

di trasformazione, si possono leggere i progetti di trasformazione per le aree industriali dismesse.

È in questa fase del ciclo, infatti, che le città si trovano ad affrontare la sfida della trasformazione delle aree industriali dismesse, elaborando e proponendo strategie che riescano ad utilizzare l'occasione offerta dalla defunzionalizzazione come punto di partenza dello sviluppo urbano, contestualmente adeguato alle necessità degli abitanti, compatibile con la conservazione e la salvaguardia ambientale, rispondente alle esigenze di mercato, possibile in relazione alle disponibilità di risorse economiche, promotore di sviluppo sociale e sostenibile.

1_TOPICS

1.4

INDUSTRIAL AREAS CYCLE

Now more than ever city is a set of physical and social laboratories generating cyclic and complex processes and developing new territorial and social contexts.

The concept of industry, closely related with the transformation of the city, necessarily implies a dynamic view, an increasing evolution linked to the phases of inactivity (OFF) and

reconnection (ON).

Industrial cycle is a biological cycle. Factory is born, grows and dies, following the rhythms of competition and modernization in a constant renewal of technologies. It periodically rises from its

dormancy and innovates itself until to back up to the obsolescence stage, when, unable to race and affected by

external factors, turns in archaeology, memory, monument. It is therefore clear that brown-fields have their own cycle: they are abandoned, they may be affected by policies of urban regeneration, they can be spontaneously re-occupied and then driven to the condition of abandonability.

Compared to the present dynamics and conditions of industrial voids, brown-fields cycle can be schematically reduced in four

main phases:

- Abandon (OFF)

- Waiting

- Connection (ON) - Innovation

After the crisis of production, industrial voids symbolically represent the laceration between economic structure and social and urban organization (abandon).

In the waiting phase, different actors’ interests, problems related with regeneration and reclamation, values of historical memory, always characterizing abandoned industrial areas, do appear. In this stage, the question of their reuse (connection) reflects, at the same time, the wish of the big business to reaffirm its political and cultural hegemony within the urban transformations and the possibility for the socio-cultural spheres of a greater autonomy during the process of regeneration. Through this analysis, between the phases of waiting and

connection, final stage of real activation and implementation

of the process, it can be read the real mission of transformation for abandoned industrial sites.

It is during this stage of the cycle, in fact, that cities face the

challenge for transformation, producing strategies for a

successful and shared urban process, linking market demands with economic resources of the area and promoting social and sustainable development.

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