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Connessione con i mercati emergenti dell’Asia

ettari medi di terreni adibiti a

3.4 Profittabilità del mercato australiano

3.4.2 Connessione con i mercati emergenti dell’Asia

Appare scontato anche considerando soltanto l’aspetto geografico che l’Australia possegga una connessione importante con numerosi paesi dell’Asia. Ma se fino ad un decennio fa risultava economicamente vantaggioso collaborare soltanto con il Giappone poiché unico paese con un economia sviluppate, adesso molto è cambiato. Anzi, come ricordato nella prima parte di questo lavoro la stretta connessione con le “nuove economie” emergenti hanno fatto si che l’Australia fosse una delle poche economie avanzate a risentire in modo meno rilevante della crisi mondiale del 2008/09. Dall’analisi dei rapporti tra questi paesi a livello di scambi commerciali non evinceremmo un quadro sufficientemente esplicativo alla comprensione dei legami che esistono ma soprattutto delle opportunità dei vini italiani. I vantaggi per i prodotti provenienti dall’Italia non risiedono molto nella grandezza di questi flussi economici ma molto di più dalla dimensione demografica dei residenti in Australia provenienti da questi paesi.

Una breve considerazione dei flussi e degli accordi commerciali può essere però proficua alla comprensione su quali paesi rivolgere l’attenzione.

Dalle tabelle che seguono si può chiaramente capire come in particolare in tre economie emergenti dell’Asia si stanno concentrando le esportazioni di prodotti e servizi dall’Australia: la Cina, l’India e la Korea del Sud. Ai tradizionali canali di sbocco e di fornitura rappresentati da Stati Uniti e Giappone, si stanno affiancando e in molti casi superando diversi paesi asiatici.

Tabella 3.7 - Top ten dei paesi di esportazione in valore di prodotti e servizi dall’Australia

Tabella 3.8 - Top ten dei paesi di importazione di prodotti o servizi in valore

Fonte: Wine Australia: Market insight report, Australian Wine and Brandy Corporation

Se si confronta l’importanza della Cina dedotta dalla precedente tabella con le esportazioni di vino certamente risulta chiaro come questa rappresenti per il mercato vinicolo australiano un mercato di importanza strategica.

Tabella 3.9 - Esportazioni in valore di vino per paese e tipologia

Fonte: Australian Bureau of Statistics

In quest’ottica lo stato australiano ha impostato degli accordi in primis con la Cina (Australian Wine and Brandy Corporation, 2008) ma anche con i mercati a maggior potenziale in visione prospettica come l’India (Australian Wine and Brandy Corporation and Winemakers’ Federation of Australia, Marzo 2008) e la Korea del Sud (Australian Wine and Brandy Corporation, Gennaio 2009) che hanno l’obiettivo di realizzare:

• ridurre le barriere doganali all’ingresso definendo normative condivise; • riconoscimento delle certificazioni dei vini ed evitare imitazioni;

• disporre di dati per realizzare ricerche e fornire strumenti di marketing alle singole imprese e alle associazioni a livello di settore.

Anche se questi accordi prevalentemente non hanno rilevanza diretta sui prodotti italiani presenti sul mercato australiano, c’è da registrare che sta aumentando in maniera considerevole negli ultimi due anni il numero di importatori di vini italiani che stanno compiendo il processo di triangolazione per sfruttare questa tipologia di accordi.

È utile registrate infine come il ritmo di investimenti diretti che provengono da questi paesi non abbia subito arresto negli ultimi dieci anni. In particolare una gran parte di questi investimenti proveniva dalla Cina che si è focalizzata nel settore estrattivo e delle risorse naturali per sfruttare l’enorme ricchezza del sottosuolo australiano e non dover risentire del continuo salto dei prezzi nella fornitura del proprio stato.

Come detto il fattore che ha maggiore importanza per i prodotti italiani in Australia è la presenza e le caratteristiche delle maggiori comunità asiatiche residenti.

Dalle considerazioni appena fatte non appare certamente strano che le destinazioni di maggior flusso commerciale corrispondano alle comunità più popolose di stranieri sul territorio australiano.

A dimostrazione di quanto l’incremento dei flussi commerciali si sia correlato all’incremento di queste comunità è sufficiente considerare il censimento australiano del 2010. In particolare dal confronto di questo censimento con quello del 2008-09 si palesa come queste comunità abbiano registrato un incremento sostanziale, come ad esempio quella Cinese che è divenuta dalla terza alla quinta più popolosa.

“Al 30 giugno 2010, le persone nate nel Regno Unito sono continuate a essere il più grande gruppo di residenti australiani nati all'estero, pari al 5,3% della popolazione totale dell'Australia. Le persone nate in Nuova Zelanda hanno rappresentato il 2,4% della popolazione totale Australia, seguita da persone nate in Cina (1,7%), India (1,5%) e Italia (1,0%). La proporzione della popolazione australiana che è nati nel Regno Unito ha subito un calo tra il 2000 e il 2010 (5,9% nel 2000 e 5,3% nel 2010). Questo è stato evidente anche per le persone nate in Italia (da 1,3% al 1,0%). Al contrario, le proporzioni aumentate per chi è nato in Nuova Zelanda (dal 1,9% al 2,4%), Cina (da 0,8% al 1,7%) e India (da 0,5% al 1,5%)”. (Australian Bureau of Statistics, 2010)

Queste statistiche acquistano maggiore rilevanza se si considera l’età media che caratterizza queste parti della popolazione: hanno un’età media inferiore ai 35 sia gli abitanti australiani con origini cinese e indiane e addirittura una media di 29 anni quelli provenienti dalla Korea del Sud.

L’aspetto che però desta maggiormente l’attenzione sono la percentuale di studenti provenienti da queste zone. Nonostante che gli studenti stranieri abbiano contribuito sempre in modo rilevante sul totale degli iscritti alle Università, nel 2008-09 si è raggiunto una quota decisamente sorprendente, quando l’83% di questi era composto da studenti provenienti dalle prime 10 nazioni di residenti nati all’estero. Anche in questo caso c’è da registrare come le persone provenienti da Cina e India siano state le maggiori contribuenti con rispettivamente il 30% e il 29% della precedente quota.

I fattori che emergono da quest’analisi possono pertanto risultare interessanti per quei prodotti affermati o comunque di quelli che godono di una buona distribuzione a livello commerciale. Questi prodotti, infatti, possono godere di un meccanismo di diffusione facilitato anche nei paesi di provenienza di queste comunità contando sulle abitudini di consumo e sul ricordo della marca acquisito dalle persone che hanno risieduto anche temporaneamente in Australia. A questo processo può aggiungersi il medesimo meccanismo di diffusione che caratterizza le comunità italiane vista l’ancora più forte legame comunitario tra i membri e con il paese di provenienza che caratterizza le comunità asiatiche.

4. Il modello AIDS per l’analisi delle importazioni