2. Il prodotto Auto
2.4. Ciclo di vita del prodotto auto
Il concetto di ciclo di vita del prodotto è noto da tempo e si può far risalire la sua origine a degli studi fatti da Raymond B. Prescott nel 1922.
Il modello di ciclo di vita del prodotto ha un grado diverso di applicabilità a seconda della situazione che andiamo a considerare (Kotler, 2002):
• Product class o Industry, quando ci si riferisce all’intera categoria di prodotti senza distinguere tra imprese offerenti o diverse versioni offerte. Normalmente ha una durata più lunga. Un esempio può essere l’intera categoria formata dalle automobili.
• Product form, fa riferimento a una particolare categoria di prodotto. Un esempio può essere, nel caso delle automobili, quelle sportive o familiari. • Brand, quando si intende l’offerta specifica di una particolare impresa su
un determinato prodotto. Esso ha durata molto più breve rispetto agli altri. Un esempio, nel settore auto, è il modello Lupo per la Volkswagen o la Arosa per Ibiza.
In questo caso quando parliamo di ciclo di vita del prodotto, ci riferiamo alla sua accezione più allargata, intesa come intera classe di prodotto.
La maggior parte delle formulazioni del ciclo di vita presenta la storia delle vendite di un prodotto come una curva ad S divisa in quattro fasi:
• Introduzione, collegato all’inserimento del prodotto sul mercato.
• Crescita, periodo di rapida accettazione da parte del mercato con un miglioramento dei profitti.
• Maturità, caratterizzato da un rallentamento nella crescita delle vendite dovuto all’acquisto della maggioranza degli acquirenti potenziali.
• Declino, in cui si manifesta una netta tendenza alla diminuzione delle vendite e un’erosione dei profitti.
L’errore principale è vedere questo ciclo con una visione di tipo deterministico immaginando che, dopo l’introduzione nel mercato, ogni prodotto debba seguire queste fasi. In realtà, lo sviluppo del prodotto nel mercato, dipende da tutte quelle
interazioni competitive che si realizzano tra l’azienda che lancia il prodotto e le risposte delle aziende concorrenti (Stocchetti e Volpato, 2008). Tutte queste interazioni possono far cambiare la forma, la durata del ciclo di vita di prodotto.
A questo proposito Goldman e Muller (1982) hanno presentato delle osservazioni interessanti sui fattori che influenzano la forma e la durata dei cicli di vita di prodotti specifici:
• Il tempo di sviluppo è più breve e meno costoso per prodotti di routine rispetto a quelli ad alta tecnologia. Un prodotto come quello dell’automobile richiede un notevole impegno in ricerca e sviluppo con notevoli costi e tempi di progettazione.
• Il tempo di introduzione e crescita che dipende dall’esistenza o meno di canali di distribuzione, dall’intenzione dei distributori di accettare e promuovere di buon grado il prodotto e dall’interesse da parte dei consumatori. Per l’auto il punto più critico si può trovare nell’adozione del prodotto da parte dei consumatori poiché si tratta principalmente di un acquisto di sostituzione.
• Il tempo di maturità dipende dalla stabilità dei gusti dei consumatori e dall’evoluzione di nuove tecnologie. Nel caso dell’auto abbiamo visto come la maggiore concorrenza e la voglia di soddisfare al meglio i desideri dei consumatori abbiano spinto gli Oem ad apportare sempre innovazioni tecnologiche ai prodotti. Dall’altro lato il consumatore è sempre più esigente e, per affrontare un acquisto di sostituzione, pretende un netto miglioramento e una maggiore capacità del mezzo di soddisfare ogni sua esigenza.
• Il tempo di declino dipende anch’esso dai gusti dei consumatori e dalla tecnologia del prodotto.
2.4.1. Evoluzione del ciclo di vita nel settore auto
La progressiva maturazione del mercato automobilistico con la conseguente crescita della competitività tra le varie case automobilistiche, accompagnata dall’entrata sempre più forte nel mercato dei costruttori giapponesi, le ha spinte ad elaborare strategie innovative sempre più decise e complesse. Queste innovazioni hanno riguardato un po’ tutti gli aspetti delle gestione delle imprese, ma si sono manifestate in modo particolare nelle politiche di innovazione del prodotto (Volpato, 2011).
Questo fenomeno di innovazione cumulativa ha portato delle innovazioni rilevanti nel ciclo di vita del prodotto dell’auto. Da un’analisi svolta da Stocchetti e Volpato su un campione di duecento modelli tra il 1970 e il 2006 si può evidenziare come la durata media del ciclo di vita delle auto in Europa tra il 1970-‐1980 era pari a 10,7 anni, mentre nel periodo 2000-‐2006 esso si era ridotto a 5,6 anni con una contrazione pari al 47,66%.
Figura 10: “Trasformazione del ciclo di vita tra il 1970 e il 2006” (fonte: Stocchetti e Volpato, 2008).
Le case automobilistiche hanno operato in modo che la riduzione del ciclo di vita complessivo avesse un impatto più contenuto possibile nella vita utile del prodotto che, nel lavoro citato, viene fissato indicativamente nel periodo nel quale le vendite sono pari al 70%. Per fare questo le case hanno cercato di ridurre il tempo che intercorre tra il lancio della produzione al raggiungimento del picco della produzione a quello del ritiro del modello dal mercato. Come è evidenziato nella figura le case automobilistiche sono riuscite nel loro intento. Il 70% della capacità produttiva durava, nel periodo 1970-‐1980, 5,2 anni che equivalgono al 48,9% dell’intero ciclo di vita utile del prodotto, nel periodo 2000-‐2006, 4,1 anni che rappresentano il 71,2% dell’intero ciclo di vita del prodotto.
Tutto questo è stato reso possibile sia agendo a livello produttivo, con un miglioramento della capacità produttiva degli impianti e l’utilizzo di piattaforme condivise tra più modelli, ma anche agendo sul fronte delle iniziative di sostegno del prodotto a livello di comunicazione e campagne promozionali (Volpato, 2011). Ciò ha reso l’automobile un prodotto sempre più influenzato da fattori di moda. Comunicare non più solo le innovazioni riguardanti la componente tecnica del prodotto, ma qualcosa che potesse realmente differenziare il proprio prodotto dagli altri presenti all’interno del mercato che portava a un crescente affollamento dei messaggi pubblicitari. Si è cercato di trasmettere sempre di più lo stile di vita che l’auto assicurava ai suoi proprietari. “L’essenza del prodotto non è più una determinante oggettiva delle caratteristiche tecniche e materiali dell’automobile: essa comincia ad essere sempre più ciò che gli automobilisti <vedono> in essa attraverso il filtro psicologico dei desideri e delle aspettative personali” (Volpato, 2011).