Capitolo 2 Il “nuovo” IFRS
2.3 IFRS 9 Financial Instrument »
2.3.1 Classificazione e valutazione »
2.3.3 Impairment test 2.3.4 Hedge accounting 2.4 Osservazioni critiche
Il “nuovo” IFRS 9
30 2.1 Criticità legate allo IAS 39
Tra i vari principi contabili internazionali lo IAS 39 è sicuramente quello che presenta più difficoltà e complessità di carattere applicativo. Durante la crisi finanziaria degli ultimi anni lo IAS 39 è stato considerato “colpevole” per alcuni esperti, non tanto di aver causato la crisi, ma di averla alimentata attraverso il forte utilizzo del fair value. Le turbolenze dei marcati finanziari hanno, infatti, fatto emergere debolezze nella prassi di valutazione e diffusione delle informazioni in modo particolare laddove i valori espressi dal mercato fossero non significativi ovvero non rappresentativi dei reali valori economici sottostanti: da qui nasce la consapevolezza di dover migliorare le linee guida contabili per la valutazione degli strumenti finanziari. L’intervento è stato necessario per permettere all’entità di valutare gli strumenti finanziari con un criterio diverso qualora il fair value non fosse reale.
Alla luce di tutto ciò alcuni organismi contabili internazionali hanno chiesto allo IASB di introdurre talune misure a sostegno delle imprese; in risposta a tali richieste il Board ha adottato varie modifiche tra le quali:
- consentire, in presenza di rare circostanze,1 la riclassificazione delle attività
finanziarie, che non sono più detenute allo scopo di vendita nel breve periodo, e quindi iscritte nella categoria held for trading o available for sale, a una delle categorie che prevedevano la detenzione più lunga dello strumento, quali held to maturity o loans and
receivables. In tal modo le attività non venivano più valutate al fair value, ma bensì al
costo ammortizzato. Questo aspetto dell’emendamento è stato fortemente appoggiato
dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group);2
- fornire nuove modalità di individuazione del fair value degli strumenti finanziari in quanto, in periodi di mercati inattivi, il valore del fair value non è reale e attendibile. Le nuove modalità introdotte prevedevano l’individuazione di tecniche di valutazione che utilizzavano parametri osservabili sul mercato e altri aggiustamenti in modo da tenere in
1Nel regolamento in esame non vi è una vera e propria definizione di ciò che debba intendersi per “rare
circostanze”; nelle basis for conclusion si evidenzia che sono quelle situazioni che derivano da un evento inusuale e che difficilmente si può ripresentare nel breve periodo. In un comunicato stampa del 13 ottobre 2008 lo IASB ha sostenuto che l’attuale crisi dei mercati finanziari è qualificabile come rara circostanza.
2
Organo strettamente tecnico composto da un consiglio di sorveglianza di 24 membri rappresentati diversi organismi europei, che nominano i componenti del TEG (Technical Expert Gruop), veri e propri esperti contabili. L’EFRAG coadiuva l’ARC (Accounting Regulatory Committee, comitato di natura politica di regolamentazione contabile composto da rappresentanti degli Stati membri e presieduto dalla Commissione dell’Unione Europea) nel prendere decisioni in materie contabili.
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considerazione i rischi di liquidità e di credito. Il fair value, quindi, è certamente il prezzo di mercato degli strumenti finanziari, ma è anche il valore equo che deriva da normali e ordinate negoziazioni di mercato, per cui non è da considerarsi il valore equo derivante da negoziazioni in condizioni di liquidazione forzata o di particolare stress degli operatori, né tanto meno quando il mercato dei singoli strumenti è illiquido o inattivo;
- dare delle informazioni precise, puntuali e trasparenti sulle modalità di stima del fair
value.
Le suddette modifiche allo IAS 39 sono entrate in vigore con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea n. 275 del 16 ottobre 2008 del Regolamento CE n. 1004/2008 della Commissione Europea. In questo modo lo IASB ha risollevato i bilanci delle società europee ed evitato che la situazione di blocco dei mercati finanziari inquinasse negativamente la situazione patrimoniale - finanziaria delle stesse, al fine di contribuire a ridare fiducia agli operatori finanziari.
Tali modifiche vanno, inoltre, percepite come un avvicinamento alle posizioni del
Financial Accounting Standards Board (acronimo FASB) statunitense che, già in
determinate circostanze, prevedeva queste possibilità: in questo modo i bilanci europei e quelli americani sono stati riallineati nella medesima posizione valutativa degli strumenti finanziari.
Nonostante questi interventi correttivi, alcune disposizioni dello IAS 39 risultavano ancora problematiche e poco chiare. Le critiche mosse contro questo
standard riguardano la difficoltà riscontrata dagli utilizzatori, sia per quanto riguarda la
comprensione delle regole, sia per quanto riguarda l’applicazione pratica delle stesse. In particolare, le maggiori difficoltà sono state rilevate nei seguenti ambiti:
classificazione e rilevazione iniziale degli strumenti finanziari;
fair value;
eliminazione contabile;
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Classificazione e rilevazione iniziale degli strumenti finanziari
Uno degli aspetti che ha creato delle discussioni tra i membri dello IASB è
l’inserimento di “scelte” nei principi contabili internazionali.3
Alcuni membri sostengono infatti che aumentare il numero di opzioni di scelta in riferimento agli strumenti finanziari costituisca una cattiva politica in quanto si creano differenze rilevanti tra le entità che scelgono un’opzione e quelle che ne scelgono un’altra. Tutto questo si traduce in una mancanza di comparabilità che inciderà negativamente sulla capacità degli utilizzatori del bilancio di prendere decisioni economiche equilibrate. La comparabilità è un elemento fondamentale dei principi contabili internazionali, che fu sottolineato anche dall’Unione Europea nella prima approvazione degli IAS: le informazioni presentate dalle società devono essere fra loro in armonia in modo da ottenere un alto grado di trasparenza e comparabilità dei financial statement ed un efficiente funzionamento del mercato finanziario comunitario e del mercato interno. Rientra in questa problematica la possibilità di avere quattro categorie in cui classificare le attività finanziarie che comportano una profonda complessità interpretativa, oltre a differenti modelli valutativi.
Fair value
Nel corso degli anni lo IASB si è trovato più volte ad affrontare il problema della valutazione al fair value degli strumenti finanziari.
Uno dei fondamenti degli IAS/IFRS è l’attendibilità dell’informazione che viene data agli utilizzatori del bilancio e in particolar modo il principio della prevalenza della sostanza sulla forma. Se l’informazione deve rappresentare fedelmente le operazioni, è necessario che gli eventi siano rilevati e rappresentati in conformità alla loro sostanza e realtà economica e non solamente secondo la loro forma legale. È proprio tale prevalenza della sostanza economica della transazione che può condizionare in modo rilevante le grandezze che caratterizzano la consistenza patrimoniale dell’azienda e le sue performance. Da questa possibilità di condizionare i risultati economici, già nel 2004, si iniziarono a formare i primi dubbi in merito alla valutazione degli strumenti finanziari al fair value: infatti, le entità avrebbero potuto applicare l’opzione del fair
value anche alle attività o passività finanziarie il cui fair value non era calcolabile in
modo attendibile, con la conseguenza che la valutazione di tali attività e passività finanziarie presentasse un certo grado di soggettività che avrebbe portato alla
3 In particolar modo condivideva questo pensiero il Signor Cope, membro dello IASB ed esperto in
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possibilità per l’entità di determinare questo valore in modo da influenzare l’utile in relazione alle politiche di bilancio che si volevano far emergere.
Questo problema di soggettività è stato sollevato anche dai revisori contabili: le assunzioni usate per le valutazioni al fair value sono simili alle ipotesi per il calcolo di altre stime contabili. Di conseguenza i revisori, quindi, oltre alla verifica della correttezza del metodo di calcolo utilizzato, devono verificare anche la significatività dei parametri e la ragionevolezza delle assunzioni utilizzate. Tali valutazioni richiedono la conoscenza di informazioni gestionali, difficili da ottenere e da verificare, oltre a delle conoscenze specifiche, per le quali il revisore può richiedere l’intervento di specialisti.
Eliminazione contabile
Alcuni membri dello IASB avevano espresso il loro dissenso per quella parte del principio contabile che prevede che debba essere rilevata una passività per il corrispettivo ricevuto nella misura del coinvolgimento residuo di un’entità in un’attività. A loro parere le attività e le passività che vengono rilevate dopo l’eliminazione
contabile non soddisfano la vera definizione di attività e passività finanziaria.4 Inoltre
questo fa si che entità che hanno identici diritti e obblighi contrattuali, li contabilizzano in modo diverso a seconda che abbiano posseduto o meno l’attività finanziaria che viene trasferita.
Un ulteriore problema relativo all’eliminazione contabile è legato alla possibilità che viene data a coloro che per la prima volta utilizzano i principi contabili internazionali: a questi soggetti, infatti, è data facoltà di procedere all’eliminazione di attività o passività finanziarie, solo in visione prospettica e non con validità retroattiva. In questo modo le entità potrebbero, in passato, aver eliminato delle attività finanziarie che secondo lo IAS 39 non dovevano essere eliminate.
Riduzioni di valore ed irrecuperabilità di attività finanziarie
Anche per quanto riguarda quest’ultima problematica relativa allo IAS 39, il dissenso è legato ad un trattamento contabile diverso in situazioni identiche: infatti, un’attività che è stata valutata individualmente come un’attività che non ha subito riduzioni di valore, non deve essere inclusa in un portafoglio di attività simili per un’ulteriore valutazione per riduzione di valore del portafoglio. In altre parole, se per
4 In particolar modo condivideva questo pensiero il signor Leisenring, membro dello IASB di origine
americana che prima di far parte di questo organismo europeo aveva per lungo tempo ricoperto la carica di presidente del FASB.
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un’attività è stato provato che non sussistono variazioni di valore, questa non deve essere analizzata nuovamente all’interno del portafoglio di cui fa parte e, di conseguenza, il suo trattamento contabile deve essere separato rispetto alle altre attività finanziarie simili.
Inoltre, in riferimento alla riduzione di valore per i titoli classificati come disponibili per la vendita, il principio prevede che tali perdite debbano essere rilevate nell’utile d’esercizio nel caso in cui vi sia un’obiettiva evidenza che l’attività abbia
subito una riduzione di valore.5
Spetta, quindi, alla direzione aziendale stabilire se una variazione del fair value rappresenti una riduzione di valore (da rilevare nell’utile/perdita d’esercizio) oppure sia un altro decremento di valore (da rilevare direttamente in Patrimonio Netto). Questo comporta un certo grado di soggettività che influenza inevitabilmente la comparabilità dei bilanci della stessa entità nel tempo, ma anche il confronto con i bilanci di altre entità, oltre a dare all’entità stessa la possibilità di far aumentare e diminuire il risultato economico.
Una soluzione a tale problematica è stata individuata dal signor McGregor: 6 per
far si che tutte le variazioni di valore siano trattate allo stesso modo, indipendentemente dalle cause che le hanno create, è necessario che tutte le variazioni del fair value inferiori al costo siano rilevate nell’utile/perdita d’esercizio come riduzioni e ripristini di valore e che tutte le variazioni di valore superiori al costo siano rilevate, invece, nel Patrimonio Netto. In tal modo non vi è più nessuna traccia di soggettività, dato che non vi è distinzione tra perdita per riduzione di valore e altri decrementi di valore.
2.2 Verso il “nuovo” IFRS 9: il progetto di sostituzione dello IAS 39
Verso la fine del 2008, i molti dissesti del marcato statunitense hanno fatto si che la crisi finanziaria si propagasse al livello mondiale. Come in precedenza indicato, le regole contabili, e in primo luogo il diffuso utilizzo del fair value, quale valore di riferimento per la valutazione degli strumenti finanziari, hanno contribuito all’aggravamento di tale crisi economico-finanziaria. Le incessanti critiche promosse
5 Inoltre questa parte del principio contabile è stata anche criticata per non aver spiegato con precisione il
significato del termine “obiettiva evidenza” di perdita di valore, ma di essersi limitato a fornire una serie di esempi di eventi che la possano causare, senza emettere un’interpretazione vera e proprio.
6
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hanno reso inevitabile un’azione di rivisitazione del principio contabile internazionale di riferimento, lo IAS 39.
E’ da qui che parte il “tormentato” e discusso processo che lo IASB ha messo in atto per arrivare all’emanazione dell’IFRS 9.
In realtà, già dal 2005 lo IASB e il FASB iniziarono un percorso di discussione e riflessione con l’obiettivo di semplificare le informazioni degli strumenti finanziari. Tale percorso terminò nel marzo del 2008 con la pubblicazione di un discussion paper
dal titolo Reducing Complexity in Reporting Financial Instruments.7
L’impulso principale però rimane la crisi finanziaria del 2008: il G20 e altri organi contabili internazionali spinsero per accelerare la sostituzione dello IAS 39. Fu così che ebbe inizio il progetto dello IASB, volto ad eliminare quelle “distorsioni” contabili che tanto hanno contribuito agli effetti negativi della crisi, nel mese di novembre del 2008 ed esattamente il mese successivo anche il FASB ha aggiunto il progetto nella propria agenda.
Tale progetto di integrale sostituzione dello standard in esame si è suddiviso in tre fasi: Fase 1: Classification and measurement
Nel luglio del 2009 viene pubblicato il primo Exposure Draft che spiegava le modalità di classificazione e di valutazione degli strumenti finanziari e che, nel novembre 2009, divenne il primo capitolo del nuovo principio contabile. Inizialmente regolamentava esclusivamente le attività finanziarie e prevedeva che esse venissero classificate, in base al business model della società che le possiede e considerando i flussi finanziari di queste attività, in una delle seguenti categorie:
- attività finanziarie valutate al costo ammortizzato;
- attività finanziarie valutate al fair value rilevato in Conto Economico (FVTPL);
- attività finanziarie valutate al fair value rilevato nell’Other Comprehensive Income (FVTOCI).
La categoria FVTPL è la categoria nella quale iscrivere tutte le attività finanziarie che non sono rilevate nella categoria del costo ammortizzato o nella categoria FVTOCI in conseguenza del business model adottato dall’impresa. Inoltre, l’IFRS 9 richiede che un contratto ibrido (che contenga cioè un derivato incorporato) venga classificato nella categoria FVTPL.
7 Del Prete C., L’IFRS 9 – Financial instruments, in Rutigliano M. (a cura di), “Il bilancio della banca e
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Una volta determinata la corretta classificazione, questa si applica alle attività finanziarie retrospettivamente (indipendentemente dal modello di business adottato nel
reporting del periodo precedente). Il nuovo standard non si applica agli items che sono
già stati eliminati contabilmente alla data di applicazione iniziale.8
La regolamentazione delle passività finanziarie, invece, venne introdotta circa un anno dopo e prevedeva che queste dovessero essere classificate e misurate al costo ammortizzato utilizzando il metodo del tasso d’interesse effettivo. A tale classificazione fanno eccezione i derivati e le passività finanziarie valutate a FVTPL, passività derivanti da trasferimenti di attività non eliminabili contabilmente e contratti di garanzia finanziaria.
Nel 2011, lo IASB ha deciso di apportare ulteriori modifiche all’IRFS 9 e il 28 novembre 2012 ha emanato un nuovo Exposure Draft dal titolo Classification and
measurement: Limited Amendments to IFRS 9. In merito a quest’ultima modifica,
l’EFRAG ha dichiarato quanto segue: “EFRAG belivives that the Exposure Draft fails
to cleary identifythe business model underlyinig measurement at fair value through other comprehensive income”.9
L’Unione Europea, però, ha deciso di non omologare il primo gruppo di modifiche apportate allo IAS 39. Le motivazioni che hanno portato ad una scelta in tal senso sono essenzialmente due:
• la prima riguarda la preoccupazione che i limiti della valutazione al fair value non siano stati superati, in quanto si ritiene ci sia stato una riduzione, ma bensì un aumento dell’utilizzo di tale metodologia di valutazione, soprattutto in merito alle attività finanziarie per le quali l’IFRS 9 prevede la necessità di adottare criteri stringenti per la valutazione al costo ammortizzato e per tali attività consente anche di esercitare la fair
value option;
• la seconda motivazione è stata sollevata a causa delle preoccupazioni che riguardano la lunga fase di modifica, la quale ha subito posticipazioni per il termine per il completo passaggio, comportando in tal modo la mancanza di comunicazioni comparabili per un lungo arco temporale.
8 Ballarin F., Transizione al nuovo IFRS 9: effetti ed esempi pratici, in Bianchi S., “Principi contabili
internazionali”, Wolters Kluwer Italia.
9
Maffei M., Manes Rossi F., Tuccillo D., Strumenti finanziari, In Potito L. (a cura di), “Il bilancio secondo i principi contabili internazionali IAS/IFRS – Regole e applicazioni”, Torino, G. Giappichelli Editore, 2010, p. 246.
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Fase 2: Impairment methodology
Questa seconda fase è iniziata parallelamente alla prima fase e tratta della modifica delle modalità di impairment. Nel giugno del 2009 il Board pubblicò un Request for
information sulla possibilità di inserire un modello di valutazione basato sulle perdite
prevedibili di valore per misurare il valore delle attività finanziarie. Il risultato fu l’emanazione, dopo pochi mesi, dell’Exposure draft intitolato Financial Instruments:
Amortised Cost and Impairment.
Per modificare questa parte del principio, il Board chiese l’aiuto di un gruppo di esperti del credito e dei rischi ad esso legati, in modo da far sorgere una discussione sull’approccio della valutazione per flussi di cassa attesi. Lo scopo è quello di rivedere e, di conseguenza, migliorare la definizione di "costo ammortizzato", la trasparenza degli accantonamenti delle perdite su crediti e l'informativa sulla qualità creditizia sia delle attività finanziarie che dei crediti commerciali.
Con il nuovo approccio la rilevazione iniziale di un'attività finanziaria viene calcolata in base al valore attuale dei relativi futuri flussi di cassa attesi, determinato con il metodo del tasso di interesse effettivo e tenendo in considerazione le prevedibili perdite future: in questo modo, già dall'inizio si prendono in considerazione le possibili perdite future lungo tutta la vita dello strumento. Ad ogni successiva valutazione si procederà a rinnovare la stima dei flussi di cassa futuri e ogni variazione del valore contabile dovrà essere poi imputata a Conto Economico.
Questo metodo, però, è stato oggetto di numerose critiche, soprattutto in merito alla complessità operativa ed ai costi d’implementazione che le entità avrebbero dovuto sostenere qualora fosse stato adottato. Inoltre, comprendere le perdite attese all’interno del tasso d’interesse effettivo riduce la trasparenza e le informazioni a disposizione degli utenti dei bilanci.
In seguito a queste molteplici critiche, nel gennaio 2011 il Board ha deciso di emanare un documento supplementare, il Financial Instrument: Impairment.
Questo documento ha come obiettivo il raggiungimento di un unico modello di
impairment per tutte le attività finanziarie, partendo dalla proposta di una disciplina
specifica per le attività gestite in portafogli aperti, al fine di raccogliere i relativi commenti ed avere a disposizione un maggior numero d’informazioni. A tal fine, lo IASB propone la suddivisione delle attività finanziarie in due gruppi a cui corrisponde un diverso momento di riconoscimento delle perdite attese, infatti:
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- per il primo gruppo vengono riconosciute le perdite attese durante un periodo di tempo;
- per il secondo gruppo vengono riconosciute immediatamente tutte le perdite attese nel corso della vita residua dello strumento.
Nel maggio 2011 lo IASB e il FASB hanno cercato di sviluppare assieme un possibile modello comune di impairment, denominato three-bucket model. Tale modello prevedeva, in relazione al deterioramento della qualità del credito degli strumenti finanziari, il riconoscimento di un differente ammontare di perdite di credito attese. Tuttavia, nell’agosto 2012 si è interrotto questo percorso comune per il raggiungimento di un unico modello di impairment per IASB e FASB: il FASB ha, infatti, iniziato a progettare un modello alternativo completamente differente dal three-bucket model, lo IASB, invece, ha deciso di proseguire la strada iniziata con il three-bucket model. Nel marzo 2013 il Board ha ritenuto opportuno emanare una seconda Exposure Draft intitolata Financial Instrument: Expected Credit Loss la quale propone un modello
simile al three-bucket, ma con alcune semplificazioni.10
Fase 3: Hedge accounting
Nel 2012 lo IASB ha pubblicato una proposta di nuove regole di contabilizzazione delle operazioni di copertura finanziaria dei rischi. Lo scopo è quello di semplificare e rendere più comprensibile la contabilità degli strumenti di copertura introducendo un'unica modalità di contabilizzazione, per tutte le coperture, basata sul cash flow
hedging. Le nuove regole, quindi, sono finalizzate ad allineare gli aspetti contabili delle