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Il faraone e i suoi rappresentanti nelle iscrizioni

Capitolo 2: Iscrizioni con Min nello Wadi Hammamat (re e privati)

2.4 Il faraone e i suoi rappresentanti nelle iscrizioni

Saranno analizzate ora iscrizioni che hanno come personaggi principali il faraone o uno dei suoi emissari. Lo scrivente è consapevole della difficoltà nel porre criteri di distinzione univoci tra iscrizioni regali e iscrizioni di privati (benché rappresentanti del sovrano), poiché, in particolare dal Medio Regno, le iscrizioni poste in territori esterni all’Egitto mostrano caratteri misti146. Non è obbiettivo di questo studio identificare una stele come regale o privata, ma solo esporre il legame, o l’intenzione, espressa dal/dai personaggio/i nella comunicazione con il dio.

In questa sezione il ruolo del faraone nello sfruttamento dello Wadi Hammamat sarà importante in quanto veicolo del suo intenso rapporto con il dio Min. Denominatore comune della maggior parte di scene aventi come protagonisti Min e il faraone è la centralità dell’incarico divino assegnato a quest’ultimo: il mantenimento dell’armonia cosmica (Maat).

Si è già intravisto collegamenti a quest’ultimo tema nell’analisi delle rappresentazioni rupestri dello Wadi Hammamat, datate al Predinastico e antenate dei complessi testi e delle complesse iconografie che compaiono nelle epoche successive. In questo modo possiamo riconoscere un filo conduttore nelle scene realizzate in quest’area marginale, che mette da una parte in risalto la necessità di “socializzare” il luogo e dall’altra ribadisce eternamente il concetto dell’instaurazione e preservazione dell’armonia cosmica contro il caos.

Lo studio compiuto sulle iscrizioni dello Wadi Hammamat relative all’Epoca Arcaica non ha fornito risultati per quanto riguarda iscrizioni, con o senza immagini, che ci forniscano informazioni riguardo alla natura dell’interazione del faraone con Min.

Antico Regno: un unico esempio in grado di rispecchiare le esigenze di questo paragrafo è stato individuato per l’Antico Regno. Si tratta dell’iscrizione CM63147, una stele commemorativa di Pepi I (VI Dinastia)148. Qui il re è raffigurato di fronte al dio Min, alla sua stessa altezza, vestito con gonnellino triangolare, collare e

146 GALAN 1998 147 MONTET 1912, 59 148 MACFARLANE 1995, 247

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parrucca corredata di ureo149. Riferite al faraone sono 4 legende che riportano rispettivamente:

, “mry nb gbtjw”, “amato dal signore di Copto”

, “mry Ḥr t3.wj nswt bjtj Mry-R‛ ‛nḫ

mj R‛ ”, “Horus-Merytawy, Re dell’Alto e del Basso Egitto, Mery-Ra, possa egli vivere come Ra”

, “tp hrw ḥ3b-sd”, “prima ricorrenza della Festa Sed” , “dj ‛nḫ ḏt”, “dotato di vita eternamente”

Il dio è in piedi sulla consueta piattaforma a forma di trapezio, “suddivisa in compartimenti”150, con tre lattughe dietro di sé.

Tale piattaforma è da interpretarsi con lo “ḫtjw”, un attributo iconografico frequentemente associato con il dio, che con tutta probabilità rappresenta un campo di lattughe. Si tratterebbe della stilizzazione in forma grafica di uno di quei giardini dove gli antichi egiziani coltivavano diversi tipi di vegetali, tra cui la lattuga. Essi erano situati ad un’altezza superiore rispetto a quella raggiunta dalle acque del Nilo dopo l’inondazione151.

Il trasporto della statua del dio Min verso la piattaforma “ḫtjw” rappresenta la parte centrale e più importante della celebrazione nota come “prt Mnw”, “l’uscita/sortita di Min”.

Per comprendere l’associazione della lattuga, in modo particolare, con il dio Min bisogna guardare alle caratteristiche proprie della pianta, che rilascia una linfa dal colore biancastro che veniva probabilmente associata con il seme procreatore del dio152.

A destra di questa scena è malamente preservata un’iscrizione che non si è in grado

di leggere, se non nel suo incipit: “prt r ḫ3s.t”, ossia “andare verso la terra straniera (o verso la montagna, deserto)”. La spedizione che Pepi I ha

149 MONTET 1912, 59 150 MONTET 1912, 59 151 MOENS 1985, 67/68 152 DEFOSSEZ 1985, 3

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intrapreso in occasione della sua Festa Sed è quella meglio attestata nell’Antico Regno ed era probabilmente orientata al reperimento di pietra dura per templi e statuaria, oltre che per i consueti doni ai membri dell’amministrazione153. Delle varie iscrizioni attribuibili a questa spedizione la CM63 è l’unica che ci mostra il dio Min. L’interesse di Pepi I per questa area, e per il dio che vi risiede, è esplicitato anche dal Decreto di Copto A. Si tratta di un editto emanato da Pepi I che doveva esentare la “cappella del ka” di sua madre, Iput, dalle tasse. Come gli altri editti, a cui ci si riferisce con il termine generico di “Decreti di Copto”, era presumibilmente posto nelle vicinanze del tempio di Min nella località154. Sono raffigurati sull’editto i tre personaggi che ne sono protagonisti, tutti di dimensioni simili: Pepi I, sua madre Iput e il dio Min. La questione del motivo che può aver spinto Pepi I a collocare la fondazione religiosa dedicata alla madre proprio a Copto rimane aperta. L’interesse del re nella promulgazione di questo decreto potrebbe ricollegarsi al più generale fenomeno della ristrutturazione amministrativa provinciale della VI Dinastia. Processo in cui, mediante l’istituzione del culto legato al re o alla sua famiglia, si tentava di estendere l’influenza regale nei centri più importanti della Valle155. Proprio con la VI Dinastia la situazione politica interna all’Egitto inizia infatti a cambiare e la crescita del potere politico degli amministratori locali rappresentava una minaccia per l’autorità del faraone156.

Si può ovviamente proporre che un maggiore controllo della città all’imboccatura dello Wadi Hammamat fosse anche un forte incentivo allo sfruttamento delle risorse nel deserto. Mediante l’acquisizione di pietre, molto apprezzate in quanto simbolo di status, si poteva ricompensare o legare alla propria figura ufficiali indispensabili nel gioco politico dell’epoca157.

Rispetto alle scene che saranno studiate per i periodi successivi la CM63 è povera di informazioni utili a questa ricerca. Riconoscendo però con i due documenti di Pepi menzionati sopra un primo collegamento con il dio Min, e alla luce di tutta la documentazione successiva che stiamo per analizzare, si menziona l’ipotesi seguente:

153 SWEENEY 2014, 278 154 MACFARLANE 1995, 248 155 MACFARLANE 1995, 249 156 SHAW 2014, 105

157 Si nota a questo proposito un più o meno consapevole, ulteriore, legame tra il mantenimento

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possiamo identificare questa fase avanzata dell’Antico Regno come un punto di partenza per quel processo, riscontrato nella documentazione proveniente dalla valle di Hammamat, che vedrà la progressiva instaurazione di un rapporto reciproco tra il dio Min, in quanto divinità patrona dello Wadi Hammamat, e gli esponenti della regalità. Tale rapporto sarà utilizzato dai vari faraoni secondo modalità, e talora mirando a obbiettivi, diversi a seconda dei vari periodi.

Medio Regno: dopo il Primo Periodo Intermedio, alle soglie del Medio Regno, si attesta la ricomparsa di documentazione che interessa il rapporto di Min con il faraone. Rispetto al periodo storico precedente il Medio Regno conosce una più profonda interazione tra il faraone e il dio Min. Si tratta di un’interazione che nel caso specifico di Montuhotep IV gioca un ruolo tanto politico quanto religioso e ci mostra come sia possibile per la regalità “sfruttare” tanto un ambiente (il deserto) quanto la sua divinità tutelare (Min) per scopi diversificati.

CM112158: questa iscrizione viene attribuita al regno di Montuhotep I sebbene oggi l’identificazione del protocollo reale corrispondente a questo sovrano sia una questione aperta. Pertanto l’identificazione di questo Montuhotep rimane di difficile accertamento per il momento. Priva di testo se non per il riferimento al dio Min-Horus e alla titolatura del faraone, ci mostra una scena di offerta a Min da parte del re. Si tratta della prima rappresentazione di questo tipo che incontriamo nei confronti del dio. L’iscrizione si presenta ai nostri occhi con questo aspetto:

,

dove leggo, “mry Mnw-Ḥr gbtyw Mnṯw-ḥtp s3 R‛ ‛nḫ my R‛ ḏt”, “amato da Min- Horus di Copto, Montuhotep, figlio di Ra, viva eternamente come Ra”.

Oltre a notare le differenze iconografiche dell’atteggiamento del faraone rispetto all’iscrizione precedente, si rileva la specifica menzione della divinità sincretica Min-

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Horus, propria del tempio di Copto. Mentre nella scena di Pepi I si menzionava un generico “signore di Copto”, qui si specifica maggiormente la natura del dio.

Montuhotep I è mostrato nell’atto di offrire al dio due vasi dall’aspetto globulare, che identifichiamo con il geroglifico avente come valore fonetico “nw” o “jn”.

Quest’atto di devozione a Min era forse legato all’arrivo di una spedizione del re per il reperimento di pietra dura nel deserto.

Iscrizioni di Montuhotep IV (CM110, CM113, CM191, CM192): per la prima volta con Montuhotep IV possiamo individuare un esteso impiego della relazione espressa dal re con Min tanto per la legittimazione legata allo sfruttamento delle risorse dello Wadi Hammamat (sfondo religioso) che per quella al trono (sfondo politico).

Prima di ricostruire un’interpretazione generale, mediante i vari elementi tratti dai singoli testi, si reputa più congruo fornire un sunto riguardante lo svolgimento degli eventi come descritti nelle iscrizioni e stele. Si fornirà inoltre la trascrizione e traduzione di parti di testo reputate importanti per la suddetta interpretazione che seguirà.

Le iscrizioni nel deserto di Montuhotep IV sono le uniche informazioni e attestazioni a noi giunte di questo sovrano, altrimenti piuttosto sconosciuto. La fine dell’XI Dinastia è infatti avvolta nel mistero159. La celebre spedizione del secondo anno di regno del re era guidata dal visir Ameny, di cui i testi riportano numerosi elogi, come consuetudine per questo periodo. Oggi si ritiene che questo individuo a capo della spedizione sia il futuro fondatore della XII Dinastia Amenemhat I160.

CM110161: anche nota come “il miracolo della gazzella”, questa iscrizione narra principalmente del miracolo che permette ad Amenemhat di individuare la pietra da estrarre per volontà del sovrano.

L’iscrizione assume un aspetto più formale rispetto alle altre 3 analizzate di seguito, in quanto presenta al di sopra del corpo di testo vero e proprio, oltre alla titolatura

159 WILLEMS 2010, 89 160 SHAW 2014, 145 161 MONTET 1912, 77

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completa di Montuhotep IV e a “mry Mnw gbtyw”, “amato da Min di Copto”, l’unica rappresentazione del sovrano. Egli è mostrato nell’atto di offrire due vasi, il cui contenuto è specificato dal termine “jrt.t”, “latte”, al dio Min.

Dietro al re leggiamo “dj ‛nḫ ḏd w3s mj

R‛ ḏt tp hrw ḥ3b-sd”, “dotato di vita, stabilità, potere come Ra eternamente, prima ricorrenza della Festa Sed”. Rigurdo all’iconografia dell’offerta di latte e alla menzione della Festa Sed, che ricorda la scena che aveva come protagonista Pepi I, si faranno considerazioni più avanti.

Tra i testi della spedizione questo è l’unico a non presentare alcuna datazione nel suo incipit.

Subito nella prima parte del testo si specifica che:

, dove leggo: “bj3y.t tn ḫprt n Ḥm-f h3t n-f jn ‛.wt ḫ3s.wt jwt jn gḥs.t”, “questo miracolo che è accaduto a Sua Maestà, il discendere da parte di selvaggina delle terre straniere per lui, l’arrivare da parte di una gazzella”. Fin dalle prime righe si specifica che ci troviamo di fronte ad un miracolo, un evento legato quindi a forze che vanno oltre quele dei semplici esseri umani.

Più avanti:

, “r spr ḏw pn špss jnr pn jw-f m s.t-f n ‛3 pn n nb-‛nḫ pn”, “fino a raggiungere questa montagna augusta, questa pietra, che era

nel suo luogo, per questo coperchio di questo sarcofago”. È stato quindi specificato lo scopo della pietra da estrarre, poi , “mst pw jr-n-s ḥr-f”, “partorire fu ciò che essa fece su di esso (il blocco di pietra)”. Questo evento insolito pare indicare al capo della spedizione quale sia dunque la pietra da estrarre e spedire in Egitto. Dopo l’uccisione della gazzella, essa viene immolata.

, “jsṯ grt jn Ḥm n nṯr pn špss nb ḫ3s.wt rdj m3‛ n s3-f”, “e, inoltre, fu la maestà di

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questa divinità augusta, signore delle terre straniere, che concesse l’offerta a suo figlio”, e poco più avanti:

, “n mrwt 3w jb-f wnn-f ‛nḫ ḥr nsw.t-f nḥḥ ḥn‛ ḏt”, “in modo che il suo cuore sia felice e che egli possa vivere sul suo trono per sempre e sempre”.

Infine ci si augura , “jr-f ḥḥ m ḥ3b-sd.w”, “possa egli fare (avere) un milione di Feste Sed”.

L’iscrizione termina con i titoli di Amenemhat, in quanto colui che ha permesso la realizzazione della stele.

CM192162: datata al secondo mese della stagione Akhet (periodo in cui la maggior parte delle spedizioni vengono effettuate, sia per le condizioni climatiche sia per la maggiore facilità nel reperimento di acqua163) e al giorno 15 è questa stele, che si

specifica subito essere in onore di Min:

, “wḏ Ḥm-f s‛ḥ‛ wḏ pn n jt-f Mnw nb ḫ3s.wt m ḏw pn”, “Sua Maestà ordinò di erigere questa stele per suo padre Min signore delle terre straniere in questa montagna”. Segue la menzione delle caratteristiche specificate per la montagna come trattate nel capitolo ad essa dedicato.

L’obbiettivo di questo monumento commemorativo è proprio il godimento della divinità:

, “n mrwt ḥtp k3-f w3š nṯr m jst jb- f”, “per soddisfare il suo ka affinché il dio possa gioire come suo desiderio”.

Segue una serie di elogi regali consueti, tra cui spicca:

162 MONTET 1912, 98 163 NIETO 2014, 50

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, “jw‛ n Ḥr m t3.wj-f rnn n Jst nṯr.t mwt Mnw wr.t

ḥk3w r nsyt Ḥr jbd.wj”, “erede di Horus nelle sue due terre, colui che è stato allevato

da Iside, colei che è divina, madre di Min, grande in incantesimi, in relazione alla regalità delle due rive di Horus”.

Entra in scena a questo punto Amenemhat, con i suoi elevati titoli amministrativi, che specifica l’obbiettivo della sua missione nel deserto: , “r jnt jnr špss ‛3.t

jnr w3b.t jmj.t ḏw pn jrt Mnw mnḫ-s”, “per portare la pietra augusta, una pietra grande

e pura che si trova in questa montagna, la cui efficacia fu fatta da Min”. Quest’ultima parte, in apparenza, sembrerebbe fornire la ragione per la quale si erige una stele in onore del dio. Ci permette anche di collegare con maggiore sicurezza il “miracolo della gazzella” al dio, il quale in CM110 non era stato specificatamente nominato, anche se l’iconografia dell’offerta del re a Min fugava ogni dubbio sull’identità del “dio augusto” menzionato nell’iscrizione.

Segue la specificazione della funzione di questa pietra, come già indicato in CM110,

ma con un’aggiunta:

“r nb-‛nḫ sḫ3(w) nḥḥ r mnw.w m Ḥwt-nṯr.w n.t šm‛w”, “per il sarcofago, memoria eterna, e per i monumenti nei templi dell’Alto Egitto”. A proposito di quest’ultima frase si presenta una seconda possibilità di traduzione dovuta all’ambigua funzione della preposizione “r” ripetuta una seconda volta prima del sostantivo “monumenti”. Tale preposizione, normalmente utilizzata per espressioni di moto a luogo o intenzione, scopo, proposito; ma anche come “in relazione a”164, è anche utilizzata

per indicare la comparazione di due elementi attraverso l’impiego di un aggettivo165.

La frase sopra riportata potrebbe quindi essere tradotta alternativamente con “per il sarcofago, memoria eterna più di dei monumenti nei templi dell’Alto Egitto”. L’ambiguità di tale espressione, la quale non può presentare allo stato attuale una soluzione univoca, viene riconosciuta anche da Lloyd166.

164 ALLEN 2014, 107 165 ALLEN 2014, 80 166 LLOYD 2014, 377

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L’ultima parte di testo, datata al giorno 27, menziona il trasporto della pietra a Valle e i sacrifici svolti in onore di Min.

CM113167: questo testo è estremamente diverso rispetto ai due appena analizzati, in quanto tratta principalmente della figura dell’emissario regale Amenemhat168. Tutta la prima porzione del testo è infatti dedicata agli elogi di questa figura che dimostra così quali sono le qualità per cui è stato scelto come capo della spedizione. Come si è già notato testi colmi di elogi da parte degli ufficiali per la propria figura sono molto tipici in questo periodo.

Interessante, riguardo alla scelta di Amenemhat e alla sua relazione con il sovrano, la parte di testo che afferma:

, “h3b-n-wj nb(-j) ‛nḫ wḏ3 s(nb)169 nswt bjtj Nb-t3.wj-R‛ ‛nḫ ḏt m h3b nṯr ‛.t jm-f r smnt mnw-f m t3 pn”, “il mio signore mi mandò, il re dell’Alto e del Basso Egitto Nebtaujra, viva per sempre, come un dio manda una parte del suo corpo, per erigere il suo monumento in questa terra”.

Questa porzione di testo è estremamente interessante, in quanto giustifica la partecipazione del visir ai miracoli intesi per il re da parte degli dei. Infatti, come indicato nel testo, in quanto scelto e inviato dal re, Amenemhat è come se fosse costituito della stessa sostanza di quest’ultimo. Se da una parte possiamo interpretare questa frase come un ulteriore elogio per la figura del visir, sono più propenso a credere che essa serva principalmente a motivare il ruolo che egli assume nei confronti di questi eventi portentosi di cui è testimone e attivo partecipante.

Si specifica infine il vero scopo della spedizione, ossia l’erezione di un monumento commemorativo voluto da Montuhotep IV nel deserto. Apparentemente le attività estrattive non sarebbero quindi il fine ultimo della spedizione170.

Successivamente si descrive il felice ritorno in patria della missione, senza perdite alcune. Tale notizia è poco verosimile date le condizioni estreme del viaggio per

167 MONTET 1912, 79 168 LLOYD 2014, 367

169 Riguardo questi ultimi tre termini, i quali non saranno tradotti, rimando per la loro funzione alla

nota 11 della traduzione di LLOYD 2014, 378

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giungere e tornare dal deserto. Nonostante le linee di geroglifico dedicate all’eccellenza della figura di Amenemhat, anche per quanto riguarda la conduzione della spedizione, si ritrova nel dio Min l’appoggio indispensabile a completare tutto

questo: “ḫpr-n-

(f) n Ḥm n nb(-j) m b3w jr n-f Mnw n ‛3t n mrr-f sw”, “ciò accadde al mio Signore in qualità di una dimostrazione di potenza171, che è stata fatta per lui da Min, poiché egli grandemente lo ama”. Poi

“w3ḥ k3-f ḥr js.t wr.t m nsyt jdb.wj Ḥr”, “che il suo ka possa perdurare sul trono nella regalità delle due rive di Horus”.

CM191172:

, “nswt bjtj Nb-t3.wj-R‛ ‛nḫ ḏt ms mw.t nswt Jmj 3bd 2 3ḫt hrw 23”, “re dell’Alto e del Basso Egitto, Nebtauyra, possa vivere per sempre, progenie della Madre del Re Imi, secondo mese della stagione Akhet, giorno 23”. Così inizia l’ultimo testo che analizziamo relativo alla spedizione di Montuhotep IV.

Proseguono i lavori alla montagna quando si manifesta il secondo miracolo:

, “wḥm bj3y.t jrt ḥw m33 ḫpr.w nw nṯr pn djt b3w-f n rḫyt”, “il miracolo viene ripetuto, la performazione di un comando divino173, la rivelazione delle manifestazioni di questo dio, la visione174 del suo potere per i sottoposti”.

Segue la natura dell’evento prodigioso:

, “jrt ḫ3s.t m nwy bst mw ḥr nḥ3 n jnr”, “che ha reso il deserto come acqua, lo sgorgare dell’acqua dall’asperità della pietra”.

171 Più letterelamente sarebbe un’”azione di potere” 172 MONTET 1912, 97

173 Mi allineo con l’interpretazione di LLOYD 1975, 58 per quanto riguarda la traduzione del

sostantivo “ḥw”

174 Scelgo una traduzione leggermente parafrasata, laddove il verbo “rdj” si tradurrebbe con “dare”,

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A seguito di quella che possiamo interpretare come una tempesta, viene individuato un pozzo (“ẖnm.t”). Si tratta forse di una conca nella roccia riempita dalla tempesta, per la quale anche la traduzione con “cisterna” pare accettabile. Di questa sono subito dopo specificate alcune caratteristiche fondamentali:

“sw‛b.tj stwr.tj r gḥs.w sšt3.tj r Iwntj.w”, esso è “mantenuto puro e pulito175 dalle gazzelle e segreto

agli abitanti del deserto (Iuntiu)”. Nell’uso di questi due verbi nella forma causativa si esplicita ancor più chiaramente l’azione del dio nel creare e soprattutto preservare queste caratteristiche del pozzo.

, “prt h33t ḥr gs.(w)j jn mš‛.w n tp ‛.wj nswt.w ḫpr.w ẖr-ḥ3.t ny m3

n-s jrt nb”, “l’andare e tornare presso i (suoi) lati da parte degli eserciti dei re vissuti

precedentemente, nessun occhio lo vide (il pozzo)”. Rilevante per quanto si dirà successivamente è il fatto che il pozzo non viene tenuto segreto solo ad animali delle terre straniere o ai suoi abitanti, ma viene preservato anche dalle spedizioni dei predecessori di Montuhotep IV.

Più avanti si indica con ancor più chiarezza l’azione del dio: “w3b-s n Ḥm-f ḏs-f”, “ma esso è rivelato a Sua

Maestà stessa”, poi

, “sdḫ-n-f s(t) rḫ-n-f mtrt hrw pn ḫmt-n-f ḥnty sp pn

n mrwt m33 b3w-f rḫ.tj mnḫ Ḥm-f”, “egli (il dio) lo aveva celato poiché egli

conosceva l’idoneità di questo giorno ed egli aveva pianificato la disposizione di questa ricorrenza176 in modo che la sua potenza fosse dimostrata e che l’eccellenza di Sua Maestà fosse conosciuta”.

175 L’elemento causativo “s” di fronte al verbo aggettivo “w‛b” (essere puro) e “twr” (essere pulito)

permette la traduzione con “mantenuto puro e pulito”

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Il miracolo, costituito tanto dal celamento del pozzo quanto dalla sua rivelazione, è espressamente legato ad un’azione attentamente pianificata dal dio.

Infine si specifica l’effetto che a lungo termine avrà questo evento prodigioso:

, “sḏm st ntj.w m T3-Mry rḫyt ntt ḥr Km.t šm‛w ḥn‛ t3 Mḥw.t w3ḥ-sn tp-sn

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