Samion Politeia
S AMION P OLITEIA
2) collocare i frammenti in base alla successione diacronica degli eventi attestati 1) L’utilizzo dell’estratto eraclideo come griglia in cui “incastrare” i frammenti d
tradizione indiretta e ricavare un ipotetico quadro d’insieme dei contenuti dell’opuscolo è stato possibile in virtù del fatto che frammenti ed estratto vertono in larga parte sugli stessi temi e forniscono informazioni in diversi casi coincidenti. Tale identità di contenuti tra frammenti ed estratto si verifica per i frr. 1 (cfr. HERACL., Exc. Pol. 30, ll. 11-13 Dilts), 2 (cfr. HERACL., Exc. Pol. 30, ll.
13-15 Dilts), 3 (cfr. HERACL., Exc. Pol. 31 Dilts), 5 (cfr. HERACL., Exc. Pol. 33,
ll. 20-21 Dilts), 6 (cfr. HERACL., Exc. Pol. 34, ll. 22-23 Dilts). In tutti i detti casi
nella trattazione si è scelto di far seguire al testo del frammento quello del rispettivo paragrafo dell’excerptum eraclideo, in modo da rendere immediatamente visibile tale corrispondenza.
2) Il criterio di successione diacronica, d’altro canto, è risultato anch’esso ampiamente applicabile in quanto numerosi frammenti della Samion Politeia menzionano personaggi (Anceo, Biante, Esopo, Silosonte) e/o attestano eventi (battaglia della Quercia fra Samo e Priene, assedio ateniese di Samo del 440) noti e storicamente collocabili.
46 Cfr. supra pp. 8-9.
36 Per un solo testo la numerazione resta decisamente problematica: si tratta del fr. 10, un testo di carattere aneddotico, incentrato su una vicenda che vede protagonista un non altrimenti noto Mandrobulo. L’impossibilità di ricostruire il contesto, seppure ipotetico, in cui lo Stagirita potrebbe aver narrato tale aneddoto dunque l’impossibilità di procedere ad una numerazione del testo dotata di senso, ovvero intesa a fornire una interpretazione della successione degli argomenti nell’opuscolo ha indotto a collocare il frammento in chiusura di
corpus, al fine di non interrompere la successione degli altri frammenti, che è invece sembrato di poter ricostruire su più solide basi.
In merito ai contenuti traditi si può constatare come la totalità del materiale superstite attesti informazioni di tipo miti-storico, storico e aneddotico, spesso quali interpretamenta di espressioni proverbiali. La presenza di tali contenuti, di cui qui si è proposta una possibile successione, induce a ipotizzare che l’organizzazione della materia rispondesse a un criterio di tipo diacronico ed evenemenziale; la sua estensione abbraccia l’intero arco di tempo che va dalla “preistoria” di Samo la fase originaria precedente all’inizio della grecità e alla
stessa presenza umana sull’isola fino al pieno IV secolo (cleruchia del 366/5).
Quanto alle fonti alla base della Politeia, preponderante sembrerebbe essere stato l’uso di opere di storiografia locale nonché di tradizioni, forse anche di tipo orale, risalenti a poeti arcaici, mentre sembrerebbe minoritario il ricorso a scritti di storiografia generale.
Nel fr. 647 Aristotele riporta una versione dei fatti che portarono alla presa del
potere da parte di Silosonte II che sembra dipendere da Euagon di Samo e che si
47 Cfr. infra, pp. 109 e ss.
37 si discosta da quanto attestato da Erodoto nel logos samio a proposito delle medesime vicende; la tradizione confluita in Euagon e, dallo storico samio, nella
Politeia, si caratterizzava per una viva ostilità nei confronti del tiranno, cui veniva ascritta la responsabilità di uno spopolamento dell’isola. Secondo alcune ipotesi, tale traumatico spopolamento avrebbe ispirato al poeta Anacreonte di Teo il verso, poi divenuto proverbiale, {Ekhti Sulosw`nto~ eujrucwrivh, citato proprio nel fr. 6 della Samion Politeia.
Una fonte locale sembrerebbe pure alla base della notizia sull’apparizione48
prodigiosa di una rondine bianca a Samo, riportata dal fr. 3, che risulta attestata
anche da Antigono di Caristo49 ed è da questi attribuita ad un non meglio
identificato autore di Horoi sami.
Fonti locali, forse in relazione con ambienti filocari, sono inoltre alla base della trattazione di cui resta traccia nei frr. 1 e 250. Il fr. 1 attesta una lista di antichi
nomi di Samo, precedenti al definitivo Samos, in cui la prima posizione è occupata dal nome Parthenia, che apprendiamo da Strabone era il nome dell’isola all’epoca in cui la abitavano i Cari; il fr. 2 narra un aneddoto di cui è protagonista Anceo, che Aristotele presenta come mitico re di Samo, dotato delle caratteristiche dell’eroe civilizzatore legato alla diffusione della viticoltura, la cui genealogia (figlio di Poseidone e Astypalaia), stando a Pausania51, dipenderebbe
da una tradizione locale (che troviamo attestata già nel poeta arcaico Asio di Samo) che farebbe dell’eroe samio il re dei Lelegi. La connotazione caria di Anceo nella Samion Politeia risulta particolarmente interessante per il fatto che essa non è unanimemente condivisa dalle fonti, che presentano invece un panorama piuttosto complesso, in cui egli è connotato ora come eroe greco — re
48 Cfr. infra, pp. 75 e ss., in particolare p. 82. 49 ANTIG.CAR., Mir. 120.
50 Cfr. infra, pp. 39 e ss., in particolare pp. 59-61. 51 PAUS. VII 4, 1.
38 o addirittura fondatore di Samo — ora come re lelego; analogamente, non appare univoca la tradizione sugli antichi nomi dell’isola, di cui sembra di poter individuare nelle fonti almeno due liste “concorrenti”. La versione del passato più remoto dell’isola che lo Stagirita accoglie nella Samion Politeia potrebbe tradirne la dipendenza da una fonte locale di parte in relazione con ambienti filocari , che percepisce o propone il momento “originario” della storia samia in
rapporto con l’elemento cario52.
Va inoltre segnalato, a proposito del fr. 4, il possibile utilizzo di fonti milesie da parte dello Stagirita per la narrazione della cosiddetta battaglia della Quercia53,
episodio bellico comune alla storia di Samo e di Mileto, che vide coinvolte le due
poleis in un fortunato scontro con Priene.
Solo per il racconto dell’assedio ateniese del 440, che occupa i frr. 8 e 954,
Aristotele sembrerebbe aver fatto invece ricorso alla storiografia generale: c’è infatti qualche seppur debole elemento a favore dell’ipotesi che nella narrazione di tali eventi lo Stagirita segua da vicino il racconto tucidideo.
52 Cfr. infra, pp. 39 e ss., in particolare pp. 59-61. 53 Cfr. infra, pp. 83 e ss., in particolare pp. 96-97. 54 Cfr. infra, pp. 125 e ss., in particolare p. 134.
39
Fr. 1 (570 Rose; 588,1 Gigon) — PLIN., Nat. Hist. V 37 135: Ioniae ora
Aegeas et Corseas habet et Icaron, de qua dictum est, Laden, quae prius Late vocabatur, atque inter ignobiles aliquot duas Camelitas Mileto vicinas, Mycalae
3
Trogilias tres, Philion, Argennon, Sandalion, Samon liberam, circuitu LXXXVII D aut, ut Isidorus, C. P a r t h e n i a m p r i m u m a p p e l l a t a m
A r i s t o t e l e s t r a d i t , p o s t e a D r y u s a m , d e i n d e
6
A n t h e m u s a m ; Aristocritus adicit Melamphyllum, dein Cyparissiam, alii Parthenoarrhusam, Stephanen. Amnes in ea Imbrasus, Chesius, Hibiethes, fontes Gigartho, Leucothea, mons Cercetius. Adiacent insulae Rhypara, Nymphaea,
9
Achillea.a
Cfr. Strabo X 2, 17; XIV 1, 15; Schol. in Ap. Rhod. II 865-872e; Steph. Byz. s.v. Savmo"; Eustath.,
Comm. ad Dion. Per. 533 5 Isidor., FGrHist 781 F 15 Cfr. Schol. in Ap. Rhod. I 185-188b 6 Hesych. s.v. Dovrussa, Druou'sa 7 Aristocr., FGrHist 493 F 4 cfr. Hesych. s.v. Melavmfullo" Iamblich., Pyth. II 3