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Confronto dei valori di danno primario ed ossidativo al DNA dopo esposizione a TiO 2 NP diversamente rivestite

TiO 2 NP Acqua deionizzata

4.1 Test di Efficienza di Formazione delle Colonie (CFE)

4.4.3 Confronto dei valori di danno primario ed ossidativo al DNA dopo esposizione a TiO 2 NP diversamente rivestite

Grazie al comet test e alle sue varianti ossidative, è possibile fare un confronto tra il danno primario e il danno ossidativo al DNA, indotto dalle TiO2 NP diversamente

rivestite.

Paragonando i risultati ottenuti emerge che TiO2 NP pristine, citrate e silicate

inducono maggiormente danno ossidativo al DNA delle A549, rispetto al danno primario, viceversa TiO2 Aeroxide® P25 causa più danno primario che ossidativo.

Focalizzando l’attenzione sugli effetti indotti dalla funzionalizzazione delle TiO2

NP, è possibile evidenziare danni ossidativi al DNA, indotti da entrambi i rivestimenti (citrato e silicato), non molto differenti tra loro; anche se, alle dosi più alte (20 – 40 g/cm2), il silicio sembra avere maggior effetto genotossico a carico delle pirimidine, rispetto al citrato. Al contrario, per quanto riguarda il danno primario al DNA, tra i due differenti rivestimenti è il citrato a manifestare un maggior potenziale genotossico.

Analizzando il danno ossidativo generato da tutte le TiO2 NP saggiate, non si

riscontrano differenze evidenti tra le basi azotate del DNA: le TiO2 NP causano

ossidazione delle basi allo stesso modo, indipendentemente dal fatto che siano purine o pirimidine.

Dai risultati ottenuti con i vari esperimenti, condotti per testare il potenziale citogenotossico delle NP di biossido di titanio sulla linea cellulare A549, è emerso che tutte le TiO2 NP testate provocano evidenti danni genotossici, così come

induzione della morte cellulare e diminuzione della proliferazione.

In modo particolare, la funzionalizzazione delle TiO2 NP con il citrato sembra

aumentare il potenziale citogenotossico delle TiO2 NP nude, mentre il silicio

sembra mitigare gli effetti citostatici e citotossici delle particelle pristine, ma non sembra modificare molto il loro potenziale genotossico.

Appare evidente inoltre, analizzando i risultati ottenuti con i test di genotossicità, come gran parte del potenziale genotossico delle TiO2 NP, sia rivestite che

La tossicità delle TiO2 NP, siano esse rivestite o meno, evidenziata dai nostri

esperimenti, porta alla conclusione che esposizioni a tali nanopaticelle, soprattutto a lungo termine, potrebbero avere ripercussioni negative sulla salute umana.

5. DISCUSSIONE

I risultati ottenuti in questo lavoro sperimentale descrivono gli effetti citotossici e genotossici indotti da quattro diverse nanoparticelle di biossido di titanio (TiO2 NP)

in colture di A549, cellule immortalizzate epiteliali polmonari di tipo II di origine umana: TiO2 NP pristine, rivestite con silicio, rivestite con citrato, e nanoparticelle

di riferimento Aeroxide® P25.

In letteratura sono presenti molti studi che associano alle nanoparticelle effetti negativi a livello cellulare, quali danni al DNA, stress ossidativo, reazioni infiammatorie, apoptosi e interferenze nella regolazione genica (Foldbjerg et al., 2011; Kusaka et al., 2014; Jugan et al., 2012; Cheng et al., 2013b). In accordo con tali studi, i dati ottenuti dai nostri esperimenti evidenziano la citotossicità e la genotossicità delle TiO2 NP focalizzando l’attenzione su come la diversa chimica

di superficie possa modularne gli effetti.

Il potenziale tossico delle TiO2 NP pristine e diversamente rivestite è stato

saggiato mediante il test di efficienza di formazione delle colonie (CFE), il cytome- test del micronucleo con blocco della citodieresi (CBMN-cyt), accoppiato alla tecnica FISH per distinguere gli effetti clastogeni da quelli aneuploidogeni, e il test della cometa.

Per il saggio CFE, che rileva la citotossicità basale analizzando il potenziale clonogenico delle cellule trattate con le NP, si è provveduto a saggiare una gamma di concentrazioni comprese tra 1.25 g/cm2 e 80 g/cm2 in modo da individuare se vi fosse potenziale tossico e in quale intervallo esso fosse compreso, mentre per testare la citostasi ed il potenziale citotossico e genotossico di TiO2 NP attraverso il CBMN-cyt e il test della cometa sono state selezionate le

concentrazioni di 10-20-40 g/cm2. Per il test FISH infine, è stata saggiata la sola concentrazione di 20 g/cm2, considerandola più rappresentativa.

Le TiO2 NP non rivestite hanno mostrato una significativa citotossicità a tutte le

concentrazioni saggiate (1.25 - 80 g/cm2), confermata dai valori di citostasi e dall’induzione di fenomeni apoptotici e necrotici così come riscontrato nel saggio CBMN-cyt. Allo stesso modo, anche i test di genotossicità effettuati hanno mostrato evidenti danni a carico del DNA, indotti da TiO2 NP pristine.

I nostri risultati trovano diversi riscontri in letteratura: studi sia in vivo che in vitro hanno evidenziato come TiO2 NP possano causare danni al DNA e a organelli

cellulari, quali i mitocondri, generando stress ossidativo attraverso la produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) e danni alle membrane cellulari (Hamzeh e Sunahara, 2013; Jin et al., 2011; Jugan et al., 2012; Shukla et al., 2011; Hsiao e Huang, 2011); inoltre inducono crescita incontrollata e conseguente trasformazione cellulare così come influenzano la corretta progressione delle fasi mitotiche portando alla formazione di micronuclei (Huang et al., 2009).

Il progetto europeo Sanowork, in cui si inserisce questo lavoro di tesi, si prefigge di trovare metodi efficaci per ridurre il potenziale tossico delle nanoparticelle, allo scopo di preservare la salute umana, soprattutto in ambito occupazionale. Un metodo per alterare le caratteristiche chimico-fisiche delle NP, e quindi la loro tossicità, è rappresentato dalla loro modulazione superficiale attraverso il rivestimento con altri materiali.

Data l’evidenza del potenziale tossico delle TiO2 NP, è stato quindi interessante

analizzare il potenziale citogenotossico di TiO2 NP diversamente rivestite, per

capire se la rimediazione possa ridurre la loro tossicità. A tale scopo sono state utilizzate TiO2 NP ricoperte con biossido di silicio e con trisodio citrato diidrato.

Nelle nostre condizioni sperimentali, il saggio di efficienza di formazione delle colonie ha evidenziato come TiO2 pristino induca citotossicità in misura dose- e

tempo-dipendente nelle cellule A549, mentre tale linearità si perde per i trattamenti con le TiO2 NP citrate e con le TiO2 NP silicate essendo riscontrabile solo per le

esposizioni più brevi (24 e 48 ore). Inoltre, nonostante dopo i trattamenti di 24 ore le NP pristine abbiano mostrato una maggiore citotossicità rispetto alle TiO2 NP

rimediate, non si può affermare che i rivestimenti attenuino la tossicità delle NP pristine, perchè dopo esposizioni più lunghe (48 e 72 ore) le NP rivestite con citrato e con silicato hanno indotto una maggiore citotossicità.

Tale citotossicità è stata evidenziata anche attraverso il test del micronucleo con blocco della citodieresi, analizzando la citostasi, gli eventi necrotici e gli eventi apoptotici: sebbene la rimediazione con il silicio sembri attenuare, anche se di poco, la citotossicità delle TiO2 NP, entrambi i rivestimenti hanno mostrato effetti

citotossici e citostatici.

Vari studi presenti in letteratura descrivono le nanoparticelle di silicio (SiO2 NP)

come non tossiche (Uboldi et al., 2012; Singh et al., 2012; Feng et al., 2013), inducendo a pensare che possano essere utilizzate efficacemente come rivestimento per le nanoparticelle, al fine di attenuare la loro citotossicità. Tuttavia

molti studi in vitro hanno evidenziato la capacità di SiO2 NP di ridurre la vitalità in

vari tipi cellulari di origine umana e murina o di aumentare la produzione di specie reattive dell’ossigeno e di citochine pro-infiammatorie (Eom e Choi, 2009; Napierska et al., 2009; Choi et al., 2010; Morishige et al., 2010; Rabolli et al., 2010; Yang et al., 2010; Ye et al., 2010).

Così come per il silicio, anche per quanto riguarda il citrato, in letteratura sono presenti molti studi che evidenziano il suo potenziale citotossico.

Freese e collaboratori hanno esposto diversi tipi cellulari umani di origine endoteliale (HDMEC e hCMEC) a nanoparticelle di oro (AuNP) pristine e rivestite con diverse concentrazioni di citrato, dimostrando come quest’ultimo fosse responsabile degli effetti citotossici osservati (Freese et al., 2012). Allo stesso modo, Uboldi e colleghi hanno dimostrato che AuNP inducono citotossicità in cellule epiteliali umane (A549 e NCIH441) e che gli effetti tossici esercitati correlavano con la presenza di sodio citrato sulla superficie delle NP (Uboldi et al., 2009).

Anche per quanto riguarda la potenziale genotossicità delle TiO2 NP diversamente

rivestite, i nostri risultati sperimentali, attraverso il test CBMN-cyt e il test della cometa, non hanno evidenziato evidenti riduzioni del danno genotossico delle NP rivestite, rispetto alle TiO2 NP pristine.

Al contrario, sono molti gli studi in letteratura che suggeriscono come il silicio non manifesti genotossicità. In un esperimento condotto da Gonzalez e collaboratori, SiO2 NP di diverse dimensioni (16, 60 e 104 nm) non hanno indotto significativa

formazione di micronuclei in cellule A549 (Gonzalez et al., 2010). Allo stesso modo, Uboldi e altri hanno dimostrato che, indipendentemente dalla dimensione, a seguito di esposizione a SiO2 NP, non si è avuta formazione di micronuclei nella

linea cellulare murina Balb/3T3 (Uboldi et al., 2012). Usando il comet-assay, Barnes e colleghi hanno dimostrato che NP di alluminio, rivestite con silicio (20- 250 nm), non sono risultate genotossiche in fibroblasti murini 3T3-L1 (Barnes et

al., 2008).

Per quanto riguarda il rivestimento con il citrato, invece, i nostri studi trovano riscontro in letteratura. Fraga e altri, per esempio, hanno esposto cellule HepG2 (linea cellulare di epatociti umani) a AuNP di 20 nm divesamente rivestite, dimostrando un aumento della genotossicità in cellule esposte a AuNP rivestite con citrato (Fraga et al., 2013).

Anche studi in vivo, su Drosophila, hanno dimostrato una maggiore genotossicità di AuNP rivestite con citrato, rispetto alle controparti non rivestite, riscontrata attraverso un aumento della frammentazione di DNA e significativa modificazione dell’espressione di geni coinvolti nelle risposte allo stress cellulare (Vecchio et al., 2012a; 2012b).

Il progetto Sanowork focalizza l’attenzione sullo studio delle nanoparticelle in ambito occupazionale, in cui l’inalazione rappresenta la principale via di esposizione alle NP. Pertanto, la linea cellulare A549, utilizzata in questo lavoro, rappresenta un valido modello in vitro per lo studio degli effetti delle TiO2 NP

sull’apparato respiratorio.

Secondo quanto emerso dai nostri esperimenti, si potrebbe concludere che i rivestimenti utilizzati non siano efficaci per ridurre la tossicità delle TiO2 NP sulle

colture di A549: la presenza del silicio sulla superficie delle TiO2 NP sembrerebbe

attenuare, anche se di poco, la citotossicità del titanio, ma non si può dire la stessa cosa riguardo al danno indotto al DNA, per cui le TiO2 NP inducono danni

paragonabili, se non superiori, a quelli indotti dalle TiO2 NP non rivestite; il citrato,

invece, sembra aumentare notevolmente la citotossicità delle TiO2 NP e allo

stesso modo, non sono stati riscontrati minori effetti genotossici rispetto a quelli esercitati dalle TiO2 NP non rivestite.

Tuttavia, nonostante questi risultati trovino consensi anche in letteratura, molti altri studi sembrano discordanti, pertanto, in prospettiva di un utilizzo sempre maggiore di NP, dovranno essere condotti ulteriori esperimenti di tossicità (potenziale cancerogeno e danno ossidativo al DNA) al fine di offrire una più completa valutazione delle TiO2 NP nell’ambito dell’esposizione occupazionale per una

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