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4. Il modello AIDS per l’analisi delle importazioni Australiane di vino
4.1 Lo stato dell’arte
L’analisi condotta nei precedenti capitoli ha permesso di evidenziare quali siano le maggiori dinamiche del mercato australiano e le opportunità che questo offre quale destinazione di esportazione dei vini italiani.
Infatti, un mercato come quello australiano, benchè presenti fattori deterrenti all’ingresso come le barriere sia tarriffarie sia non tariffarie, rappresenta un’opportunità importante per i vini provenienti dall’Italia.
Come si è messo in luce precedentemente questo paese è composto da consumatori con un potere di acquisto superiore alle altre economie sviluppate e una buona cultura del vino.
Come conseguenza principale di queste due dinamiche si registra che è la qualità percepita del vino a rappresentare la principale variabile di scelta da parte di questi consumatori; questo può fornire ai vini italiani o più in generale ai vini dei “tradizionali” paesi produttori un vantaggio competitivo importante.
In linea con queste considerazioni appare molto interessante sviluppare un’analisi che descriva la domanda di vino italiano in Australia, confrontandola anche con quella del maggiore competitor: la Francia.
Questo rientra nella più ampia dinamica del confronto tra nuovi e vecchi produttori mondiali. Questa ricerca ha il fine di comprendere se esista ancora spazio nel mercato interno australiano per i vini provenienti dall’Italia e dalla Francia.
Ovviamente le dinamiche di sviluppo saranno completamente diverse dai Paesi nuovi consumatori quali la Cina, la Russia e il Brasile ma appare fruttuoso operare in un mercato in cui se da un lato è necessario investire in marketing per garantire alla qualità del prodotto un’immagine di uguale livello, dall’altra non richiede investimenti in educazione al consumo di questa bevanda.
Per comprendere meglio in che contesto si ponga questa analisi della domanda è necessario considerare diversi studi che anche se tutti non riguardano il mondo del vino possono permetterci di inserire questo modello in un quadro di insieme.
Numerosi sono stati gli studi che riguardano l’analisi della domanda dall’introduzione del sistema di spesa lineare proposto da Stone (1954). Infatti “l'obiettivo dell’analisi della domanda è quello di definire modelli di spesa su un gruppo di elementi correlati, al fine di ottenere stime di prezzo e di elasticità” (Brian P. Poi, 2002).
Nel corso degli anni gli studi che sono stati sviluppati hanno proposto modelli di sistemi di equazioni che descrivessero il consumo di alcuni beni e simultaneamente testassero le restrizioni della teoria del consumatore, cioè l’omogeneità e la simmetria1. I due più importanti contributi possono essere considerati quelli di Christensen et al. (1975), che ha elaborato il sistema translog e Muellbauer, che nel 1980 nel suo articolo ha proposto l’ADIS model, Almost Ideal Demand System. Christensen ha testato il rifiuto di omegeneità utilizzando una funzione logaritmica tale da stimare il sistema di domanda. Il modello AIDS ha però dimostrato nel tempo un maggiore uso in ragione della sua capacità di approssimazione a qualsiasi sistema di domanda. Permette, infatti, di stimare la domanda aggregandola in più gruppi e di verificare l’omogeneità e la simmetria attraverso restrizioni lineari su parametri fissi. Alcuni più recenti contributi su questo filone sono il modello QUADIS che generalizza l’AIDS inserendo una equazione quadratica di spesa e il modello LA /ADIS che prevede la linearizzazione del modello proposto da Muellbauer. Questo risulta inappropriato in questa analisi per la sua incapacità di approssimazione (Buse, 1994, Hahn, 1994, Moschini, 1995).
Da queste considerazioni il modello che sviluppiamo in questa trattazione è l’AIDS non linearizzato e si analizzano le importazioni dell’Australia come espressione della domanda di questo Paese. Le possibilità che offre questo modello hanno permesso, infatti, non soltanto di stimare la domanda interna tra diversi gruppi (Heien and Pompelli, 1989; Blake and Nied, 1997; Jones, 1989; Andrikopoulos, Brox and Carvalho, 1997) ma anche di confrontare e spiegare l’elasticità della domanda di prodotti importati (Lee, Kennedy e Hilbun, 2008, Monia Ben Kaabia and José M. Gil, 2008, Osiris Jorge Parcero and Emiliano Villanueva, 2011).
Fino ad oggi attraverso queste ricerche si è potuto fornire sistemi che spigassero la domanda di vari gruppi di prodotti con diverse provenienze, oppure, in generale, di definire le dinamiche del mercato interno di un paese confrontando le elasticità della
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domanda sia per la produzione interna sia per le importazioni (Seale, Marchant e Basso, 2003).
Il ricorso a questo tipo di modello è stato così diffuso alla luce della adattabilità di questo ad analisi molto diverse. Fornisce, infatti, la possibilità di aggregare in base alle necessità di ricerca e di porre ipotesi non stringenti. Un esempio sono quelle di sostituibilità blocco e di aggregazione parziale, imposte da Lee, Kennedy e Hilbun, nel 2008 per analizzare le importazioni di vino nel mercato Coreano.
Il modello AIDS si è gradualmente diffuso per la stima delle importazioni quale espressione della domanda, e si è sostituito al modello di Armington (1969) poiché, nonostante questo permetta di suddividere i prodotti base alla loro provenienza, soffre di due grandi limiti derivanti dalle stringenti assunzioni che questo presuppone:
-‐ la domanda di un determinato prodotto importato è separabile dalle altre importazioni e dalla domanda del mercato interno (Honma, 1993; Lin et al. 1991; Agcaoili-Sombilla and Rosegrant, 1994; Muñoz, 1994; and Yang and Koo, 1994);
-‐ i prodotti di diverse provenienze sono sostituti imperfetti.
Queste assunzioni hanno motivato numerosi autori a criticare il modello di Armington e Alston et al. (1990) hanno perfino dimostrato che tali restrizioni potrebbero comportare elasticità distorte.
Con riferimento al comparto agroalimentare, nella stima dell’elasticità della domanda è stato molto diffuso il ricorso a modelli come quello di Armingston e AIDS vista l’influenza che le variabili di provenienza geografica hanno dimostrato di avere sulle dinamiche di preferenza dei consumatori (Lee et al., 2005, Gill et al., 2007).
In quest’ottica si giustificano pienamente le numerose applicazioni di questi (e altri) modelli econometrici al comparto delle bevande alcoliche e, in particolare, ai vini. In dettaglio i contributi di diversi autori hanno fornito modelli che analizzano l’elasticità della domanda di gruppi composti:
• delle diverse tipologie di bevande alcoliche (vino, birra e superalcolici) in un mercato di riferimento (John M. Eakins, Liam A. Gallagher, 2003);
• da tipologie di vino confrontando importazioni con la produzione interna (James L. Seale, Jr., Mary A. Marchant, e Alberto Basso, 2003);
• da tipologie di vino importato ricorrendo al modello di Rotterdam (Clements e Johnson, 1983);
• da tipologie di vino importato ricorrendo al modello AIDS (Lee, Kennedy e Hilbun, 2008, Heien e Pompelli, 1989, Blake e Nied, 1997, Jones, 1989, Brox e Carvalho, 1997)
Questo lavoro rientra nel filone di analisi dello sviluppo di un modello AIDS sulle importazioni quale espressione della domanda del mercato australiano di vini ma fornisce un nuovo contributo nella comprensione della domanda interna di vino, italiano e francese, di un paese produttore ed esportatore a livello globale.
Anche se nell’ultimo decennio siano stati sviluppati numerosi modelli econometrici che analizzano la domanda di vino in Australia in modo molto approfondito scegliendo variabili di scelta del consumatore molto precise, tutti questi hanno incentrato la ricerca sulla produzione domestica (Kym Anderson, Signe Nelgen, Ernesto Valenzuela, Glyn Wittwer, 2010, Wade Jarvis, Simone Mueller, Kathleen Chiong, 2010, Günter Schamel e Kym Anderson, 2001,).
In questo lavoro, la stima dell’elasticità che questo modello permette di valutare, ci consente di comprendere e confrontare quali siano le dinamiche della domanda delle maggiori tipologie di vino in riferimento ai due maggiori paesi produttori ed esportatori mondiali di vino.