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Le voci che incidono maggiormente sul valore totale dell’attivo delle società calcistiche sono certamente le immobilizzazioni immateriali, che comprendono i diritti pluriennali alle prestazioni dei giocatori (la posta più importante dello stato patrimoniale), ad esclusione per le società estere e, in Italia, la Juventus che possono vantare tra gli asset materiali lo stadio di proprietà.

Oltre a queste, si evidenziano una serie di voci che rappresentano attività tipiche del settore, sia “tradizionali” (la capitalizzazione dei costi del vivaio) o innovative (come i diritti di utilizzazione dell’archivio storico delle immagini televisive di proprietà della società, la c.d. “library”, o il marchio valorizzato in seguito ad operazioni di “lease- back”).

Inoltre fra i crediti (in genere pluriennali) si riscontrano quelli verso altri club per la campagna trasferimenti (crediti vs enti settore specifico per campagna trasferimenti), che in genere raggiungono importi elevati; specularmente fra i debiti, si troveranno quelli verso altri club per la campagna trasferimenti.31

31 Valeri, Standard IAS/IFRS e nuove esigenze di disclosure nel bilancio delle società di calcio, cit., p.

135 -37.639 -11.237 34.777 -133.440 -279.110 -535.593 -452.046 -175.707 -63.824 -166.575 -150.287 -229.776 -195.655 -299.943 -280.846 -600.000 -500.000 -400.000 -300.000 -200.000 -100.000 - 100.000

31 I diritti alle prestazioni sportive dei calciatori

La normativa civilistica italiana e le Raccomandazioni contabili fornite dalla FIGC, alla luce della disciplina fornita dalle Norme Organizzative Interne della FIGC (NOIF), attribuiscono ai diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori natura di bene immateriale ascrivibile tra le attività in presenza di un costo attendibilmente misurabile (non sono quindi contabilizzati i valori degli atleti provenienti dal settore giovanile o svincolati, generando una sottostima del patrimonio della società), eccetto il caso in cui si stipula il contratto di durata annuale.

Questo costo, comprensivo degli oneri accessori di diretta imputazione, come gli importi riconosciuti a favore di eventuali mediatori (i procuratori sportivi), può generare in capo al cedente una plusvalenza o una minusvalenza che non è iscritta tra i proventi/oneri straordinari, come quelle derivanti dall’alienazione di altri cespiti, ma viene inserita rispettivamente tra gli “Altri ricavi e proventi” e gli “Oneri diversi di gestione” perché i DPC rappresentano l’asset strategico e operativo più rilevante a disposizione dei club e quindi queste voci rientrano nella “parte ordinaria” del conto economico. La permuta dei giocatori (il c.d. “scambio”) è stata nel tempo utilizzata per “aggiustare” i bilanci delle società tramite queste componenti positive e negative di reddito; tale prassi però è fortemente limitata dai principi IAS/IFRS, utilizzati dalle società quotate in borsa (in Italia sono la S.S. Lazio, l’A.S. Roma e la Juventus F.C.).

Come tutte le voci dell’attivo immobilizzato, deve essere ammortizzato: generalmente sono quote costanti, calcolate sulla base della durata del contratto del giocatore (al massimo cinque anni), che però può essere allungata se si sottoscrive un nuovo contratto.

Le società di calcio possono anche acquisire la titolarità di un rapporto con un giocatore attraverso un prestito temporaneo, il quale fa sorgere solo un ricavo (“da cessione temporanea di calciatori”) o un costo (“per godimento di beni di terzi”) e non ha alcun impatto sullo stato patrimoniale.32

32 Mancin, Il bilancio delle società sportive professionistiche, cit., pp. 151, 156, 165-166, 199-200, 222-

32 Le compartecipazioni ex art. 102-bis delle NOIF

Il diritto di partecipazione o compartecipazione (nel linguaggio comune calcistico, la “comproprietà”) è un istituto giuridico regolato dalle NOIF all’art. 102-bis, esistente solo in Italia, con il quale un club, che ha venduto ad un’altra società il diritto alle prestazioni sportive di un calciatore, stipula contemporaneamente un accordo (annuale e rinnovabile solo una volta) che le attribuisce il diritto di partecipare al 50% delle somme incassate dalla società cessionaria dalla eventuale e successiva vendita di tale atleta. Attribuisce inoltre la facoltà alla società cedente il diritto alle prestazioni calcistiche di rinegoziare il valore del cartellino, potendo intervenire con una sorta di veto in caso di cessione a un’altra squadra (se le due società non trovano un’intesa sul valore alla scadenza, si procede tramite il c.d. meccanismo delle “buste”, con cui depositano presso la Lega competente una propria offerta in busta chiusa e il rapporto si risolverà a favore di chi avrà effettuato la proposta più alta).33

A bilancio chi acquista il diritto alle prestazioni calcistiche, oltre a tale voce, scrive tra le passività finanziarie “Debiti per compartecipazioni ex art. 102-bis NOIF” a testimonianza della cessione del diritto di partecipazione, mentre chi lo acquista, annota tale importo tra le immobilizzazioni finanziarie (“Compartecipazioni ex art. 102-bis NOIF”).

I club che seguono i principi contabili internazionali, applicano il postulato della sostanza sulla forma, e così scriveranno semplicemente il risultato finale degli accordi, cioè la metà del diritto pluriennale alle prestazioni sportive.34

I costi del vivaio

L’attività di gestione del settore giovanile comporta dei costi, quali il vitto, l’alloggio e la locomozione gare, i rimborsi spese ai calciatori, lo stipendio degli allenatori e dei preparatori del vivaio, le spese sanitarie, che possono essere capitalizzate nell’attivo dello stato patrimoniale dello schema civilistico alla voce “Costi del vivaio” (secondo la Raccomandazione contabile n. 2 della FIGC). Tale voce è assimilata ai costi di ricerca e di sviluppo e deve essere ammortizzata entro un periodo massimo di cinque anni.

33 Ivi, pp. 341-343

34 Valeri, Standard IAS/IFRS e nuove esigenze di disclosure nel bilancio delle società di calcio, cit., pp.

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Gli IAS/IFRS prevedono invece che tali importi non siano capitalizzati ma imputati al conto economico, poiché non è possibile dimostrare che gli investimenti in ricerca sostenuti dall’impresa generino in via immediata un’attività immateriale, separabile dal resto dei beni aziendali, in grado di produrre benefici economici.35

Il marchio

Non è una posta caratteristica dello stato patrimoniale, perché difficilmente esistono i presupposti per procedere all’iscrizione di un valore in tale voce. Eppure in questi ultimi anni il marchio sportivo è stato oggetto di significative operazioni attuate con l’unico fine di generare plusvalenze per abbattere le perdite di bilancio.

Qualora il club abbia raggiunto una certa notorietà e appetibilità sul mercato, la società registra il marchio non solo per l’attività sportiva, ma estenderà la portata anche ai prodotti oggetto di merchandising. Pure i colori sociali possono essere tutelati (acquisendo rilevanza giuridica) grazie alla loro notorietà.

Per quanto riguarda le operazioni “contabili”, il marchio è stato usato come pegno a fronte di prestiti bancari o nei “sale and lease back” con società finanziarie, a volte appartenenti allo stesso gruppo del club calcistico. In questo caso, la squadra vende il proprio marchio a terzi e lo riacquista in leasing, essendo indispensabile per svolgere l’attività agonistica.

Sono operazioni che frequentemente costituiscono artifici contabili, volti a far emergere rilevanti plusvalenze idonee a contenere le considerevoli perdite e quindi per evitare ricapitalizzazioni36 (come il Milan, l’Inter, la Roma, la Lazio ed altre ancora37).

Nei prossimi capitoli, dopo una presentazione dei metodi di valutazione di un’azienda, mi accingerò a valutare un’azienda sportiva e poi metterò a confronto il valore calcolato con altre realtà nazionali (sempre di società quotate in Borsa) e con altri metodi valutativi, concludendo con un accostamento con il lavoro svolto da Tom Markham per

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Ivi, pp. 154-155

36 Ivi, pp. 158-161

37 W. Galbiati e E. Livini, “Il "doping" nei conti dei big del pallone perdite complessive oltre i 68

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l’ICMA Centre dell’Università di Reading38, da cui traggo ispirazione per questo mio lavoro.

38 T. Markham, What is the optimal method to value a football club?, Reading, ICMA Centre, 2013,

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CAPITOLO 2

LA VALUTAZIONE DI UN’AZIENDA: