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41 2.2 Piattaforma operativa

2.4. Creazione di sezioni stratigrafiche

Un importante fattore di complicazione che ha preceduto tutti i passaggi lavorativi di questo lavoro è rappresentato dai diversi sistemi di riferimento adottati da Regione Lombardia e Regione Emilia-Romagna (Gauss-Boaga nel primo caso, UTM nel secondo) e dai diversi sistemi forniti per la realizzazione delle sezioni. Per questo motivo, in alcuni casi si è reso necessario convertire le coordinate a mezzo di specifici sistemi informatici ma, molto più spesso, la realizzazione delle sezioni è avvenuta in progetti di ArcView distinti, con unione dei risultati solo in ultima analisi.

In particolare, per la realizzazione delle sezioni ricadenti nel territorio lombardo, è stato utilizzato l’applicativo li.urca.avx fornito da Regione Lombardia, che permette la consultazione e la gestione di indagini, prove, sezioni e superfici geologiche in ambiente associato ArcView – Access.

La procedura di apertura dell’applicativo è del tutto analoga a quella di li.Caspita.avx.

Sulla vista di apertura (Fig. 17) è possibile accedere allo shape “Indagini” in cui sono contenuti i dati stratigrafici precedentemente caricati nel database, selezionare quelli necessari alla creazione della sezione e tracciare la direttrice della stessa. Su questa vengono proiettati secondo la normale i dati selezionati e, in una vista successiva, vengono restituite le colonne stratigrafiche (Fig. 18).

La restituzione grafica rispetta la quota della bocca pozzo delle stratigrafie inserita nel

database in termini di altitudine sul livello del mare e la distanza relativa che intercorre tra le

proiezioni delle indagini in pianta.

Al fine di limitare le possibili distorsioni geometriche dei corpi sepolti dovute alla proiezione delle stratigrafie sulla traccia, per ogni direttrice di sezione sono stati selezionati unicamente dati ricadenti in un intorno non superiore a 1 km.

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Fig. 17. Proiezione delle indagini sulla traccia della sezione.

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Sulla vista della sezione è possibile tracciare le linee di correlazione sotto forma di shape ed aggiungere qualsiasi graphic si desideri, ma l’applicativo non consente il salvataggio della vista; quindi, ogni volta che viene chiuso, le informazioni grafiche sono perdute.

Per ovviare a questo scomodo inconveniente tutte le sezioni generate sono state introdotte come Viste separate in un nuovo progetto (Tesi.apr ), con possibilità di salvataggio di tutte le modifiche. Questo però ha comportato la perdita degli scalimetri laterali, ed il necessario riposizionamento manuale.

L’assetto lavorativo proposto da Regione Emilia-Romagna per la creazione delle sezioni in ambiente ArcView presenta decisamente minori difficoltà, anche se non risulta possibile aggiungere dati stratigrafici direttamente nella banca dati fornita dalla Regione.

La procedura prevede la selezione delle prove sulla mappa di ubicazione contenuta nel progetto rer.apr attraverso il pulsante “seleziona stratigrafie” e la scelta della traccia su cui proiettare le indagini scelte (Fig. 19).

Fig. 19. Dialog di partenza per generare sezioni in rer.apr.

Cliccando sul tasto “ok” viene generata la vista con le stratigrafie. Su questa è possibile operare qualsiasi modifica ad eccezione della variazione della legenda con cui compaiono le

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litologie. Le stratigrafie emiliano-romagnole, infatti compaiono in forma di graphic dotati di retini che descrivono la litologia secondo la legenda proposta dalla Regione stessa.

Ottenute tutte le sezioni secondo il sistema proposto da Regione Lombardia per il territorio lombardo e quello di Regione Emilia-Romagna per la relativa zona di competenza, si è resa necessaria l’unione di alcuni tratti di sezione a cavallo del limite regionale. Questa operazione è stata possibile caricando gli shape dei tratti di sezione in questione sul progetto Tesi.apr e affiancandone manualmente uno all’altro. Si è cercato di ridurre al minimo l’errore di posizionamento effettuando l’operazione alla scala di massimo dettaglio possibile.

Per omogeneizzare i dati litologici è stata creata una legenda unificata (Fig. 20) in toni di grigio e retini specifici, così da visualizzare le stratigrafie in modo completo. Questa operazione è stata eseguita automaticamente caricando la legenda per gli shape dei pozzi lombardi, mentre per quelli emiliano-romagnoli si è dovuto procedere selezionando ad uno ad uno i livelli e modificandone l’aspetto attraverso la finestra di dialogo grafica.

Successivamente, per completezza, su ogni sezione sono stati selezionati tutti i livelli dei pozzi lombardi che presentassero una litologia composita (es. sabbie limose, limi sabbiosi, argille torbose, torba con ghiaia, ecc.), sono stati convertiti in nuovi shape file distinti per il tipo di seconda litologia e aggiunti alla vista della sezione rispettando la legenda unificata.

Anche per i pozzi emiliano-romagnoli è stata messa in evidenza la seconda litologia consultando le etichette di testo presenti sui graphycs dei livelli litologici e aggiungendo i retini opportuni.

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Sulle viste complete si è poi proceduto a disegnare le superfici guida (discontinuità “gialla” e “rossa”). Ai differenti corpi sedimentari sabbiosi è stato attribuito un colore specifico a seconda dell’unità stratigrafica (sintema e sequenza) di appartenenza. Sono inoltre stati riportati la superficie topografica tramite la congiunzione di tutte le bocche-pozzo, la toponomastica e le intersezioni con le altre sezioni, la scala orizzontale ed il nominativo della sezione (Fig. 29).

Fig. 21. Dettaglio della Sezione C.

I dati relativi all’andamento delle superfici basali dei Gruppi Acquiferi A e B (rispettivamente linea gialla e rossa nelle sezioni riportate nei capitoli successivi) sono stati forniti, come anticipato, da Regione Emilia-Romagna e Regione Lombardia. Questi dati sono stati utilizzati per la compilazione delle sezioni di questa tesi e parzialmente modificati in seguito alla pubblicazione di una parziale revisione contenuta nel lavoro di Molinari et al. (2007) relativo al sottosuolo di Ferrara. Per agevolare la ricostruzione stratigrafica di queste superfici si è reso necessario duplicare e modificare i dati vettoriali originali, ridisegnando l’andamento del limite basale nell’area ferrarese.

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