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Conclusioni

Nel documento la morte cardiaca improvvisa nell'atleta (pagine 56-65)

Il fenomeno morte improvvisa, ovvero l’arresto cardiaco, può essere combattuto attraverso molteplici meccanismi diagnostici, terapeutici e preventivi (Figura 14).

Fig. 14 Strategie di prevenzione della morte improvvisa

Si può intervenire nella fase finale dell’arresto cardiaco mediante un defibrillatore esterno o impiantabile, che, mediante una scarica elettrica, sia in grado di convertire la fibrillazione ventricolare in ritmo sinusale. La presenza di un defibrillatore esterno portatile ai bordi di un campo

sportivo può rappresentare un salvavita, se utilizzato prontamente (entro 3-4 minuti dall’arresto cardiaco) con una scarica elettrica sul torace. Nel caso di blocco atrioventricolare, la cura è rappresentata dal pace- maker impiantabile. Per coloro che soffrono di aritmie, sono disponibili farmaci o tecniche di ablazione dei foci aritmogeni.

possibile debellando le malattie a rischio (terapia farmacologica, terapia genetica, prevenzione della trasmissione della malattia.

Ma tornando ai giovani che svolgono attività sportiva, teoricamente sani, ma talora portatori di affezioni occulte potenzialmente letali sotto sforzo, l’obiettivo è quello di identificare coloro che sono a rischio ed esonerarli dalla pratica sportiva competitiva.

Nel 1982 è stata introdotta in Italia una legge di tutela per il rischio nello sport che impone una visita obbligatoria annuale di idoneità. Per quanto concerne l’apparato cardiovascolare, questo controllo consiste in una anamnesi,

un esame obiettivo con il rilievo della pressione arteriosa, l’esecuzione di un ECG di base e dopo sforzo sotto-massimale (“step test”). Qualora insorgano dei dubbi diagnostici, si impone l’impiego di esami di secondo livello.

Questo esame di idoneità, in essere in Italia, è unico al mondo. Si pensi che negli Stati Uniti il test consiste solo nella raccolta dell’anamnesi e nell’esame obiettivo, effettuato non necessariamente da un medico, ma di norma da infermieri.

L’incidenza di morte improvvisa in giovani atleti competitivi è notevolmente diminuita in Italia(studio Veneto) dall’epoca

dell’introduzione dello screening obbligatorio, esame che si è rivelato un vero e proprio salvavita. La riduzione della mortalità è da attribuirsi prevalentemente a un calo del numero delle morti improvvise per cardiomiopatie, che si è verificato parallelamente all’aumentata identificazione alla visita per idoneità.

Fig.15 tasso di morte improvvisa negli atleti dal 1979 al 2002

La pubblicazione dei risultati ha avuto un grandissimo impatto nei media nord-americani, perché i risultati dimostrano con evidenza

scientifica che la morte improvvisa degli atleti può essere combattuta con successo. Casi di morte improvvisa di atleti, anche molto noti, hanno profondamente scosso l’opinione pubblica americana e la stampa ha più volte sollevato il problema se negli Stati Uniti e nel resto dell’europa si faccia abbastanza per prevenire il fenomeno.

Il beneficio indiscutibile ottenuto dal modello italiano suggerirebbe di attivare simili strategie di screening negli altri paesi di Europa e Nord- America, dove questo tipo di visita per l’idoneità allo sport non è obbligatorio.

Le malattie cardiovascolari sono la causa più importante di morte improvvisa negli atleti e la visita per l’idoneità allosport è in grado di identificare soggetti apparentemente sani, affetti da malattie cardiache occulte a rischio durante l’attività agonistica. Lo sforzo “per sé” è un trigger di fibrillazione ventricolare e arresto cardiaco in persone affette da varie patologie delle coronarie, del miocardio, delle valvole, del

tessuto di conduzione.

sia 3 volte superiore nei giovani atleti che nei giovani non atleti.

L’esonero dallo sport in giovani affetti da malattie cardiovascolari occulte rimuove il “trigger” dello sforzo ed è di per sé un salvavita.

Il declino di morte improvvisa è stato possibile grazie principalmente all’identificazione di giovani atleti affetti da cardiomiopatie e ritiro dallo sport. Queste malattie si pre- sentano con alterazioni ECG e/o eco tali da consentire una identificazione dei portatori. La conoscenza di queste malattie, che è venuta crescendo negli anni grazie agli studi di anatomia patologica e correlazione anatomo-clinica (conoscenze trasferite

progressivamente alla pratica clinica), è risultata in una vittoria della vita contro la morte precoce.

I clinici sono ora sempre più consapevoli dell’esistenza di queste entità morbose e di come diagnosticarle in vivo, anche in soggetti

apparentemente sani. Questo è un esempio

incontestabile di come la medicina traslazionale, basata anche sulla semplice osservazione, possa avere successo nel salvare e prolungare la vita. L’impiego di strumenti diagnostici non invasivi per la

visualizzazione dell’albero coronarico, quali la TAC e la risonanza magnetica con contrasto, e di tecniche di genetica molecolare nelle cardiomiopatie eredo-familiari potrà in futuro portare ad un

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