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Come la città di Bologna si inserisce nel contesto illustrato

Sperimentare sul campo:

5.1 Come la città di Bologna si inserisce nel contesto illustrato

La città di Bologna, intesa in questo lavoro principalmente come Comune di Bologna, ma estendibile per alcuni versi anche alla Città Metropolitana di Bologna, è stato assunto come terreno di sperimentazione della metodologia proposta in questo elaborato. Le motivazioni che hanno sostenuto questa scelta sono legati alla storia e alla vita politica della città che presenta:

-una situazione di dibattito costruttivo rispetto ai temi della partecipazione cittadina, sia da lato pubblico che privato e associazionista;

- una condizione di dinamica evoluzione rispetto ai temi dell’open government; - un ambiente particolarmente significativo dal punto di vista dell’educazione e della ricerca rispetto ai temi dell’ICT e degli Open Data.

Per quanto riguarda il primo punto, nella sperimentazione del mio lavoro ho coinvolto Fondazione Innovazione Urbana, una realtà istituzionale che si concretizza nella forma di Laboratorio Urbano, e che dunque si apre sensibilmente alla partecipazione e al dibattito collettivo con i cittadini e altre realtà non legate alla sfera istituzionale. La Fondazione, che nasce ufficialmente nel 2018 ma che rappresenta la prosecuzione e estensione del lavoro svolto per anni dall’Urban Center di Bologna, si occupa ogni anno di progetti diversificati nelle tematiche ma accomunati dall’idea di portare innovazione attraverso una serie di processi collettivi, democratici e partecipati. Tra il 2017 e il 2018, la Fondazione ha organizzato, 280 incontri che hanno visto la partecipazione di circa 7000 cittadini dislocati in tutto il territorio comunale (Fondazione Innovazione Urbana [FIU], 2019). L’esistenza di dinamiche di tipo partecipativo, il cui successo è dimostrato dall’attività della sopra citata Fondazione Innovazione Urbana, è da considerarsi un’opportunità per la sperimentazione di nuove tipologie di processi o metodologie che si basano sulla collaborazione come quella descritta in questa tesi.

Per quanto riguarda il secondo punto, è importante ricordare che la città di Bologna è stata la prima città italiana, e la seconda a livello europeo, a dotarsi di una Rete Civica. Il progetto Iperbole, ora in fase di rinnovamento con un secondo progetto Iperbole 2020, è indicatore di come la PA bolognese sia, per lo meno nel panorama italiano, una realtà già pronta ad aprirsi a progetti che riguarda- no l’uso delle tecnologie e dei paradigmi tecnologici per migliorare la qualità di vita dei cittadini. Oggi la città di Bologna presenta un’agenda digitale ricca di progetti che si basano su una serie di pilastri legati all’integrazione digitale tra le varie comunità di cittadini e la PA, che si rivolgono sia alla costruzione di nuove modalità di interazione, alla digitalizzazione dei processi e al contrasto del divario digitale (Civitella, 2018). Questo insieme di attività si collega ad un’idea

di Open Government in cui la trasparenza e la partecipazione vengono unificati attraverso il meccanismo della collaborazione (Sartori, 2013).

Per quanto riguarda l’ultimo punto è necessaria una riflessione su due fronti: da un lato quello educativo e dall’altro quello delle opportunità professionali.

Profili professionali necessari: Bologna e il capitale umano

La metodologia presenta una natura multidisciplinare da cui deriva la possibilità di aprirsi a diverse figure professionali: tale questione merita un approfondimento legato al contesto in cui si inserisce. La città di Bologna è notoriamente conosciuta per il suo panorama educativo, in particolare a livello universitario: oltre all’Università di degli Studi di Bologna è presente una rete di altre università, istituzioni formative e Corporate Academies che vanno a creare un panorama formativo estremamente ampio. Per quanto riguarda il panorama professionale e di ricerca, Bologna sarà la sede del Big Data Technopole, una struttura unica a livello Europeo dedicata alle attività di ricerca e al calcolo ad alte prestazioni. A ciò si aggiunge l’interesse dal lato pubblico per la questione degli Open Data, il cui ruolo è di rilevante importanza all’interno dell’Agenda Digitale 2016-2020 (Civitella, 2017): la Città di Bologna presenta un portale di Open Data (http://dati.

comune.bologna.it/) che è diffuso ancora in una versione non definitiva (beta)

ma che già presenta oltre 3000 dataset pubblicati in formato aperto. I dati pubblicati provengono sia da processi pubblici, che da processi attivati da altri attori, come per esempio la mappatura dei servizi della zona universitaria prodotta nella cornice del progetto H2020-funded ROCK (Regeneration and Optimization of Cultural heritage in creative and Knowledge cities) la quale è stata prodotta attraverso un processo che ha previsto la partecipazione di ricercatori, studenti e abitanti della zona universitaria. Il portale inoltre presenta una sezione dedicata alla pubblicazione di progetti di visualizzazione prodotti dagli utenti del portale.

In questo contesto la metodologia Urban Data Stories può essere portata avanti da diverse figure professionali, a patto che condividano interesse e attitudine per una visione aperta alle sperimentazioni per quanto riguarda produzione e l’utilizzo dei dati. Tali figure professionali possono essere suddivise seguendo le modalità di suddivisione della metodologia: Urban Data Story Researcher, Urban Data Story Analyst e Urban Data Story Designer. Questa distinzione non deve essere considerata come una distinzione netta, è anche possibile che figure multidisciplinari ricoprano più di un ruolo all’interno dello stesso processo.

Tali figure professionali possono afferire all’area dell’informatica, del design e delle scienze politiche e sociali. Ad oggi possono essere individuati vari corsi di studio in grado di formare figure adatte a lavorare all’interno di questo processo, tra i quali ne riporto alcuni a titolo esemplificativo:

Università degli Studi di Bologna;

- Corso di Laurea Magistrale in “Advanced Design dei Servizi” - Università degli Studi di Bologna;

- Master di in “Data Science” - Bologna Business School;

- Corso di Laurea e Laurea Magistrale in “Informatica” - Università degli Studi di Bologna;

- Master di secondo livello in “Gestione e co-produzione di processi partecipativi, comunità e reti di prossimità” - Università degli Studi di Bologna e Fondazione Innovazione Urbana.

Le figure che compiono percorsi educativi del genere possono anche rappresentare una figura di Student Scientist, con il ruolo di collaboratore affiancato da professionisti in grado di produrre nuova conoscenza.

In sintesi, la mappa mostrata a lato [Fig. 5.1.1] vuole essere una rappresentazione di quali possono essere le figure e istituzioni che collaborano ad un progetto di Servizio Urban Data Stories.

5.2 Tema progettuale: visualizzare il concetto di