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5.2 ANALISI DI II LIVELLO

6. ESEMPIO DI APPLICAZIONE DEL MANUALE DI ZONAZIONE

6.5 COMMENTI E CONCLUSIONI

Limitatamente ai due livelli di approfondimento considerati, l’esempio trattato suggerisce una serie di osservazioni e commenti sia di carattere generale, sia sull’applicabilità del Manuale di Zonazione al contesto italiano, caratterizzato da realtà sensibilmente diverse da quelle cui in genere si riferiscono i vari metodi proposti.

Innanzi tutto, per il territorio italiano, densamente edificato e con condizioni litostratigrafiche e morfologiche estremamente variabili anche in aree di limitata estensione, appare senz’altro consigliabile l’uso delle scale di indagine massime indicate nel Manuale TC4 per ciascun livello di approfondimento.

Un altro aspetto importante da sottolineare è l'opportunità di utilizzare informazioni relative a situazioni il più possibile vicine a quelle della zona esaminata ; in tal senso, per il territorio italiano, in mancanza di indicazioni più specifiche, appare conveniente fare riferimento all’Eurocodice 8, sia per stabilire il periodo di ritorno da utilizzare nella stima del rischio (il valore indicato nell’EC8 è 475 anni), sia per individuare le classi di appartenenza dei depositi nella definizione dello spettro di risposta.

Oltre all’incertezza sulla possibilità di applicare le varie correlazioni a contesti diversi da quelli di origine, l’applicazione dei metodi proposti nel Manuale TC4 ha evidenziato che i criteri di classificazione previsti in alcuni metodi presentano margini di discrezionalità molto ampi, soprattutto quando si riferiscono a unità geologiche con caratteristiche specifiche locali poco conosciute e i cui elementi distintivi risultano talvolta difficilmente comprensibili.

Riguardo alla determinazione dei parametri del moto sismico atteso, il limite principale dei metodi di I livello è quello di non mettere in conto direttamente l’influenza della morfologia e quindi l’aspetto importante dell’amplificazione topografica. La Fig. 22 relativa all’esempio considerato mostra che l’applicazione del metodo di Midorikawa fornisce un valore del fattore di amplificazione relativa costante su una zona molto vasta con caratteristiche morfologiche molto diverse tra loro, che invece, presumibilmente, daranno luogo a differenti comportamenti in termini di risposta sismica locale.

A questo proposito occorre ricordare che gli effetti di amplificazione del moto sismico dovuti alla topografia sono invece considerati nell’EC8.

Nella zonazione del rischio di franosità, i metodi di I livello trascurano completamente l’influenza delle caratteristiche geomorfologiche del territorio e questo può condurre all’individuazione di aree molto estese indifferenziate in termini di rischio, anche se molto diverse dal punto di vista morfologico, come mostra la Figura 25 relativa all’esempio.

Tra gli approcci di II livello per l’analisi di stabilità dei pendii, è apparso interessante il metodo di Mora e Vahrson che unisce caratteristiche di completezza ad una richiesta di informazioni relativamente facili da reperire, anche se appare opportuna una calibrazione dei parametri utilizzati per l’applicazione alle diverse situazioni locali.

Nel complesso, l’esempio considerato ha evidenziato che il Manuale di Zonazione costituisce una traccia molto utile dal punto di vista metodologico e che l’impiego dei vari approcci proposti, opportunamente selezionati e tarati per il contesto specifico, ha fornito risultati in buon accordo con i dati osservati in occasione di un evento reale.

Figura 26 – Distribuzione dei parametri per la stima del rischio di franosità ottenuti con il metodo di Mora e Vahrson (Crespellani e al., 1997)

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