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Clero di Min nelle iscrizioni dello Wadi Hammamat e ritualità effettuata

Nonostante le testimonianze provenienti dalle cave situate lungo la Valle del Nilo attestino prevalentemente la direzione di spedizioni di carattere minerario da parte di cariche civili, come ad esempio il “supervisore ai lavori”273, per quanto riguarda lo Wadi Hammamat possiamo constatare in talune occasioni una diversa situazione. Come è ovvio il panorama organizzativo proprio di queste imprese nel deserto non rimase costante nei vari periodi della storia egiziana, così come si diversificò il numero dei partecipanti alle varie spedizioni. Si può notare però, nel corso delle epoche attestate dalle iscrizioni, un generale aumento nella presenza di esponenti del clero egiziano che culminerà nel Nuovo Regno con la loro diretta direzione dell’impresa in alcuni casi che saranno mostrati.

Scopo di questo capitolo è l’analisi della presenza del clero di Min nelle iscrizioni al fine di presentare ipotesi sul loro ruolo all’interno del corpo di spedizione. Tali ipotesi non possono che riguardare, in parte, la funzione di carattere più generale attribuibile a sacerdoti e scribi che prendono parte a missioni nel deserto.

A proposito del ruolo che appartenenti a istituzioni religiose assumono conviene forse, per maggiore praticità espositiva, distinguere tra un ruolo di natura più laica, legato a competenze acquisite dai sacerdoti sulla base del loro accesso a determinate conoscenze, e uno invece maggiormente legato all’aspetto cultuale, comunque basato su specifiche competenze ottenute attraverso il servizio prestato nei confronti della divinità.

Date le dure condizioni del viaggio e l’alta mortalità che contraddistingueva le missioni nel deserto possiamo supporre che una probabile funzione di membri del clero presenti potesse essere stata quello di fornire aiuto medico274. Tale compito appare assolutamente giustificabile, in virtù della vasta gamma di conoscenze di varia natura che trovavano presso le istituzioni templari un punto di raccolta e preservazione.

Il capitolo procederà mediante la traduzione e l’analisi delle iscrizioni nello Wadi Hammamat in cui è presente il clero del dio Min o dove si presume che ci siano

273 HIKADE 2006, 163, dove esempi del Nuovo Regno vengono riportati 274 HIKADE 2006, 161

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ragioni per crederlo. Esse saranno analizzate in ordine cronologico e nel corso del capitolo si cercherà di aggiungere ipotesi e risultati per quanto riguarda la funzione di personale religioso, quando presente, nei vari corpi di spedizione.

Nella seconda parte del capitolo ci si focalizzerà sulla ritualità mostrata in alcune delle iscrizioni tradotte, in particolare quella presente in CM12, da cui si partirà, ricollegando anche quest’ultima area di azione ad una delle funzioni che motiva la presenza di clero egiziano sul luogo.

G41275: la breve iscrizione si compone di 3 linee verticali costituite da geroglifici di dimensioni piuttosto ridotte. L’iscrizione era già stata notata da Couyat e Montet e riportata nel loro testo con il numero 244276 ma Goyon ha integrato la lacuna, presentata come tale nel testo dei due studiosi francesi. L’iscrizione viene assegnata da Goyon all’Antico Regno sebbene si specifichi che potrebbe appartenere anche ad

un periodo più recente:

“ḥry (n) tm sḥnwt ḥ3ty-‛ jmj-r Ḥw.t-nṯr Ḥr Mnw ḥ3ty-‛ jmj-r Ḥw.t-nṯr Ddj”.

Il primo si tratta di un titolo piuttosto oscuro, già riconosciuto agli inizi dello scorso secolo quando si era proposta la lettura, mostrata in trascrizione, dell’elemento tm277. Il titolo viene allora generalmente tradotto come “signore del tm”278 . Pur essendo frequentemente attestato questa carica rimane piuttosto enigmatica, poiché perdura incertezza riguardo alla traduzione esatta del termine “tm”. Essendo stato ritrovato in connessione con altri titoli riguardanti la sicurezza e il lavoro, lo possiamo interpretare come il principale ufficiale responsabile del luogo dove i coscritti per i lavori dello stato venivano arruolati279.

Ugualmente problematico è il rapporto che questo titolo ha con il termine “sḥnw.t”, la struttura tipicamente associata al dio Min o ad Amun.

275 GOYON 1957, 69 276 MONTET 1912, 114 277 SCHAFER 1902, 96

278 QUIRKE 1986, 121; QUIRKE 2004, 95 279 QUIRKE 2004, 95

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Possiamo interpretare “ḥ3ty-‛ ” come “nomarca” o “principe locale”. L’uomo è anche “supervisore del tempio di Min-Horus”.

Il titolo di questo importante uomo era già stato individuato da Gauthier280, nel suo studio riguardante il clero del dio Min. Esso viene inserito tra i ranghi del “clero superiore”. Più recentemente si è collegato questo titolo alla figura del sindaco della città che ospitava l’istituzione templare in questione. Si configurerebbe quindi, nonostante la traduzione della carica, come un titolo con poco a che fare con la sfera religiosa. I papiri da Lahun mostrano come, effettivamente, il sindaco locale si occupasse dell’andamento efficiente del tempio presente281.

Bisogna senza dubbio tener conto, a questo proposito, del diffuso fenomeno della sovrapposizione di cariche che complica notevolmente le cose per la mentalità dello studioso moderno.

Se la datazione dell’Antico Regno fosse accertata ci troveremmo di fronte alla più antica carica sacerdotale legata al dio Min attestata nello Wadi Hammamat.

CM152282: questa iscrizione è la prima di 3 che menzionano un personaggio con titoli laici e religiosi molto importanti. Le 3 iscrizioni saranno affrontate a causa delle divergenze di traduzione da parte degli studiosi, che hanno portato, alcuni di essi, a interpretare il protagonista di queste iscrizioni come un sacerdote del dio Min. Tra queste la CM152 è l’unica che riporta all’interno della datazione un’indicazione relativa all’anno.

, “h3.t-sp 1283 3bd284 3 n šmw hrw 2”, “Anno 1, 3° mese della stagione Shemu, giorno 2”. Nessun faraone viene menzionato in questa come nelle altre iscrizioni. Tale fatto è probabilmente legato al periodo cui vengono datate le iscrizioni, sul quale saranno fatte considerazioni una volta presentate tutte e 3. La mancata menzione del faraone, cui di solito si fa riferimento nella datazione, potrebbe anche essere legata alla natura di questa missione nel deserto. L’iscrizione

280 GAUTHIER 1931, 29 281 QUIRKE 2004, 121 282 MONTET 1912, 92

283 Nel corpo del testo mostro la ricostruzione di Montet; GOEDICKE 1990, 70, descrive la porzione

di testo di difficile lettura come non rappresentante alcun numerale; SCHENKEL 1965, 32, interpreta questo punto con l’aggettivo “tpj”, “primo”.

284 Nelle iscrizioni come riportate da Montet l’ideogramma con il significato di mese viene

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descrive infatti una spedizione privata comandata da Idi, che viene descritto come

, “smr w‛.t jmj-r k3.w”, “amico unico (del faraone), preposto al bestiame”.

Egli si trova nel deserto:

,

“r sh3.t jnr n jt-nṯr mry nṯr rp‛ ḥ3ty-‛ ẖry-ḥb smr w‛.t jmj r šm‛w jmj-r ḥm-nṯr Mnw285

-Ṯa-wt-iqr”, “per portare pietra al padre divino, amato del dio, nobile ereditario,

nomarca, sacerdote lettore, amico unico, supervisore dell’Alto Egitto, supervisore del clero, Min-TchA-ut-iqr286”.

Min-TchA-ut-iqr dispone di un gran numero di cariche di interesse sia laico che religioso. Di maggior rilievo per questo studio è il suo essere un “supervisore del clero.

Da un punto di vista strettamente gerarchico questa carica potrebbe aver identificato un sacerdote (“ḥm-nṯr”) che in virtù della sua anzianità, e quindi della sua esperienza, era posto a capo degli altri semplici sacerdoti287. Quest’ultimi si occupavano delle

offerte quotidiane presentate alla divinità e questa funzione conferiva loro un certo potere economico, in quanto gestivano una parte del gran numero di beni, alimentari e non, che facevano il loro ingresso nell’area templare288. Ne conseguirebbe allora un

ancor maggiore controllo economico da parte del loro supervisore. Non bisogna nemmeno scordare il profondo impatto che avevano le istituzioni templari sulla sfera economica dell’Antico Egitto, forte e presente in tutte le epoche.

Una lettura alternativa a quella di Farout è presentata da Schenkel289e da MacFarlane290, che interpretano l’elemento Mnw nell’iscrizione come parte del titolo “sacerdote sm3ty di Min”.

Questa carica è fortemente attestata in tutti i periodi della storia egiziana in relazione al dio Min, ma esistono anche esempi propri di altre divinità. Il titolo fa la sua

285 Si noti che Montet riporta nella propria resa del testo geroglifico il chiavistello con valore

fonetico “s” al posto del geroglifico che funge da ideogramma per “Mnw”

286 Per la lettura di questo nome rimando allo studio di FAROUT 1994, 159 287 GAUTHIER 1931, 21

288 TEETER 2011, 25 289 SCHENKEL 1965, 32 290 MACFARLANE 1995, 90

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comparsa già nel corso delle prime Dinastie e sembra essere inizialmente legato alla persona del faraone. Si configurerebbe quindi come una sorta di “maggiordomo “ e spesso la carica era assegnata a membri della famiglia stessa del sovrano. Successivamente questa funzione inizia a trovarsi in relazione con alcune divinità, tra cui Min in modo particolare291. Quest’ultimo dato potrebbe ricollegarsi all’estrema antichità del dio, tra le prime divinità ad essere attestate con sicurezza nel variegato panorama religioso egiziano.

Questo titolo appare in relazione con il dio per la prima volta nel corso della IV Dinastia, presso la capitale. A causa dell’alto rango dei detentori di questo titolo, esso doveva rappresentare una delle cariche più importanti nel culto di Min292.

Lo “sm3ty” era dunque il responsabile della vestizione della statua della divinità, così come di quella regale nei templi mortuari legati ai singoli faraoni293.

La lettura di MacFarlane è comunque da ritenersi errata, essendo l’elemento “Mnw”, senza ombra di dubbio, parte del nome proprio del nomarca e non essendo individuabile il segno per l’elemento “sm3ty”. La figura del nomarca non mostrerebbe quindi alcuna connessione con il clero del dio oggetto di questo studio. Nonostante questo si è scelto di presentare ugualmente l’ipotesi dell’autrice, che ha fornito l’occasione di esplorare brevemente un’importante carica legata anche al dio Min.

La parte terminante dell’iscrizione fornisce alcune informazioni utili all’identificazione di caratteristiche proprie di questa spedizione:

, “sh3-n-j jn-f jnr 2 mḥ 12 m sj 200 jw jn-n(-j) k3 2 ‛3 50 ‛ḏ 5”, “io portai a lui 2 blocchi da 12 cubiti con 200 uomini, portai anche 2 buoi, 50 asini e 5 brocche colme di grasso”.

291 GAUTHIER 1931, 39/50 292 MACFARLANE 1995, 204 293 SPENCER 2010, 257

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CM149294: questa è la seconda iscrizione a menzionare Min-TchA-ut-iqr. La

datazione non menziona l’anno ma consiste unicamente di , “3bd295 4 šmw hrw 3”, “4° mese della stagione Shemu, giorno 3”.

Ancora una volta i 2 protagonisti di questa iscrizione sono Idi e Min-ṮchA-ut-iqr, ma mentre per quest’ultimo le cariche ripetute sono le stesse dell’iscrizione precedente

di Idi si dice, in aggiunta, che è

“ḫtm bjtj sḥḏ ḥm-nṯr ḥrj sšt3

n ḫtm nṯr”, “portatore del sigillo regale, ispettore del clero, preposto ai segreti del

Cancelliere del dio”.

La carica di “sacerdote preposto ai segreti” era molto diffusa e attestata anche nel clero del dio Min296. In una società complessa e stratificata come quella egiziana la distribuzione di conoscenza rispecchia un similare grado di complessità297. Tra i “segreti” menzionati doveva anche essere inclusa la sapienza appartenente alle diverse categorie di professionisti appartenenti a discipline disparate298. Durante la IV Dinastia quasi tutti i detentori di questo titolo appartenevano alla famiglia regale e nella V Dinastia la carica è legata a quei “settori” che si occupano della cura e della celebrazione del sovrano299. Nella maggior parte dei casi, come in questo che affronto ora, l’elemento “ḥrj sšt3” non compare da solo ma si qualifica come la prima parte di titoli più complessi, indicando lo stato privilegiato di chi lo possiede300.

In questo caso possiamo presumere che si tratti di una persona molto vicina alla persona del Cancelliere del Dio, di cui probabilmente era un uomo di estrema fiducia. Quest’ultima carica menzionata è molto nota ed è legata sia a contesti religiosi, come le cerimonie funerarie, che alle spedizioni inviate dal sovrano oltre i confini dell’Egitto301. Rispetto a quest’ultimo punto sembra che il titolo sia principalmente

connesso con l’organizzazione delle missioni e con il reperimento di prodotti di

294 MONTET 1912, 91

295 Qui interpreto nuovamente errata la trascrizione del geroglifico rappresentante il fonema “r” e

lo interpreto come traslitterato nel corpo del testo

296 GAUTHIER 1931, 28 297 BAINES 1990, 6 298 WALLE 2018, 122 299 NUZZOLO 2007, 5 300 ESPINEL 2016, 108 301 SAUNERON 1951, 18

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natura esotica302. Una carica come quella di “preposto ai segreti” legata alla figura

del Cancelliere del dio potrebbe non aver avuto nulla a che vedere con incombenze di carattere prettamente religioso ma qualificarsi come un individuo che disponeva di conoscenze utili all’organizzazione di spedizioni e al reperimento di materie prime esotiche.

Anche in questa occasione vengono portati due blocchi di pietra al nomarca, rispettivamente di 10 cubiti di lunghezza e 3 di larghezza.

La carica “sḥḏ ḥm-nṯr” è attestata sia per il clero di Min che per quello di altre divinità, come Amun per esempio, ma è anche presente tra i ranghi dei sacerdoti impiegati presso le piramidi dell’Antico Regno303 e i loro templi304.

CM147305: l’ultima iscrizione che menziona Min-ṮchA-ut-iqr riporta ancora una

volta le stesse cariche per quest’uomo. A differenza di Idi però in questa iscrizione l’incaricato di consegnare i blocchi di pietra è un altro uomo, Meri, fatto che comporta incertezza per quanto riguarda il numero delle spedizioni inviate. La CM147 mostra infatti una datazione identica all’iscrizione precedente, pur nominando un capo spedizione del tutto diverso:

“jw.t ḫtm bjtj s3b r Nḫn Smsw h3y.t mr jmj-r wḏ.wt nb.t

n.t ẖnw Hqq rn-f nfr Mry”, dove traduco “il ritorno del portatore del sigillo regale, dignitario, voce di Nekhen, magistrato, che è acceduto alla carica di supervisore di ogni ordine della Residenza Heqeq, dal bel nome di Meri”.

Anche in questa occasione il risultato della spedizione è il reperimento di due blocchi di pietra, di cui non si specifica alcuna misura, da portare a Min-ṮchA-ut-iqr.

A seguito dell’esposizione delle informazioni più rilevanti contenute nei testi, posso ora affrontare la spinosa questione della datazione. Il mancato riferimento ad un qualsiasi sovrano, insieme al caotico contesto di ritrovamento, dove iscrizioni di tutti i periodi si affiancano le une alle altre, causa la mancanza di unanimità nelle ipotesi di datazione.

302 ESPINEL 2016, 119 303 GAUTHIER 1931, 24 304 SPENCER 2010, 257 305 MONTET 1912, 90

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Esse vengono generalmente poste successivamente alla VI Dinastia, nel periodo storico del Primo Periodo Intermedio306, mentre una la Dinastia di appartenenza più verosimile pare poter essere stata la VIII307. Forshaw, nella sua dissertazione sul ruolo del “sacerdote lettore”, titolo di cui Min-ṮchA-ut-iqr si fregia, opera una datazione al Medio Regno308.

L’invio di una spedizione privata assume in un tale contesto storico un aspetto ancor più verosimile, per quanto anche nel capitolo precedente si sia incontrato un caso simile. L’impiego di 200 uomini per il reperimento e il trasporto di 2 blocchi di pietra pare ragionevole e sembra essere da collegare principalmente con il titolo di nomarca proprio di Min-ṮchA-ut-iqr.

CM199309: l’iscrizione si data con sicurezza al Medio Regno, grazie alla menzione

nell’incipit dell’iscrizione della titolatura del faraone Amenemhat I. Se le ipotesi sulla successione di Montuhotep IV, menzionate nel capitolo precedente, fossero valide, ci troveremmo di fronte allo stesso uomo che aveva sostenuto di essere stato testimone dei miracoli attentamente preparati da Min per il re. Questa considerazione è di rilievo nel contesto presentato da questa iscrizione.

L’inviato regale è:

, “rp‛ ḥ3ty-‛ (ḫtm) bjtj smr

w‛.tj wp.t nswt jmj-r ḥm-nṯr Mnw ḥsy n nswt mry-f ‛q jb-f ḫnty šnwt-f sr.w-f”, dove

traduco “nobile ereditario, principe, portatore del (sigillo) regale, amico unico, inviato regale, supervisore del clero di Min, colui che è lodato dal faraone che lo ama, suo confidente di fronte al suo seguito e ai suoi nobili”.

L’iscrizione prosegue con i consueti epiteti di cui gli ufficiali del Medio Regno sono soliti fregiarsi; non scelti casualmente ma opportunamente selezionati per dire il più possibile sulle qualità del suo proprietario o sulla sua carriera310. Le formule e gli

306 BAER 1960, 159

307 MACFARLANE 1995, 90; STOCK 1949, 37/39 308 FORSHAW 2013, 317

309 MONTET 1912, 100 310 LEPROHON 2001, 139

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epiteti mediante cui l’uomo si autocelebra non riguardano, ovviamente, alcun tratto belligerante ma si focalizzano bensì sul suo acume311.

Purtroppo, ancora una volta ci troviamo in mancanza totale di riferimenti geografici che ci permettano di identificare la città di provenienza di questo individuo. Data la prossimità della città di Copto con lo Wadi Hammamat, e dato che l’uomo è un supervisore del clero di Min, possiamo proporre in via congetturale una sua provenienza da quella località.

Le gerarchie sacerdotali di questa città potrebbero inoltre disporre non solo di conoscenze riguardanti la regione di Hammamat ma anche essere in grado di mobilitare maestranze esperte per conto del sovrano, come si vedrà meglio più avanti. Se fin qui si è solo cercata di ipotizzare la ragione che ha spinto Amenemhat I a inviare come capo della spedizione nel deserto un uomo che, tra i numerosi titoli di natura laica, possiede anche una connessione al clero del dio Min, di cui è supervisore, di seguito si sarà in grado di formulare teorie più concrete.

Come si è già potuto notare queste spedizioni rivestivano una grande importanza per i sovrani: oltre che da un punto di vista legato all’approvvigionamento di risorse, come la pietra, strettamente connessa alla monumentalità di cui i faraoni facevano sfoggio, queste imprese erano spesso il riflesso di stabilità interna nel paese e conseguenza di un buon andamento delle cose in Egitto.

Il successivo corso degli eventi, come descritto nell’iscrizione di Antef, permetterà di comprendere meglio le ragioni alla base della scelta di inviare un uomo, che oltre ai numerosi e importanti titoli di natura laica, è anche connesso al dio Min grazie alla sua elevata carica sacerdotale e quindi in grado di intercedere con successo presso di lui.

Come consueto l’uomo viene inviato per reperire , “‛3.t jnr tn

šps.t”, “questa grande e augusta pietra”. Si è già incontrato l’utilizzo di questo termine

nelle iscrizioni di Montuhotep IV e non sorprende che sotto il regno del suo successore questa terminologia venga mantenuta.

, “nj sp jn.t mjt.t ḏr rk nṯr(.w) nn nw rḫ bj3.t-s”, dove traduco “mai fu portato qualcosa

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di simile dal tempo degli dei, nessun cacciatore conosceva la sua meraviglia”. Si trattano, queste, di espressioni convenzionali per sottolineare l’abilità di colui che è a capo della spedizione conclusasi con successo. Il riferimento ai cacciatori può anche essere interpretato più alla lettera e possiamo quindi immaginare che effettivamente all’inizio non si sapesse dove cercare la pietra adatta allo scopo. E infatti di questo abbiamo la conferma più avanti nel testo, dove si scrive , “nn

pḥ-s ḏ‛r-s”, “nessuno che la cerca la raggiunge”, e poi

, “‛ḥ‛-n jr-n-j hrw 8 ḥr ḏ‛r ḫ3s.t tn”, “trascorsi dunque 8 giorni a ispezionare questa landa”.

Evidentemente anche le conoscenze a disposizione dell’altissimo funzionario non sono sufficienti a trovare la pietra idonea, quindi:

, “‛ḥ‛-n

dj-n(-j) ḥr ẖ.t(-j) n Mnw Mwt wr.t ḥk3.w nṯr.w nb(.w) ḫ3s.t tn dj-j n-sn snṯr ḥr sḏt”, “mi prostrai dunque sulla mia pancia per Min, Mut, grande in incantesimi, e per tutti gli dei di questo deserto, posi per loro incenso sul fuoco”.

Il risultato di queste azioni, cui in modo particolare l’utilizzo dell’incenso conferisce un carattere assolutamente rituale, è positivo. Il termine stesso “snṯr” richiama ad un legame tra la presenza della divinità e l’aroma di questa sostanza quando bruciata. L’utilizzo del prefisso “s”, per la costruzione della forma causativa dei verbi, permette ipotizzare l’interpretazione del termine per incenso “snṯr” con una possibile traduzione con “causare di essere divini”312.

Come conseguenza di questi riti Antef trova la pietra e l’intero corpo di spedizione esulta di fronte a questa manifestazione di supporto divino.

Come consuetudine il termine dell’iscrizione descrive il rientro in patria con l’esercito nella sua interezza sano e salvo. Come si è già notato questo fatto è da ritenersi poco probabile e viene riconosciuto principalmente come un modo per sottolineare la buona conduzione dell’operazione da parte di colui che ne è a capo. In questo frangente anche l’appoggio ottenuto mediante la benevolenza del dio potrebbe aver giocato un ruolo essenziale nel rientro della spedizione al completo.

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Risulta ora più comprensibile la scelta di Antef come leader. Egli infatti, nonostante sia un “portatore del sigillo regale” e quindi uomo fidato del faraone, incaricato anche dell’organizzazione di spedizioni, inizialmente non è in grado di trovare la pietra idonea. Egli specifica chiaramente di aver vagato per 8 giorni nel deserto alla sua

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