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Dai risultati del nostro studio si deduce che, durante la fase di induzione dell'anestesia con propofol, la brusca discesa della pressione arteriosa comporti una consensuale riduzione delle velocità di flusso.

Così come riportato da Giller [23], a fronte della non variabilità del diametro dell’arteria cerebrale media durante le manovre a cui i nostri pazienti sono stati sottoposti, possiamo ragionevolmente parlare di una riduzione del flusso ematico cerebrale.

Secondo quanto emerge dall’analisi statistica, durante la fase d’induzione anestesiologica, la diretta relazione tra flusso e pressioni sistemiche fa pensare ad una incapacità dei meccanismi di autoregolazione statica cerebrale di intervenire. Come dimostrato dall’aumento dell’indice di pulsatilità, a partire già dal secondo minuto post-infusione di propofol ci è consentito supporre che il mantenimento della pressione di perfusione cerebrale, necessaria agli scambi a livello capillare, durante l'induzione dell'anestesia sia affidato all'aumento delle resistenze cerebrovascolari. Tale fenomeno potrebbe essere attribuito ad un non chiarito meccanismo adattativo di tipo neurovascolare o pH dipendente ma non ai meccanismi di mantenimento del flusso ematico cerebrale dipendenti dall'autoregolazione statica.

È inoltre lecito pensare che durante l'induzione dell'anestesia si verifichi, in aggiunta, una disregolazione dinamica, simile a quella che si realizza durante brusche variazioni della pressione arteriosa, indotte, ad esempio, dall'ortostatismo prolungato.[35] Da qui la necessità di implementare la nostra ricerca, giungendo

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all'analisi contemporanea con TCD e finometer, al fine di studiare l'autoregolazione dinamica cerebrale secondo gli standard di ricerca sul campo. Queste sono le valutazioni emerse dal nostro studio realizzato su soggetti sani,

senza ipertensione endocranica, stenosi carotidee emodinamicamente

significative o patologie a carico del sistema cardiovascolare, sia acute che croniche quali diabete mellito o ipertensione arteriosa. Sarebbe dunque interessante estendere questo tipo di valutazione anche a questa categoria di pazienti, magari implementando il monitoraggio cerebrale intraoperatorio anche con altre metodiche,quali ad esempio la Near Infrared Spectroscopy (NIRS), con lo scopo di rilevare un’ipoperfusione del tessuto encefalico e prevenire la sofferenza ischemica cerebrale. [24, 36, 37]

Questo potrebbe consentire, nel paziente più a rischio, la revisione degli approcci farmacologici utilizzati durante la fase d’induzione e la messa in atto di opportune manovre di protezione cerebrale.

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RINGRAZIAMENTI

Non è facile citare e ringraziare, in poche righe, tutte le persone che hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo di questa tesi di laurea: chi con una collaborazione costante, chi con un supporto morale o materiale, chi con consigli e suggerimenti o solo con parole di incoraggiamento: a tutti loro va la mia gratitudine.

In particolare, desidero ringraziare il mio relatore, Prof. Carlo Palombo per la grande disponibilità e cortesia dimostratemi, e per tutto l’aiuto fornito durante la realizzazione dello studio.

Ringrazio il Dott. Sergio Casagli, Direttore f.f. dell’U.O. Anestesia e rianimazione II e il Dott. Varelli per aver ideato e contribuito alla stesura del protocollo di questo lavoro di tesi.

Ringrazio il Dott. Francesco De Masi, responsabile delle S.O. di

otorinolaringoiatria e tutto il personale di sala (medici strutturati, specializzandi, tecnici e infermieri) per la cordialità, gli insegnamenti e il calore con cui sono stato accolto come fossi “uno di casa”.

Non ci sono parole adatte per ringraziare la Dottoressa Simona Gonnella, specializzanda in Anestesia, che nell’ultimo anno mi ha seguito pazientemente, diventando presto un’amica. Nonostante i fitti turni lavorativi ha sempre trovato il tempo per ascoltarmi e consigliarmi, per indirizzare il mio progetto di tesi, e per fornirmi insegnamenti preziosi per il mio futuro professionale. A lei auguro di poter realizzare tutti i propri progetti, in ambito lavorativo e in quello personale.

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Ringrazio il Sig. Riccardo Citi, tecnico di neurosonologia, senza la cui infinita disponibilità questo lavoro di tesi non esisterebbe.

Ringrazio Daniela, Carmela, Dario e Marta per aver in parte condiviso con me questo faticoso percorso e per avermi aiutato, materialmente e spiritualmente, in maniera completamente disinteressata.

Ringrazio le persone amiche che mi sono accanto da una vita e tutti i miei colleghi, ma soprattutto amici, che, chi dal primo anno d’ Accademia, chi dal terzo anno d’università, hanno condiviso con me la fatica e la passione per lo studio di questa bellissima scienza qual è la medicina

Ma i ringraziamenti più importanti vanno alla mia famiglia, senza il cui supporto nulla sarebbe stato mai possibile.

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