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I quantitativi di rifiuto da spazzamento stradale avviato a recupero sono ad oggi molto bassi, di conseguenza anche gli aggregati riciclati derivanti dal loro trattamento non raggiungono quantità compatibili con le necessità del mercato in cui troverebbero impiego (edilizia e infrastrutture).

Occorrerebbero più impianti come quello della AVR S.p.A. di Guidonia, ma per un’adeguata pianificazione dell’attività di gestione di questi rifiuti il presupposto fondamentale è la corretta quantificazione dei volumi prodotti. Ad oggi la mancata separazione dai rifiuti urbani indifferenziati comporta una sottostima dei quantitativi. Questo induce ad una certa cautela in quei soggetti che potrebbero essere interessati ad investire nelle tecnologie di trattamento, che ne consentirebbero il recupero di materia.

Oltre alla corretta quantificazione dei volumi, occorrerebbe intervenire ancora nei seguenti ambiti.

Metodologia di calcolo della percentuale di riciclaggio

Per fare in modo che si attui un concreto impulso al riciclaggio dei rifiuti, non basta chiedere che ne venga fatta la raccolta differenziata, ma è necessario verificare che questi vengano effettivamente recuperati. L’Unione Europea fissa infatti obiettivi di riciclaggio e non di raccolta differenziata, anche se la seconda è propedeutica alla prima. In Italia la metodologia di calcolo della percentuale di riciclaggio ad oggi non contempla il rifiuto da spazzamento stradale avviato a recupero, che invece può contribuire alla percentuale di RD, per la quale sono stati fissati degli obiettivi a livello nazionale.

Si riscontra un’incongruenza: da un lato si incentiva la RD del rifiuto da spazzamento stradale (a livello nazionale), dall’altro questi sforzi potrebbero essere vani ai fini del raggiungimento degli obiettivi comunitari sul riciclaggio. La metodologia di calcolo dovrebbe cambiare, ma per fare questo occorre migliorare il livello di informazione e quantificazione dell’effettivo recupero dello spazzamento stradale.

Informazione e formazione degli stakeholders

Per incentivare l’avvio del rifiuto da spazzamento stradale a recupero, piuttosto che in discarica (pratica ancora molto diffusa) occorre che le Pubbliche Amministrazioni siano correttamente informate sui benefici/penalizzazioni legati al raggiungimento, o mancato tale, obiettivo di RD, stabilito a livello nazionale.

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In particolare nel centro-sul del Paese il raggiungimento dell’obiettivo del 65% di RD è ancora lontano e proprio in queste zone si riscontrano le maggiori carenze, sia dal punto di vista della raccolta separata del rifiuto, sia della dotazione impiantistica per il suo recupero effettivo. Nei casi in cui il rifiuto venga avviato a recupero, possono insorgere altri ostacoli legati all’utilizzo degli aggregati riciclati derivanti dal suo trattamento. Il loro impiego nel campo delle costruzioni potrebbe essere frenato da una certa diffidenza da parte degli addetti ai lavori (progettisti e direttori dei lavori) non correttamente informati sulla differenza tra chi effettua un recupero effettivo, producendo materiali di qualità certificata, e chi una semplice operazione di riduzione volumetrica o vagliatura.

End of Waste

Ai fini della cessazione della qualifica di rifiuto dello spazzamento stradale, dopo essere stato sottoposto ad un processo di lavaggio tecnologicamente avanzato (soil-washing), risulta necessario che l’iter per l’emanazione del relativo Decreto End of Waste venga portato a termine (attualmente si è fermi alla terza fase: richiesta di parere formale ad ISPRA). Seppur i recenti sviluppi normativi permettano alle Autorità competenti regionali di rilasciare le autorizzazioni per gli impianti di trattamento-recupero “caso per caso”, questa non può essere la soluzione definitiva. Occorre che l’Unione Europea e lo Stato Italiano adottino i criteri dettagliati per i vari tipi di rifiuti per i quali esiste una reale possibilità di recupero, come nel caso del rifiuto da spazzamento stradale, attraverso l’emanazione di specifici decreti. Solo in questo modo si potrà incentivare l’apertura di nuovi impianti ed avere una diffusione più capillare del recupero dello spazzamento (soprattutto nelle aree del centro-sud).

Green Public Procurement (GPP) e Criteri Ambientali Minimi (CAM)

L’applicazione delle norme sul GPP nei diversi settori di impiego degli aggregati derivanti dal trattamento dei rifiuti da spazzamento stradale costituisce un’importante opportunità di sviluppo per il settore. Tra queste di particolare rilievo è quella relativa all’obbligo di applicazione dei CAM per le stazioni pubbliche appaltanti, con inserimento di tali criteri nei bandi per un minimo del 50% fino al 100%, in relazione alle categorie di prodotto, del valore base d’asta. Tuttavia per poter incentivare maggiormente l’impiego degli aggregati riciclati attraverso la leva della domanda pubblica occorrerebbe apportare qualche modifica ai CAM. Il CAM “Arredo urbano” potrebbe contemplare anche il calcestruzzo confezionato con aggregati riciclati, come materiale con cui realizzare gli articoli oggetto dell’appalto. Nel CAM “Edilizia” si potrebbe aumentare il contenuto minimo obbligatorio di materiale riciclato da impiegare per il calcestruzzo, pari solo al 5% (davvero poco se si considera che gli aggregati costituiscono l’80 % della miscela). Infine si spera che venga emanato quanto prima il CAM “Strade” dato

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che l’impiego di aggregati riciclati nel comparto edile non è ancora molto sviluppato, mentre la maggioranza dei materiali recuperati trova impiego nelle opere infrastrutturali.

Tassazione dell’attività estrattiva

Un efficace strumento economico a supporto del mercato degli aggregati riciclati, impiegato soprattutto all’estero e in qualche Regione italiana, è rappresentato dalla tassazione sull’estrazione dei materiali vergini. Questo permetterebbe di disincentivare l’utilizzo di questi materiali a favore di quelli da recupero, che risulterebbero più convenienti.

Se si riuscissero a portare avanti tutte queste misure, i vantaggi derivanti dal trattamento dei rifiuti da spazzamento stradale con recupero di materiali certificati, sarebbero indubbi per diversi soggetti. Per le Pubbliche Amministrazioni, che limiterebbero il ricorso allo smaltimento in discarica e lo sfruttamento ulteriore delle cave di inerti naturali; per le imprese di costruzioni, che potrebbero rifornirsi di materiali con uguali prestazioni di quelli naturali, ma a prezzi più bassi; per le imprese che gestiscono il rifiuto da spazzamento che venderebbero l’aggregato riciclato a prezzi più alti di quelli attuali; per la collettività, che pagherebbe una tassa o tariffa inferiore per lo smaltimento dei rifiuti urbani e non da ultimo per la tutela dell’ambiente.

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BIBLIOGRAFIA

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SITOGRAFIA

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