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Comunità terapeutiche e di vita di Metello Cornili

MAXWELL JONES, Il processo di cam-biamento. Nascita e trasformazione di una comunità terapeutica, Angeli, Mi-lano 1987, ed. orig. 1982, trad. dal-l'inglese di Raffaella Bortino, pp. 202, Lit 20.000

MARIA PIA LAI GUAITA, La comunità terapeutica. Origini storiche. Interven-ti in Italia, Jaca Book, Milano 1988, pp. 294, Lit 32.000.

MARIO CAGOSSI, Comunità terapeuti-che e non, Boria, Roma 1988, pp. 270, Lit 30.000.

Ultime eredi di un dibattito che attraversa la cultura occidentale, le comunità di vita alternativa e le co-munità terapeutiche sviluppatesi ne-gli ultimi anni in Italia e in Europa rappresentano oggi un fenomeno complesso e originale. Chi fosse inte-ressato alle esperienze più antiche delle comunità terapeutiche può visi-tare il villaggio di Geel, vicino ad Anversa, sorto nella seconda metà del 1200. I "pazzerielli" vi andava-no accompagnati dai parenti per ot-tenere la grazia dalla santa Dimfna, che liberava dal demonio. Dato che la santa sovente tardava a concedere la grazia, i matti soggiornavano in paese e venivano ospitati. Così anco-ra oggi a Geel vivono circa mille "pazzi" ospiti delle novemila fami-glie del paese, circolano liberi, si in-contrano nei caffè o a messa. O, per citare solo una delle esperienze di co-munità di vita alternativa, si può pensare agli Amish (vi ricordate il film II testimone?), cioè a comunità legate ad una tradizione di vita agri-cola ed anti-tecnologica tuttora espressione di quel rifiuto e di quella sfiducia nella città industriale che ha animato molti uomini di cultura del-d'Ottocento.

Negli anni '30 alcuni psichiatri di formazione psicoanalitica, quali Sul-livan e Menninger, cominciarono a lavorare attorno a un progetto di te-rapia ambientale nel quale tutta l'or-ganizzazione fosse coinvolta e tutti i rapporti interpersonali attentamente valutati in quanto potenzialmente terapeutici. I.F. Main nel 1946 coniò il termine "comunità terapeutica" quando ebbe luogo la riorganizzazio-ne dell'Istituto psichiatrico di Northfield, e Maxwell Jones nel 1953 offri per la prima volta una esposizione più sistematica di come poteva essere l'organizzazione di questa istituzione.

Il processo di cambiamento è il re-soconto della trasformazione dell'O-spedale Dingleton di Melrose in Sco-zia in comunità terapeutica durante sette anni di difficili vicende, dal 1963 al 1969. Innovatore carismati-co, Maxwell Jones narra con grande umiltà e anche con aria divertita le difficoltà incontrate nel trasformare una istituzione gerarchizzata e disci-plinare di circa quattrocento pazienti in organizzazione democratica e li-bertaria. Se i postulati di questo au-tore implicano un collegamento tra i sistemi aperti, lo sviluppo e la creati-vità, la lezione che ne consegue è che sovente il percorso per raggiungere

una meta è più importante della meta stessa. Infatti, nonostante le spese di viaggio, il timore della catastrofe, le paure e le angosce che accompagnano il cambiamento, coloro che parteci-pano al processo di trasformazione svillupano un processo decisionale basato sulla partecipazione e il con-senso, acquisendo un'esperienza si-gnificativa.

Il lavoro di Maria Pia Lai Guaita offre al lettore un'ampia panoramica del fenomeno delle comunità che in

logico (che a volte diventa anche di lettura pesante), ma ancora un volu-me utile per gli operatori, soprattut-to per le schede descrittive delle co-munità (curate da Miriam de Bernart e Paolo Manfreda).

Sfatato il mito che tutti i tossidipendenti abbiano bisogno di co-munità (operatori accorti come don Ciotti e osservatori specializzati co-me gli epidemiologi convergono nel ritenere che solo il 20% dei soggetti necessiti di tali strutture), queste

fi-nità che si dichiarano esplicitamente come terapeutiche dalle comunità di vita, è dato dagli scopi che si prefig-gono. Per le prime lo scopo ultimo della terapia è il ritorno alla vita so-ciale esterna, pur dopo tempi lunghi di permanenza. Nelle seconde non vi è una tensione a spingere i giovani a un rientro nella vita sociale. Al con-trario, la ricerca di una organizzazio-ne diversa del lavoro e una ideologia critica verso la società industriale fa sì che queste ultime tendano a costi-tuirsi come microsocietà alternative, sovente crescendo progressivamente di numero.

Jean Bergeret, uno psichiatra francese, ha proposto una classifica-zione delle comunità che può

appari-r i K

to di legge è incardinato sulla definizione di pa-rametri quantitativi. Un tale problema viene af-frontato dall'art. 12 septies, che delega all'Istitu-to Superiore di Sanità e al Ministro della Sanità:

a) le "procedure diagnostiche e medico-legali per accertare l'uso abituale di sostanze stupefa-centi".

b) "le metodiche per quantificare'l'assunzione abituale nelle 24 ore"

c) "i limiti quantitativi massimi di principio attivo per le dosi medie giornaliere"

In che misura questi adempimenti "tecnici" possono essere concretamente realizzati?

L ' ' 'uso abituale ' ' di droghe (art. 12 bis, art. 12 sexties) non può essere "diagnosticato" da alcu-na "procedura" medica. Può essere rilevato l' ' uso dipendente ' ' (che è cosa diversa) e solo per

gli oppiacei. Le "metodiche per quantificare l'assunzione abituale nelle 24 ore" (Artt. 12 bis e 12 sexties) mirano evidentemente a determina-re i dosaggi giornalieri individuali. Una determi-nazione quantitativa del fabbisogno delle 24 ore è realizzabile per gli oppiacei attraverso tecniche che gran parte dei tecnici, ritengono discutìbili sia come affidabilità sia come attuabilità prati-ca. Per le altre sostanze, non esistono tecniche per quantificare oggettivamente il bisogno indi-viduale nelle 24 ore.

Il concetto dì "dosi medie giornaliere" (Artt. 12 e 12 ter) postula una serie di parametri quan-titativi universali per le sìngole sostanze. Un tale concetto è forse applicabile a sostanze che hanno un impiego terapeutico, come gli oppiacei. Per le altre sostanze non esistono criteri oggettivi di de-finizione.

Italia accolgono i consumatori di op-piacei. Utile strumento di lavoro per gli operatori del campo anche per le appendici che completano il volume: la prima dedicata al censimento delle comunità e delle strutture pubbliche, di volontariato e private, la seconda ai testi di legge che hanno consentito la possibilità di commutare gli arresti in trattamenti presso le comunità. La prima parte del volume narra le espe-rienze straniere, la risposta italiana al problema della tossicodipendenza, e una ricerca sul campo attuata tra-mite un questionario inviato ad oltre cento comunità. Analogo nell'orga-nizzazione del discorso appare il vo-lume curato da Mario Cagossi e reso possibile da una ricerca promossa dal ministero della sanità. Certamente più rigoroso nell'approccio

metodo-cerche hanno il merito di offrire mol-ti damol-ti interessanmol-ti; in Italia oltre il 65 per cento delle comunità sono sor-te per opera di religiosi e solo il 35 per cento possono considerarsi tera-peutiche in senso stretto; il rimanen-te 65 per cento sono comunità di vi-ta, di accoglienza.

Il primo presupposto dell'esisten-za di quella che si può definire comu-nità terapeutica è che un ambiente sociale possa essere strumento per sperimentare direttamente qualcosa ed appropriarsene. Sulla base di que-sto principio può nascere un sistema per riattivare un processo di crescita attraverso il confronto con gli altri, fino al raggiungimento di una identi-tà adulta. Quali che siano le attiviidenti-tà svolte all'interno della vita di comu-nità — attività terapeutiche in senso stretto o attività lavorative — l'o-biettivo è quello del " living-lear-ning", del vivere imparando dall'e-sperienza, di una condizione nella quale gli ospiti, anziché essere recet-tori passivi come nelle istituzioni tra-dizionali, divengano partecipi e re-sponsabili, acquistino consapevolez-za dei propri sentimenti, pensieri, impulsi, comportamenti.

Ma le comunità terapeutiche, ol-tre a una specifica preparazione pro-fessionale degli operatori, prevedono programmi, riti di passaggio che san-ciscono i progressi e la crescita dei re-sidenti. Un altro aspetto che diffe-renzia in modo particolare le

comu-re utile, anche se nel conccomu-reto non appare direttamente utilizzabile. Questo autore infatti propone di di-stinguere le comunità con approcci più "fusionali", soprattutto indicate per soggetti giovani e molto distur-bati, con un grande bisogno di pacifi-cazione; i sistemi "anaclitici" per soggetti con problematiche depressi-ve e con un bisogno di sostegno orto-pedico; i sistemi "oggettuali" per soggetti più organizzati che vengono aiutati a riprendere una propria coe-sione ed indipendenza, momenta-neamente incrinata. Il configurarsi di una comunità pone un numero ri-levante di problemi metodologici e organizzativi iscrivibili all'interno dei principi e dei codici teorici delle discipline psichiatriche e psicologi-che, ma occorre dire che esperienze originali rispetto a queste discipline possono essere di grande interesse e di grande utilità. La cosa diventa più problematica quando una microso-cietà o una "somicroso-cietà alternativa" pre-sume di muoversi verso esperienze originali rispetto a quel complesso di norme che regolano la vita della co-munità sociale, vale a dire il diritto.

Maurizio Maggiani

MÀURI MÀURI

"Credo che di libri come questo di così vigoroso sprezzo delle mode e di così acuta modernità, ce ne siano pochissimi Quest'opera leggerissima gaia e aerea, ha

talvolta la trasparenza spettrale dell'alabastro". (Franco Fortini) Lire 18.000 Boris Vian UN MESTIERE DA CANI La spensieratezza post-bellica, l'americanismo trionfante, le caves esistenzialiste di Jiuliette Greco: gli anni frenetici del

secondo dopoguerra in Francia raccontati da un eclettico intellettuale parigino.

Lire 16.000

Paolo Zardo

CRONACA ADDIO

Una scrittura saporosa, ironica, immediata senza compiacimenti, da cronista

che va dritto al fatto. Racconti divertiti e divertenti di sé, del proprio giornale, di

trent'anni di vita.

Lire 22.000

Karel Capek

IL LIBRO DEGLI APOCRIFI

Un Don Giovanni molto poco virile, una Giulietta con otto

figli, un Abramo che non riesce a trovare i dieci giusti: . racconti ironici e amari scritti

per dissacrare, in tempi di tirannide, il mito del

"dittatore".

Lire 16.000

Vezio De Lucia

SE QUESTA È UNA CITTÀ

premessa di Antonio Cederna

Le ragioni e gli eventi che hanno portato l'Italia all'attuale insostenibile degrado di città e territorio, al

saccheggio dell'ambiente naturale, al dilagare dell'abusivismo e dell'inquinamento (dall'introduzione di Antonio Cederna). Lire 26.000 Gina Lagorio

RUSSIA OLTRE L'URSS Taccuini di viaggio

ottobre 1988, giugno 1977

Una fine scrittrice in questi suoi taccuini di viaggio trasmette al lettore episodi, incontri, impressioni, sempre attenta al profondo senso di

spiritualità russa.

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Filippo Gentiloni

OLTRE IL DIALOGO Cattolici e PCI Le possibili intese tra

passato e presente

prefazione di Pietro Ingrao •

I rapporti intellettuali e politici del PCI con il mondo cattolico, da Gramsci a

Berlinguer, attraverso settant'anni di storia.

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Mario Alighiero Manacorda

LETTURA LAICA DELLA BIBBIA

Un'analisi lucida e disincantata che nega ogni trascendenza della Bibbia e ne riafferma il carattere di libro scritto dagli uomini per

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