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LA COLTIVAZIONE DELLE PERLE E LE CONSEGUENZE ECONOMICHE

Nel documento Il Mercato delle pietre preziose (pagine 87-90)

CAPITOLO 4. LA TUTELA DEL CONSUMATORE

4.6 LA COLTIVAZIONE DELLE PERLE E LE CONSEGUENZE ECONOMICHE

I tentativi per ottenere perle, tramite speciale trattamento dei molluschi risale al XIII secolo quando i cinesi alle foci del fiume Yang-Tse, introducendo tra il mantello e la conchiglia del mollusco perlifero di acqua dolce, Christaria plicata dei piccoli simulacri di Budda in piombo, così da indurre l'animale a ricoprire gli stessi con strati di perlagione.

Nel 1761 il naturalista svedese Carl Von Linné, famoso per la sua classificazione botanica e della zoologia, riuscì ad ottenere perle coltivate incomplete e di qualità mediocre utilizzando un bivalve di acqua dolce della famiglia dei mitilidi.

Le ricerche furono riprese due secoli più tardi dal tedesco F. Alverdes e dai giapponesi Tatsuhei Mise carpentiere, Tokichi Nishikawa biologo della marina, che portarono alla coltivazione su grande scala di perle sferiche.

Nel 1904 i due ricercatori nipponici pervennero contemporaneamente al medesimo risultato ognuno per conto proprio, scoprendo il segreto della coltivazione delle perle che era possibile ottenere stimolando la produzione di perle nel mollusco: tramite opportuni sbalzi termici che indebolendo l'animale ne diminuivano la possibilità di rigetto, venivano impiantati dei corpi estranei nel bivalve unitamente a piccoli frammenti di tessuto epiteliale del mantello.

Mise per ottenere la perla si avvalse dell'ausilio di un pallino di piombo, invece Nishikawa, colui che per primo riusci a coltivare perle complete, innestò nuclei d'oro e d'argento.

Dopo una lunga diatriba su chi dei due dovesse brevettare il metodo, entrambi contemplarono un accordo di comproprietà del metodo.

Il lavoro di Mise e Nishikawa, denominato “frammento” fu messo in ombra da Kokichi

Mikimoto, che nel 1914 ottenne il primo brevetto di coltivatore giapponese nel

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Mikimoto era un pescatore che aveva cominciato la sua carriera commerciando perle naturali, fin da giovane sognava di riuscire a coltivare perle ma fino al 1893 era riuscito a coltivare quelle mabe, cioè le mezze perle, seguendo il metodo dei cinesi di ricoprire i Budda.

A Mikimoto va riconosciuto il merito di aver compreso per primo l'importanza della scoperta commerciale e di averla estesa nel mondo con così tanto successo. Anche la tecnica usata da quest'ultimo non era di sua invenzione, fu infatti Otokichi Kwabara, un ex dentista.

Il metodo constava nell'avvolgere completamente il nucleo sferico, da inserire nel bivalve, di tessuto epiteliale ricavato dal mantello del mollusco, legato tramite un filo di seta.

Il procedimento risultò molto complesso per la delicatezza delle operazioni e per l' alta mortalità dei molluschi.

Oggi il metodo usato in larga scala è quello di Mise-Nishikawa.

Tra gli anni '20-'30 le perle coltivate da Mikimoto invasero i mercati conquistando il mondo mettendo la parola fine al commercio di perle naturali.

Mikimoto morì nel 1955 all'età di 96 anni.

Mikimoto riuscendo per primo a capire “l'oro che aveva in mano”, dette una concreta risposta a ciò che il mercato in quel momento esigeva, in un epoca in cui le perle naturali cominciavano a scarseggiare o comunque con dei costi altissimi, lui offrì la “chiave di volta” per poter donare l'oggetto dei sogni di migliaia di donne: un filo di perle perfettamente sferiche non più solo per pochi, ma accessibile per molti.

La disamina è stata improntata sulle perle, ma analogamente poteva essere fatta su qualsiasi altro materiale gemmologico trattato anche in precedenza.

Dopo aver acquisito e letto il materiale necessario vengo esposte le riflessioni maturare in merito alle questioni trattate, valide in generale.

Quando in un mercato subentra un nuovo prodotto è sempre un momento delicato e lo è ancora di più forse quando questa novità è destinata a soppiantarne un'altra, come fu per le perle coltivate35 a fronte di quelle naturali.

35 Caratteristiche distintive delle perle: mediante l'analisi gemmologica è possibile individuare se la perla esaminata è naturale, coltivata o una imitazione. Per stabilire se la perla sia o no un'imitazione ne va osservata al microscopio la superficie: se questa si presenta butterata, o con una specie di colletto intorno al foro, sicuramente è un'imitazione. Se con uno spillo si solleva un lembo di del rivestimento

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E' intuitivo immaginare che questo creò una sorta di limbo in cui i commercianti e gioiellieri meno onesti e virtuosi poterono porre in atto comportamenti poco etici, fornendo informazioni più o meno veritiere circa la provenienza delle “nuove arrivate” e per questo far passare questo farle passare come le “ultime perle naturali rimaste”, facendole pagare cifre esorbitanti che superavano anche quelle realmente naturali. E ancora, le famose perle di Majorica36 ,che nella migliore delle ipotesi ed imitazione sono sfere di madreperla ricoperte da una resina artificiale iridescente (perle Nikko), spesso fatte passare per “perle di vasca” dando ad intendere un nuovo tipo di coltivazione.

Perciò in tutto questo, di quale tutela poteva e può avvalersi un consumatore? “Ieri” il problema verteva solo sull'autenticità della “gemma” intesa in senso lato, quindi la certezza che ciò che si acquistava fosse “vero” e non un falso.

Oggi è diverso, perché si assiste ad una globale presa di coscienza e la tutela si estende abbracciando problematiche come: il luogo di provenienza dei materiali, se essi siano causa di guerre e conflitti, le condizioni di lavoro e salute dei lavoratori e che tra essi non vi siano bambini, la sostenibilità ambientale ed altro ancora e sicuramente ancora l'originalità di quello che si acquista.

e questo si presenta di consistenza gommosa, sarà un'altra conferma della falsità della perla. Per stabilire se una perla è coltivata, se questa è forata, illuminando in modo adeguato il foro va osservato con una lente di ingrandimento o al microscopio in profondità. Se la perla è coltivata si distinguerà una marcata divisione tra gli strati di perlagione ed il nucleo bianco opaco. Se la perla è naturale invece si osserverà solo una successione di strati di perlagione aventi colorazione degradante da lievemente gialla in prossimità della superficie ed arancione scuro man mano che ci avviciniamo al centro della perla. Se le perle non presentano fori per stabilire se siano naturali o coltivate, viene effettuato un esame radiografico che mette in risalto la linea di demarcazione tra il nucleo e gli starti e gli strati di perlagione. Non sempre questo basta perciò i gemmologi ricorrono ad un esame che si basa sulla diffrazione dei raggi X.

36 Le imitazioni delle perle risalgono al 1600 denominate perle francesi erano formate, di solito, da sfere di vetro cave, riempite in un secondo momento, con una sostanza nota come “essenza di

oriente”composta da un miscuglio di vernice e squame iridescenti del pesce di acqua dolce Alburnus lucidus. La maggior industria di imitazioni si trova a Majorica, in Spagna, dova vengono prodotte le migliori perle finte al mondo, le note “perle di Majorica”.

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4.7LAREGOLAMENTAZIONEDELMARCATODEIMATERIALI

Nel documento Il Mercato delle pietre preziose (pagine 87-90)

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