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Conclusioni e la possibilità di una critica

Il movimento della Scienza della logica deve dunque essere individuato in questo nesso che abbiamo stabilito fra esposizione logica e critica alla filosofia. Il punto da evidenziare riguarda l’immanenza di questa connessione: il porsi della filosofia hegeliana è, nello stesso momento, esposizione e critica dei sostrati oggettivi della tradizione filosofica che vogliono essere confutate. Il punto rilevante sta nel fatto che Hegel non pretende solo di negare quest’ultimi ma anche di riconfigurali, trasformandoli in categorie logiche, all’interno della propria proposta filosofica. Ciò vuol dire che la logica hegeliana giunge, alla fine della sua esposizione, a contenere e ad essere cosciente di tutte le regole e le determinazioni, costituenti le condizioni del suo stesso movimento. Tuttavia, come abbiamo appena accennato, tale compimento avviene attraverso una messa in discussione delle posizioni filosofiche avverse, nonché dei presupposti stessi della tradizione filosofica.

Questo Concetto della Filosofia è l’Idea che pensa se stessa, è la Verità che sa, è il Logico nel significato dell’Universalità garantita nel contenuto concreto come nella sua Realtà. In tal modo, la Scienza è ritornata nel suo Inizio, e il Logico è quindi il Risultato in quanto Spirituale, nel senso che a partire dalla Divisione originaria (dal Giudizio) presupponente, in cui il Concetto era soltanto in sé e in cui l’Inizio era un Immediato – a partire quindi dal Fenomeno che lì il Concetto aveva in sé – il Logico si è a un tempo elevato nel suo principio puro come nel suo elemento471.

Il concetto si affermerà proprio come sapere trasparente capace di cogliere la totalità di tutte le determinazioni che lo hanno reso possibile472. In questo passaggio si può ancora una volta notare come Hegel reintroduca quel movimento riflessivo presupponente, in quanto il movimento pone delle determinazioni che solo il concetto, cosciente di sé, comprende quali presupposti del suo stesso movimento. Le determinazioni poste dal movimento espositivo sono condizioni presupposte al movimento stesso. Il carattere immanente di tali determinazioni – poste e presupposte dal movimento – produce una conseguenza di non poco conto: l’insieme delle determinazioni è la totalità della dimensione del logico in cui ogni passaggio, ogni connessione si disvela come interrelazione costituente la sfera dell’intero. L’esposizione delle determinazioni logiche nel suo ultimo atto – il concetto come auto-trasparenza – arriva ad individuare la totalità del movimento logico e, di

471 G.W.F.HEGEL, Enciclopedia, § 574, p. 939.

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conseguenza, la sua conclusività473. L’assoluto risulta essere, al contempo, il fine del processo nonché

il processo stesso nella sua totalità: l’assoluto è tale perché si disvela come l’insieme della totalità e, contemporaneamente, presupposto del processo che ha condotto all’esposizione della totalità stessa. L’immanenza dell’assoluto e delle determinazioni del sistema logico costituiscono, come abbiamo visto, il carattere auto-producente e auto-legislativo del movimento riflessivo stesso474. La ragione riesce a raggiungere la propria autonomia, e quindi anche la propria libertà, proprio nello scoprirsi auto-legislativa e auto-producente. Questo carattere necessario del concetto lo compie come libertà, in quanto per affermarsi non ha bisogno di nessuna fonte esterna: tale legge è una legge interna che non ha bisogno di un legislatore. In sostanza non ha bisogno né di un soggetto esterno né, tantomeno, di un punto esterno da cui fare leva per svilupparsi. A questa conclusione Hegel può pervenire proprio perché riesce a comprendere il concetto come costituta da un movimento di auto-fondazione. In questo modo si compie l’assenza di presupposto a cui abbiamo precedentemente accennato: non ci sono dei presupposti che permangono nell’affermazione del concetto o un principio su cui esso si basi. In questa maniera si supera qualsiasi elemento residuale che rimanga in un sapere di immediatezza del sapere o di intuibilità di esso.

In questo senso il carattere mediativo non viene mai meno, in quanto esso è costitutivo di ogni determinazione; tuttavia Hegel afferma allo stesso modo una pretesa di conclusività, rappresentata dalla costellazione logica espressa nel sistema della Scienza della logica. Allora, risulta chiaro che si può parlare di assolutezza della ragione – compientesi nella sua capacità autoriflessiva – in quanto si riconosce la ‹‹legge senza legislazione››475 come quel movimento organizzativo del sistema nella sua

interezza. Infatti, come abbiamo visto, è questo processo che rende possibile il predicato di assolutezza. Tuttavia, la particolarità della posizione hegeliana sta nel fatto che questa validità di assolutezza della razionalità è individuabile solo a patto di poterla ricondurre al suo carattere espositivo476. Solo nella misura in cui, inoltre, l’assoluto si presenta come sapere espositivo del logico nella sua interezza, potrà allora pervenire al proprio compimento, raggiungendo di conseguenza l’assolutezza. La necessità e la normatività del logico è affermata da Hegel attraverso il suo movimento auto-espositivo, che nel suo essere affermativa e critica riesce a “togliere” i propri

473 Come giustamente nota la Nuzzo e ne condividiamo, riproponendola l’indagine: ‹‹la totalità delle parti, rispetto alle

parti della totalità, riconosce come proprietà necessaria alla sua determinazione completa quello che è la relazione tra le parti che la costituiscono››. A.NUZZO, Logica e sistema sull'idea hegeliana di filosofia, Pantograf, Genova 1992, p. 246.

474 Questo movimento è la soluzione hegeliana alla dimensione auto-legislativa della ragione, la questione cioè di come

la ragione possa darsi le proprie regole, inoltre questa sembra essere la soluzione al problema dell’autonomia della ragione posta proprio da Kant. Su ciò importante l’interpretazione di: L.LUGARINI, Prospettive hegeliane¸ p. 76.

475 A.NUZZO, Logica e sistema sull'idea hegeliana di filosofia, p. 302.

476 L’idea di una legge senza legislatore la riprendiamo dall’interpretazione di A. Nuzzo che aggiunge: ‹‹Non si tratta, in

altri termini, di ottenere la partizione interna dell’intero in un insieme di sfere particolari e limitate, a di riscontrare il dinamismo che produce il passaggio, la connessione, la interrelazione di un insieme di strutture che possono essere dette le sfere dell’interno››. A.NUZZO, Logica e sistema sull'idea hegeliana di filosofia, pp. 246-310 (citazione a p. 246).

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presupposti. L’esito, come abbiamo accennato, è quello di costruire un pensiero non necessitante di un punto di vista o di un luogo esterno su cui fare leva per affermarsi, ed è in tal senso che si può affermare come libero. Un movimento logico ovvero che asserisce da sé la propria normatività e necessità senza, inoltre, negare la funzione del finito o della rappresentazione. Hegel, in questo modo, riesce ad affermare la necessità dell’assoluto assicurandosi una strada che non è quella del sapere immediato e riuscendo a realizzare un assoluto attraverso un raffinamento degli strumenti del pensiero finito, che lo rendono in grado di possedere l’idea di sistema477.Pertanto, dimostrando il movimento autoproducentesi del concetto come ciò che parte proprio dall’esposizione del finito, allora quest’ultimo, o come dice Hegel la finitezza del sapere, non costituisce più un limite dal quale la ragione debba in qualche modo liberarsi. Hegel avvalora che la ragione ha la sua potenza proprio in siffatto carattere del finito stesso, con una duplice fondazione: da una parte una nuova fondazione del finito capace di permettere, di conseguenza, la seconda fondazione dell’infinito.

A nostro giudizio, tuttavia, la vera strategia di Hegel è quella di far convergere due problemi fondamentali della tradizione filosofica: da un lato quello dell’assoluto e dall’altro quello della scientificità del sapere filosofico. Hegel risolve questi due quesiti facendoli convogliare nel medesimo punto, per cui il problema eminentemente filosofico della costitutività dell’assoluto si trasforma nel problema della scientificità del sapere filosofico: Hegel scioglie il problema dell’assoluto attraverso la dimostrazione della scientificità della filosofia. La scientificità della filosofia coincide, appunto, con l’assoluto: il problema dell’assoluto diventa in realtà un pretesto per Hegel per affermare la validità della scientificità della ragione478.

L’obiettivo della proposta hegeliana, in linea con quanto analizzato fino ad ora, è quello di proporre un assoluto capace di non ricadere né in una posizione metafisica, né in una posizione critica che rifiuti qualsiasi forma di assolutezza e che proponga la semplice affermazione della finitezza del pensare. In sostanza, Hegel dimostra che se la razionalità costituisce il sistema di una totalità di determinazioni, allora si potrà dire che essa è assoluta, riuscendo ad evitare la dicotomia di due posizioni che dichiarano unilateralmente o l’assolutezza immediata del pensare o la finezza assoluta

477 Il carattere riflessivo del finito e la conquista della sua idealità sono quindi momenti fondamentali per Hegel, in quanto

riuscirà a fare leva proprio su questo aspetto per avvalorare la possibilità del finito di giungere all’assoluto (al concetto), con tutte le implicazioni che ciò comporta. Su questo punto si veda la Nuzzo che aggiunge: ‹‹Resasi l’idea del sistema costitutiva, la finitezza del pensiero non è più un limite dal quale la ragione debba essere liberata, ma rappresenta, all’opposto, proprio la sua forza›› A.NUZZO, Logica e sistema sull'idea hegeliana di filosofia, p. 317. Su questo tema si

veda anche: V.VERRA, Immaginazione trascendentale ed intelletto intuitivo, in Hegel interprete di Kant, pp. 67-91; K. DÜSING, Das Problem der Subjektivität, p. 140; R.B.PIPPIN, Hegel’s Idealism. Cambrige, Cambrige University Press

1989, pp. 16-20.

478 Scrive la Nuzzo a questo proposito: ‹‹Il problema dell’assoluto (senza altre specificazioni), potremmo dire, diventa in

realtà un pretesto: per recuperarne la validità – e questo significa: per porsi come razionalità assoluta – la ragione deve infatti venire in chiaro dei presupposti che danno un senso all’intera questione, collocandola nella cornice sistematica››. A.NUZZO, Logica e sistema sull'idea hegeliana di filosofia, p. 322. Questa proposizione la condividiamo e la riprendiamo

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del finito. Hegel, per riuscire in questo intendo fondamentale, elabora un Assoluto non rispondente, come abbiamo visto, all’ontologia della presenza, tanto da non coincidere più con un essente ma essere riconducibile al logico: ovvero è una relazione conoscitiva e solo in questo senso assume un valore ontologico.

Allora questa razionalità sarà assoluta nella misura in cui essa è scientifica e, viceversa, sarà scientifica nella misura in cui ricostruisce la totalità delle determinazioni che compongono la totalità del logico, raggiungendo così una dimensione di assolutezza. In tal modo l’Assoluto non assume più una valenza metafisica, intesa come l’affermazione di una rappresentazione divina o di un mondo ultrasensibile, né una valenza di tipo empirista, intesa come la totalità della fatticità. Piuttosto l’Assoluto viene inteso in termini di sapere scientifico. Questo significa che per Hegel il processo di esposizione deve essere capace di ricostruire le relazioni sussistenti fra le singole rappresentazioni nella loro totalità: l’assoluto coincide con la totale trasparenza a sé del concetto di questa trama. In un certo senso Hegel, quando sostiene che la logica deve prendere il posto della vecchia metafisica, sta pensando proprio a codesto scambio fra il concetto metafisico dell’assoluto ed il concetto di scientificità della razionalità, il quale pone il disvelamento delle trame relazionali della totalità attraverso un’esposizione del finito stesso.

A nostro giudizio queste conclusioni ci inducono a pensare che la filosofia hegeliana accetti preliminarmente di essere una teoria speculativa dell’effettualità479. In tal modo riesce a discostarsi

sia da una posizione che pretende di affermare un assoluto immediato, sia da una teoria che pretende di essere mera speculazione razionale. A questo punto si comprende anche in che modo Hegel riesca a superare la problematica dell’Assoluto: infatti se siamo di fronte ad una teoria speculativa della realtà non abbiamo più bisogno di una sostanza assoluta che ci faccia da garanzia del nostro sapere o del carattere ontologico del reale. L’attestazione dell’immanenza del pensiero risponde a questa duplice esigenza: dimostrare la produttività del pensiero come sistema e, dall’altro lato, affermare la normatività480 del logico nei confronti dell’oggettività reale481.

Per noi, lo Spirito presuppone la Natura e ne costituisce la verità; esso è quindi l’assolutamente Primo della Natura.

In questa verità la Natura è dileguata, e lo Spirito è risultato come l’Idea pervenuta al suo Essere-per-sé: l’Oggetto di questa Idea, che è anche il Soggetto, è il Concetto. Questa Identità è Negatività assoluta, perché nella Natura il Concetto

479 Seguiamo e riproponiamo qui l’analisi di: A.NUZZO, Logica e sistema sull'idea hegeliana di filosofia, p. 518. 480 Sul carattere normativo del logico ancora una volta seguiamo la proposta di: A.NUZZO, Logica e sistema sull'idea

hegeliana di filosofia, p. 314.

481 Su questo punto, ancora una volta seguiamo l’interpretazione di A. Nuzzo che aggiunge di come la metodologia

dialettica della filosofia speculativo hegeliana ‹‹può costituire un modello valido di riflessione soltanto per un pensiero che accetti di fornire, nella forma del sistema, non una teoria dell’assoluto, né una dottrina della razionalità (soltanto) speculativa, ma accetti invece di essere una teoria speculativa della realtà in tutte le sue forme e configurazioni razionali››. A.NUZZO, Logica e sistema sull'idea hegeliana di filosofia, p. 518. Seguiamo questa interpretazione anche sulla duplice

esigenza del pensiero: la produttività del pensiero come sistema e la normatività del logico nei riguardi della realtà oggettiva.

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ha la sua perfetta Oggettività esteriore, ma adesso ha rimosso questa propria esteriorizzazione e, in essa, è divenuto identico a sé. Il concetto è quindi questa Identità solo in quanto esso, a un tempo, è ritorno alla Natura482.

Per quanto riguarda il primo punto, il carattere espositivo del logico attesta come il carattere riflessivo delle determinazioni sia produttivo, nel senso che ogni oggettività metafisica determinata è legata alle altre determinatezze. Le singole determinazioni del pensiero non sono isolate, bensì interconnesse fra loro e stabiliscono un rapporto di reciproco rimando, seguendo lo schema della negazione determinata. In questo senso, come abbiamo avuto modo di vedere, ogni categoria logica presuppone il proprio altro: in quanto l’affermazione della propria identità è possibile solo in riferimento alla relazione al proprio altro contraddittorio. Infatti, secondo il modello dell’Aufhebung, ogni determinazione logica si toglie nel proprio altro conservandosi, fino alla determinazione che le contiene tutte, la quale alla fine incarna appunto la definizione stessa del concetto. Per quanto riguarda il secondo aspetto, invece, parliamo di normatività in quanto il logico pretende di essere anche la razionalità sottesa all’effettualità reale. L’oggettività nella sua fattualità prova per Hegel la propria razionalità: i dati reali sono tolti dalla loro contingenza immediata proprio nel momento in cui si scopre in essi la presenza del logico. In sostanza il loro movimento, apparentemente contingente, si rivela essere riconducibile al logico e di conseguenza la trama effettuale si scopre essere riconducibile ad una trama logica. Allora in questo modo il “dato” effettuale non solo supera la propria immediatezza ma coglie la propria razionalità attraverso il disvelamento in esso di strutture logiche. In tal senso il pensiero scientifico è la dimostrazione delle connessioni logiche che riguardano l’oggettività dei dati fattuali, nella loro totalità e limpidezza. Il sistema, allora, in quanto raggiunge la totalità dell’effettualità deve, necessariamente, porsi come altrettanto completo. La struttura sistematica del logico ha quindi l’intento proprio di ricostruire la totalità di questa tessitura.

In conclusione nell’esposizione delle determinazioni logiche si giunge ad evidenziare un carattere duplice del logico: la verità dell’oggettività è nel pensiero e, al contempo, l’oggettività, nelle sue determinazioni reali, è composta da una normatività logica, riconducibile al sistema esposto. Il tessuto del reale si disvela come espressione della razionalità oggettiva, riconducendo i modi del suo differenziarsi alle forme logiche del pensiero razionale. Nell’esposizione del pensiero oggettivo, l’oggettività fattuale appare come costituita dal pensiero stesso, che nel suo esporsi raggiunge la totalità del reale. L’interezza della totalità del reale arriva quando è esposto nella sua complessità tutto il sistema logico. In questo senso la logica sembra muoversi su due piani non separabili fra loro: uno che riguarda la dimensione delle determinazioni di pensiero e un altro, invece, inerente alle determinazioni del reale.

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Questa universalità è anche l’Esserci dello Spirito. In quanto essente-per-sé, l’Universale si particolarizza e, facendo ciò, è Identità con sé. La determinatezza dello Spirito è pertanto la manifestazione. Esso non è una qualsiasi determinatezza o un qualsiasi contenuto la cui estrinsecazione ed esteriorità ne costituirebbe soltanto una forma differente. Lo Spirito non rivela Qualcosa, ma la sua determinatezza e il suo contenuto sono questa stessa rivelazione. La sua Possibilità è dunque immediatamente Realtà infinita, assoluta483.

La logica è anzitutto la struttura del reale nella sua organizzazione, in cui il dato fattuale, come abbiamo visto, nella sua immediatezza manifesta invece la propria mediazione logica. In questo senso l’effettualità si disvela come pensiero, come governato non da una causalità ma da una dimensione logica ben definibile e onnicomprensiva. Oltretutto Hegel nella citazione sostiene che anche se il concetto sembra affermarsi solo successivamente alla Natura, alla sua immediatezza, tuttavia esso è comunque la sua verità. Infatti, il concetto, o meglio la sua esposizione, è la comprensione razionale di quella struttura interna del reale che nella contingenza immediata del dato non compare.

In questi termini l’esposizione significa anche esperienza della realtà autentica dell’effettualità: se guardiamo tale esposizione da un punto di vista fenomenologico ci appare evidente proprio come la coscienza faccia esperienza del logico e del pensiero proprio nel suo relazionarsi all’oggetto fuori di sé. In questo caso, infatti, il concettuale compare proprio in termini di processo mediativo e tale da indurre la coscienza sempre ad una maggiore consapevolezza, giungendo, in conclusione, allo spirito. La coscienza fa esperienza del sistema logico attraverso il suo rapporto con l’oggettività della realtà, e, in tal modo, fa esperienza non più della contingenza del reale ma della sua necessità, del suo movimento riflessivo. Questo punto di vista fenomenologico ci aiuta anche ad affermare come questa predominanza del logico sia onnipervasiva. In tal senso, difatti, coinvolge anche l’esperienza della coscienza, in quanto questa fa parte della struttura dell’effettualità nella sua complessità. Il ‹‹fenomeno››, così come la coscienza, è già ‹‹il punto di vista dello Spirito stesso››484: l’esperienza e

la coscienza non sono elementi estranei alla matrice logica. Hegel cerca di affermare una dimensione del conoscere del tutto diversa da quella tradizionale. Infatti, Hegel, in riferimento al sapere tradizionale che pretende di individuare una differenza sostanziale fra l’Assoluto, come oggetto conosciuto, e il conoscere, come strumento per raggiungerlo, scrive:

Una tale paura presuppone, cioè, rappresentazioni del conoscere, inteso come strumento e mezzo; presuppone anche una differenza di noi stessi da questo conoscere; ma, sopra tutto, presuppone che l’Assoluto se ne stia da una parte e il

conoscere dall’altra, per sé e separato dall’Assoluto, pur essendo qualcosa di reale; ovverosia presuppone che il

conoscere, il quale fuori dell’Assoluto è indubbiamente anche fuori della verità, sia poi tuttavia veridico: assunzione per cui ciò che si chiama paura dell’errore si fa invece piuttosto conoscere come paura della verità485.

483 Ivi, § 383, p. 641. 484 Ivi, § 575, p. 939.

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Questa posizione filosofica, per Hegel, dimostra di aver paura della verità separando il conoscere dall’Assoluto e configurandoli come un oggetto da conoscere e uno strumento, distinti, da far interagire fra loro. Piuttosto bisogna provare come il conoscere e l’Assoluto non siano separati, per cui non solo Hegel sostiene, contro la filosofia critica, la possibilità del conoscere finito di giungere all’Assoluto ma anche che essi sono lo stesso. In questi termini l’Assoluto non è un qualcosa di trascendente ma è ‹‹presso di noi››486. Tuttavia, per comprendere ciò, si deve attuare quel processo

espositivo in grado di condurre la coscienza a divenire consapevole di essere Spirito Assoluto. Il processo riflessivo auto-fondante ha, come abbiamo visto, il compito di affermare un conoscere non

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