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CONCLUSIONI

Nel documento Il Mercato delle pietre preziose (pagine 139-145)

Il presente elaborato è stato strutturato cercando di affrontare le tematiche di maggior rilievo che riguardano il mercato delle pietre preziose. A tal fine sono stati trattati i seguenti argomenti: i principali produttori ed acquirenti di diamanti, l'importazione e l'esportazione dei diamanti, dei gioielli in metalli preziosi e ricoperti di gemme, la salvaguardia del Made in Italy, la tutela del consumatore, la legislazione attuale ed in divenire, gli strumenti presenti nel panorama italiano ed internazionale a supporto di tale scopo e quindi le certificazioni.

La tesi ripercorre l'evoluzione della tutela del consumatore, nell'abito specifico del materiale gemmologico, che negli anni ha subito trasformazioni che si sono via via più incidenti.

Tra gli strumenti più efficaci di cui il consumatore può beneficiare vi sono sicuramente le norme UNI e nello specifico: la 10173:1993, per quello che concerne il taglio, la 9758:2003, che tratta specificamente di tutte le caratteristiche del diamante e la più importante per il tema trattato, ovvero la 10245:2013 inerente la terminologia specifica per il materiale gemmologico.

La UNI 10245:2013 riveste tra l'altro particolare rilevanza perché da questa è partita la proposta del disegno di legge (attualmente in discussione al Senato della Repubblica) che andrà a disciplinare il mercato dei materiali gemmologici.

Questo è importante perché per la prima volta verrà fornito uno strumento all'autorità giudiziaria per tutelare efficacemente il consumatore qualora sia vittima di una frode, prevedendo sanzioni pecuniarie per i trasgressori.

Colmando questo vuoto legislativo, si elimina un rifugio sicuro per tutti quei venditori che con pochi scrupoli mettevano in atto anche grandi frodi, premiando i più virtuosi. Gran parte del merito dell'operato va ad Assogemme che è portavoce di tutte le categorie di settore che da tempo richiedevano un intervento che arginasse questi episodi.

Assogemme, che da sempre persegue l'etica, ha anche conseguito la certificazione delle gemme di colore, colmando un' altro vuoto legislativo.

Infatti fino a poco tempo fa esisteva solo la certificazione del diamante, oro e platinati, che viene rilasciata dal RJC l'unico ente che abbia l'autorità per farlo, in quanto si

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avvale di audit di terza parte che per loro natura sono caratterizzati da indipendenza e trasparenza.

Ed è sempre questa associazione no-profit, che ha rilasciato la certificazione per le gemme di colore ad Assogemme.

La certificazione attesta che le pietre acquistate non provengono dal commercio volto al finanziamento di guerre, che per la loro estrazione non è stato impiegato il lavoro di bambini e che le condizioni dei minatori sia salariali che salutistiche rispettano le norme internazionali.

Parte di questa dichiarazione coinvolge il Kimberley Process e per essere più precisi la parte relativa alla provenienza dei diamanti che in alcun modo deve finanziare direttamente o indirettamente conflitti armati.

Dichiarazione che alla luce delle novità legislative si estende anche alle pietre di colore. Quello che viene spontaneo chiedersi è in che misura questo sia effettivamente applicabile, perché una cosa è prevedere un certo iter sulla carta ma metterlo in atto poi è ben diverso.

Dubbi che non hanno tardato ad essere confermati, venendo peraltro suffragate dalle dichiarazioni rilasciate dalla Global Witness.

La Global Witness è la più importante ONG che negli anni '90 ha creduto e voluto il Kimberley Process, ma che recentemente ha ritrattato e messo in discussione la validità del progetto dichiarando che il consumatore non può essere veramente sicuro che le gemme che acquista siano conflict-free, annunciando così la sua uscita dal progetto a causa degli episodi avvenuti nel 2008 in Zimbawe a Marange, teatro del massacro di minatori da parte dell'esercito di Robert Mugabe.

Il dramma che affligge questa tipologia di paesi, oltre al regime militare e a continue operazioni belliche è la presenza di un'economia fondata su “miniere artigianali e su piccola scala”. La miniera artigianale e su piccola scala (ASM) è la forma più antica di struttura estrattiva.

È stimato che circa 20 milioni di persone in almeno 30 paesi lavorano presso delle ASM e ulteriori 100 milioni di persone dipendono dal settore per la loro sussistenza.

L‟ASM è un sistema produttivo che permette alle popolazioni locali di realizzare delle entrate, sebbene di modesta entità. Esso fornisce una sussistenza accessibile alle persone povere ed emarginate, spesso insieme ad altre attività di sostentamento, come

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l‟agricoltura, la zootecnia e la caccia, nonché costituendo un‟attività coadiuvante nei momenti di crisi economica ed ambientale.

L‟estensione dell‟attività in un luogo particolare sarà crescente o calante, così come la popolazione all‟interno delle ASM, riflettendo il cambiamento delle circostanze economiche locali o nazionali. L‟ASM è diffusa per i beni di grande valore, ingombro minimo (facili da trasportare) e che sono facili da commerciare (fungibili) come diamanti, gemme colorate, oro e argento. L‟Alleanza per l‟Estrazione Responsabile, un‟organizzazione per il patrocinio e l‟emanazione di norme per un‟estrazione artigianale responsabile a livello ambientale e sociale, stima che fino al 12% della produzione annua mondiale di oro nuovo e fino al 20% dei diamanti provengono da ASM. In alcuni paesi in via di sviluppo, la produzione ASM può raggiungere l‟80% della produzione nazionale.

L’intento delle norme RJC sull’ASM è di incoraggiare gli approcci che agevolino la coesistenza delle operazioni delle ASM e delle miniere su vasta scala (LSM) e di promuovere lo sviluppo di settori estrattivi su piccola scala legali, regolari e produttivi, con la collaborazione di governi e comunità ospiti. In alcune circostanze i governi assumono il ruolo fondamentale, in altre le ONG o le agenzie per lo sviluppo possono fungere da catalizzatori, in altre ancora sono le LSM a dover svolgere il ruolo principale nell‟incoraggiare il cambiamento. In ogni caso, le comunità locali ed i lavoratori nelle ASM dovranno essere al centro di un approccio partecipativo.

L'atteggiamento assunto da Global Witness verso il Kimberley Process appare, seppur condivisibile, eccessivo.

Sicuramente la garanzia totale sulla legale provenienza delle pietre commerciate costituisce un traguardo di difficile realizzazione;maggiormente pragmatico appare l'atteggiamento portato avanti da RJC che non rinuncia ad uno strumento così importante (KP) cercando di integrarlo, come precedentemente specificato, secondo ulteriori prospettive.

Anche perché ripensamenti di questo tipo, creano diffidenza nel consumatore, soprattutto se i dubbi sono manifestati dal promotore del progetto.

E' logico e lecito chiedersi quanto siano valide le “certificazioni etiche” arrivati a questo punto, tanto è stato fatto e tanto si dovrà fare per migliorare ancora; ciononostante, la rinuncia ad un progetto valido non rappresenta mai la soluzione migliore, soprattutto perché qui si parla di vite umane e non di numeri come spesso purtroppo viene fatto.

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UNI 9758:1991 Diamante: Terminologia, classificazione, caratteristiche e metodi di prova.

UNI 10245:1993 Nomenclatura dei materiali gemmologici. UNI 10173-1993 Classificazione del taglio

UNI 9758-2003 Diamante: Terminologia, classificazione, caratteristiche e metodi di prova.

Nel documento Il Mercato delle pietre preziose (pagine 139-145)

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