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85 4.1 ll Sintema Padano Superiore

4.2. Dai conoidi appenninicI alla channel belt padana (Sezione A)

La Sezione A attraversa i territori emiliano e lombardo per una lunghezza totale di circa 58 km, partendo da Montecchio Emilia, in prossimità del margine appenninico, con direzione NE-NNE fino a Guastalla e piegando verso N e successivamente verso NNW da Dosolo a Pioppino, dove incrocia la Sezione C in zona di bassa pianura alluvionale mantovana. Le quote topografiche decrescono da S a N da circa 90 m s.l.m. a circa 25 m s.l.m..

Dalle rispettive carte geologiche si osserva che in territorio emiliano la sezione attraversa i depositi affioranti delle unità AES7 (Subsintema di Villa Verucchio) e AES8 (Subsintema di Ravenna) che presentano ghiaie nel tratto prossimale e si arricchiscono verso S in sabbie e limi; in Lombardia la sezione attraversa depositi fluviali prevalentemente argilloso-limosi attribuiti al Quaternario Continentale affiorante indifferenziato.

Sulla sezione (Fig. 38, Allegato 2) è stato ricostruito l’andamento del limite basale del Gruppo Acquifero B, equivalente del Sintema Padano Inferiore (superficie rossa in Figura) e del Gruppo Acquifero A, corrispondente al Sintema Padano Superiore (superficie gialla in Figura) utilizzando le mappe di Regione Emilia-Romagna & ENI-AGIP (1998) e Lombardia & ENI- Divisione AGIP (2002). Le due discontinuità convergono al margine appenninico per aprirsi rapidamente verso la pianura, dove i due sintemi da queste delimitati raggiungono i massimi spessori, intorno a 200-250 m.

In particolare, la base del Sintema Padano Inferiore presenta un progressivo rapido abbassamento da quota 0 m s.l.m. a oltre -500 m s.l.m. poco a S di Castelnovo di Sotto, per poi mantenersi intorno a questa profondità per tutta la lunghezza della sezione al termine della quale supera i -600 m s.l.m.. Una geometria analoga caratterizza la base del Sintema Padano Superiore, individuata alla quota di circa 40 m s.l.m. all’inizio della sezione e che raggiunge rapidamente quota -200 m s.l.m. tra Calerno e Castelnovo di Sotto. A nord di questa località la superficie di discontinuità si approfondisce con gradiente più basso, raggiungendo la massima profondità (depocentro) a circa -330 m s.l.m. nei pressi di Villastrada, poco a N del Fiume Po, per poi tornare a risalire fino a quota -180 m s.l.m. circa in corrispondenza dell’incrocio con la Sezione C.

Per la ricostruzione di dettaglio delle geometrie dei corpi sedimentari costituenti il Sintema Padano Superiore in questa sezione sono state prese in considerazione circa 140 stratigrafie, di cui una decina relative ai sondaggi precedentemente descritti da Regione Emilia-Romagna. Le rimanenti stratigrafie sono relative a pozzi per acqua, di profondità variabile da alcune decine di metri fino ad alcune centinaia. In particolare, nel settore depocentrale, poco a N del fiume Po e

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fino al termine della sezione, i dati permettono di ricostruire la geometria anche dei corpi più profondi che costituiscono il Sintema Padano Superiore.

In linea generale la successione sedimentaria indagata in questa sezione mostra una chiara ciclicità deposizionale, definita dall’alternanza di orizzonti fini (limi ed argille) e grossolani (ghiaie e sabbie), che consente il riconoscimento delle principali unità stratigrafiche (Sequenze A1, A2, A3, A4) e dei relativi corpi sedimentari che ne costituiscono la porzione superiore (unità I, II, III e IV), secondo lo schema di Figura 44.

Si sottolinea che nei primi 7-8 km di sezione la componente grossolana prevale decisamente su quella fine e l’attribuzione dei depositi di canale ad un corpo sedimentario piuttosto che ad un altro, a causa della scarsa risoluzione geometrica, risulta difficile: sulla base dei dati a disposizione sono tentativamente riconosciuti e correlati gli unità I, II e III, con spessori complessivi di 50-100 m, che si chiudono verso S in discordanza angolare contro la superficie gialla. A questi corpi se ne aggiunge un quarto (IV) che si sviluppa a partire dall’apertura dei riflettori sismici poco a S di Calerno. Tra Calerno e Campegine l’unità I viene sovrastata da un’unità argillosa localmente ricca in sabbie, presente per tutta la lunghezza della sezione: si tratta dei depositi post-olocenici che, nella sezione in esame, mostrano uno spessore che da superiore a 20 m si assottiglia verso N, raggiungendo i 5-10 m di media.

Lungo la sezione è possibile osservare le variazioni laterali nella geometria dei depositi, in parallelo con la variazione delle associazioni di facies: si susseguono infatti tipici depositi di conoide alluvionale, attribuibili nello specifico al conoide del Fiume Enza, con potenti corpi tabulari di canale fluviale separati da sottili unità fini di piana alluvionale e palude che, tra Campegine e Poviglio si chiudono bruscamente lasciando il posto ad una successione tipica di pianura alluvionale appenninica costituita prevalentemente da argille con localizzati corpi sabbiosi a geometria lenticolare. Questa costituisce l’elemento di transizione verso l’antistante pianura alluvionale padana, registrata a N di Poviglio, dove sulla verticale si alternano regolarmente orizzonti argilloso-limosi di piana inondabile ad elevatissima persistenza laterale, con corpi sabbiosi e raramente ghiaiosi di canale fluviale di pertinenza padana (unità I, II, III e IV) con tetto netto, base erosiva concava verso l’alto e continuità laterale per tutta la lunghezza della sezione. Il rapporto Sabbia/Argilla (S/A) varia dai conoidi alluvionali alla channel belt padana da 2:1 (tra Montecchio Emilia e Campegine) a 1:3 (tra Campegine e Poviglio), a 1:1 nella media pianura mantovana.

Si può inoltre osservare come la geometria del tetto dei corpi di canale fluviale approssimi l’andamento della base del Sintema Padano Superiore: le quote di queste superfici, infatti decrescono progressivamente dal margine appenninico verso la pianura, fino a raggiungere la massima profondità nel depocentro, a N del quale tendono a risalire gradatamente. Infatti, al

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margine meridionale del bacino il tetto dell’unità I affiora a quote intorno ai 90 m s.l.m. e, a partire dalla zona a S di Campegine, si mantiene per un buon tratto di sezione intorno a quota 0 m s.l.m., presentandosi all’incrocio con la Sezione C a 20-25 m s.l.m.; il tetto dell’unità II è intercettato intorno a quota 70 m s.l.m. all’inizio della sezione e si approfondisce in direzione S- N fino ad un massimo di -70 m s l.m. tra Poviglio e Gualtieri, per poi risalire a quota -20 m s.l.m. all’incrocio con la Sezione C; allo stesso modo, il tetto dell’unità III si rinviene inizialmente a quota 40 m s.l.m. e raggiunge i -150 m s.l.m. nella zona del Po, risalendo a -60 m s.l.m. nella parte terminale della sezione. Il tetto dell’unità IV, dove incontrato dai dati, sembra mostrare un andamento analogo, essendo presente a quota 10 m s.l.m. a S di Calerno e approfondendosi fino a -150 m a Poviglio. Si ipotizza, infine, per analogia con la geometria dei corpi sovrastanti, che nella zona depocentrale di Villastrada questa superficie si collochi intorno a quote di -230- 250 m e risalga da qui fino a quota - 120-130 m s.l.m. nella parte finale della sezione.

Nel dettaglio, le sequenze T-R individuate in questa sezione mostrano le seguenti caratteristiche.

 Sequenza A1: alla base è dominata da un’unità argilloso-limosa che al margine appenninico presenta spessori di pochi metri, raggiunge la sua massima potenza, anche di oltre 50 m, tra Campegine e Guastalla e che a N si riduce a 10-15 m; tra il Fiume Po e Gazzuolo si nota la presenza di qualche unità torboso. Nella parte superiore dell’unità I sono presenti corpi tabulari di canale fluviale quasi esclusivamente ghiaioso-ciottolosi, talvolta sabbiosi, con un elevato grado di amalgamazione verticale, con spessori medi attorno a 20-30 m e quasi sempre affioranti, che si interrompono nella zona di Castelnovo di Sotto per poi riprendere continuità laterale da Poviglio fino alla fine della sezione, con spessori medi di oltre 30 m e locale arricchimento in ghiaie tra il Po e l’Oglio.

 Sequenza A2: presenta alla base un livello argilloso-limoso, non sempre raggiunto dalle stratigrafie disponibili, il cui spessore varia da S a N da alcuni metri ad alcune decine di metri; nella parte alta dell’unità si rinvengono corpi di canale fluviale (unità II) la cui geometria e litologia sono del tutto simili a quelle descritte per l’unità sovrastante, ma con spessore medio intorno a 20 m.

 Sequenza A3: è costituita alla base da un unità argilloso attraversato solo da alcune stratigrafie che ne fanno ipotizzare una variazione S-N dello spessore da qualche metro, tra Montecchio Emilia e Calerno, a qualche decina di metri nel restante tratto di sezione. Nella parte superiore sono presenti corpi ghiaiosi di conoide (unità III), con spessori anche superiori a 30 m nel primo tratto di sezione, il cui andamento è ricostruibile, per mancanza di dati, solo a partire dal Po e verso N, dove è

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osservabile uno spessore medio superiore a 25 m e un relativo arricchimento in ghiaie tra Villastrada e Gazzuolo.

 Sequenza A4: è raggiunta solo da poche stratigrafie e mostra caratteristiche analoghe a quelle descritte per le unità sovrastanti.

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