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Il mondo invertito come figura che disvela il vero

L’intelletto ha paura della contraddizione e ricorre alla giustapposizione di mondi diversi per tenere a distanza ciò che percepisce come una minaccia alla sua stessa costitutività: il principio di non contraddizione. La legge, per le ragioni in precedenza citate, crea un appagamento all’intelletto riguardo alla sua aspirazione di universalità ma, contemporaneamente, crea difficoltà nell’unificare fenomeni molto diversi fra loro. In sostanza il primo mondo ultrasensibile, il calmo mondo delle leggi, è quello predisposto a introdurre la differenza tra classi di fenomeni, raggruppati secondo le leggi cui obbediscono, ossia secondo il lato permanente del loro mutare. In tal modo, però, la legge diventa l’espressione della differenza, ossia di ciò che fa essere quel particolare fenomeno proprio così e non in altro modo. La legge, perciò, va ad esprimere più la differenza che non l’identità (cioè il lato universale dei fenomeni che raccoglie sotto di sé). L’intelletto, come abbiamo visto, tende dunque a distruggere questa differenza: l’aspirazione stessa della legge all’universalità sempre più ampia sospinge la differenza oltre sé stessa, verso un’identità tautologica, che ripete il contenuto del fenomeno e si accontenta di questa duplicazione come di un ritrovamento della ragione. Il primo mondo ultrasensibile che nonostante introduca la differenza finisce per distruggerla.

Presenta non solo la mera unità, come se nessuna differenza venga posta; anzi è dato questo movimento onde una differenza viene indubbiamente istituita; ma, non essendo essa una differenza, viene di nuovo tolta. Col dichiarare, adunque, il mutamento e lo scambio, che dianzi, fuori dall’interno, erano soltanto nell’apparenza, sono penetrati anche nell’ultrasensibile; ma la nostra coscienza dell’interno come oggetto si è trasferita all’altro lato, nell’intelletto, e ha in esso stesso lo scambio115.

Hegel, però, ci fa notare che questa distruzione non elimina totalmente lo spettro della differenza in quanto l’intelletto non sa che i due mondi sono sempre lo stesso e lo spiegare (Erklӓren) della legge non è una realtà autonoma. Questo spiegare, infatti, è solo l’aggirarsi dell’intelletto nella vuota tautologia, nella ripetizione costante del contenuto fenomenico e, di conseguenza, della differenza.

Il punto dell’argomentazione hegeliana è che, se la legge deve presentarsi come principio del movimento, allora essa deve essere pensata come differente in sé stessa. La differenza, allora, deve essere considerata come parte della legge, poiché se ciò non avviene essa non può assolvere al proprio compito116.

115 G.W.F.HEGEL, Fenomenologia dello spirito, I, p. 129.

116 Come nota Cortella, la cui interpretazione qui seguiamo integralmente: «la differenza deve cioè entrare all’interno

della quieta legge: è questa la condizione perché essa possa svolgere la funzione di principio del divenire. In realtà una volta che la quieta legge si scopre come differente in sé stessa non riesce più a tener ferma né la differenza né l’identità». L.CORTELLA, Critica della metafisica. Il capitolo sull’intelletto nella Fenomenologia dello spirito di Hegel, p. 34.

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Infatti il primo mondo ultrasensibile era solo l’immediato innalzamento del mondo della percezione all’elemento universale: il primo mondo ultrasensibile aveva la sua necessaria controcopia nel mondo della percezione il quale teneva ancora per sé il principio dello scambio e del mutamento; il primo regno delle leggi mancava di questo principio, mentre esso lo consegue come mondo invertito117.

Quando la legge quieta scopre la differenza in sé stessa non è più in grado di tenere ferme né le differenze né le identità. Le differenze perdono del tutto il loro carattere del differire, facendosi identiche, in quanto sono state ricondotte all’unica legge. Le identità, che sono state presentate come le ragioni del differire, non riescono più a mantenere la loro identità con sé, facendosi così differenze. Hegel chiama questo invertirsi tra identità e differenza la legge del «divenire-diseguale dell’eguale» e del «divenire-uguale del diseguale»118.

Mediante questo principio il primitivo mondo ultrasensibile, il quieto mondo delle leggi, l’immediata copia del mondo percepito, viene convertito nel suo contrario; la legge, in generale, era ciò che rimane uguale a se stesso, come le sue differenze; ma ora è posto che legge e differenze sono piuttosto il contrario di se stesse: l’eguale a sé si respinge anzi da sé, e l’ineguale a sé si pone anzi come l’eguale a sé. In effetti soltanto con tale determinazione è posta la differenza che è interna o che è differenza in se stessa, che è l’eguale è ineguale a sé, l’ineguale uguale. Questo secondo mondo ultrasensibile è così il mondo invertito119.

Il mondo sovrasensibile non è più così quieto come pretendeva di essere, anzi in esso si disvela una mobilità costante fra differenza e identità120. Il risultato di ciò sarà il sorgere di un nuovo mondo,

un secondo mondo sovrasensibile, che apparirà come il contrario del primo, un nuovo mondo in cui le leggi e le differenze sono inverse rispetto al primo. Per tali ragioni Hegel definisce questo nuovo mondo come il mondo invertito, una dimensione in cui quello che si riteneva falso si rivela vero, ciò che si riteneva differente si mostra identico121. Qui Hegel ci fa vedere come l’intelletto, nel suo essere recalcitrante alla contraddizione, cerca di distribuire l’inversione in due sfere di realtà, facendo ancora ricorso alla distinzione tra in-sé e apparenza, tra essenza e apparenza. L’intelletto, col suo terrore

117 G.W.F.HEGEL, Fenomenologia dello spirito, I, p. 131.

118 Ivi, p. 130. A tal proposito Hegel fa riferimento alla legge dell’attrazione e della repulsione in base alla quale ciò che

è identico finisce per respingersi, mostrandosi così non-identico, e ciò che è differente finisce per attrarsi, mostrandosi in tal modo non-differente.

119 Ivi, pp. 130-131.

120 Come nota J. Hyppolite: «Che cosa occorrerebbe perché il rapporto divenisse interno? Bisognerebbe, come Hegel

passa a dimostrare nel seguito di questa trattazione jenese, che ogni determinazione fosse pensata come infinita, cioè come altra da sé; in tal caso lo spazio diviene esso stesso il tempo e lo spazio. La relazione non è più imposta da fuori alle determinazioni sostanzializzate ma è la vita stessa di tali determinazioni». J.HYPPOLITE, Genesi e struttura della Fenomenologia dello spirito di Hegel, p. 161.

121 Ancora una volta seguiamo l’interpretazione di L. Cortella: ‹‹Il mondo sovrasensibile non si rivela così quieto e

semplice come prometteva di essere: l’identità e la differenza si dimostrano il contrario di loro stesse. Da quel mondo quieto sorge perciò un nuovo mondo, un secondo mondo sovrasensibile che è il contrario del primo (…). Esso viene chiamato da Hegel la ‹‹verkehrt Welt››, il mondo invertito, una sfera in cui quello che si riteneva vero si rivela falso, ciò che si riteneva identico si mostra differente, ciò che si riteneva differente si rivela identico››. L.CORTELLA, Critica della

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verso la contraddizione e nella sua ricerca d’identità, non fa altro che relegare la differenza in un ulteriore mondo ultrasensibile, sede delle opposizioni più radicali. Il secondo mondo ultrasensibile non può allora che essere la differenza massima, non semplice e calma copia del mondo sensibile (come era il primo mondo ultrasensibile) ma, appunto, suo rovescio. Il mondo alla rovescia porta in campo la differenza massima dell’opposizione: non solo non è lo stesso del mondo fenomenico, ma anzi è il suo opposto più netto. Allora esso sarà, dunque, l’inversione netta e speculare del mondo fenomenico.

La prima conclusione deducibile da questo passaggio hegeliano è che la metafisica si è dimostrata incapace di mantenersi identica a sé stessa e ciò ha finito per generare un nuovo mondo che è la negazione del primo. Questo secondo mondo sovrasensibile è un universo-copia ma con una polarità invertita rispetto al primo universo, tanto da nascondere un forte potenziale critico. L’affermazione di un nuovo mondo è l’estremo tentativo da parte dell’Intelletto di riuscire a sfuggire alla contraddizione: oggettivando l’opposizione in due mondi diversi conduce la coscienza a disinnescare tutta la forza critica che il movimento della contraddizione porta con sé. Infatti la negatività della contraddizione viene relegata in un mondo ulteriore che non ha nessuna relazione immanente con il mondo reale. Tuttavia, Hegel è convinto che facendo leva proprio sulla figura del mondo invertito si possa condurre l’Intelletto alla contraddizione. Secondo l’autore, per l’appunto, già solo prospettando la possibilità di un mondo in cui tutto appare invertito, si rende possibile decostruire le certezze dogmatiche stratificate nel senso comune122. Però la possibilità di tale ipotesi è fatale per l’intelletto

e, più in generale, per la coscienza in cerca di verità oggettive incontrovertibili.

Il mondo alla rovescia è invece una dimensione in cui tutto si manifesta al contrario rispetto ciò che siamo abituati a conoscere. Attraverso tale figura Hegel ci mostra come l’intelletto, nel creare questo secondo mondo ultrasensibile, non fa altro che porsi davanti alla vera essenza del primo mondo. Questo secondo mondo ultrasensibile, pur nel suo essere invertito, è la verità, il disvelamento, la rivelazione piena del primo, quello presentato invece come quieto regno delle leggi. La vera realtà diviene visibile nel suo stato di inversione, oltre la falsa apparenza. In tal senso il mondo ultrasensibile non è più un’immediata contrarietà rispetto all’apparire. In sostanza questo rovesciamento, in cui tutto è diverso, rende visibile, in una specie di specchio, proprio l’occulta inversione o perversione di

122 Giustamente come nota Moneti: «l’immagine di un antiuniverso – anche se dal punto di vista della logica della

contraddizione è un escamotage che, reificando l’opposizione in due mondi diversi, disinnesca la critica in essa implicita – costituisce una scossa salutare al senso comune. La semplice possibilità di un mondo in cui tutto avviene all’incontrario e ogni processo appare invertito, vanifica la certezza immediata del sonno dogmatico in cui si svolta la vita quotidiana di tutti». M.MONETI, Hegel e il mondo alla rovescia, p. 97. Sulla stessa questione Cortella aggiunge: ‹‹Questo nuovo mondo, pur essendo l’inversione del primo, ne è però la verità, il disvelamento, la manifestazione più completa. Perciò esso non ne può essere distinto, non può starvi accanto, non può esservi contrapposto. Si ripropone qui la già superata contrapposizione fra mondo sensibile e mondo intellegibile››. L. CORTELLA, Critica della metafisica. Il capitolo

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ciò che è presso il senso comune. Il mondo invertito sarebbe perciò l’inversione dell’essere invertito. Il senso della figura del mondo invertito sta certamente nella sua capacità di esporre l’inversione o perversione del mondo metafisico classico e della scienza moderna.

La paradossalità di questo momento della Fenomenologia è l’utilizzo da parte di Hegel di una figura che il senso comune reputa espressione del mondo dell’inverosimile, ma a ben vedere invece, come giustamente sostiene Gadamer123, il mondo invertito nella sua apparente assurdità disvela il vero; esso dimostra la verità della differenza e la necessità del superamento della visione dell’Intelletto che rifiuta qualsiasi mediazione fra gli opposti differenti124. Quindi ad un’analisi più

approfondita si può comprendere come l’inversione sia in realtà un raddrizzamento: qualcosa viene rovesciato per essere rimesso nella sua giusta e normale posizione, dalla quale era stato spostato da un precedente cattivo rovesciamento. In realtà è il senso comune o l’intelletto finitizzante ad essere vittima di un autoinganno, ad aver originato un’inversione e un’assurdità. Il rovesciamento del mondo invertito è quindi un ri-rovesciamento che disvela la verità della differenza.

123 A tal proposito risulta essere di fondamentale importanza l’interpretazione di Gadamer: «Ciò che è presente nel mondo

invertito non è soltanto il contrario, la pura astratta contrapposizione del mondo sussistente. Piuttosto questo rovesciamento in cui tutto è diverso rende visibile, in una specie di specchio deformante, proprio la occulta inversione o perversione di ciò che è presso di noi. Il mondo invertito sarebbe perciò l’inversione dell’essere invertito». H.G. GADAMER, La dialettica di Hegel, p. 52.

124 L’interpretazione che qui si propone diverge da quella offerta da Pinkard, che legge questa figura hegeliana come

espressione dell’assurdo e non come disvelatore del vero: «Questo mondo artefatto e contrapposto è chiamato da Hegel «mondo invertito». L’espressione veniva applicata, al tempo di Hegel, a un tipo di incisione molto popolare, nella quale il mondo normale veniva raffigurato sotto sopra; il «mondo invertito» ricorreva anche nei festeggiamenti del Carnevale. Hegel raccoglie questa espressione popolare per descrivere l’immaginario mondo sovrasensibile in una sezione genuinamente sardonica della Fenomenologia. Il suo obiettivo è che la totale assurdità di una simile idea dovrebbe spronare coloro che adottano questo tipo di concettualizzazione, a pensare a cosa accade in un caso del genere – a pensare, cioè, alla natura della loro attività concettuale, anziché alle opposizioni particolari che ne sorgono». T.PINKARD, La

fenomenologia di Hegel. La socialità della ragione¸ Mimesis 2013. p. 68. In questo passo Pinkard dimostra di intuire il

carattere critico della figura del «mondo invertito», purtuttavia la sua lettura non coglie il carattere disvelativo di questo momento della Fenomenologia. Per Pinkard il «mondo invertito», nella sua assurdità, pone solo l’alterità rispetto al mondo metafisico e non la manifestazione della verità della contraddizione.

54 II.1. Gli esempi del mondo invertito

Questa fantasia del mondo invertito è dunque l’ultimo tentativo dell’intelletto, che si applica alle scienze fisiche, di salvarsi dalla sua condanna alla contraddizione e, per certi versi, dalla sua stessa condanna a morte. Il cammino percorso dalla coscienza a partire dalla certezza sensibile è stato costellato da continue confutazioni: la coscienza vorrebbe giungere ad un sapere definitivo ma continuamente finisce in uno stato di precarietà che deve essere superato in qualche modo. A sospingere l’intelletto ad andare oltre è la precarietà prodottasi di volta in volta su terreni che alla coscienza apparivano affidabili, ma ciò di cui non si accorge è che ogni nuova produzione è sempre meno consistente della precedente. Il mondo alla rovescia è solo l’ultima produzione dell’intelletto ma, paradossalmente, questo nuovo mondo è costituito da una dinamica in cui tutto va al contrario rispetto a quello che siamo abituati a conoscere125. Il mondo alla rovescia, con tutti gli esiti che da esso si produrranno, avrà un effetto negativo sull’oggettività intesa come parametro di verità. Infatti, l’esito sarà il venir meno di quella necessità che godeva proprio il mondo delle leggi, come spiegazione della realtà.

Infatti, la contraddizione era presente fin dalla prima definizione di forza – sollecitante e sollecitata – fin dalla necessità della duplicazione e dell’azione reciproca delle forze tra loro o, come Hegel lo chiama, del «gioco delle forze» che consisteva nello scambiarsi le parti: la forza sollecitata diventava sollecitante e viceversa. In seguito, come abbiamo visto, la contraddizione compariva nella tautologia della definizione e della funzione stessa del concetto di legge, che poneva la differenza per negarla. Ora per individuare la contraddizione all’interno del mondo ultrasensibile Hegel utilizza due ordini di esempi, uno legato alla scienza fisica e l’altro di ordine morale. Il primo è l’esempio dell’elettromagnetismo e il secondo riguarda la relazione legge/pena.

125 Hegel, come abbiamo accennato, in maniera originale cerca di criticare la dicotomia mondo ultrasensibile/mondo

mondano attraverso la figura del mondo alla rovescia che pone le sue fondamenta e la sua storia all’interno della cultura popolare. L’aspetto satirico e farsesco, nonché popolare, ha condotto alcuni interpreti, è il caso di Pinkard, ad una lettura errata della figura e dell’intento hegeliano. Hegel, come abbiamo cercato di dimostrare, viceversa utilizza l’aspetto critico della figura popolare non solo per decostruire la posizione metafisica ma, anche, per proporre il principio di contraddizione, che è invece la propria proposta filosofica. In tal senso il mondo invertito disvela il vero. Questo tipo di argomentazione hegeliana si inscena nel tipo di confutazione che l’autore si propone. Infatti, com’è noto, Hegel cerca di decostruire dall’interno la posizione avversaria per far emergere la propria posizione, il lavoro del negativo si disvela positivo. Per un’analisi storica accurata della figura del mondo alla rovescia in questione si veda:G.COCCHIARA, Il mondo

55 L’elettromagnetismo

L’elettromagnetismo, secondo Hegel, rende manifesta una struttura bipolare della materia che si esprime mediante un gioco incrociato di attrazione e repulsione. Il concetto fondamentale provato a far passare da Hegel è che con l’elettromagnetismo si accetta il fatto che ciò che è omonimo, cioè appartenente allo stesso polo, si respinge, e ciò che è opposto invece si attrae. Questo ulteriore livello di realtà, espresso dalla bipolarità elettromagnetica, dà luogo a una legge che Hegel chiama seconda legge, per distinguerla da quella del primo mondo ultrasensibile. Questa seconda legge coglie, secondo Hegel, la profondità della realtà: questa seconda legge contiene in sé lo scambio e il movimento, cioè quelle caratteristiche che le leggi del primo mondo sovrasensibile non avevano. «Secondo la legge di tale mondo invertito, l’omonimo del primo mondo è dunque l’ineguale di sé stesso, e l’ineguale di questo primo mondo medesimo è non meno ineguale a lui stesso, o divenire eguale a sé»126.

Quello che qui viene enunciato come legge è la nuda contraddizione: l’eguale è l’ineguale, l’ineguale è l’eguale. La legge del primo mondo ultrasensibile era la quieta eguaglianza, la legge del secondo mondo ultrasensibile è la diseguaglianza con sé, la contraddizione in senso pieno.

L’intelletto, nella sua ricerca dell’essenza profonda della realtà fenomenica, finisce per danneggiare sé stesso, per auto-superarsi. Mediante l’elettromagnetismo, una forza enigmatica con una struttura completamente diversa dalle altre, l’Intelletto è costretto a enunciare la contraddizione in forma di legge. Nel primo mondo ultrasensibile, dunque, la differenza si affacciava solo per poi essere riassorbita ed era contraddizione dell’Intelletto e del suo procedere, non della cosa stessa127. Ora, con la scoperta dell’elettromagnetismo, l’Intelletto deve ammettere definitivamente l’auto- contraddittorietà della materia nella sua struttura profonda.

126 G.W.F.HEGEL, Fenomenologia dello spirito, I, p. 131.

127 Su questa questione ancora una volta seguiamo l’interpretazione della M. Moneti che in conclusione afferma:

«L’intelletto, nella sua ricerca dell’essenza profonda della realtà fenomenica, si scava la fossa con le sue mani: imbattutosi nella forza enigmatica e a struttura completamente diversa dalle altre, nell’elettromagnetismo, è costretta per enunciarlo in forma di legge a esibire la contraddizione».M.MONETI, Hegel e il mondo alla rovescia, p. 104.

56 La legge del mondo morale

La seconda classe di esempi portata da Hegel è tratta dal mondo morale e riguarda il rapporto fra un’azione che nell’apparenza sembra essere un delitto ma che nell’intenzione era buona.

Oppure, un’azione che nell’apparenza è delitto, nell’intimo dovrebbe poter essere propriamente un’azione buona (un’azione cattiva dovrebbe poter avere un’intenzione buona); solo nell’apparenza la pena dovrebbe essere pena, ma in sé o in un altro mondo dovrebbe essere un atto benefico per il colpevole. Ma tali opposizioni d’interno e di esterno, di apparenza e di ultrasensibile, come opposizioni di effettualità di due specie, qui non sono più presenti128.

La contraddizione tra apparenza e interno, come abbiamo visto, già fatta propria dalle scienze fisiche come contrapposizione tra il fenomeno e la sua legge, nel campo morale si configura come la contrapposizione tra l’esteriorità dell’azione e l’interiorità dell’intenzione129.

In Kant, secondo Hegel, si consuma la scelta radicale di considerare rilevante per la morale esclusivamente l’interiorità e non l’esteriorità, che risulta del tutto irrilevante. L’azione, infatti, come tutto ciò che si estrinseca nel mondo fenomenico, è sottoposta a forze estranee che non dipendono dall’agente. Queste forze sono le leggi necessarie dell’accadere fenomenico che non hanno nessuna esigenza morale. In questo caso il soggetto che agisce non può essere ritenuto responsabile del suo stesso agire ma solo di ciò era nella sua intenzione originaria.

Una prima considerazione che possiamo trarre è che Hegel qui sta discutendo il concetto di legge, considerato sia sotto il punto di vista della scienza sperimentale sia riguardo al punto di vista morale.

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