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La Bibbia offre un esempio molto interessante di legislazione sulla proprietà privata delle terre e sulla condizione di schiavitù.

Si tratta di una legislazione sacralizzata, come le altre dell’antichità, ma pre- senta una concezione completamente diversa rispetto a tutte le legislazioni del suo tempo.

Gli ebrei vivevano nella convinzione che la terra di Canaan (Palestina) fosse un dono di Dio e non una conquista dovuta alle loro forze.

Perciò il vero proprietario della terra era Dio. Il suo popolo ne era l’ammini- stratore e il custode. Inoltre, Dio aveva dato la terra all’intero popolo.

La terra era stata suddivisa fra le dodici tribù. Ciascuna tribù aveva assegna- to la sua parte a ciascuna famiglia, in modo che tutti avessero di che vivere. Questa era la condizione ideale.

Nella realtà, con il trascorrere del tempo e con il verificarsi di eventi più o meno favorevoli, le cose cambiavano. Alcune famiglie avevano successo e prosperità, altre si venivano a trovare nell’insuccesso e nella povertà. Per far fronte alle difficoltà c’era chi era costretto a vendere la propria terra e, d’al- tra parte, c’era chi aveva le risorse per acquistare e aumentare la ricchezza della propria famiglia e mantenere così più persone, che assicuravano nuova ricchezza e maggiore potere. In questa condizione risuona una parola di Dio che sconvolge l’ordine esistente.

Il Signore parlò a Mosè: “[…] Conterai sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni. Al decimo giorno del settimo mese, farai echeggiare il suono del corno; nel giorno dell’espiazione farete echeggiare il corno per tutta la terra. Dichia- rerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti, sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia […].

Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e ospiti. Perciò, in tutta la terra che avrete in pos- sesso, concederete il diritto di riscatto per i terreni […].

Ma se non trova da sé la somma sufficiente a rimborsarlo, ciò che ha vendu-

> Con una trattazione breve, esprimete la vostra posizione sull’analisi che vi è stata proposta.

UdA 8 Il governo delle società

73 72 Un compito per te

UdA

IL Nostro vIssUto

I paesi europei e del mondo occidentale conoscono da lungo tempo una for- ma di convivenza interna sì agitata da interessi contrastanti e da conflitti tra diverse posizioni politiche, sindacali, professionali, regionali, ma che viene regolata dalle leggi e dall’attività di governo.

In casi estremi si può fare ricorso, da parte dell’autorità di polizia, anche alla forza delle armi e alla costrizione privando della libertà alcune persone, giu- dicate pericolose per la comunità da un legittimo tribunale.

Se all’interno degli stati che si sono successivamente formati, almeno negli ultimi cinquemila anni, si è affermata la forza della legge e del governo del popolo, nelle relazioni tra i vari stati del mondo si sono quasi continuamente combattute guerre, che hanno contrassegnato l’umanità con distruzioni im- mense di vite e di risorse, di città e di territori.

Il secolo scorso ha conosciuto il fenomeno più esasperato e tragico: le due guerre mondiali.

Ora, le guerre mondiali sono finite da più di settant’anni, ma la guerra non è finita, si combatte ancora, con grande impiego di risorse e con grandi danni alle persone e ai beni, nelle aree critiche, nelle quali non si riesce a raggiun- gere l’intesa per una convivenza in pace.

Si deve notare, inoltre, un aspetto tragico negli svaghi e nei passatempo: si gioca alla guerra e si assiste a film che sembrano far godere, nella finzione, dell’aggressività e della distruzione di vite. La guerra fa anche parte del no- stro divertimento e contribuisce a creare una mentalità aggressiva nei riguar- di degli altri. La guerra sembra un fenomeno naturale e inevitabile.

L’INterroGAtIvo

Il fenomeno della guerra non può non suscitare interrogativi. Già il fatto che ci si diverta con giochi e con film di guerra pone la domanda: perché?

La guerra è una condizione naturale che deriva dall’aggressività umana? È la necessaria conseguenza dell’egoismo?

È frutto di una educazione all’amore di patria?

È un dovere per affermare e per difendere le proprie convinzioni, anche re- ligiose?

rIfLettI

Non si può negare che la guerra accompagni tutta la storia della vicenda umana, a tutte le latitudini. Essa è stata sempre sentita come la peggiore tra- gedia che potesse colpire le persone e i popoli.

I conflitti fra i popoli

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to rimarrà in possesso del compratore fino all’anno del giubileo; al giubileo il compratore uscirà e l’altro rientrerà in possesso del suo patrimonio […]. Se il tuo fratello che è presso di te cade in miseria e si vende a te, non farlo lavorare come schiavo; sia presso di te come un bracciante, come un ospite. Ti servirà fino all’anno del giubileo; allora se ne andrà da te insieme con i suoi figli, tornerà nella sua famiglia e rientrerà nella proprietà dei suoi padri.

Lv 25, 1-41

per la comprensione del testo

Il testo appena letto costituisce un contenuto innegabile della Bibbia. Non ci sono prove, nella Bibbia stessa, che esso sia stato mai tradotto in pratica. C’era un ideale che veniva affermato: la terra è di Dio. La visione ideale resta- va valida e costituiva il modello di una società fondata su Dio, il quale aveva per amore creato l’uomo e liberato il suo popolo dalla schiavitù.

Laboratorio per la riflessione personale o per il lavoro di gruppo

> Trovate interessante le affermazioni contenute nel testo biblico appena letto?

Fatene un breve commento personale.

> Le espressioni bibliche analizzate possono avere un’applicazione nella società reale?

Fatene un esempio.

> Le società umane si sono sviluppate nella direzione pensata da Dio?

> Quali conseguenze ne sono derivate?

> Possiamo affermare che anche la società nella quale viviamo oggi è una società conflittuale?

> Quali sono le ragioni della conflittualità?

> Sono condizioni superabili o insuperabili? Perché?

> Pensi che stiamo andando verso una società migliore o verso una società peggiore?

Nucleo 3 I grandi problemi del mondo contemporaneo I conflitti fra i popoli UdA 9 Laboratorio per la riflessione personale o per il lavoro di gruppo Laboratorio per la riflessione personale o per il lavoro di gruppo

contatti tra le diverse tribù e si formarono i popoli, affini per cultura e per territorio, generalmente delimitato da mari, fiumi, montagne.

Si è già osservato che, all’aumento delle dimensioni della società, aumentava la complessità della sua vita interna. Si formavano le classi sociali e, spesso, la competizione tra di esse. Intorno al 3000 a.C. troviamo alcuni popoli già formati. La vita di questi popoli non si presenta, però, pacifica. I signori della terra tengono in servitù i poveri, possono acquistare armi, detengono il go- verno della comunità, amministrano la giustizia.

L’esercizio del potere diventa una delle aspirazioni maggiori, poiché consen- te un livello di vita che appaga tutti i desideri.

Le famiglie più forti se lo contendono e in molte società si giunge alla figura di un re che viene riconosciuto come capo del popolo e ne determina il destino. Eppure si è continuato a fare guerre, accompagnate da morti e da distruzioni.

Nella Storia che si studia a scuola le guerre appaiono alle volte come imprese di popoli altre volte come iniziative provenienti dalla volontà di un re.

Si pone un interrogativo di fondo: chi vuole la guerra? I popoli o i loro capi? I capi hanno interpretato la volontà dei popoli? Oppure li hanno forzati e usati per la loro volontà di potenza?

> Facendo riferimento a quello che avete finora studiato, quali risposte date agli interrogativi posti?