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La scelta di rifunzionalizzare un “contenitore vuoto”, pur apparendo virtuosa, si scontra con la realtà di ogni Comune italiano, non solo di Mondovì, che opera in condizioni di risorse fortemente limitate e condizionate da ordini di priorità amministrativa. Come è emerso anche durante i confronti avuti con gli stakeholders locali, i costi per intervenire su un bene dismesso spesso passano in secondo piano durante le campagne ed i comitati di sensibilizzazione per il rilancio di un comparto urbano, ma sono il nodo fondamentale per la riuscita di un recupero.

Le costruzioni ex novo appaiono meno sostenibili dal punto di vista ambientale, se si considera il consumo di suolo che impongono, ma talvolta più appetibili se invece si fanno prevalere gli interessi economici e costruttivi. A questi aspetti sono poi strettamente correlate le tempistiche: in effetti il recupero di un edificio esistente necessita di analisi non solo del sito, ma anche della struttura stessa, e ciò implica il coinvolgimento di un maggior numero di tecnici competenti sia in fase preliminare che esecutiva. Inoltre, spesso le procedure sono complessificate a causa della pluralità di soggetti pubblici e privati implicati nel finanziamento e nella gestione di un progetto di tale portata.

Per quanto riguarda il Comune di Mondovì, la maggior parte dei

“contenitori vuoti” che aveva destinazione pubblica si trova a Piazza, zona più antica della città, ed è risalente al XVI-XVIII secolo, lungo segmento temporale in cui il centro monregalese ha rappresentato il centro amministrativo ed religioso di una vasta area territoriale.

L’ex Convitto appare tuttavia come un unicum nel panorama dei contenitori vuoti monregalesi: nonostante sia risalente agli anni Sessanta, in un clima di espansione urbanistica talvolta incontrollata, l’edificio è un’architettura d’Autore in quanto progettato da Gabetti e Isola, un sodalizio professionale ormai entrato a pieno titolo nella storia dell’Architettura italiana del secondo Novecento1.

La volontà di mantenere vivo il valore di questa architettura può essere quindi il punto di partenza di un processo di recupero, che non può limitarsi al restauro del solo contenitore, ma deve prevedere una vera e propria rivitalizzazione nel tessuto urbano mediante l’inserimento di nuove funzioni.

Il ciclo di vita relativamente breve e la mancanza di gravi degradi,

oltre che il posizionamento in un punto strategico ed accessibile nel rione, tra aree verdi e zone a parcheggio facilmente fruibili, potrebbero essere i fattori complementari per l’avvio di un effettivo processo di riqualificazione, maggiormente realizzabile rispetto ad un’ipotesi di recupero di fatiscenti edifici settecenteschi. Il progetto del “Convitto17” potrebbe anzi essere il fulcro catalizzatore per i successivi interventi nel rione.

La tipologia di architettura a gradoni ha suggerito inoltre uno sviluppo delle destinazioni a fasce orizzontali, quasi indipendenti:

ciò potrebbe riguardare ulteriori estensioni del progetto secondo un piano di investimenti anche dilazionati nel tempo.

La scelta stessa di collocare più destinazioni all’interno di un unico contenitore può essere un ulteriore elemento di sostenibilità:

più funzioni implicano più utenti e quindi maggiore interesse per un’effettiva realizzazione.

Perché, riprendendo le riflessioni emerse dal Quaderno 37 della Fondazione C.R.C., ciò su cui si deve far leva per il recupero di un

“contenitore vuoto” è soprattutto l’aspetto sociale: nelle complesse reti burocratiche ed economiche che si instaurano con la scelta di riqualificare un bene, non si deve mai perdere il senso del valore sociale che esso può assumere nel tessuto urbano, che non è costituito solo da edifici, ma anche da persone e relazioni.

In un rione storico latente, il progetto di riqualificazione del Convitto, anche in funzione delle innovative formule abitative e lavorative previste, potrebbe quindi rappresentare un’opportunità per invertire i flussi di spopolamento ed incentivare l’insediamento di nuove attività e servizi, diventando una proposta appetibile e realizzabile che potrà essere inclusa nelle linee di intervento del nuovo P.R.G.

comunale in fase di elaborazione.

ALLEGATI: Modello per il Censimento nazionale delle architetture italiane del

secondo Novecento

1. G. Canella, P. Mellano (a cura di), Il diritto alla tutela: architettura d'autore del secondo Novecento, FrancoAngeli, Milano 2019

Modello per il Censimento nazionale delle architetture italiane del secondo Novecento

1

L’ex Convitto di Gabetti e Isola è un manufatto architettonico realizzato alla fine degli anni Sessanta, che non può ancora rientrare nei beni culturali tutelati dal vincolo monumentale secondo il decreto del 4 agosto 2017 n° 124, che ha modificato la precedente legge Nasi2, portando a settant’anni anche il periodo di tempo necessario per applicare la tutela anche sui beni privati.

Già a partire dal 2003, il Ministero dei Beni Culturali ha cercato di sensibilizzare la collettività sul valore architettonico di queste architetture recenti, ma fragili, realizzate con materiali e sistemi costruttivi apparsi innovativi e funzionali all’epoca, ma che nel tempo hanno dimostrato la loro grande vulnerabilità agli agenti atmosferici e all’inquinamento.

Il Ministero, mediante il D.A.R.C. (Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanee) e il contributo delle Università e delle Regioni, ha avviato un processo di catalogazione dei beni realizzati nel secondo Novecento.

Adottando la modello di riferimento per la catalogazione, è stata impostata una scheda per l’opera architettonica di Gabetti e Isola, oggetto di tesi.

1. E. Bordogna, Costruire la tutela del secondo Novecento. Una questione generazionale, pp. 44-53;

U. Carughi, La tutela del patrimonio architettonico italiano del secondo Novecento, pp. 72-79; P. Mellano, Il secolo fragile dell’architettura, pp. 132-137; G. Canella, Architettura regionale piemontese: censimento, autorialità, didattica e progetto, pp.

264-277, in G. Canella, P. Mellano (a cura di), Il diritto alla tutela:

architettura d'autore del secondo Novecento, FrancoAngeli, Milano 2019

2. https://www.gazzettaufficiale.it/eli/

id/2017/08/14/17G00140/sg