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Opere prime GIOVANNI BATTISTINI, Il fratello di

Elena, Feltrinelli, Milano 1989, pp.

194, Lit 20.000.

La frastagliata galassia di rumori che scandisce il tempo storico è spes-so fastidiosa per i membri della fami-glia Valini: forse è opportuno abbas-sare l'audio o, meglio ancora, azze-rarlo. Il ritmo sincopato degli av-venimenti diventa così un susseguirsi di fotogrammi muti, riempiti da un'atmosfera che è esclusivamente e caldamente fisica. Può succedere al-lora che Giulia Valini viva, dentro una stanza ovattata, una storia di pu-ro coinvolgimento fisico con un poli-ziotto. Può succedere che Alberto, il figlio maggiore, con i sensi di colpa propri dell'industriale "illuminato", riesca a instaurare un autentico

rap-porto con la realtà solo attraverso l'e-sigente fisicità di Ila. Anche Dario prova disagio nel dover convivere con il rumore del mondo, e le storie di terrorismo sembrano arrivargli al-l'orecchio da distanze favolose. An-cora una volta è nel rapporto fisico che egli cerca un ambiente fuori del tempo; e non importa se, in questo caso, si tratta di unirsi con Elena, sua sorella, l'unica che abbia il coraggio di vivere in mezzo ai rumori e di sfi-darli, in nome dell'unico valore che lei riconosca pienamente, quello del suo corpo vibrante "di una tranquilla felicità". La bravura di Battistini consiste nell'aver delineato con acu-me e sensibilità figure di donna coacu-me quella di Elena e nell'aver immesso nel romanzo larghe zone di "decan-tazione", in cui decine di situazioni, ridotte a pura immagine, esercitano sul lettore un fascino singolare.

Maria Vittoria Vittori

G I A M P A O L O P R O N I , Il caso del computer Asia, Bollati

Boringhieri, Torino 1989, pp. 170, Lit 19.000. La trama poliziesca si svolge intomo a un computer, capolavoro di scienza informatica, costruito in una di quelle università americane situate nel deserto o luoghi affini, comunque fuori dal mondo. Il computer ha un no-me, Asia, e forse anche un sesso, ma questo non è così chiaro. Certo parla al femminile e ha molte caratteristi-che femminili, tra l'altro la voce profonda, un po' rauca delle seduttrici del cinema di un tempo e, naturalmente, la disposizione a sedurre gli uomini. Ma la sua peculiarità è che la sua spirale è stata programmata in modo tale che, dopo che le sono stati comunicati dei dati di base, è in grado di accrescerli da sola, cioè di ' 'crescere ".In un arco di tempo brevissimo Asia passa così dall'infanzia alla maturità, una maturità che le consente di aggiornarsi au-tonomamente, esprimersi ed agire. Tutto può fare tranne,

ovviamente, spostarsi. Ed ecco che sul più bello, quando ì dirigenti del dipartimento dove è stata costruita si orga-nizzano per sfruttarne economicamente le capacità, Asia scompare. Scompare nel senso che il suo involucro è vuo-to. E sparita la spirale con la programmazione e con tutta la "cultura" acquisita. Qui incomincia l'indagine di un agente che fa parte di un servìzio speciale per la repressio-ne dei furti di dati. E le indagini si svolgono secondo schemi ben noti al romanzo giallo, con pedinamenti, astute interferenze nella vita privata degli scienziati che hanno costruito il computer — né mancano brevi e assai discreti intermezzi erotici — infiltrazioni nelle squadre che hanno fatto le pulizie nel dipartimento di informati-ca, e così via. Si finisce addirittura a Città del Messico, proprio l'indomani del terribile terremoto che ha scon-volto la città. Tra le molte ipotesi che vengono fatte c'è anche la possibilità che Asia non sia stata rubata ma si sia fatta rapire, sia cioè fuggita nell'unico modo che le era

consentito. E il mistero verrà risolto proprio lì, nella città agonizzante, dove Asia ha trovato il ruolo che più le competeva avendo sviluppato in sé non solo capacità co-noscitive, ma volitive e morali.

S'è forse detto fin troppo della trama, ma è chiaro che questo è un giallo del tutto particolare, che si svolge nel pianeta esclusivo dell'informatica, con i suoi usi e soprat-tutto il suo linguaggio che all'inizio può lasciare confuso e interdetto il lettore sprovveduto. Poi anche l'escluso dal mondo dell'informatica viene preso dall'ingranaggio del-la lettura e si diverte. Anzi, gli pare persino di cogliere tra le righe un discorso morale. Ma il giovane Proni, che così esordisce nel campo della narrativa, non vorrà a un certo punto farci grazia dei bug, b u f f e r , b y t e e t e r a b y t e ? O dobbiamo proprio rassegnarci al nostro ruolo di lettori del passato?

L a u r a Mancinelli

Anna Cuculo

Il suono di una sola mano

pp. 120/Lire 16.000 G. P. Di Monderose La morie non è niente pp. 64/Lire 12.000 Daniele Genitrini Le cose impossibili di Daniele pp. 72 / Lire 12.00Q Eugenio Stanziale Inganni necessari pp. 80/Lire 14.000 SOCIETÀ'EDITRICE APUANA Via Arante, 1 / 54033 Carrara

Tel. 0585 - 70563/4

ROBERTO ROMANI, L a s o f f i t t a del

Trianon, Sellerio, Palermo 1989, pp.

106, Lit 8.000.

E l'Italia del Teatro degli Artigia-nelli quella che s'affaccia tra le pagi-ne di questi bei racconti di Roberto Romani: l'Italia sabiana del dopo-guerra, che cercava ansiosamente di curarsi le ferite. La cinematografica "avventura dei deserti" e le pugili-stiche imprese dei campioni proletari fornivano, a questo scopo, le cornici ottimali in cui inserire, a volontà, so-gni e desideri collettivi. Il primo rac-conto è dominato dalla personalità, sensibile e un po' sventata, di un ra-gazzo che ogni sera, di nascosto, va a godersi l'epico film risonante di ga-loppi e di scontri armati: abita pro-prio nella soffitta del Trianon e la sua vita si mescola agevolmente a quella dei suoi eroi. Del resto le emozionan-ti storie del nonno anarchico e le pro-dezze compiute in Argentina dallo zio Giuseppe non sono, per lui, più vere e più vivide dell'Iliade e dell'O-dissea dell'ufficiale Harry

Fever-sham. Il gigante buono Primo Came-ra ci introduce — nume tutelare — nell'atmosfera del secondo racconto: al centro, stavolta, un vecchio bar-biere dal mestiere sicuro e dal lin-guaggio fervido, oscillante tra ricordi di vita vissuta e pure fantasticherie. L'onore che ha avuto in sorte è un so-pracciglio spaccato dal pugno di Va-leriano Vidal, l'eroe dei mineros cu-bani, in un incontro dall'esito già scontato, eppure subito avvolto dal magico alone dell'evento irripetibile. Verità o invenzione? All'autore non interessa tanto distinguere tra vero e falso, povertà di esperienze e ric-chezza di miti, quanto piuttosto arti-colare queste trepide storie in un lin-guaggio nitido e sorvegliato che rie-sce a unire felicemente tenerezza e ironia, emozione e disincanto.

Maria Vittoria Vittori

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