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Si può ritenere che quanto previsto dall’art. 420-bis c.p.c. consenta effettivamente di ottenere una risposta più celere su questioni

108 Decreto Legislativo 10 settembre 2003, n. 276, "Attuazione delle deleghe in

materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30".

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pregiudiziali che diversamente otterrebbero il loro responso definitivo seguendo l’iter ordinario dei tre gradi di giudizio dopo parecchio tempo.

Va evidenziato che nel corso del giudizio di cassazione, non potendosi consentire nuove indagini, eventuali carenze o errori da parte del primo giudice denunziate dalla parte interessata o anche rilevate d’ufficio dal giudice di legittimità possono far pervenire alla Cassazione esposizioni incomplete o imprecise riportate nel testo della sentenza impugnata nel caso di una non corretta individuazione da parte del giudice di primo grado della questione pregiudiziale. Il meccanismo procedurale dell’art. 420-bis c.p.c., come più volte sottolineato, opera infatti allorquando si sia in presenza di una seria questione interpretativa per essere il significato della clausola del contratto collettivo oscuro o equivoco. L’accertamento pregiudiziale di cui all’art. 420-bis c.p.c. deve porsi come antecedente logico giuridico della sentenza di merito e poi della decisione conclusiva dell’intero processo.

Deve tuttavia rilevarsi che dopo più di dieci anni dalla entrata in vigore dell’art. 420-bis c.p.c. non risulta che si sia fatto gran ricorso a questo procedimento né che questo intervento legislativo sia risultato efficace per ridurre la cosiddetta paralisi della giustizia del lavoro. D’altronde il Giudice del Lavoro quando è investito su questioni di interpretazione di norme di contratti collettivi solitamente le risolve decidendo il tutto con la sentenza definitiva così evitando la possibilità del ricorso pregiudiziale in Cassazione.

Insomma non pare che questa innovazione, così come quella precedente voluta per le controversie in materia di pubblico impiego

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(art. 30 D.lgs. n. 80/98), abbia prodotto grandi risultati, anzi verosimilmente si è trattato dell’ennesimo intervento che ha istituito un nuovo procedimento del quale francamente non se ne sentiva la necessità.

La paralisi del contenzioso del lavoro e la sua riduzione passa da ben altri interventi più validi e più concreti che il legislatore di turno inspiegabilmente finge di ignorare forse perché gli interventi legislativi non sono concordati con coloro i quali quotidianamente espletano la loro professione nelle sezioni lavoro dei Tribunali.

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