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questo, pur comprendendo che il fattore libertà di scelta del “dove andare” diviene certo uno dei fattori determinanti in capo alla volontà del cittadino o dei suoi familiari, ma,

UNA SERIE DI IMPORTANTI RISULTATI CONSEGUITI NONOSTANTE … UNA PROFONDA AMAREZZA

2 visioni, ed ancor più, delle destinazioni

E, questo, pur comprendendo che il fattore libertà di scelta del “dove andare” diviene certo uno dei fattori determinanti in capo alla volontà del cittadino o dei suoi familiari, ma,

altresì, con quel dubbio che, forse per la non eccessiva conoscenza, inibisce nel far individuare i centri di servizio più rispondenti in relazione, ad esempio, ai carichi sanitari od alla tipologia del contesto del quadro clinico della persona da assistere.

Un esempio, assai lampante e che va a coinvolgere l’Istituto in quanto parte interessata, attiene alla situazioni tipiche delle persone con demenza, assai problematiche nella loro gestione.

Situazioni che riscontrano una grande richiesta, grazie alle modalità di risposta, a favore della Casa….con il limite, tuttavia e peraltro assai pesante, che, di fronte all’alto carico e necessità di assistenza richiesti, si incappa nella bassa valutazione dei punteggi da assegnare.

Infatti, in considerazione della oggettiva vetustà del modello in dotazione, peraltro nel tempo mai riesaminato da chi ne ha titolo, ci si viene a trovare in presenza di attribuzioni assai basse, e, di riflesso e nel proseguo, con una problematica non indifferente per pervenire al rilascio della quota di rilievo sanitario.

Evidente, quindi, e questa non vuole porsi come una giustificazione volta a far esimere da precise assunzioni di responsabilità, che a ben poco può servire lo sforzo, ai vari livelli intrapreso (dal marketing alla riconosciuta buona del servizio offerto etc.), se, pur assicurando la presenza media degli ospiti, per il 2017 attestata sul numero di 201,29 rispetto ai 203 di cui dispone la Casa (vds. al riguardo il Report Secondo Semestre 2017 e

previste 148.

E’ chiaro che la gran parte delle presenze delle persone ospitate e non autosufficienti, che si trovano ad essere al di fuori delle quote di rilievo sanitario di cui in parola, vanno a rientrare nei cosiddetti soggiorni temporanei, ma è altrettanto evidente che la retta posta a loro carico, pur parametrata in relazione ai carichi sociosanitari, con la garanzia del mantenimento degli standard soprattutto in termini di risorse umane, non può essere richiesta, assodato lo stesso riscontro del dato socioeconomico territoriale, per intero.

Non trascurando un altro elemento in enorme espansione e tale da incidere significativamente nella presa in carico delle persone: il ricorso al loro ingresso solo quando e di fatto non possono più essere gestite a livello domiciliare, con quanto ne va ad afferire ai diversi livelli, soprattutto di tipo sanitario, con la durata della permanenza, frequentemente riconducibile a periodi brevi o di poco rilievo.

Assai emblematico, rispetto a questo contesto, il dato per il trasporto delle persone per la effettuazione di visite specialistiche, asceso, nel 2017, al non indifferente numero di oltre 770 (una realtà viciniora, con quasi il doppio degli assistiti, ne ha effettuate meno di 700), tutte senza oneri per le persone residenti e, quindi, a carico dell’Ente, tanto da avere portato alla scelta, non più rinviabile, di richiedere, a partire dal 2018, una piccola compartecipazione

In effetti, nell’esaminare con attenzione i dati a disposizione ed attinenti al periodo d’interesse, sono di gran lunga aumentati gli ingressi (oltre il 50% di cambi rispetto al totale dei posti letto a disposizione), riducendosi, per l’appunto, il periodo di permanenza, con quanto ne è andato a conseguire in termini di impegni, assai gravosi, per:

- l’accoglienza;

- l’inserimento;

- i rapporti con i familiari;

- gli adempimenti di tipo burocratico- contabile;

- la presa in carico;

- le unità operative interne ed i progetti assistenziali individualizzati;

- gli aspetti poi correlati,e non è questo un aspetto secondario, al guardaroba;

- l’assegnazione dei medici;

- la somministrazione farmaci;

- la ristorazione mirata in presenza di casi problematici tipo la disfagia, e quant’altro.

Indubbiamente questa fattispecie, nell’esprimere obiettivi limiti in termini di riscontro economico-contabile, non va di certo ad aiutare nel mantenimento degli equilibri che

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D’altro canto, grazie ai non pochi investimenti nel tempo effettuati ed in base alla nuova normativa sulla contabilità, ricorrono, a tutti gli effetti ed anche per il 2017, le condizioni per vedere sterilizzato l’intero importo del disavanzo, che consente, in tal modo, di portare al pareggio la situazione dell’esercizio di riferimento.

Questo riscontro, tuttavia, non fa assolutamente scordare che il dato inerente alla

“sterilizzazione” sarà nel medio periodo destinato ad essere azzerato, per cui urgeranno l’adozione di interventi mirati per quanto prima uscire dallo stagno che presenta non poche sabbie mobili.

Rispetto a quanto in menzione, occorre riconoscere la cura e l’attenzione messi in atto non solo per l’oculatezza nella gestione delle risorse, ma, soprattutto, per l’individuazione di progetti innovativi (e la relazione programmatica 2018-2020 ne intende essere una rilevante testimonianza) volti ad individuare nuove forme di allargamento della presenza dei servizi offerti e, di conseguenza, l’auspicio per di riflesso pervenire all’introito di risorse allo scopo destinate.

In questo senso e ad esempio, un rimarchevole investimento verso la ripresa mirata nelle sue articolazioni e sfaccettature della “raccolta fondi e lasciti testamentari”, a suo tempo avviata e poi andata in ristagno, pur se non abbandonata (il 2017, infatti, ha potuto registrare significativi seppur piccoli traguardi anche in tale contesto), e che se, oculatamente seguita anche attraverso l’apporto e supporto di esperti del settore (vds. ipotesi progettuale 2018), potrebbe tornare decisamente a fiorire.

Rispetto a ciò è bene ricordare e tenere in considerazione che la percentuale italiana sui lasciti testamentari risulta al momento essere assai di poco rilievo ed attorno al 14%.

Una ricerca orientata in termini di nuove opportunità e correlate risorse, pertanto, che non fa accantonare la problematicità derivante dalla riduzione della liquidità con la quale fare di volta in volta fronte al fabbisogno, a partire da quanto necessario per stipendi e forniture di beni e servizi.

Nel fare riferimento alla questione risorse, umane in primis, un dato favorevole e che ha consentito di vedere in parte abbattuti i costi di gestione del personale attiene al ricorso a suo tempo effettuato con la presenza e, per certi versi, definibile come “partnership”, con la cooperazione, cui sono stati affidati la gestione di alcuni servizi.

Non si può sottacere la diversità di trattamento economico, con il ritorno che ne va a derivare per l’Ente. Per cui e ad esempio, se le condizioni di gestione fossero parametrate su altro versante in sede di trasformazione dell’Istituto, come già registratosi altrove, si potrebbero conseguire, a livello di contratto applicato, non pochi vantaggi, sia sul piano dei costi che su quello della gestione diretta del personale e, quindi, con ulteriori e maggiori garanzie per i lavoratori.

Ma non ci si può peraltro esimere, come risultante sempre dai Report sopra richiamati (lo si torna a ricordare, reperibili anche nel sito oltre che sul Modello Organizzativo della Casa), dal fare richiamo anche ad un altro degli aspetti di criticità: quello delle assenze dal servizio per questioni legate alla malattia (lungi dal voler entrare nel merito, nella consapevolezza che i certificati medici non si possono contraddire), che ha registrato picchi, per il personale dipendente

Se il soffermarsi su alcuni passaggi come questi, in certe parti assai forti e preoccupanti, deve mettere in allerta ed indurre verso la ricerca di nuove strade rivolte alla ricerca di modalità per vedere ricondotto il fattore criticità “dato contabile”, si deve comunque dare atto sul come si stiano profondendo non poche attenzioni per il contenimento del rischio che ne deriva.

Tanto da vedere prospettate una serie di innovazioni ed alternative, una in precedenza già accennata, capaci di sopperire al considerevole disagio.

Detto questo, non bisogna mettere in secondo piano quelle scelte della programmazione, per il come sentitamente vissute nel 2017, che hanno saputo incontrare, ma di più ancora, far assaporare alcuni significativi traguardi, che la Casa, con orgoglio si può sottolineare, è stata in grado di raggiungere.

Di sicuro frutto di una visione di futuro, che ha saputo calibrare quel cambio di passo nel tempo foriero, si auspica e si ritiene, di ulteriore qualificazione rispetto ai servizi dalla Casa offerti.

Di più ancora: espressione di un apporto e lavoro di squadra, che, nel mettere insieme sinergie e competenze, ha fatto compiere passaggi di particolare rilievo.

I quali, oltre a gratificare i diretti protagonisti del lavoro sul campo, hanno fatto emergere, quale cartina di torna sole assai rispondente, i favorevoli riscontri da parte di tutti i soggetti di parte terza di volta in volta intervenuti (un particolare riferimento, con successivi richiami, deve andare alle verifiche per il rinnovo della certificazione; a quelle per il rinnovo dei titoli di cui alla lr 22 sull’accreditamento; a quelle dei Nas, che hanno fatto visita alla Casa per ben due volte, ferragosto e natale; a quelle del marchio qualità e benessere e così di questo passo).

Una legittima soddisfazione, quindi e pertanto, che non esime dal contemperare quella forte preoccupazione volta ad effettuare e compiere, lo si vuole con forza ribadire, ogni sforzo per vedere salvaguardata la Casa nel suo insieme, contemplando in tale dizione ogni risorsa che nella Casa vive ed opera, come pure che con la Casa si rapporta.

Memore, nel contempo, del mandato dei fondatori e che, proprio secondo la mission assegnata, deve vedere la casa nel suo essere capace, con l’adattamento e la flessibilità dai tempi richieste, di sapersi far carico dei vari oneri, ma altrettanto dimostrare il coraggio di saper affrontare, assumendosene il rischio, le nuove sfide che le si vanno a porre innanzi.

Con il dovere di essere riconoscente verso la tradizione ed il passato, ma altresì con lo sguardo rivolto all’oggi e che si prefigge di contemplare ed interpretare quella “vision”

all’altezza del compito per intuire ed anticipare i tempi.

Ancor più: che sa manifestare, attraverso una presa in carico di tipo olistico, quelle attenzioni, verso la persona, espresse nel loro insieme, e che sono per questo capaci di intervenire nel rispetto di tempi e contesti.

Non per niente, almeno lo si crede, solo con una simile visione e con una forte determinazione, si è stati nel tempo capaci di autenticamente interpretare le volontà dei fondatori

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In successione, all’idea di una specializzazione nell’ambito della demenza, tanto da dotarsi di diversi posti letto a ciò destinati, passando dall’iniziale nucleo di 10 posti (1997) ai nuovi due per complessivi 48 posti letto (dal 2010).

Come del resto, a seguire ed in collaborazione con l’Azienda Ulss, con l’attivazione del servizio del centro di cure palliative, con 8 posti letto, ora autorizzati per essere portati a 10.

E che ha pure incontrato, seppur per il momento accantonata e con l’auspicio per un suo recupero, la presenza della gestione, da parte della Casa, del servizio di assistenza domiciliare oncologica.

Hospice per il quale, nel corso del 2017, è intervenuto il rinnovo della convenzione in essere e che, sicuramente, una volta ottenuto il rinnovo dell’accreditamento, ma di più ancora, l’autorizzazione ed accreditamento per i due nuovi posti letto in fase di realizzazione, sarà necessario reimpostare l’intero impianto dell’accordo fra le parti.

Questo insieme di servizi, pur fra alti e bassi e con non poche contraddizioni e difficoltà, a volte incomprensibili, non ha fatto desistere, adottando quel sano principio della programmazione che, nel pensare all’oggi, sa coniugarlo con il futuro.

Ecco nel contempo avviato il cammino in vista del realizzando servizio innovativo per persone disabili (6 posti letto), proiettato verso il “dopo di noi”.

Un forte impatto, quello or ora evidenziato, ma che, forse e ad oggi, ha incontrato i maggiori favori e le dedicate attenzioni più sul versante extra territoriale (vds. sensibilità, anche in termini di apporti economici, da parte della Regione Veneto e della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo) che su quello più strettamente locale (vds. Comuni ed Az. Ulss 5 Polesana).

L’auspicio, peraltro ed a tale riguardo, è che il tempo, nel suo essere “galantuomo”, possa far sino in fondo apprezzare e cogliere questa opportunità, di non poco rilievo per la comunità territoriale, e tale da far concretamente fronte ai fabbisogni di famiglie che si trovano in determinate condizioni.

L’insieme di questi aspetti progettuali e di scelte mirate a favore delle persone, nella consapevolezza dei non pochi impegni e risorse richiesti, sprona a decisamente puntare nel dover riprendere tutta una serie di relazioni e contatti, con l’Az. Ulss 5 in primis, capaci di far meglio e più compiutamente comprendere il valore delle iniziative dalla Casa messe in atto.

Non tanto e non solo per il doveroso riconoscimento, quanto piuttosto per far avvertire la presenza della Casa come uno dei nodi portanti della rete territoriale dei servizi, che, nell’essere messi a disposizione dei cittadini, consentono di dare concrete risposte ai loro bisogni, riuscendo a far esprimere ed emergere concetti come solidarietà e tutela dei diritti.

Secondo questa ottica, si tratta di dare voce a coloro che spesso non sono ascoltati o che, protesi nella ricerca di appropriate risposte, faticano a trovarle.

alla comunità appartengono e dalla comunità devono essere accompagnati e presi in carico.

Questo insieme di considerazioni, se, da una parte, non può prescindere dal contesto della criticità in ordine al versante economico finanziario, non può mettere in secondo piano, in tutta la sua positività, quanto dalla Casa sin qui compiuto.

A proposito di criticità, una piccola parentesi e non certo quale giustificazione:

sembrerebbe, come purtroppo appurato, che il fenomeno della moria stia ricadendo sul gran parte del sistema della residenzialità a livello veneto, con non poche problematicità e pesantezze in capo agli enti, che fa ancor più avvertire la doverosità della risposta rispetto a quella necessaria inversione di tendenza che la stessa nuova normativa regionale dovrebbe, si spera, portare.

Tornando all’ambito “percorso intrapreso”, si ritiene che il medesimo non sia solo degno di menzione, ma, ancor più, da vedersi nella sua pregnanza in relazione al come, nell’affrontare alcune delle problematiche, lo si è voluto fare.

Con quella cura ed attenzione verso la persona, che ha trovato non pochi supporti ed opportunità grazie al “sistema qualità” a suo tempo introdotto e sempre in divenire, e che riesce a caratterizzarsi per la ricerca di quel miglioramento continuo sul quale e verso il quale ogni risorsa, umana-strumentale-strutturale-teconologica-economica, viene ad essere rivolta e protesa.

Cui aggiungere la valorizzazione dello stesso fattore estetico-ambientale, che, nel far sentire propria la Casa, alla persona ed alle persone, permette di essere abitata, vissuta, usata, valorizzata, avvertita, ancor più, come fosse propria, e, per questo, altrettanto condivisa con altre persone.

Nel contempo, amata, impreziosita, mostrata a coloro che nella Casa entrano, con quell’orgoglio che sa far respirare aria buona e tersa da possibili inficiamenti od incrinature, e che sa essere invitante ed ospitale.

Un atteggiamento, quello menzionato, che, nel contempo, obbliga a far trasparire, in coloro che vi operano, quel senso di appartenenza.

Mediante il quale, nel contestualizzare, si viene aiutati a ritrovare ed a ritrovarsi, a lavorare bene in quanto supportati ai vari livelli, da quelli dell’intorno a quelli del contorno, laddove gli strumenti tecnologici ed i fattori ambientali, non sono agiti solo in termini di sicurezza, ma anche di quel sentirsi bene che aiuta a stare bene.

Ancora, con la presenza di supporti, anche di tipo psicologico, per meglio inserirsi e sentirsi parte, ciascuno con le sue specificità, di un tutto.

Un tutto che riesce a formare l’insieme ed a sviluppare competenze e talenti, capacità nelle difficoltà, responsabilità individuali e gruppali, con quanto ne va a conseguire per essere veri apportatori di “problem solving” e non di contesti che corrono il rischio di portare all’implosione.

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