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III. Rifiuti in ingresso e performance di recupero

3.4 L’analisi dei rifiuti in ingresso

3.4.2 Discriminazione di prezzo e applicazione del principio “chi inquina paga”

3.4.2.2 Confronto con i prezzi di smaltimento

Nella definizione di un prezzo da praticare per il rifiuto in ingresso all’impianto di recupero oltre a tener conto della percentuale effettivamente recuperabile e quindi dei costi che l’azienda dovrà affrontare per il conferimento degli scarti del processo, non si può non considerare l’effettiva fattibilità sul mercato, confrontandosi con i prezzi delle alternative presenti.

A tal proposito, è qui affrontato un ragionamento di confronto con i prezzi di smaltimento, nel caso che, in alternativa all’avvio al recupero, il rifiuto da spazzamento, venga gestito dal Comune/Produttore come rifiuto indifferenziato e smaltito in discarica o incenerito.

Come descritto nel primo capitolo l’onere complessivo per lo smaltimento in discarica è composto dalla tariffa applicata dal gestore dell’impianto e dal “tributo speciale per lo smaltimento in discarica di rifiuti solidi” (o ecotassa sulla discarica) che in Italia è stato istituito con la legge n. 549/1995. L’imposta è dovuta dal gestore dell’impianto, con diritto di rivalsa sul soggetto che conferisce i rifiuti. La legge ha definito i principi base, demandando poi alle Regioni, la definizione specifica dell’ecotassa in base alle peculiari caratteristiche locali e alla tipologia dei rifiuti. La base imponibile è costituita dalla quantità dei rifiuti conferiti, espressa in kilogrammi. L’ecotassa è applicata sia ai rifiuti conferiti in discarica che a quelli avviati tal quale all’incenerimento senza recupero di energia. Inoltre, per l’avvio a discarica la circolare Orlando del 2013 ha ribadito l’obbligo di pretrattamento – obbligo previsto dall’art. 7, comma 1, del D.lgs. 36/2003 - chiarendo che per soddisfare tale obbligo i rifiuti debbano essere trattati “mediante tecnologie più o meno complesse come ad esempio la bioessiccazione e la digestione anaerobica previa selezione, il trattamento meccanico biologico e l’incenerimento con

50 recupero di calore e/o energia, che permettano un’adeguata selezione delle frazioni del rifiuto e la stabilizzazione del rifiuto organico”. Quindi il costo di pretrattamento va ad aggiungersi all’onere per il conferimento in discarica.

L’ onere complessivo è molto variabile in Italia, e si muove in un range tra i 140 e 200 euro/ton: in ogni caso ben al di sopra dei prezzi di recupero che quindi risultano essere più competitivi.

Figura 3.10 Confronto tra prezzi di pareggio del recupero e prezzo minimo di smaltimento

Pure in presenza di alte percentuali di scarto, che fanno crescere il prezzo di pareggio dell’impianto di recupero, l’avvio a recupero risulta sempre più conveniente. È rispettato quindi il principio gerarchico che necessariamente deve passare da meccanismi economici di incentivazione/disincentivazione basati sulla crescita coerente del livello di prezzi nel passaggio tra opzioni migliori a opzioni peggiori dal punto di vista ambientale.

0 20 40 60 80 100 120 140 160 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Pre zz o d i p are gg io d ell 'im p ian to d i re cu p ero (e u ro /to n in in gre ss o )

% Recuperabile sul rifiuto in ingresso

HP 1 HP 2

Prezzo minimo smaltimento

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Conclusioni

Scopo del presente lavoro, portato avanti durante lo stage in AVR S.p.A. è stato quello di approfondire dal punto di vista tecnico ed economico il processo di recupero tramite tecnologia soil washing del rifiuto proveniente dall’attività di spazzamento stradale identificato col CER 20 03 03, per individuare eventuali margini di efficientamento sia dal punto di vista aziendale che ambientale.

L’analisi ha messo in luce che in assenza di una selezione del rifiuto all’ingresso, un costo importante per l’economia del processo è rappresentato dal costo per gli scarti. Infatti nonostante il nuovo disposto normativo del D.M. 26/05/2016 permetta l’imputazione a R.D. del rifiuto da spazzamento stradale se quest’ultimo è avviato a recupero, tuttavia come l’analisi ha mostrato, non tutti i flussi di CER 20 03 03 sono uguali, variando largamente le percentuali effettivamente recuperabili costituite da materiali inerti.

Con l’ideazione e l’applicazione del modello delle schede di valutazione si è cercato di introdurre nel processo una fase di valutazione del rifiuto che, attraverso la creazione di una memoria storica dei conferimenti in ingresso all’impianto di AVR S.p.A. di Guidonia, possa aiutare il management sia a selezionare i rifiuti in ingresso, puntando a trattare quelli con maggior possibilità di recupero, sia a definire prezzi differenziati a seconda dell’effettiva composizione del rifiuto da cui scaturiscono diversi flussi di scarto. Poiché questi ultimi - a seconda della loro quantità e natura - generano costi per l’azienda per il conferimento a valle in altri impianti (termovalorizzazione per sovvallo, compostaggio per organico, recupero per i fanghi, discarica per inerti grossolani) la logica è di ribaltarli proporzionalmente agli effettivi produttori attraverso la definizione di un prezzo “su misura”.

Le scelte aziendali prese in coerenza col modello - che in futuro potrebbe essere ulteriormente perfezionato e supportato da prove di laboratorio ad hoc, eliminando anche alcuni limiti di soggettività - sono allineate con l’interesse ambientale, consentendo da un lato di perseguire un aumento della percentuale di recupero, dall’altro di praticare discriminazioni di prezzo a seconda della qualità del rifiuto, in ottemperanza al principio di policy ambientale del “chi inquina paga”.

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Bibliografia

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Sitografia:

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