nei quarantennio 1871-1913
III. Circolazione eccedente e sbilancio commerciale
§§ 24-25. — Correlazione inversa fra sbilancio commerciale e circolazione eccedente: da quali fatti potrebbe dipendere.
tj§ 26-27. — Futilità della opinione che il deprezzamento della circolazione sia cagione sufficiente dell'abbassamente dello sbilancio.
SS 28 29-30. — Variazioni dello sbilancio in dipendenza delle variazioni cicliche dei prezzi generali, e delle alternative di prosperità e di depressione economica.
SS 31-32-33. — Variazioni della circolazione eccedente nei periodi di prosperità e di depressione economica; e variazioni del cambio in connessione con le variazioni comparative dei prezzi-oro e dei prezzi-carta.
§§ 34-35 — Variazioni dello sbilancio e del cambio in dipendenza del movimento internazionale dei capitali.
S 36. — Riassunto dimostrante l'azione concorrente delle forze che imprimono allo sbilancio ed al cambio movimenti tendenziali in senso opposto.
§ 24. — Fu notato nel § 3 che i massimi del cambio, nell'intero quarantennio, sono iu anticipo rispetto ai minimi dello sbilancio, e i mi-nimi rispetto ai massimi; e che le fasi di ascesa o discesa del cambio cominciano più presto o hanno un decorso più rapido che le corrispon-denti fasi di discesa o ascesa dello sbilancio. Il cambio, dunque, ha carattere di fenomeno premonitorio non soltanto rispetto alla inflazione monetaria ma anche rispetto allo sbilancio commerciale.
Torna perciò opportuno mettere a raffronto direttamente il movimento dello sbilancio percentuale e quello della circolazione eccedente. 11 dia-gramma XI mostra che, cosi facendo, i maxima maximorum dell'un feno-meno coincidono quasi esattamente coi minima minimorum dell'altro; poiché, non tenendo conto, per le ragioni più volte accennate, degli
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anni estremi, 1871-72 e 1912-13, i massimi della circolazione ecce-dente cadono nel 1878 e nel 1898 e i minimi dello sbilancio nel 1878 e nel 1899; i minimi della circolazione eccedente nel 1887 e nel 1910; i massimi dello sbilancio nel 1887 e nel 1908.
La migliore concordanza, che si ottiene col porre le variazioni dello sbilancio direttamente a raffronto con quelle della circolazione eccedente, si rivela pure nella maggiore altezza dei coefficienti di correlazione. Il coef-ficiente di correlazione fra i valori annui dello sbilancio relativo e quelli della circolazione eccedente relativa (39 > è — 0,58 ± 0,07 ; mentre quello fra lo sbilancio relativo e il cambio è — 0,53 ± 0,07 e quello fra sbilancio assoluto e cambio è — 0,51 ± 0,08 (§ 7). II coefficiente di correlazione fra le medie undicennali dello sbilancio relativo e della circolazione eccedente è — 0,8G ± : 0,03, mentre quello fra le medie undicennali dello sbilancio assoluto e del cambio è — 0,77 ± 0,05 ; quello però fra le medie undicennali dello sbilancio relativo e del cambio è — 0,90 ± 0,02.
§ 25. — La forte correlazione inversa fra lo sbilancio commerciale e il cambio, o fra lo sbilancio e l'inflazione cartacea, potrebbe essere il segno rivelatore di una di queste tre connessioni di fatti:
1° che uno sbilancio commerciale alto contribuisca a tener basso il cambio, e uno sbilancio commerciale basso a tenerlo alto;
2° che il cambio alto sia la cagione dell'abbassamento dello sbi-lancio, e il cambio basso la cagione dell'innalzamento;
3° che le grandi variazioni del cambio e dello sbilancio non siano direttamente ed esclusivamente connesse fra loro, ma dipendano le une e le altre dall'azione di un fascio di forze che spingono in alto il cambio quando spingono in basso lo sbilancio, e viceversa.
S 26. — La prima ipotesi è necessariamente da scartare, perchè non v'è ragionamento economico che la possa sostenere.
La seconda sarebbe volentieri accolta da coloro i quali attribuiscono al deprezzamento della moneta d'un paese gli effetti protettivi d'un dazio all'importazione e d'un premio all'esportazione, congiunti assieme ; dal che si lasciano condurre a considerare il deprezzamento come uno stimolatore delle energie industriali e un fattore della prosperità na-zionale.
Questa tesi, ch'ebbe malcerte origini nei dibattiti sugli effetti della protezione nel paese protetto ed in quelli che hanno con esso rapporti
(39) I valori sono dati nelle colonne d e m della Tabella I iu fondo dell'articolo. In propoaito, vedi anche l'Appendice II.
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c o m m e r c i a l i , è a p o c o a poco salita all'onore d i a n t a g o n i s t a d e l l ' a r g o -m e n t o classico, s e c o n d o il q u a l e la e l e v a z i o n e d e i prezzi, d o v u t a al d e p r e z z a m e n t o m o n e t a r i o , p r o v o c a l ' a u m e n t o delle i m p o r t a z i o n i e la d i m i n u z i o n e delle e s p o r t a z i o n i (40). Ma gli a r g o m e n t i a d d o t t i a s o s t e n e r l a s o n o u n miscuglio di t r e i n g r e -d i e n t i , n o n a t t i a c o m p o r r e u n a t e o r i a s c i e n t i f i c a ; e c i o è : u n a c o n g e r i e d i d a t i s t a t i s t i c i g r e g g i , i q u a l i m o s t r a n o , in a l c u n i p a e s i , la c o n c o m i t a n z a d e i c a m b i alti o d ' u n a circolazione a b b o n d a n t e c o n u n a b a s s a e c c e d e n z a delle i m p o r t a z i o n i sulle e s p o r t a z i o n i , m a c h e n o n d i m o s t r a n o nè p u n t o n è poco la c o n n e s s i o n e logica f r a i d u e f a t t i , d i guisa che viene a d o p e r a t o c o m e p r o v a quello a p p u n t o c h e d e v ' e s s e r e p r o v a t o ;
(40) La tesi che i paesi a moneta deprezzata ricavano una serie di vantaggi dal cambio alto trovò fortuna sopratutto in Francia per opera di ALLARD, Let
ehanges fossoyeurs du librc-échangt (Paris, 1890), e specialmente di Edmond
THÉRY, direttore dell'£conomùte Europèen, che fra il 1894 e il 1900, col plauso
di bimetallisti e protezionisti, ne fu il più rumoroso banditore (La erise des
ehanges, Paris, 1894, e varii articoli), allo scopo di ottenere un aumento di
protezione contro lo esportazioni dai paesi cosi favoriti.
Una esposizione riassuntiva e sistematica degli argomenti a suo sostegno, con molti dati statistici relativi ai varii paesi a moneta deprezzata, si ha nell'opera di René THÉRY, Rapporti des ehanges avariés et des riglements extirieurs (Paris, Rousseau, 1912).
Ma CONANT, Montiate et Banque (Paris, Giard, 1907), voi. i, livro i n , ebap. iv et IX; e KEMMERER, Modem Currency Reforms (New York, Me. Millan Co., 1916), che possono dirsi specialisti in questioni monetarie e commerciali di paesi a cambi deprezzati, non suffragano col loro consenso le affermazioni o confuse od erronee dei Théry e della loro scuola, alle quali, d'altronde, contrasta il fatto che la maggior parto di quei paesi hanno trovato più conforme ni proprii inte-ressi di modificare il loro regime monetario, pur di non avere un cambio perma-nentemente contrario e mutevole.
In Italia, la tesi dei benefizi del cambio alto era già apparsa nel decennio
1870-80; ed allora fu probabilmente importazione austriaca (cfr. FERRARIS,
Moneta e Corso Forzoso, Milano, Hoepli, 1879, p. 21 e segg., per la letteratura
concernente il corso forzoso in Austria), come vent'anni dopo ci ritornò col
cachet francese. Ma nel 1882 BELA FÌÌLDBS, Beitrttge zur Froge ilber Ursachen und Wirkungen des Agios (Jahrbilcher filr NationalSkonomie und Statistik, Noue
Folge, voi. IV, pp. 276 e segg.), mostrò che le statistiche commerciali dell'Austria non autorizzavano di venire a quelle conclusioni ; come nel 1894 lo STKINGHBR in uno studio su II Commercio con l'estero e il corso dei cambi (Nuova Antologia,
1* novembre 1894), succoso di forma e denso di fatti, metteva a nudo la stortura
e il semplicismo della tesi del Théry nella sua applicazione all'Italia.
Uno scritto pubblicato recentcmento in questa rivista (MORELLI, Il cono forzoso
in Italia quale fattore di protezione industriale, Riforma Sociale, marzo-aprile 1918)
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alcune osservazioni sui movimenti del cambio o dell'ammontare della circolazione totale e quelli delle importazioni e delle esportazioni, nelle quali osservazioni i movimenti brevi, ascendenti o discendenti, ven-gono confusi con le alternative di periodi alti e bassi, di guisa che si argomenta che l'aggio alto è causa dello sbilancio basso dal vedere che ad un aumento dell'aggio si accompagna spesso una diminuzione dello sbilancio ;
alcuni ragionamenti, il cui peccato più veniale è quello di confon-dere gli effetti temporanei di una variazione di prezzi, dovuta a cause monetarie, con gli effetti definitivi.
In sostanza, quel che c'è di non erroneo nella opinione in discorso non è che un aspetto particolare d'un fenomeno generale ; vale a dire che, mutando la massa monetaria, non tutti i prezzi si alterano nello stesso tempo e nella stessa misura; il che è cagione di lucri ad alcuni gruppi d'individui, di perdite ad altri. Nel caso speciale, il deprezza-mento della moneta cartacea rispetto all'oro (o alle divise pagabili in oro) è in alcuni momenti maggiore che non rispetto alle merci in generale od a talune categorie di esse ; onde gli importatori perderebbero, e gli esportatori guadagnerebbero, la differenza fra il prezzo-oro d'una data quantità di merce sul mercato estero e il suo prezzo-carta sul mercato interno.
Ma, per converso, se il deprezzamento rispetto all'oro è minore che rispetto alle merci, sono gli importatori che guadagnano e gli espor-tatori che perdono. Non è, dunque, il deprezzamento in sù, ma la diver-genza fra le due specie di esso, che ora momentaneamente stimola le esportazioni e deprime le importazioni, ora eccita queste e fa stagnai-quelle ; di guisa che gli scrittori i quali mettono semplicemente a con-fronto le cifre del cambio (o l'ammontare della circolazione) con l'am-montare dello sbilancio commerciale, per ricavare dalla concomitanza del cambio alto e dello sbilancio basso la dimostrazione della loro tesi, provano in realtà un bel nulla, e rischiano, come volgarmente si dice, (li darsi la zappa sui piedi.
L'indagine, quindi, di capitale importanza in ogni trattazione di questo argomento deve consistere in una misura separata del deprezzamento del medio circolante rispetto all'oro o alle divise e rispetto alle merci, ed in una ricerca delle cagioni per le quali 1' uno e l'altro deprezza-mento non coincidono.
§ 27. — È chiaro, d'altronde, che se fra deprezzamento della moneta e sbilancio mercantile esistesse, per quanto concerne l'Italia, la con-nessione affermata nella tesi in discorso, e se i fatti seguissero nell'ordine
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causale in essa prospettato, si dovrebbe avere una regolare concomi-tanza di aumenti del cambio e diminuzioni dello sbilancio, e di dimi-nuzioni del cambio e aumenti dello sbilancio. La correlazione inversa dovrebbe essere molto forte fra le oscillazioni brevi dei due fatti, più assai che fra le variazioni entro periodi lunghi.
E invece, non prevale nè concordanza nè discordanza fra la direzione delle variazioni del cambio e dello sbilancio assoluto da un anno al-l'altro. Su 42 coppie di osservazioni, in 21 la direzione del movimento è concordante, e in 21 discordante. Ugualmente per la circolazione eccedente e lo sbilancio percentuale: su 42 coppie di osservazioni, 22 sono concordanti e 20 discordanti. GÌ' indici di Fechner sono zero o prossimi a zero (41).
Per giunta, i casi di concordanza e quelli di discordanza si alternano per modo che nemmeno è possibile discernere, entro il quarantennio, periodi di movimenti concordi e periodi di movimenti discordi; il che potrebbe essere il segno rivelatore dell'apparire o dello scomparire di qualche forza operante. Gl'indici di Fechner sarebbero sempre prossimi a zero anche se calcolati per undicenni a catena, invece che per l'in-tero quarantennio.
Nullo (4- 0,07) è pure l'indice di Pearson fra le differenze di ciascun anno dall'anno precedente nell'ammontare dello sbilancio assoluto e del cambio (42).
Ed anche se si voglia pensare che l'aumento o la diminuzione del cambio provochi un movimento opposto nello sbilancio, ma col ritardo di un anno, e perciò i dati dello sbilancio vengano spostati indietro di un anno, non si riesce a trovare concordanza o discordanza fra le due serie di movimenti, e l'indice di Fechner rimane sempre prossimo a zero.
2 i / 2 C N 2 C
(41) — z — — oppure ± y ± ^ — , uguali rispettivamente a 1
i*
/ 2 C
® i l y ± -jy — 1 ' 'n c u' N è il numero dalle coppie di osservazioni e C il numero delle variazioni concordanti. Se C - = N , cioè se tutte le variazioni sono concordanti, l'indice assume il vaiare •+• 1. Se C = 0, cioè se tutte le variazioni sono discordanti, l'indice assume il valore — 1. Se C = -5- N, cioè se metà della variazioni sono concordanti e metà discordanti, l'indiee assume il valore 0.
(42) Secondo il metodo suggerito da HOOKBR, Or» the correlation tf successive
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§ 28. — Nè per via deduttiva nè per via induttiva si riesce, dunque, a dimostrare che gli avvicendamenti dell'alto e basso sbilancio commerciale dipendano, in Italia, dalle alternanze del basso ed alto cambio, e cioè del minore o maggior deprezzamento del medio circo-lante. Resta allora a considerare 1' ultima delle tre ipotesi enunciate nel § 25. A tale scopo, non tanto è necessario l'indagare perchè la bilancia commerciale italiana presenti costantemente una eccedenza del valore delle importazioni su quello delle esportazioni di merci, quanto il ricercare le ragioni per le quali quella eccedenza varia d'intensità, ed ora è maggiore ora minore, ora ascendente ora discendente.
È notorio che la eccedenza delle importazioni sulle esportazioni — anche fatta la debita parte alle ragioni di tecnica statistica die con-ducono ad esagerare il valore delle merci importate in confronto di quello delle merci esportate (43) — è un fenomeno comune a gran parte dei paesi europei, ed in genere è un tratto caratteristico della economia dei paesi industriali a popolazione densa. Ma appunto perchè il segno e l'altezza dello sbilancio commerciale sono una risultante della struttura economica d'ogni singolo paese, le variazioni dello sbilancio attraverso il tempo hanno significato diverso per ogni paese diverso (44). Dal che segue che, se è assurdo piangere coi protezionisti sulla ecce-denza delle importazioni come su di una calamità nazionale, dovunque si manifesti e comunque si produca, non conviene, d'altra parte, con-siderare lo sbilancio commerciale come un fatto indifferente per l'eco-nomia d'un paese e quasi una mera illusione perchè, tanto, l'eccedenza delle importazioni di merci è coperta dalle esportazioni invisibili. Si tratta appunto di indagare, caso per caso, se fra queste esportazioni invisibili non v'è una parte del capitale nazionale, o non vi sono debiti contratti all'estero, i quali pareggiano la bilancia presente, ma tendono a ingran-dire gli sbilanci futuri. E solo un esame delle singole partite di debito e credito d ' u n paese, congiunto ad un' analisi degli elementi presenti e futuri della sua vita economica, può addurre a stabilire se una ecce-denza (o un aumento dell' ecceecce-denza) delle importazioni sulle
esporta-(43) Cfr. specialmente GIFFBN The Use of Import and Export Statistics, negli
Essayi in Finance, second seriea (London, Bell, 1887) — BODIO e STRINGUER in Biblioteca dell'Economista, quarta serie, voi. i, parte 1» — COLETTI, Del valore statistico delle cifre del commercio internazionale (Torino, Bocca, 1903) — RICCI, Sulle divergente fra statistiche del movimento commerciale (Riforma Sociale, 1914).
(44) Cfr. GIFFBN, The Excess of Imports (Journal ofthe Royal Statistical Society,
1899), dove sono tratteggiati i caratteri di somiglianza e di dissomiglianza fra la eccedenza delle importazioni in Inghilterra e la eccedenza in Francia e in Germania (pp. 3, 13 o segg., 36).
/ — 5 5 0 — zioni sia u n s i n t o m o di p r o s p e r i t à o d i d e p r e s s i o n e e c o n o m i c a , o se — in a l t r e c i r c o s t a n z e — p r o s p e r i t à e d e p r e s s i o n e n o n s ' a c c o m p a g n i n o invece ad u n a b i l a n c i a c o m m e r c i a l e a t t i v a (45). P e r r e s t r i n g e r e l ' i n d a g i n e al caso dell' I t a l i a , b i s o g n a c h i e d e r s i : d a t o un p a e s e con p e r m a n e n t e e c c e d e n z a d i i m p o r t a z i o n i sulle e s p o r -tazioni,
a) c h e influenza h a n n o sullo sbilancio di q u e s t o p a e s e i p e r i o d i c i
ricorsi d i p r o s p e r i t à e di d e p r e s s i o n e n e l l ' e c o n o m i a m o n d i a l e ?
b) c h e influenza h a n n o sullo sbilancio f a t t i m o n e t a r i i i n t e r n i , e
s p e c i a l m e n t e u n r e g i m e c a r t a c e o a corso f o r z o s o ? c ) c h e influenza h a l ' i n d e b i t a m e n t o a l l ' e s t e r o ?
d) i f a t t i c o m p r e s i in a), b), c), sono collegati f r a loro e d e s e r
-c i t a n o u n ' i n f l u e n z a -c u m u l a t i v a sullo sbilan-cio -c o m m e r -c i a l e ?
§ 29. — L a v a r i a z i o n e dello sbilancio d a u n a n n o all' a l t r o è la r e s u l t a n t e delle variazioni d e i prezzi e delle q u a n t i t à delle m e r c i i m -p o r t a t e ed e s -p o r t a t e . Ma la m e d i a dei -prezzi e le q u a n t i t à t o t a l i delle u n e e delle a l t r e p o s s o n o c r e s c e r e , d e c r e s c e r e o r e s t a r e c o s t a n t i senza
(45) Sono possibili tutti o quattro i casi:
Bilancia commerciale attiva; bilancia economica favorevole (aumento del patrimonio o della prosperità nazionale).
Bilancia commerciale passiva ; bilancia economica favorevole.
Bilancia commercialo a t t i v a ; bilancia economica sfavorevole (diminuzione del patrimonio o della prosperità nazionale).
Bilancia commerciale passiva; bilancia economica sfavorevole.
Esempi di ciascun caso si trovano in SARTORIUS VON WALTBRSHÀUSEN, Da»
volkswirthschaftliche System der Kapitalanlage im Auslande (Berlin, Beimer, 1907),
p. 81 e segg.
Una efficace dimostrazione teorica del secondo caso i data dall'EiNAUDi, Di un teorema intorno alla nazionalizzazione della produzione (Atti della B. Accademia delle Scienzo di Torino, 1915-1916) in opposizione a una dimostrazione del quarto caio tentata dal VALENTI limitatamente alle condizioni attuali d'Italia (La guerra
e l'economia nazionale dell'Italia, Siena, 1915). L a dimostrazione del Valenti (non
importa dir qui se riuscita o non riuscita) vuol essere un giudizio d'ordino sin-golare; la contro-dimostrazione dell'Einaudi & un giudizio d'ordine partieolare, ebe non esclude necessariamente la possibilità logica del caso affermato dal Valenti, anche se nella specie non sussistano le condizioni del suo verificarsi. L e ipotesi I l l a , IIIb, I l i o dello schema dell'Einaudi (eccedenza d'importazioni coperta da esportazioni di titoli) costituiscono un agevole ponte di passaggio fra il secondo e il quarto caso. Ma a quest'ultimo si può giungere anche a traverso qualcuna dello ipotesi dei gruppi I, II e IV.
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che ad un movimento in un dato senso di una di quelle grandezze debba necessariamente corrispondere un movimento in un senso deter-minato di qualunque delle altre grandezze (46); e ciascuna di queste può variare in misura diversa dall'altra. Non converrebbe, quindi, esaminare ad uno ad uno i singoli casi, in cui Io sbilancio cresce, diminuisce o resta immutato ; e vai meglio considerarli per grandi
(46) Non sono necessariamente vincolati fra loro i prezzi dello importazioni e delle esportazioni, nel senso che debbano aumontare o diminuire assieme. Certo, è molto piccola la probabilità che si mnovano in direzione contraria, fra paesi a circolazione aurea, quando la loro variazione sia dovuta a causo monetarie e quando non si considerino separatamente prezzi di singole merci importate ed esportate, ma una media ponderata di un gran numero degli uni e degli altri. Ma può ben darsi che un paese vegga un anno aumentare (o diminuire) i prezzi delle sue importazioni, e diminuire (o aumentare) quelli delle sue esportazioni, per ragioni peculiari alle due categorie. Tale sarebbe, ad esempio, il caso d'un paese, esportatore di derrate agrarie e importatore di prodotti industriali, che avesse un'annata di raccolto eccezionalmente searso, mentre i prezzi dei prodotti industriali volgono al ribasso sui mercati ov'esso si provvede. Nei rapporti, poi, fra un pa?so a circolazione cartacea con paesi a circolazione aurea, è molto maggiore la probabilità di un difforme movimento dei prezzi delle merci impor-tate e delle merci esporimpor-tate.
Non sono, in secondo luogo, necessariamente vincolati assieme i prezzi e le quantità delle merci importate (od esportate), nel senso cho, crescendo (o dimi-nuendo) gli uni nel eorso del tempo, debbano diminuire (o crescerò) le altre. Chi affermasse eiò in omaggio alla legge della domanda, disconoscerebbe il principio stesso che vuol affermare, confondendo assiemo le relazioni cho esistono fra prezzi e quantità domandate in un istante dato, supposte certe curve di utilità per la moneta e le merci, e le relazioni che esistono fra prezzi e quantità doman-date in un altro istante, quando quelle curve si sono alterate.
Non comprendo come il prof. MOORE, Economie Cycles (New York, Me. Millan, 1914), cap. IV e V, abbia creduto di dover muovere in guerra eontro « la dottrina u aprioristica degli economisti teorici, secondo la qnale tutte lo curve di domanda x sono inclinate negativamente, vale a dire il prezzo diminuisce quando la • quantità aumenta », ed abbia creduto di avere scoperte una nuova » legge di domanda dinamica », secondo la quale il prezzo aumenta o diminuisce con l'au-mentare o diminuire della quantità della merce.
Questa nuova legge del prof. Moore non è che lo spostamento in alto o in basso della curva di domanda, dovuto ad una modificazione dolle curve di utilità delle merci o della moneta. Non i dunque agli economisti teorici, ai quali appunto si deve la distinzione tra espansione e innalzamento (o fra contrazione e abbassamento) della domanda — concetti volgarmente confusi nella espressione equivoca di aumento o diminuzione della domanda — ehe si può muovere il rim-provero di non dietinguere fra condizioni statiche e condizioni dinamiche, bensì proprio a quegli statistici ehe, come ho detto nel § 10, ricercano le relazioni fra prezzi e consumi in una lunga serie cronologica di dati.
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gruppi, facendo l'ipotesi che le cause di variazione agiscano una alla volta (47).
Se i prezzi delle importazioni e delle esportazioni subissero un'eguale variazione (48), ferme restando le quantità, lo sbilancio varierebbe nello stesso senso e nella medesima ragione dei prezzi. Quindi, in via generale, lo sbilancio tende a crescere negli anni di prezzi ascendenti e a diminuire degli anni di prezzi discendenti, per effetto delle varia-zioni dei prezzi.
Confrontando uno dei nostri diagrammi dello sbilancio con un dia-gramma dei prezzi, costrutto sulla serie dei numeri-indici del Necco pel 1881-1912 (49), si osserva che al movimento tendenziale nettamente discendente dei prezzi nel periodo 1873-97 fa riscontro nello sbilancio
(47) Siano per un anno dato:
q„ qt ... q: le quantità di merci importate
p, pi, ... p: i prezxi rispettivi
K kt ... k: le quantità di merci esportate "<i ~b ... ». i prezzi rispettivi,
lo sbilancio è
£ = (?„ p., •+• qt pt + ... ?.- p.- ) — (k, »„ + kt »i + ... k- »: ), (1) che si può porre sotto la foruia
S = q p — k (2)
in cui q e k sono quantità totali di merci importate ed esportate, e p e - tono una media aritmetica ponderata dei loro prezzi rispettivi.
Nell'anno successivo la quantità q sarà qd il prezzo p « p t la quantità k » k ò ii prezzo i n ir fi e lo sbilancio sarà S,—qd.pt— kò.»6.
La variazione dello sbilancio da un anno all'altro sarà quindi
da cui si ricava
S, _ gp . dt — k» . SO
« — qp — k» ' W
« 0 op SO — 1
(48) Pel significato e la misura delle » variazioni » dei prezzi, delle quantità
di merci importate ed esportate, e del loro valore, vedi note 47, 51 e 58.
(49) Cfr. NECCO, La eurva dei pretti delle merci in Italia negli anni 1881-1909
(Torino, Società Tipografico-Editrice Nazionale, 1910) e I pretti delle merci in
Italia nel 1912 (Riforma Sociale, 1914).
L'andamento dei prezzi nel periodo 1871-81 si può desumere anche da qualche serie straniera, ad esempio quella dei Sauerbeck, data la solidarietà nei movi-menti dei prezzi nel commercio internazionale.
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dapprima una fase ascendente, 1873-87, poi una fase discendente, 1887-189G; e che al movimento tendenziale nettamente ascendente dei prezzi nel periodo 1897-1912, inframmezzato dalla depressione 1900-1902, corrisponde uno sbilancio rapidamente crescente con una interruzione