economie dinamiche di distretto
Nella parte precedente del lavoro abbiamo evidenziato come il cambiamento possa essere complesso da gestire. Tuttavia, il distretto industriale `e auspicabile che muti costantemente nel tempo. Nonostante quindi a distanza di anni la configurazione
6 Le caratteristiche che definiscono un bene pubblico, che a seconda di come queste si combinano si definir`a bene quasi-pubblico, bene pubblico puro o bene club, sono la non rivalit`a nel consumo e la non esclusione. Inoltre il bene pubblico, sotto qualsiasi forma sia, pu`o essere universale, generico oppure specifico a seconda della differenza che intercorre tra costi e benefici nell’accesso ai beni pubblici, qualsiasi sia la combinazione di non rivalit`a e non esclusione. Per approfondimento si veda Bellandi 2003, pp. 158-159.
del sistema possa presentarsi profondamente modificata, non `e automatico che il sistema abbia perso la propria identit`a, la quale risiede nella capacit`a di attivare economie esterne distrettuali grazie alla produzione di beni pubblici specifici in gra- do di permettere lo sfruttamento della molteplicit`a capace a sua volta di generare nuova molteplicit`a, attivando cos`ı circoli di crescita endogena. Le difficolt`a inter- pretative collegate al cambiamento distrettuale sono chiare nelle parole di Marshall: “The present indeed never reproduces the past: even stagnant peoples gradually modify their habits and their industrial technique. But the past lives on for ages after it has been lost from memory: and the most progressive peoples retain much of the substance of earlier habits of associated action in industry and in trade; even when the forms of those habits have been so changed under new conditions, that they are no longer represented by their old names. Such changes increase the dif- ficulty of so interpreting the past that it may be a guide to the present” (Marshall 1919, pp. 15-16).
La letteratura, che affronta il tema del cambiamento nei distretti industriali, evi- denzia come la gestione dello stesso possa avvenire in maniera “quasi automatica” (Dei Ottati, 2009) oppure attraverso la “governace locale” (Bailey et al., 2010). Nel primo caso la cooperazione semi automatica, presente all’interno del contesto distret- tuale, ha l’effetto di ridurre il rischio di abuso fraudolento di informazioni private o soluzioni innovative, facilitando cos`ı la loro diffusione e incoraggiando tutti ad adot- tare e ad applicare creativamente ogni idea nuova, novit`a o intuizione: “cooperation can be argued to be mainly semi-automatic, in so far as it relies on the respect of shared customs (Dei Ottati 1991, p. 55) and implicit norms of behaviour of an in- stitutionalised nature. [. . . ] Moreover, because it is institutionalised this behaviour will lead to establishing the identity and reputation of agents, in such a way that those who deviate from it will incur costly consequences also at an emotional level. This explains why in a district that is moving along a ’normal’ process of evolution
(that is, in a context where agents expectations are met), economic change, even when this is continuous and widespread, is accompanied by the persistence of insti- tutionalised behaviours which define the identity of the district (Becattini 1979).” (Dei Ottati 2009a, p. 206). In questo caso consuetudini (strategie adottate dagli agenti come uniche possibili tra quelle adottabili) e convenzioni (risolve problemi di coordinamento con strategie coordinate adottate in presenza di situazioni ricorrenti) crescono adattandosi specificatamente alle esigenze distrettuali, dotando il sistema di un’identit`a locale nel cambiamento.
La gestione di tale cambiamento attraverso unicamente dai processi di regolazione quasi automatici presenta tuttavia dei limiti, ravvisabili nella rigidit`a delle stesse convenzioni e consuetudini. La produzione di beni pubblici specifici, necessari a sostenere il coordinamento dei differenti nuclei di conoscenza come evidenziato nella parte dedicata ad analizzare path-dependence e lock-in, deve avvenire adeguatamen- te tanto in qualit`a che in tempo (dove in tempo si considera ad una velocit`a simile a quella con cui viene generata nuova molteplicit`a, α). Pertanto, `e necessario spesso del supporto della “constructive cooperation” (Marshall 1919).La “cooperazione co- struttiva”, secondo l’autore, `e richiesta e allo stesso tempo facilitata all’interno dei distretti industriali. La “governace locale” (Bailey D. et al. 2010), la quale deriva dall’azione congiunta privato-pubblico combinata a vari livelli, deve presentarsi in grado di coordinare e fornire specifici beni pubblici in risposta alle esigenze pecu- liari di ogni distretto. Appare pertanto che la divisione del lavoro, sia produttiva che cognitiva, debba essere accompagnata da adeguati cambiamenti “of construc- tive cooperation”, al fine di garantire l’integrazione di questa nuova “molteplicit`a” con il nucleo produttivo originario: “The broadest, and in some respects most effi- cient forms of constructive cooperation are seen in a great industrial district where numerous specialized branches of industry have been welded almost automatically into an organic whole.” (Marshall 1919, p. 378). In caso contrario un distretto `e
intrappolato in una condizione di “lock-in istituzionale”. Come evidenziato nella prima parte del lavoro, numerosi studiosi condividono sul fatto che la prossimit`a istituzionale deve essere trattata alla stregua della prossimit`a cognitiva7, al fine di supportare strategie di sviluppo locale basate su processi innovativi virtuosi. Nell’analisi che seguir`a, le potenzialit`a sistemiche, individuate nelle capacit`a dell’in- dustria principale del distretto di generare nuova molteplicit`a e di collegarsi alla va- riet`a di attivit`a ausiliarie e complementari generate, saranno analizzate in coerenza alla logica interpretativa del mutamento distrettuale delineata fin adesso. I com- portamenti degli agenti economici distrettuali, definiti a livello di “sotto-sistemi”, saranno dettati dal payoff interagente sopra esposto, mentre i risultati a livello di sistema saranno rappresentati dallo scambio conoscitivo che si realizza con i legami in essere, in grado di aumentare la capacit`a innovativa del luogo. Andremo cos`ı a comprendere come, attraverso la massimizzazione del payoff di sistema, possa con- figurarsi una struttura produttiva bloccata in una sorta di equilibrio stazionario dal quale `e possibile e necessario uscire attraverso una trasformazione del sistema socio- economico considerato: passando quindi da un sistema caratterizzato da un insieme di componenti ed interazioni, in un altro sistema con componenti e interrelazioni differenti (Saviotti 1998).
7 Riprendendo le considerazioni di Boschma 2005, il quale seguendo Edquist e Johnson (1997) definisce le istituzioni come un “sets of common habits, routines, established practices, ru- les, or laws that regulate the relations and interactions between individuals and groups”, dobbiamo considerare che: “too much institutional proximity is unfavourable for new ideas and innovations due to institutional lock-in (obstructing awareness of new possibilities) and inertia (impeding the required institutional readjustments). On the other hand, too little institutional proximity is detrimental to collective action and innovation due to weak formal institutions and a lack of social cohesion and common values. In one way or another, an ef- fective institutional structure needs to reflect a kind of balance between institutional stability (reducing uncertainty and opportunism), openness (providing opportunities for newcomers) and flexibility (experimenting with new institutions)” (Boschma 2005).