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prima classificata: TANIA GIACOMELLO sezione FAVOLE ILLUSTRATE Lucidastella il Galatticante

C’era una volta una principessa…ma quella volta, purtroppo, c’era anche la crisi economica, nel castello giravano pochi soldini e, se vole-va ancora scarpine di cristallo, materassi di piume, vole-vaporosi vestiti di tulle e squadre di topini che portassero la carrozza (il formaggio costa), anche la nostra principessa avrebbe dovuto rimboccarsi le maniche come tutti.

- “Vai a lavorare! Invece di stare tutto il giorno davanti al computer, a comprare stupidaggini online!” aveva urlato la Regina matrigna, buttandola fuori di casa un giorno che il Re era fuori a pescare.

seconda classificata: ROBERTA MASCI sezione FAVOLE ILLUSTRATE

La principessa, allora, triste e addolorata, aveva girato per tutto il reame e alla fine aveva trovato una casetta in periferia, quasi ai mar-gini del bosco, da dividere con sette studenti universitari fuori corso, un po’ bassi di statura, che erano iscritti a mineralogia, e tutti i giorni us-civano di casa con grossi picconi (non sembravano avere troppa fretta di finire gli studi, e infatti avevano già lunghe barbe grigie).

L’affitto era vantaggioso, sì, ma doveva fare lei da sola tutte le faccende, senza nemmeno uccellini e scoiattolini che la aiutassero a stendere i panni.

fabbrica della ex-strega con il suo misero curriculum in mano.

Nel frattempo, una strega mal-vagia, pentita della sua vecchia vita, si era adattata anche lei al momento di crisi economica e aveva investito i guadagni di anni e anni di filtri magici, in-cantesimi e malocchi in una piccola fabbrica di borsette da sera, che però non faceva ancora grandi affari.

La nostra principessa, che non sapeva fare niente di utile e per questo faticava a trovare un lav-oro, dopo aver cercato tanto, alla fine, visto che un pochino sa-peva cucire (anche se fino a quel momento lo aveva fatto solo per passare il tempo), si era rasseg-nata ad un lavoro modesto ed era andata a bussare alla

- “È facile. Ma attenta agli aghi. Se ti pungerai, tutto qui cadrà in un son-no di cento anni, perché arriveranson-no i controlli e mi faranson-no chiudere bottega, e andremo tutti in mezzo ad una strada!” la aveva ammonita la strega-imprenditrice.

Ma la principessa, che oltre a non saper fare niente era anche un po’ presuntuosetta, aveva pensato:

- “Figurati se mi pungo. Ma per chi mi ha preso?” e non prestava molta attenzione a quello che faceva, distraendosi spesso a fantasticare.

I giorni passavano, la principessa cuciva borsette su borsette si sentiva un po’ scoraggiata, perché ricordava i bei tempi in cui le com-prava soltanto. Lavorava tante ore, e non aveva tempo per divertirsi.

Si chiedeva se magari avesse potuto provare a tornare a casa, e magari essere più buona e diligente con la matrigna, ma poi ci ripensava e preferiva rimettersi a lavorare.

- “Quella donna sì che è una strega!” pensava spesso.

Un giorno, dopo che i sette coinquilini avevano organizzato l’ennesima festa e a lei, come al solito, era toccato rimettere tutto in ordine, era andata a lavorare particolarmente stanca e assonnata.

Gli occhi le si chiudevano, e inanellava uno sbadiglio dopo l’altro, continuando a fantasticare di magnifici balli ai quali avrebbe po-tuto sfoggiare quella splendida borsetta di perline che stava cucendo.

Stava giusto pensando a quali scarpine avrebbe potuto abbin-arla, quando, sovrappensiero, una mano le scappò sotto gli aghi della macchina per cucire!

La strega (non ex, perché in quel momento la rabbia l’aveva fatta tornare arcigna e illividita come ai bei tempi andati, quando era davve-ro malvagia) si avventò sulla sua postazione di lavodavve-ro come un fulmine, artigliando lo schienale della sedia della principessa.

- “Stupida oca! Ragazzina viziata che non ascolta mai nessuno! Ti avevo avvertito! Ora saremo tutti nei guai per colpa tua!” e continuava a ur-lare, strattonandola, senza rendersi conto che la principessa non aveva fatto una piega, e si limitava a guardare con aria imbambolata la mani-na, tesa davanti a sé e lievemente scintillante.

- “Wow, allora funzionano! È stato un buon acquisto, altro che perdere tempo davanti al computer, come diceva sempre quell’acidona della matrigna!”.

Perché la principessa, ok, non sapeva fare niente ed era presun-tuosa, ma non era stupida e dopo i primi giorni di lavoro si era resa conto che non avrebbe retto quei ritmi a lungo e che prima o poi si sarebbe distratta, non essendo abituata a faticare così tanto.

La strega si calmò, capì quello che era successo e tutti vissero felici e contenti.

Anche perché la strega, che non se ne intendeva per niente di computer e tecnologie (anni prima il massimo della tecnologia, per lei, era stato comprare il fornello a gas, invece del focolare a legna, per met-tere a cuocere le pozioni nel calderone), aveva proprio bisogno di qual-cuno che si occupasse di queste cose, nella sua azienda.

Perciò assunse la principessa come responsabile amministrativa nella fabbrica, e come prima cosa le fece acquistare una grossa quan-tità di guanti magici per tutte le altre lavoratrici, poi le fece prendere contatto con lo staff del sito www.fatamadrina.com perché diventasse sponsor dei suoi prodotti.

Girovagando sulla rete, aveva trovato per caso, sul sito www.

fatamadrina.com (che aveva un vastissimo assortimento di og-getti magici per principesse in-capaci in difficoltà), dei guanti fatati, trasparentissimi ma fatti di diamante, e quindi pratica-mente invulnerabili, e li aveva subito comprati, anche perchè non aveva nessuna voglia di rovinarsi le manine.

Le borsette della ormai ex-strega divennero molto popolari e vendute in tutti i negozi più lussuosi del reame, e la principessa, con un lavoro meno faticoso e meglio remunerato, salutò i sette coinquilini bassetti e visse più tranquilla in una casetta tutta per lei (finché poi non arrivò il principe e le chiese di andare a convivere, ma questa è un’altra storia).

FINE

terza classificata: NADIA CECCARELLI sezione FAVOLE ILLUSTRATE

A Ronchiolino, minuscolo paese dell’Appennino Luggiano, talmente minuscolo che google maps lo sta ancora cercando, esisteva un albero insolitamente alto e svettante su tutti gli altri: sovrastava cipressi, abeti, e persino il baobab gigante che il farmacista aveva portato con sé al ritorno di uno dei suoi viaggi esotici. L’ albero spilungone si trovava nel chiostro del convento e la sua altezza sovrastava quella del campanile della chiesa dove ogni domenica si rac-coglievano a pregare i ronchiolini. Tutti erano abitu-ati a quella stramberia della natura e ne erano parti-colarmente affezionati, anche se non faceva ombra e non produceva frutti era considerato un grande tal-ismano portafortuna, e per la sua vicinanza al cielo, una presenza tangibile della benevolenza divina.

I ronchiolini formavano una comunità tranquilla e particolarmente laboriosa, le famiglie vivevano in graziose casette con orticello annesso, i bambini

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