Le produzioni della MAD
5.2 L’artigianalità tra il prima e il dopo
5.2.2 Confronto con il presente
significa che, in qualsiasi fase della pipeline ci si trovi, si possa sempre agire manual-mente. Dall’inizio alla fine appare sempre tutto modificabile; a tal punto che si può parlare di resa estetica (e quindi definire dei tratti distintivi sul lavoro complessivo) solo quando la produzione è stata completata. E quando si parla di completamento della produzione, ormai tutto il team che vi lavora sa che vuol dire che è il momento in cui il film è nei cinema. Questa iperbole, è solo per dire che non esiste qualcosa che non si può cambiare. Tale situazione potrebbe sembrare una follia dal punto di vista organizzativo e soprattutto di rispetto delle tempistiche, ma appare gestibile sacrificando molte volte l’aspetto realistico finale della produzione. Ogni qual volta, infatti, si introducono delle modifiche manuali, si evita di ricorrere a calcoli ma-tematici e/o simulazioni particolareggiate per determinati effetti d’animazione (un esempio è il movimento dei vestiti). Per sostenere questo tipo di possibilità si sceglie di abbandonare il foto-realismo e promuovere un aspetto più cartoonistico. Questo modus agendi prevede quindi in linea teorica l’impostazione di una sola pipeline di produzione che consenta di andare dall’inizio alla fine senza particolari. In realtà, però, in Gatta Cenerentola c’erano due linee di produzione base. Una relativa alla produzione dei background, e una relativa all’animazione. La prima prevedeva l’e-sportazione della scenografia, che poi si passava agli scenografi che la dipingevano producendo singoli frame estremamente personalizzati in base alla mano dell’artista che vi aveva lavorato. Parallelamente si facevano le animazioni, si renderizzavano poi i personaggi e solo in fase di compositing si mischiavano personaggi e scenografie di-pinte. Quindi, a differenza degli studi esterni in cui si esporta in maniera complessiva il lavoro, per trattare questo tipo di processo era necessario esportare fotogramma per fotogramma delle singole inquadrature, che doveva essere prima dipinto ad hoc per poter poi essere inserito nella giusta sequenza d’animazione.
La resa estetica complessiva vanta perciò caratteristiche che nella loro “semplicità”
(perché potrebbero risultare meno complesse in linea generale, quanto rivoluziona-re per non esserivoluziona-re mai state usate) segnano dei tratti distintivi molto forti con le produzioni d’animazione esterne.
già ampiamente scritta, visualizzata, rivisitata, e addirittura, sia stata avviata la fase di produzione, definire dei punti fermi per il lungometraggio, come un titolo o una conclusione non rimaneggiabile in corso d’opera rimane sempre qualcosa a cui lo stesso regista fatica a credere sino alla proiezione del film in sala. Lo spettatore, d’altro canto, all’oscuro di ciò che sta avvenendo dietro le quinte, ha con la definizione del titolo annunciato la possibilità di immaginare quello di cui si andrà a parlare.
L’idea iniziale in seguito al successo ricevuto con Gatta Cenerentola era la produzione di un lungometraggio che si basasse su “A Skeleton story”, la storia illustrata di Alessandro Rak (ancora una volta il regista) e Andrea Scoppetta.
Figura 5.34: Illustrazione tratta da “A skeleton story” di Alessandro Rak e Andrea Scoppetta
La produzione era stata annunciata da Alessandro Rak in occasione del Cartoon Movie di Lione, dove la MAD Entertainment era arrivata in finale nella categoria “Best producer of the Year” con il suo film Gatta Cenerentola [19]. A Skeleton story sarebbe stato quindi il nuovo progetto, diretto da Alessandro Rak, e si puntava a farlo entrare in produzione nei mesi successivi, dopo l’uscita nelle sale italiane di Gatta Cenerentola.
“
A Skeleton story è una storia di redenzione, speranza, amicizia, gentilez-za scatenata dall’arrivo di un bambino, l’evento più rivoluzionario che ci si possa aspettare.Alessandro Rak
”
Figura 5.35: Copertina del primo volume di “A Skeleton story”
Alessandro Rak, nell’intervista che gli era stata fatta in merito, aveva fatto in modo da suscitare curiosità su quello che sarebbe stato l’inscenamento del mondo che aveva soltanto descritto su carta producendo qualcosa di animato che avrebbe coinvolto anche i sognatori più pigri. Il lavoro sarebbe stato il risultato dell’adattamento animato del suo fumetto omonimo, composto da quattro volumi pubblicati a partire dal 2007 da GG Studio. A testimonianza di un lavoro già in corso d’opera, in occasione della manifestazione francese del Cartoon movie, furono mostrate anche le prime immagini del progetto cinematografico.
La trama di “A Skeleton Story” ha come protagonista Will Musil, che, affiancato dal fido ed eccentrico assistente Burma, è il più grande detective di Skeleton. Tuttavia, quando dal mondo dei vivi irrompono in scena una piccola Bimba e il suo gattino, proprio come Alice nella tana del Bianconiglio, Will si ritroverà suo malgrado con un terzo compare di avventure. Il trio, insieme al gatto, si troverà a investigare in un mondo assurdo pieno di storie stralunate e fantastiche abitato da zombie e scheletri intenti a vivere le loro “vite”, dove niente è realmente ciò che sembra.
Nonostante la curiosità e l’approvazione generale, oltre a quella dovuta al gradimento che aveva ricevuto il fumetto illustrato, si rivelò comunque non efficace nel sostenere la produzione dell’intero film. Esso infatti, rappresentò quello che in gergo può essere etichet-tato come “un buco nell’acqua”, a causa della concomitanza della produzione della Disney di “Coco”, con cui sarebbe stato stupido cercare di competere.
L’idea alla base della nuova produzione della MAD, relativa a un lungometraggio 3D che vedesse la messa in scena di un concept tracciato principalmente da Alessandro Rak, non fu però abbandonata. Si passò infatti, all’ideazione di una trama del tutto nuova, che vide un tempo di scrittura diviso in diverse fasi di dettaglio, ma che comunque rimane
“rimaneggiabile” nel caso lo si fosse ritenuto opportuno. Chiunque sia del mestiere sa però che per quanto il concept sia stato sviluppato a dovere, trattandosi di una produzione in corso d’opera è impossibile poter fare delle vere e proprie rivelazioni in merito. Esse infatti esporrebbero il progetto a degli spoiler in una realtà altamente competitiva in cui soprattutto i piccoli studi non posseggono le armi giuste per poter entrare in guerra. Quel che è certo, è che molte delle scelte dei due precedenti lungometraggi hanno fatto in modo che si arrivasse nell’approcciarsi a questa nuova sfida con una consapevolezza maggiore sia sui mezzi a disposizione che sulle necessità che il lavoro avrebbe avuto. Se infatti per Gatta Cenerentola si era trattato di un lungometraggio che stava solo aprendo la strada verso il 3D, che era un campo ancora inesplorato per la MAD, adesso, si ha alle spalle una produzione che ha permesso non solo di conoscere le osticità in merito, ma anche un modo di lavorazione sul software che si usa congeniale all’intero team. In più, tante scelte dal punto di vista tecnico che non sarebbero possibile sulle grandi produzioni con
un numero di animatori troppo alto per poter essere istruito su eventuali “nuovi modi”
si possa scegliere di procedere, sono comunque considerabili dato il contesto di cui si sta trattando.
Figura 5.36: Illustrazione tratta dal visual concept di “The Walking Liberty”
Figura 5.37: Illustrazione tratta dal visual concept di “The Walking Liberty”