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In questa tesi è stato discusso lo status dei ruoli tematici, con l'obiettivo di fornire evidenze relativamente a una questione complessa, ancora oggi oggetto di dibattito. In primo luogo, sono stati esaminati approcci in cui i ruoli sono considerati primitivi semantici, non ulteriormente scomponibili né analizzabili (vedi par. 1.1); sono state analizzate le caratteristiche delle liste, create per identificare un numero limitato di ruoli, validi universalmente, che possano esplicitare la relazione semantica che sussiste fra tutti gli argomenti di tutti i verbi (vedi par. 1.1.1).

È emerso che ci sono molti limiti legati inscindibilmente alla definizione del numero di ruoli, al problema della loro frammentazione e all'identificazione del tipo di legame che sussiste con il verbo.

Jackendoff considera i ruoli come etichette che permettono di far riferimento a configurazioni della struttura concettuale (vedi par. 1.2.1, par. 1.2.2); Dowty ritiene che non siano discreti e siano formati da insiemi di proprietà che le entità partecipanti acquistano in virtù del loro ruolo nell'evento (vedi par. 1.2.2, par. 1.2.2.1).

A partire dalla definizione degli individual thematic role, egli conclude che il massimo livello di astrazione linguisticamente rilevante sia costituito dalla sola opposizione fra

PROTO-AGENTE e PROTO-PAZIENTE. Questi ultimi sono prototipi, costituiti da gruppi di

proprietà indipendenti che co-occorrono; in conseguenza di ciò, sono ammessi diversi gradi di appartenenza a una categoria: maggiore è il numero delle implicazioni comuni a un argomento e al PROTO-PAZIENTE, per esempio, maggiore sono il suo grado di

patienthood e di rappresentatività per quella classe.

In Role and Reference Grammar, i ruoli tematici sono considerati etichette mnemoniche che non hanno alcun significato autonomo, ma permettono di fare riferimento a specifiche posizioni che gli argomenti di verbi di tipo STATE e ACTIVITY occupano a livello di struttura logica. Pur riconoscendo lo status delle relazioni tematiche classiche, vengono definiti due macro-ruoli, ACTOR e UNDERGOER, che ne sono la

generalizzazione: l'ACTOR infatti include ruoli come AGENTE, ESPERIENTE, STRUMENTO,

In questo caso viene ammessa una visione prototipica dei ruoli, in quanto l'AGENTE è

l'elemento maggiormente rappresentativo del macro-ruolo ACTOR, mentre il PAZIENTE lo

è dell'UNDERGOER.

La natura dei ruoli è stata indagata anche dal punto di vista psicolinguistico: nella prospettiva della Generalized Event Knowledge, i ruoli sono verbo-specifici e costituiti da insiemi di proprietà che rispecchiano le conoscenze che i parlanti possiedono a proposito degli eventi e delle entità che vi prendono parte. Questo bagaglio di conoscenze deriva sia da esperienze extralinguistiche, sia dalle descrizioni linguistiche degli eventi e dei partecipanti (vedi par. 1.4). Le ricerche di McRae e Lebani, cui questo lavoro di tesi si ispira, partono da questi presupposti (vedi par. 1.4.1, par. 1.4.1.1, par. 1.4.1.2); i risultati degli esperimenti di priming descritti hanno confermato che la conoscenza riguardante i partecipanti agli eventi viene recuperata velocemente durante l'interpretazione (vedi par. 1.4.2).

Sono stati poi presentati i dettagli dell'esperimento in cui ai soggetti è stato chiesto di descrivere le proprietà che l'AGENTE e il PAZIENTE verbo-specifici possiedono prima,

durante e dopo che gli eventi denotati dai verbi hanno avuto luogo (vedi par. 2.2, par. 2.2.1).

Dopo le fasi di normalizzazione (vedi par. 2.2.3), è stata effettuata l'analisi dei dati e i risultati hanno mostrato che l'AGENTE è stato descritto in maniera più ricca rispetto al PAZIENTE, mentre non ci sono differenze significative relativamente alla dimensione

“fase temporale” (vedi par. 2.2.5.2, par. 2.2.5.3).

Alle analisi dei dati comportamentali sono seguite quelle relative ai dati distribuzionali estratti dal British National Corpus: nella prospettiva della co-occurrence hypothesis e delle distributional hypothesis (vedi par. 3.1), sono state analizzate le frequenze con cui le proprietà elencate dai soggetti dell’esperimento co-occorrono con i verbi di cui sono descrizione.

Sono state perciò definite tre finestre, corrispondenti a una, tre e cinque frasi: le analisi hanno evidenziato che, il numero di verbo-proprietà che co-occorrono, aumenta all'aumentare dell'ampiezza della finestra (vedi par. 3.3.3.1); ciò si verifica sia per le coppie delle norme espanse tramite WordNet (vedi par. 3.3.3.2), sia per le norme

random, che costituiscono una baseline di riferimento per la valutazione delle co-

occorrenze (vedi par. 3.3.3.3). Queste ultime, infatti, mostrano una frequenza di co- occorrenza significativamente inferiore rispetto alle coppie verbo-proprietà delle norme dell'esperimento, che sono costituite da elementi fra i quali sussiste una relazione semantica. I dati così ottenuti sono in linea con la co-occurrence hypothesis, in quanto la co-occorrenza testuale sembra riflettere relazioni di tipo semantico.

Valutando complessivamente la distribuzione delle proprietà del PAZIENTE e

dell’AGENTE, emerge che è possibile recuperare un numero maggiore di proprietà di

quest’ultimo (vedi par. 3.3.3.4); tuttavia, nel momento in cui vengono paragonate le frequenze di co-occorrenza non solo per i due ruoli, ma anche per ciascun verbo, sono estratte un numero significativamente maggiore di proprietà dell’AGENTE solo per la

finestra uguale a tre frasi e per la soglia di frequenza minima uguale a dieci (vedi par. 3.3.3.5.1).

Analizzando separatamente le finestre sinistra, centrale e destra, e ipotizzando che questa divisione rifletta quella relativa alle fasi temporali precedente, contemporanea e successiva agli eventi, sono state calcolate le frequenze di co-occorrenza verbo- proprietà. I dati ottenuti sono stati comparati a quelli delle norme semantiche secondo vari criteri e i risultati hanno mostrato che dal corpus è possibile estrarre molte triple verbo-fase-proprietà corrispondenti a quelle delle norme; inoltre, nel momento in cui vengono imposte soglie di frequenza restrittive, tutte le triple recuperate automaticamente dal corpus coincidono con quelle delle norme (vedi par. 3.3.4).

Dalle frequenze di co-occorrenza, è stata calcolata la forza di associazione che misura il grado di attrazione reciproca fra due parole. Ordinando i risultati per valori decrescenti di PPMI, è emerso che, all'aumentare della finestra, aumenta il numero di proprietà delle norme che sono fra le prime cinque e dieci parole più associate ai verbi; tuttavia, questi valori diminuiscono se si analizzano le prime quindici, venti e venticinque parole più associate a ciascun verbo: questo andamento può essere spiegato considerando gli effetti congiunti dell'ampliamento della finestra e del campione di parole candidate (vedi par. 3.3.5).

In definitiva, le analisi dei dati contenuti nelle norme semantiche mostrano che i soggetti sono in grado di caratterizzare AGENTE e PAZIENTE verbo-specifici e sanno

descriverne le proprietà per fasi temporali; le analisi dei dati estratti automaticamente dal corpus di riferimento evidenziano come i verbi e le proprietà a essi associate tendano a distribuirsi reciprocamente in contesto, e vengono valutati anche gli effetti che l’ampliamento della finestra ha sia nel calcolo delle frequenze di co-occorrenza, sia in quello della forza di associazione.

I risultati delle analisi condotte confermano la validità della co-occurrence hypothesis, poiché mostrano come l’associazione semantica si rifletta nella co-occorrenza testuale (vedi par. 3.1); nel complesso, dai risultati delle analisi dei dati comportamentali e dei dati distribuzionali emerge che la Generalized Event Knowledge trova corrispondenza nella descrizione linguistica degli eventi: è evidente che nelle risorse testuali sono contenute molte delle informazioni presenti nelle norme, perciò, nel momento in cui si assume la validità dell'ipotesi distribuzionale forte, è possibile affermare come la conoscenza relativa alle proprietà degli eventi e dei partecipanti derivi in parte da input linguistici.

I risultati descritti non devono essere considerati definitivi, poiché, in primo luogo, si potrebbero compiere esperimenti di laboratorio, sia per collezionare nuovi dati, sia per paragonarli a quelli ottenuti utilizzando metodi di crowdsourcing.

Inoltre, potrebbe essere interessante sia annotare le proprietà contenute nelle norme semantiche, in modo da classificarle, così come in Lebani e colleghi (2015), in “permanenti” e “non permanenti”, sia verificare se sussistano differenze fra i due ruoli relativamente alla distribuzione di questi tipi di proprietà.

Le analisi dei dati distribuzionali potrebbero essere integrate estraendo informazioni da un maggiore numero di corpora, utilizzando metodi più sofisticati per l’estrazione delle proprietà (ad esempio, pattern sintattici) e tenendo in considerazione, per esempio, le proprietà aspettuali dei verbi; inoltre, nelle risorse testuali, sfruttando sistemi di

semantic role labeling, potrebbero essere esplicitati automaticamente i ruoli che gli

argomenti giocano negli eventi denotati dai verbi. Infine, sfruttando sistemi di

coreference resolution, potrebbero essere estratte le proprietà delle entità coinvolte negli

eventi e potrebbe esserne investigata la distribuzione all'interno di porzioni di testo più ampie.

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Ringraziamenti

Desidero ringraziare il Prof. Lenci perché con consigli preziosi ha reso migliore questo lavoro; ringrazio altresì la Prof.ssa Marotta, per la disponibilità e l'interesse dimostrati. Ringrazio il Dott. Gianluca Lebani per avermi guidata con pazienza e per avere ascoltato sempre la mia opinione.