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Lo studio dell’assetto idrologico ed idrogeologico della pineta di San Vitale ha messo in risalto quelli che sono i fattori che controllano il problema dell’intrusione dell’acqua salata nell’acquifero ed il suo effetto sulle pinete.

Prima di tutto va detto che le pinete sono un elemento artificiale nell’ambiente costiero, esse sono state impiantate nel XV secolo ad opera di comunità monastiche. Recenti modellizzazioni numeriche (Ranjan et al. 2006) hanno mostrato che per condizioni climatiche come quelle del ravennate (Aridity Index < 60), la presenza di foreste lungo il litorale incide negativamente sulle caratteristiche di salinità dell’acqua nell’acquifero freatico. Il pompaggio operato dalle radici degli alberi, infatti, favorisce l’upconing d’acqua salata dal fondo dell’acquifero. La presenza delle pinete, perciò, ha un forte impatto sulle risorse idriche ma va accettato se si vogliono mantenere le pinete stesse. Questo è un problema puramente di scelte gestionali e politiche.

Lo studio ha permesso di caratterizzare in dettaglio l’acquifero sottostante la pineta di San Vitale, per la maggior parte salato ed instabile dal punto di vista dinamico. La salinizzazione non è confinata solamente alla fascia più vicina alla Piallassa. In effetti, si può ormai parlare di lenti d’acqua dolce galleggianti in un acquifero quasi completamente salinizzato. I nuclei più spessi di queste lenti sono localizzati nella parte centro settentrionale della pineta ed in corrispondenza dei principali corsi d’acqua (Lamone, Fossatone) e dei canali di scolo delle idrovore (Via Cerba e Canala) che sono le uniche zone di ricarica superficiale dell’acquifero nell’area della pineta.

I principali fattori che sono stati individuati come responsabili della salinizzazione dell’acquifero costiero in esame e dell’attuale situazione in cui verte la pineta sono:

• La subsidenza naturale e antropica. Gli alti tassi di subsidenza che hanno caratterizzato la zona del ravennate, soprattutto negli anni ’70-’80 hanno portato ad un territorio che è in molte zone sotto il livello medio mare. La subsidenza ha aggravato il problema della mancanza di cospicui gradienti idraulici verso mare alterando il sistema di distribuzione idrica e il deflusso naturale delle acque. La topografia, se escludiamo i soli rilievi delle dune sopravvissute, è priva di quote elevate.

• Il sistema di drenaggio. I livelli della falda freatica sono per lo più governati dal sistema di drenaggio e l’abbassamento del livello freatico causa, per la legge di

Ghyben-Herzberg, la risalita dell’interfaccia acqua dolce-acqua salata. L’acquifero è per molte zone sotto il l.m.m. e non ha un carico idraulico in grado di contrastare l’intrusione salina al fondo o sul lato della Piallassa. La superficie freatica si colloca mediamente a pochi centimetri sopra il l.m.m. solo in corrispondenza dei canali e delle dune relitte in pineta, topograficamente più elevate. In questo contesto, il lavoro meccanico delle idrovore diventa necessario per consentire il deflusso dell’acqua a mare, per mantenere la falda freatica più bassa ed evitare l’allagamento dei terreni agricoli nelle zone bonificate e la morte dei pini in pineta. Il lavoro delle idrovore va però a discapito della già scarsa ricarica dell’acquifero freatico e favorisce la risalita dell’interfaccia acqua dolce-acqua.

• La bassa ricarica dell’acquifero freatico dovuta a condizioni climatiche, diminuita ulteriormente dalla forte urbanizzazione e cementificazione del litorale. La scarsa ricarica superficiale associata ad alti valori di conduttività idraulica e ad un pesante sistema di drenaggio è insufficiente per riequilibrare la falda dal punto di vista idrodinamico. La ricarica superficiale e la variazione stagionale della superficie freatica non sono tali da determinare un processo di dolcificazione generale dell’acquifero che nelle zone più profonde e prossime alla Piallassa rivela la presenza costante di acque a salinità maggiore di 10 g/l.

• La risalita d’acqua salata lungo i fiumi che sono in collegamento con il mare o la Piallassa (es. Lamone e Taglio della Baiona) e che causano risalita d’acqua salata lungo il loro alveo e infiltrazione diretta di questa lungo gli argini.

• La cattiva gestione e manutenzione dei manufatti idraulici esistenti.

• L’eliminazione o abbassamento dei cordoni di dune costiere che contenevano una falda freatica il cui carico idraulico poteva efficacemente contrastare l’intrusione d’acqua salata dal mare determinando un abbattimento dell’interfaccia acqua dolce- acqua salata fino al basamento argilloso.

• La frammentazione e la scarsa coordinazione di tutti gli enti preposti alla gestione delle acque che spesso prendono decisioni e misure contingenti conflittuali e che causano fenomeni di retroazione negativa su tutto il sistema. Emerge, quindi, l’importanza di una corretta ed efficace gestione integrata della zona costiera e delle sue risorse idriche che diventa sempre più difficile e sempre meno compatibile con la politica di sviluppo di tale area. In questo contesto è ovvio che il sopravvivere

della pineta sarà legato alla costante opera dell’uomo che dovrà mantenere la presenza del pino in un ambiente dove questa non è più ecologicamente giustificata.

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