• Non ci sono risultati.

Il complesso di San Domenico del Maglio a Firenze

verdura. Non a caso, nella denuncia presentata dal convento per il ca- tasto del 1427, si parla esplicitamente dellSection 1 esistenza di un po- dere di staiora 60, in grado di venir incontro ai bisogni alimentari di una piccola comunità. Tale area agricola fu drasticamente ridotta nel 1543, per ordine del Duca Cosimo I dei Medici che, con la consulenza di Luca Ghini1, volle in quel punto la realizzazione dellSection 1 Or-

to dei Semplici, ancor oggi esistente, per dare il massimo incremento agli studi farmaceutici nella capitale dello Stato Fiorentino. Quasi per compensare lSection 1 ampia decurtazione fu costruito, a qualche an- no di distanza, lo splendido chiostro che ancor oggi si ammira da Via Cherubini, con agili colonne tuscaniche, secondo i dettami della corte medicea, particolarmente sensibile alla rinascita di modelli architettonici ispirati al mondo etrusco2.

La vita conventuale doveva essere tutta racchiusa allSection 1 interno di mura impenetrabili, secondo i principi ispiratori della Controriforma ed anche questo centro di devozione e di preghiera, sotto il rigido control- lo dellSection 1 Arcivescovo di Firenze Alessandro dei Medici3, obbedì

con zelo a quanto venne prescritto nel 1563, al termine del Concilio di Trento. La chiesa dellSection 1 Ordine era il punto di contatto con la vita della città e con i suoi abitanti e, fra la fi ne del Seicento e lSection 1 inizio del Settecento, prese corpo la decisione di realizzare vari aff reschi allSection 1 interno di essa. La volontà delle religiose fu determinante per il compimento del ciclo pittorico, ma non mancò lSection 1 assenso dello stesso Granduca Cosimo III dei Medici, sempre sensibile alla ma- nifestazione di ogni aspetto della devozione e della spiritualità.

In un mondo in cui leggere era patrimonio di pochi, il messaggio visivo consentiva ad ogni genere di persone, anche a quelle prive di istruzione, di entrare subito a contatto con concetti, idee e fi gure, rendendo imme-

1 Cfr. I giardini dei semplici e gli orti botanici della Toscana, A cura di S. Ferri e F. Van- nozzi, Perugia, Quattroemme, 1993, p. 49 e ss.

2 Cfr. G. CIPRIANI, Il mito etrusco nel Rinascimento fi orentino, Firenze, Olschki, 1980.

3 Si veda in proposito A. DSection 1 ADDARIO, Aspetti della Controriforma a Firenze, Roma, Ministero dellSection 1 Interno, 1972.

diata la comprensione degli episodi più vari dellSection 1 Antico e del Nuovo Testamento, della storia dellSection 1 Ordine Domenicano e di quella di alcuni suoi Santi, come Vincenzo Ferreri o Pier Martire. Molti di questi aff reschi, opera di Giovanni Domenico Ferretti, di Mauro So- derini e di Vincenzo Meucci sono ancor oggi presenti allSection 1 inter- no del sacro edifi cio e costituiscono una importante testimonianza degli orientamenti della scuola pittorica fi orentina poco prima dellSection 1 estinzione della famiglia Medici, quando giunse al potere il Granduca Giangastone.

Nel Luglio 1737, con il Granduca Francesco Stefano di Lorena, giunse in Toscana una nuova dinastia. Negli anni successivi il complesso di S. Domenico del Maglio non subì profonde alterazioni, benché il Gran- duca Pietro Leopoldo, a partire dal 1765, avesse cercato di favorire la trasformazione della gran parte dei conventi di clausura in educandati. LSection 1 effi mero Regno di Etruria, fra il 1801 e il 1807, preservò tutte le strutture ecclesiastiche presenti sul territorio ma lSection 1 età napoleonica vide una netta cesura con la tradizione precedente. Per or- dine dellSection 1 Imperatore dei Francesi, fra il 1808 e il 1810, tutti gli ordini regolari furono soppressi in Toscana ed i loro beni incamerati dallo Stato. Il convento domenicano, abbandonato dalle suore, ridotte allo stato laicale, fu adibito ad usi civili e trasformato in fabbrica per la produzione dSection 1 indaco per tintoria4, mentre alcune case di pro-

prietà dellSection 1 istituzione religiosa furono vendute a privati con apposite aste, al pari della gran parte degli arredi.

Nel 1814 lSection 1 impero napoleonico fu travolto dalle sconfi tte mili- tari e la Restaurazione, attuata con il celebre Congresso di Vienna, vide il ritorno sul trono toscano della dinastia Asburgo Lorena. Il Granduca Ferdinando III restituì ai religiosi i conventi che per secoli avevano vi- sto la loro presenza ma rispettò le vendite che avevano avuto luogo e le proprietà in mani private. Solo ciò che apparteneva al Demanio passò di nuovo alla Chiesa, non i beni che erano stati alienati o profonda- mente trasformati. S. Domenico del Maglio non fu ripristinato come

convento e nel 1838, con lSection 1 intervento dellSection 1 Architetto Giuseppe Martelli, fi gura di spicco e di grande prestigio nel contesto fi orentino, si decise la trasformazione dellSection 1 intero complesso in Ospedale Militare.

La struttura fu largamente utilizzata dopo il 1849 quando, per tutelare il Granduca Leopoldo II da eventuali tumulti, allSection 1 indomani della breve esperienza repubblicana dei Triumviri Guerrazzi, Montanelli e Mazzoni, lSection 1 Imperatore Francesco Giuseppe inviò diecimila soldati austriaci di stanza a Firenze. Per essi, con modelli asburgici, fu- rono costruite le caserme ancor oggi ubicate nei pressi della Fortezza da Basso, in Via Dionisi e in Via del Pratello. Le patologie più diff use fu- rono quelle di natura venerea poiché la capitale del Granducato, fra il 1849 e il 1855, anno in cui le truppe furono ritirate, divenne tristemente famosa come centro di prostituzione5.

Il crollo della dinastia lorenese, allSection 1 indomani della clamorosa decisione di Leopoldo II di lasciare Firenze, il 27 Aprile 1859, per non impegnarsi nella Seconda Guerra di Indipendenza ed il defi nitivo pas- saggio del Granducato di Toscana al Regno di Sardegna nel 1860, de- terminarono una svolta politica clamorosa. Sancita la nascita del Regno dSection 1 Italia, nel Marzo 1861, sotto la guida di Vittorio Emanuele II, maturò gradualmente la necessità di individuare un nuovo centro politico-amministrativo dello Stato. Il trasferimento della capitale da Torino a Firenze, nel 1865, vide frenetici lavori e la ristrutturazione di larga parte del centro e della periferia della città, per accogliere circa tren- tamila nuovi abitanti6. Il clima di scontro fra Vittorio Emanuele II ed

il pontefi ce Pio IX Mastai Ferretti, stretto alleato degli Asburgo Lorena, fece maturare un provvedimento clamoroso e nel 1866 tutti i conventi presenti sul territorio nazionale, con lSection 1 esclusione delle picco- le comunità di campagna, divennero di proprietà dello Stato. Furono concessi ai religiosi spazi ristretti e molti conventi divennero caserme,

5 Si veda in proposito M. TURNO, Il malo esempio. Donne scostumate e prostituzione nella Firenze dellSection 1 Ottocento, Firenze, Giunti, 2003, p. 88 e ss.

6 Si veda in proposito U. PESCI, Firenze capitale. 1865-1870. Dagli appunti di un ex cronista, Firenze, Bemporad, 1904.

distretti militari, ospedali e magazzini. Nel caso fi orentino è indicativo pensare al complesso di S. Spirito, a quello di S. Agata, a quello di S. Maria Novella ed a quello della Santissima Annunziata, ancor oggi, in larga parte, utilizzati per scopi militari.

In S. Domenico del Maglio fu posta nel 1882, per disposizione del Re Umberto I di Savoia, la Scuola di Applicazione di Sanità Militare ed i locali vennero trasformati in gabinetti scientifi ci, aule didattiche, uffi ci, alloggi per il personale. Importantissimo centro di formazione per me- dici e farmacisti, lSection 1 antico convento fu al centro dei principali eventi bellici e vide partire i primi allievi per la campagna di Eritrea, fra il 1895 e il 1896 e per quella di Libia, fra il 1911 e il 1912. LSection 1 incontro con varie malattie tropicali, con temibili parassiti e con il colera costituì una importante opportunità di approfondimento e di ricerca, in parte documentata anche con materiali fotografi ci.

La Prima Guerra Mondiale, fra il 1915 e il 1918, vide il massimo coin- volgimento della struttura. Il terribile confl itto, per la potenza esplosiva delle armi a disposizione e lSection 1 utilizzo in larga scala di sostanze chimiche, di gas asfi ssianti e di lanciafi amme, fece accelerare gli studi e le ricerche, nel tentativo di adeguare la preparazione dei sanitari al diffi cile compito che li attendeva. Veri e propri progressi si ebbero nella chirur- gia ricostruttiva e nellSection 1 ortopedia. Le infezioni costituivano il nemico più pericoloso, per la prolungata presenza sui campi di batta- glia di cadaveri in decomposizione e presto fece la sua triste comparsa la cancrena gassosa, come ha magnifi camente narrato il capitano medico Gregorio Soldani nel suo diario di guerra7.

Numerosi medici e farmacisti morirono, prestando la loro opera a ridosso delle prime linee, in ospedaletti da campo esposti a tiri di artiglieria e, nel 1922, si decise di realizzare un monumento per onorarli e per ricor- dare il loro sacrifi cio. Il patronato dellSection 1 iniziativa, a cui partecipò con entusiasmo Gabriele dSection 1 Annunzio, fu off erto dal Generale Medico Francesco della Valle, in quel momento al vertice della Sanità Militare, a Emanuele Filiberto di Savoia, Duca dSection 1 Aosta, celebre

7 G. SOLDANI, Dal fronte del dolore e della pietà. Il diario del capitano medico Gre- gorio Soldani nella Grande Guerra, Udine, Gaspari, 2000.

comandante della III Armata. Dopo una attenta valutazione fu scelto lo scultore ferrarese Arrigo Minerbi e fu, contemporaneamente, diff uso un appello a tutti i medici italiani ed ai congiunti dei sanitari caduti in guerra perché off rissero le loro decorazioni in modo che, fuse, contribu- issero in forma simbolica alla nascita del monumento. Minerbi sviluppò un concetto suggestivo che volle descrivere con minuziosità.

Il medico che tra le raffi che di morte riaccende la vita. Ed ecco io rac- colgo lSection 1 umile, eroica, silenziosa lampada del medico caduto e lSection 1 appendo spenta ad una stele. Un gorgoglio, un gocciolio e il beccuccio che portava la fi amma, porta ora un rivo dSection 1 acqua perenne: la vita. Intorno alla vasca, semplice, primitiva, nuda di moda- nature e rilievi, il pavimento a grandi lastre massicce è diviso in sedici pietre tombali. Ogni regione dSection 1 Italia dice i suoi morti. Una legione dunque che ritorna, inquadrata per regioni, dalle trincee, dagli ospedali, dallSection 1 esilio e dalla prigionia. Sulla stele la parola che il Poeta voleva sola sulla tomba del milite ignoto: RESURGO.

E alla fonte che parla di sacrifi cio e di martirio, oscuro e purissimo, convengono i risorti, i convalescenti, reduci dalle trincee e dai campi di concentramento, coloro che videro coi loro occhi mortali e mai di- menticheranno il medico, lo scienziato, lSection 1 uomo al diuturno, assillante, estenuante lavoro. Coloro che hanno sentito nella carne mar- toriata il lamento e il conforto e nelle vene esauste ritornare la vita. Ed ecco nei due, avvolti nel lenzuolo, come in un sudario, la rievocazione della bolgia infernale e della tragedia sublime. Parla lSection 1 uno e le gambe gli si piegano sotto, ascolta impietrito lSection 1 altro. La tragedia è tra questi due che ardono in tumulto, tra questi due che hanno vissuto il fango e la gloria e lSection 1 altro, il terzo, silenzioso, accasciato, iner- te, colle palpebre serrate, intento al chiocciolio della fonte e al ritmico pulsare del suo sangue nuovo.

Il medico morto, il più umano degli eroi, non cSection 1 è in effi ge, ma è presente, è qui tutto, anima e azione, vita e sacrifi cio. Sacrifi cio e azione che non si compendiano in un gesto traducibile in forma plastica senza menomarne la infi nita bellezza. Gesto che solo è possibile riassumere con una sola parola: amore. Azione oscura, sacrifi cio eroico consumato

in silenzio, sotto la tenda crociata, o nella trincea fangosa, nel sepolcro dei campi di concentramento, o nellSection 1 ospedale bombardato dalla ferocia nemica, sacrifi cio consumato solo per amore .

Settembre 1922

Arrigo Minerbi8.

Come ha ben sottolineato Francesco Aulizio9, il gruppo scultoreo poggia

su un ampio basamento dove sono collocati sedici riquadri, uno per ogni regione italiana, contenenti, in bronzo, i nomi dei circa quattrocento sanitari morti ed il loro grado. Spicca il sacrifi cio della Lombardia, con un numero altissimo di nomi. Sulla stele la parola RESURGO, posta al di sotto di un esile fi lo dSection 1 acqua, che prende il posto della fi amma spenta della vita, vuole indicare che la morte fi sica è unita alla resurrezione, nella grata memoria dei sopravvissuti. LSection 1 iscrizione alla base del monumento è di particolare signifi cato:

MCMXV AI MEDICI ITALIANI CADUTI IN GUERRA MCMXVIII

FRATRIBUS UT VITAM SERVARES MUNERA VITAE SPREVISTI O PIETAS MAXIMA DIGNA DEO

I chimici e i farmacisti vollero aggiungere un loro contributo al monu- mento e, sotto la stele, fu posto un groviglio di spine in ferro, acuminate e contorte, realizzato dalla fonderia Matteucci di Faenza, per ricordare la soff erenza ed il sacrifi cio negli anni di guerra, nel modo più lacerante. La stessa fonderia, su disegno di Giovanni Malmerendi, portò a com- pimento una lunga cancellata, destinata a prendere il posto del muro dellSection 1 antico convento in Via Cherubini, che fu abbattuto, in mo- do da consentire a tutti, in qualunque momento, la visione dellSection 1

8 La saga del medico, Milano, Alfi eri e Lacroix, 1924.

9 F. AULIZIO, La considerazione che ebbe Gabriele DSection 1 Annunzio per i medici militari ed il monumento a Firenze del medico caduto in guerra, in I Convegno di Sto- ria della Sanità Militare. Atti, Calenzano, Errepi, 2006, p. 25.

intero chiostro e di ciò che stava sorgendo nel suo spazio centrale. La paziente fatica di Minerbi si concluse nel 1924. Il 1 Novembre di quellSection 1 anno fu solennemente inaugurato il monumento e lSection 1 artistica cancellata. Il tema delle spine trionfò in questSection 1 ultima, ideale riferimento al martirio ed al dolore di Cristo e degli uo- mini che avevano immolato le loro vite per la resurrezione della patria nella Quarta Guerra di Indipendenza. I fi li spinati erano stati un vero calvario per i fanti nelle trincee. Moltissimi erano caduti nel vano ten- tativo di superarli ed ora inquadravano la testimonianza del supremo sacrifi cio, espressa simbolicamente ed artisticamente con le parole: FRA- TRIBUS UT VITAM SERVARES. LSection 1 intero Corpo di Sanità si identifi cò presto in questa toccante espressione ed il 29 Luglio 1933, il Re Vittorio Emanuele III di Savoia concesse che ne divenisse il mot- to araldico, chiarendo i nobili fi ni che costituivano la ragione operativa dellSection 1 importante organismo militare.

Le sculture di Minerbi vennero realizzate a Milano, presso la fonderia artistica Lazzari e Viganò. Parte del bronzo proveniva da cannoni au- striaci, come era avvenuto per la medaglia commemorativa della Grande Guerra, delineata effi cacemente da Silvio Canevari10 e distribuita a tutti

i combattenti. LSection 1 appello per la consegna delle decorazioni fu largamente accolto e nel crogiolo fi nirono croci di guerra, fregi, emblemi e persino fedi di vedove, che vollero così testimoniare la sublimazione del ricordo in un monumento in grado di rappresentare storie e dolori individuali in forma collettiva.

La Scuola di Applicazione di Sanità Militare svolse compiti rilevanti nel corso della campagna etiopica del 1935. Furono aff rontati numerosi casi di malattie tropicali e gli eff etti delle devastanti pallottole esplosi- ve Dum Dum, poi rigorosamente bandite. I lunghi anni della Seconda Guerra Mondiale videro poi lSection 1 Esercito Italiano, fi no dal Giu- gno 1940, impegnato in operazioni belliche su fronti geografi camente lontani e distinti: la Grecia, i Balcani, lSection 1 Africa Settentrionale e quella Orientale, la Russia. Il teatro di guerra in cui rifulse maggior-

mente lo spirito di abnegazione dei medici militari fu proprio quello russo. La terribile ritirata del Dicembre 1941-Gennaio 1942, a seguito di una imponente off ensiva sovietica, segnò il destino delle nostre trup- pe e, proprio grazie allSection 1 uffi ciale medico della Divisione Julia Giulio Bedeschi, possediamo la più vissuta delle testimonianze di quei giorni convulsi, esemplarmente narrata nel volume Centomila gavette di ghiaccio11.

Fra i tanti prigionieri, lSection 1 uffi ciale medico degli Alpini Enrico Reginato visse invece la più drammatica delle esperienze, prodigandosi, fi no al limite delle possibilità umane, per curare ed operare, senza far- maci e veri ferri chirurgici, malati e congelati. La sua odissea, iniziata nel 1942, ebbe termine solo nel 1954, quando poté tornare in Italia e riprendere la carriera, insignito della Medaglia dSection 1 Oro al Valor Militare12. Comandante della Scuola di Applicazione di Sanità Militare

di Firenze fi no al 1976, Reginato rappresentava lSection 1 ideale pro- secuzione di quello spirito di tenace sacrifi cio così ben messo in luce da Arrigo Minerbi e da Giovanni Malmerendi per la Prima Guerra Mondia- le. Più che un monumento, ora un medico testimoniava tangibilmente, con la sua persona e le sue azioni, la più nobile delle missioni. Regina- to aveva superato le prove più atroci e, attraverso il proprio esempio, poteva davvero trasmettere ai giovani allievi, nel modo più effi cace, lo spirito di chi aveva realmente consacrato la sua vita: FRATRIBUS UT VITAM SERVARES .

11 G. BEDESCHI, Centomila gavette di ghiaccio, Milano, Mursia, 1963.

12 Cfr. in proposito F. BIGAZZI-E. ZHIRNOV, Gli ultimi ventotto. La storia incredibile dei prigionieri di guerra italiani dimenticati in Russia, Milano, Mondadori, 2002.

Jacques Christophe Valmont de Bomare ed il suo