5. ANALISI QUALITATIVA DEI DATI
5.2. LA NEGAZIONE
5.3.1. CONCORDANZA NEGATIVA, Neg_Markers e N-words
In questo paragrafo l’attenzione si pone sul comportamento della concordanza negativa promossa dal marcatore di negazione e dalle n-words, ovvero i quantificatori negativi che si presentano nelle forme pronominali e aggettivali corrispondenti all’italiano standard nessuno, -a, e alla forma avverbiale niente.
Presentiamo le due situazioni in antico padovano in cui la n-word è contenuta in (22). (22) a. E sì è secco e / sotille molto, sença acuitè nesuna.
[PAD] (DELMASTEXE, p. 182, r. 41)
Sença_Nword: + SNeg
b. Uno altro autore dixe che la cesere noriga el polmon / più cha neguna altra cosa. [PAD] (DELACESERE, p. 84, r. 19)
Nwords: no SNeg
La frase in (22a) si trova in un contesto direttamente negativo promosso non dal marcatore di negazione, assente, ma dal termine SENÇA. Déprez (2000) afferma che tale termine garantisce
18; 90% 2; 10% 120; 90% 14; 10% 0 20 40 60 80 100 120 140 Alc_Neg_Cost Nword_Cost pad ver
130
la semantica negativa del costituente a cui si lega e può essere considerato come una espressione di correlazione tra due elementi negativi Il secondo caso che segue in (22b) presenta la n-word con valore ambiguo: l’interpretazione corretta è positiva (più che qualsiasi altra cosa) o negativa (più che nessuna altra cosa)?
La morfologia del termine sembra protendere verso una lettura negativa, infatti l’espressione contiene all’interno il morfema di negazione [n-]. Proviamo a risolvere la duplicità del significato analizzando dove si colloca. Secondo questa prospettiva, osserviamo che il contesto frasale in cui si inserisce l’espressione morfologicamente negativa coincide con una struttura comparativa. Questo potrebbe essere interpretato con valore negativo secondo la mappa semantica di Haspelmath (1997) (vedi cap. 3.5.2.), il quale afferma che le n-words e gli elementi a polarità inseriti in tale contesto frasale sono da interpretarsi come negativi. Questa lettura negativa tuttavia non sembra soddisfare una spiegazione del fenomeno, inoltre sono stati rilevati da Breitbarth (2013)36 delle espressioni in francese standard e in antico olandese dove si testimonia la possibilità di co-occorrenza del valore positivo delle n-words in strutture comparative.
Riscontriamo un possibile primo dato a favore di una ipotesi di lettura positiva del termine. Infatti la n-word si trova nella frase successiva al verbo ed è evidente l’assenza del marcatore di negazione di frase preverbale. Se fosse rispettata la NC dovrebbe essere sempre presente la marca di negazione quando la n-word si trova successiva al VP, mostrando il rapporto 1:1 tra gli elementi di negazione, come in (23). Questo tuttavia non giustifica il valore positivo della n-word.
(23) a. Non ha telefonato nessuno Italiano
b. * Ha telefonato a nessuno
Reputo l’occorrenza in (22b) come una n-word che tende verso una lettura positiva piuttosto che negativa, la superficie morfologica sarebbe quindi fuorviante per l’interpretazione del termine in questo contesto. Da un punto di vista sintattico e semantico la n-word sembra essere indebolita del suo valore negativo. Si può considerare il termine come un elemento indefinito a polarità con valore positivo, in quanto privo del marcatore di negazione di frase. Seguendo la teoria di Zeijlstra (2004) la n-word presenta il valore negativo non in superficie e
36 Breitbarth (2013) presenta dei casi speciali in cui gli indefiniti con la marca di negazione nella propria morfologia nie/noyt/nemmer (never) si trovano ad essere usati come l’equivalente positivo oyt (always). Per la trattazione completa rimando a Breitbarth (2013) pp. 190-238.
131
non trovando alcun operatore negativo che instauri la relazione di Agreement necessaria ad esprimere la negazione, l’interpretazione negativa del termine cede.
(24) a. neguna altra cosa
b. [NegP[Neg] Ø][ neguna [uNEG]]]]
Questo potrebbe verificarsi in quanto probabilmente la scissione tra i due poli dell’indefinito risente di un lavoro sulla lingua in diacronia: l’assenza stessa di aggettivi e pronomi appartenenti agli indefiniti negativi nel testo dell’erbario padovano evidenzierebbe un uso non ancora attestato, ma comunque in via di sperimentazione.
Di seguito propongo alcuni esempi dell’indefinito negativo contenuto come oggetto diretto in (25a), soggetto in (25b).
(25) a. p(er)ché la dicta Paxina / no(n) volo pagaro nexu(n)
[VER] (SUPPL.NIC.MONTAGNARESCRITTO, p. 361, r. 19)
Neg_PreV_Nword (Ogg): SNegP
b. e nexuna dele parte no sa quello ch'el diga;
[VER] (SUPPL.DOM.OREFICE, p. 342, r. 11)
Nword (Sogg)_Neg_PreV: SNegP
In (25) tutte le n-words richiedono la presenta del marcatore di negazione di frase preverbale, vediamo di seguito come si relazionano gli elementi negativi. In (25a) l’indefinito negativo è posto in sede postverbale e successivo alla negazione, dunque risulta essere all’interno dello scope di questa. In (25b) la n-word precede il verbo e richiede la presenza della negazione preverbale. La situazione esposta dai primi due casi risulta assumere forme di relazione differenti.
Ripropongo la lettura di queste due affermazioni secondo la teoria di Zeijlstra (2004), verificando lo status degli elementi evidenziati in (25a) e in (25b):
(26) a. no(n) volo pagaro nexu(n)
[NegP [Neg non [Ineg]] [vP volo pagaro nexun [uNEG]] ]
b. nexuna dele parte no sa
[NegP Op¬[Ineg] [Neg no sai[uNEG]] [vP nexuna [uNEG] [v ti]]]
All’interno della medesima varietà linguistica vediamo come la relazione dei fattori appartenenti alla NC non si mostri ordinata e stabile, ma possiamo osar presupporre un accostamento per (26a) un tipo di lettura come Non-Strict NC, tuttavia questa previsione risulta essere indebolita e confutata da quello che è espresso in (26b). La struttura del
132
veronese antico propone una concordanza negative di tipo Strict NC.
Riprendendo il quesito proposto nella sezione di letteratura, mi chiedo ora se la classificazione così netta tra le due tipologie di NC sia funzionale alla descrizione della negazione nelle varie lingue. Attraverso l’approccio proposto da Déprez si affronta l’analisi sulla struttura interna dell’espressione con semantica negativa. In (26a) la n-word si presenta come un semplice elemento con il ruolo di oggetto diretto, viceversa in (26b) il pronome concordato al femminile si trova seguito da una struttura partitiva, in questo caso tuttavia questa prima lettura interna agli elementi non è fruttuosa. Ripercorrendo Corblin, Déprez, Tovena e De Swart (2000) entrambe le n-words rilevate nelle due varietà linguistiche possono essere identificate come delle espressioni negative nominali con una intrinseca forza quantificazionale, pertanto possono trovarsi nella posizione più alta della struttura funzionale del DP, vediamo in (27):
(27) [DP nexun/a [NP . . . ]]
Propongo tuttavia un breve confronto con l’antico fiorentino che, invece, mostra una differenziazione del comportamento delle n-words: quando l’indefinito negativo espresso come un semplice item si trova ad essere il soggetto della frase in posizione preverbale, si riscontra sempre il marcatore di negazione preverbale. Quando invece l’indefinito negativo, espresso sempre con valore di soggetto, si accompagna con il partitivo (item complesso), non richiede la negazione di frase. Vediamo in (28):
(28) a. E neuno non andasse poscia in paradiso… [FIOR] (Vizi e Virtudi, 44) b. E neuno di voi si spaventi…
[FIOR] (Vizi e Virtudi, 38)
In questa breve rappresentazione, che mira a descrivere il fenomeno della concordanza negativa, sono stati maggiormente utili i dati provenienti dall’antico veronese. In base alla trattazione esposta posso affermare che il tipo di concordanza negativa in questa varietà veneta si configura con il tipo della Strict NC. Seppur ci sia alla base una scarsità di tali elementi di negazione in entrambe le lingue analizzate, l’antico padovano mostra una quasi totale assenza di dati relativi alle n-words e non sono espressi casi di relazione degli indefiniti negativi con il marcatore di negazione. Pertanto, oltre ad affermare una personale difficoltà nel proseguire e nel proporre un’analisi più mirata del fenomeno con i soli dati del corpus scelto, avanzo l’ipotesi che ci sia una distinzione tra le due varietà in merito all’evoluzione
133
diacronica. L’antico veronese dei testi scaligeri sembra proporre un quadro di variazione ed evoluzione linguistica successivo a quello esposto dalla varietà dell’antico padovano del testo del Serapiom.