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Con la presente tesi si è cercato di ricostruire le vicende che hanno interessato i fondi librari, tanto monastici quanto conventuali a seguito delle varie ondate soppressive che hanno colpito cenobi ed ordini religiosi per più di un secolo. Per fare ciò si è dovuto partire dalle vicende storiche, in modo da poter comprendere quale siano state le ragioni e le manovre politiche sottese alle suddette spoliazioni.

Introdotto con una panoramica generale il contesto all’interno del quale s’incunea questo lavoro, si è passato ad illustrare la storia dei singoli cenobi individuati quali possessori dei volumi oggetto di questo studio. A tale lavoro storiografico ne è conseguito uno più prettamente di analisi e ricerca nei dati materiali, finalizzato all’individuazione e catalogazione delle caratteristiche ritenute indicative della provenienza claustrale. Il termine ‘ricerca’ non è stato scelto a caso: al di là del lavoro genuinamente di studio, lo svolgimento di questa tesi ha comportato una vera e propria indagine sul campo, dato che è stato necessario visionare ogni singolo volume catalogato per verificare l’esistenza o meno dei già citati elementi materiali caratteristici della provenienza. Questo intervento è da ricollegare ad una discrepanza esistente tra il volume fisico e la sua descrizione, alle volte inesatta o incompleta, che è stata fatta nelle schede a catalogo. A differenza delle opere del XVI e del XVII secolo, infatti, i tomi custoditi nella Sala Nera presentano un livello di descrizione talora meno accurato, anche se l’attuale catalogazione dei restanti 15.000 volumi e il lavoro d’indagine compiuti per questa tesi hanno e stanno provvedendo ad integrare i dati mancanti. Una ricerca, quindi, sia a livello intellettuale che materiale.

Le tracce materiali lasciate nei singoli conventi dagli ecclesiastici sulle carte, sono identificabili quali fonti documentarie, sulla cui base è possibile innestare, quale passaggio successivo, un lavoro di indagine storica nelle biblioteche. La ricostruzione dei fondi librari delle biblioteche monastiche e conventuali, difatti, rappresenta il tentativo di definire, almeno a livello documentario, la composizione originale di tali librerie, di comprendere quale fosse l’ideale ed il progetto organizzativo di tali luoghi, di indagare sulla tipologia dei volumi che costituivano tali fondi e sulle ricadute, dovute sia a fenomeni interni quanto a fenomeni storico-politici364, riguardanti la composizione delle stesse.

A partire dai primi anni duemila vi è stato, in questo contesto di ricostruzione, una particolare attenzione per la sistematica registrazione dei possessori365. Il già citato database realizzato dai tecnici

364 Oltre alle ondate soppressive di varia natura che, nel corso dei secoli, hanno colpito complessi ecclesiastici ed ordini

religiosi, bisogna tenere anche conto dei personali gusti ed interessi dei singoli direttori delle biblioteche, i quali immancabilmente andavano ad influenzare la composizione dei fondi librari.

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del CAB, definibile come utile strumento di partenza per lo sviluppo di studi come questa tesi, rappresenta una delle poche concrete realizzazioni di raccolta di dati valido per lavori di studio e ricerca. I dati raccolti in questo database e le ricerche effettuate in tesi come la presente, difatti, sono da considerarsi quindi come fonti utilizzabili dai ricercatori e dagli studiosi per realizzare opere storiografiche.

Con questo intento, negli ultimi anni, sono già stati compiuti degli studi presso la Biblioteca del Seminario, ad esempio la tesi di Mattia Aresu sulla ricostruzione storica della biblioteca del convento dei Carmelitani Scalzi di Padova366 e la tesi di Gloria Griso sulle cinquecentine e le seicentine delle corporazioni religiose soppresse conservate presso la Biblioteca del Seminario Vescovile di Padova367. L’intento è di favorire studi sull’editoria religiosa come già è avvenuto in passato per alcuni ordini religiosi e che grande interesse ha sempre riscosso368.

Nel complesso, tale tesi non è da ritenersi come un lavoro ultimato, quanto piuttosto un lavoro di transizione concepibile in una duplice accezione. In primo luogo, infatti, la catalogazione delle settecentine ancora non si è conclusa e, di conseguenza, non sono ancora stati fatti degli studi su tutte le loro provenienze. In secondo luogo, questo futuro lavoro di analisi deve collegarsi agli studi già realizzati sui volumi del XVI-XVII secolo. Una volta ultimati, essi dovrebbero consentire in seguito una comparazione sistematica con altri lavori di ricostruzione di fondi librari per il periodo considerato. L’obiettivo ultimo di questa complessa opera di ricostruzione dei fondi dovrebbe difatti interessare anche altre realtà bibliotecarie, al di fuori della Biblioteca del Seminario, che sono state enti di conservazione nel tempo di questo patrimonio librario.

Sono infine da consultare gli archivi, che rappresentano, come le biblioteche, una fonte imprescindibile per la ricerca e la conoscenza di utili informazioni sui movimenti del materiale librario. Anche per la redazione di questo elaborato sono stati consultati documenti conservati nell’Archivio del Seminario Vescovile, i quali danno notizia sia degli acquisti effettuati dal Coi369

per incrementare le raccolte della Biblioteca Antica, sia delle spartizioni organizzate da un altro bibliotecario, l’Argenti370, a seguito dell’arrivo dei volumi dal convento di San Francesco Grande.

366 ARESU, La ricostruzione storica… op.cit. 367 GRISO, Le cinquecentine e le seicentine… op.cit.

368 Vedasi ad esempio: L.BALSAMO, Il ruolo delle biblioteche degli ordini religiosi tra passato e futuro, in Biblioteche

cappuccine italiane. Atti del Congresso nazionale tenuto in Assisi, 14-16 ottobre 1987, a cura di Anselmo Mattioli, Perugia: Biblioteca Oasis, 1988; U.ROZZO, Linee per una storia dell’editoria religiosa in Italia (1465-1600), Udine: Arti grafiche Friulane, 1993; A. CAPACCIONI, Il ruolo delle biblioteche degli ordini religiosi. Una prospettiva biblioteconomica, in I libri dei cappuccini: la Biblioteca OASIS di Perugia. Con il supplemento al catalogo delle cinquecentine. Atti dell’incontro di studio, Perugia, 16 aprile 2015, a cura di Natale Vacalebre, Roma: Istituto Storico dei Cappuccini, 2016, pp. 15-25.

369 Per maggiori informazioni vedasi nota 78. 370 Per maggiori informazioni vedasi nota 83.

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Le biblioteche hanno rappresentato, nel corso del tempo, il luogo di trasmissione non solo di informazioni sul contenuto dei volumi, ma anche dei modi di concepire il libro nelle sue componenti materiali. In questo modo esse hanno permesso di studiare le tappe evolutive della manifattura stessa del libro. Le informazioni che, ancora oggi, possono essere portate alla luce sono innumerevoli. Studiare il libro nelle sue componenti permette di avvicinarci al tempo ed ai luoghi di produzione dello stesso, ricollegandoci alla mentalità dell’epoca, alle scelte e alla disponibilità materiali ad esso contestuali. Ricostruirne i luoghi di conservazione primigeni rappresenta, quindi, sia un modo di riscoprire la storia del cenobio calandolo nel suo contesto sociale, sia di ripercorrere la storia del libro inteso come portatore d’informazioni più o meno esplicite, note o potenziali.

In futuro è auspicabile che, con il progredire della scienza e della tecnologia, le informazioni latenti insite nei materiali costituenti il libro siano portate alla luce, cosicché si possa contare su uno spettro di informazioni sempre più ampio ed arrivare, un giorno, ad avere una conoscenza il più possibile profonda ed accurata del nostro patrimonio archivistico e bibliografico.

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