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10) CONOSCENZA E CONSAPEVOLEZZA DEI DIRITTI (e di cosa è sbagliato)

Rischi e resilienza sono concepiti secondo un modello ecologico. Essi interagiscono a livelli multipli e si accumulano: il rischio personale e la resilienza sono strettamente connessi con il rischio e la resilienza che deriva dalle relazioni, dai sistemi socio-politici e dall’ambiente.

La vulnerabilità del minorenne può essere causata o inasprita quando la capacità degli adulti di implementare gli standard sui diritti dell’infanzia è debole e quando non riescono a salvaguardare i diritti umani del minorenne nella pratica. Questo viene concepito come vulnerabilità strutturale. La vulnerabilità strutturale è collegata alle strutture statali e alle azioni o mancanza di azioni dello stato e può risultare nella violazione dei diritti del minorenne.

Il facilitatore può introdurre la comprensione ecologica di vulnerabilità utilizzando la figura sotto.

Figura 4: Vulnerabilità in ottica sistemica

Sessione c) Stili di coping degli operatori

A seguire, il facilitatore andrà ad approfondire alcuni aspetti legati all’importanza della motivazione nel lavoro educativo e alla necessità di un posizionamento dell’operatore.

Il facilitatore può quindi introdurre brevemente i possibili “stili di coping” dell’operatore:

Naufrago

- caos, mancanza di coesione, connessione e senso rispetto all’esperienza, isolamento, - sente di non avere alcun potere di influenzare il risultato degli eventi,

- nessuna flessibilità al cambiamento, sente di essere alla deriva in direzioni controllate da forze esterne al suo controllo.

Ibernato

- sembra che sia congelato: è fissato nella situazione presente in uno stato di attesa di un futuro che gli consenta di

andare avanti,

- vive il presente ma resta aggrappato a ciò che era e/o aveva in passato, evita il cambiamento, - sente la situazione attuale come temporanea.

Combattente

- è attivo, cerca strade o possibilità per cambiare la situazione, - sente di controllare gli eventi,

- ha un senso di efficacia personale ma tutte le sue energie sono focalizzate al raggiungimento di obiettivi esterni,

- in caso di insuccesso può diventare vulnerabile.

Esploratore

- è aperto a nuove opzioni e opportunità,

- è attivo, flessibile, modifica le sue strategie per raggiungere l’obiettivo o modifica l’obiettivo da raggiungere, - in genere riesce a pensare l’esperienza che vive come una prospettiva alternativa.

Il facilitatore cerca infine di chiarire che questi stili hanno caratteristiche dinamiche e processuali, che contribuiscono a fornire un’immagine della persona molteplice: da individuo, incapace di confrontarsi con la realtà che vive, a soggetto attivo e competente, che agisce sulla realtà, influenzando sensibilmente e direzionando le proprie capacità di adattamento e la promozione delle proprie risorse. Il facilitatore inoltre sottolinea come un operatore possa essere il più indicato per svolgere appieno le funzioni educative e di protezione del minorenne e per promuoverne il superiore interesse.

FASE 3 – INTRODUZIONEALLA POLITICADI PROTEZIONEDELLINFANZIAEDELLADOLESCENZA

Questa terza fase si pone due obiettivi generali:

consolidare la mappa eco-sistemica di riferimento basata sui diritti umani e sulla CRC, quale base per una azione educativa tesa a favorire la prevenzione e la protezione dei minorenni stranieri non accompagnati da fenomeni di violenza

presentare gli elementi fondanti di una politica di protezione dell’infanzia e dell’adolescenza, per promuovere una cultura della salvaguardia attraverso il benessere

Questa fase ha una durata di circa 3 ore, articolate in un incontro, a seconda del contesto di formazione.

Le principali intenzioni di questa fase sono:

Riprendere i principali elementi della CRC e le principali differenze tra un approccio basato sui bisogni ed uno basato sui diritti

Consolidare una mappa di riferimento comune basata sulla CRC ed i suoi principi generali

Presentare l’approccio alla politica di protezione delle persone minorenni, quale strumento per promuovere una cultura della salvaguardia attraverso il benessere

Presentare i principi generali della politica di protezione delle persone minorenni Principali contenuti

Sessione a) La CRC come mappa ecologica e sistemica per orientare l’azione degli operatori

Il facilitatore riprenderà i principali elementi emersi nella fase 1, a partire dalle sollecitazioni dei partecipanti, e la mappa della Convenzione ONU quale base per un approccio pedagogico fondato sui diritti.

Per fissare questi elementi, il facilitatore proporrà un lavoro a gruppi su un caso-studio, da analizzare sulla base della matrice bisogni/diritti (Bisogni primari, sviluppo, protezione, partecipazione) per identificare possibili fattori di rischio e azioni da intraprendere. Il facilitatore chiederà ai partecipanti di definire un caso sulla base della propria esperienza o, in alternativa, fornirà un caso-studio.

Sessione a) La CRC come mappa ecologica e sistemica per orientare l’azione degli operatori Sessione b) L’approccio alla politica di protezione delle persone minorenni

Handout 3 – Esempio di caso-studio

Hassan Hossain è un minore straniero non accompagnato di 17 anni, di origine egiziana e ospite della comunità la casa dell’angelo.

In data 09/12/2020 su segnalazione dell’ufficio minori della Questura di Genova, il minore è stato inserito in emergenza presso la nostra comunità per minori stranieri non accompagnati la casa dell’angelo sito in Piazza Venturelli 9/3, Genova, GE. Ed è seguito dall’assistente sociale Dott.ssa Marta Orselli - Comune di Genova - Ufficio Cittadini Senza Territorio. È titolare di un regolare permesso di soggiorno per motivi di Minore età che scade il prossimo 21/09/2021.

Hassan ha raccontato all’assistente che il padre di 55 anni circa fa l’operaio, e la madre di anni 52 la casalinga, ha una sorella di 18 anni, e due fratelli più piccoli, e vivono tutti insieme a Fayoum. Il ragazzo è partito dal suo paese nel mese di ottobre 2019, e passando dalla Grecia e dai Balcani è arrivato in Italia il 01/11/2019. La sua decisione di partire fu presa in accordo con tutta la sua famiglia, con il forte mandato di lavorare e provvedere ai bisogni economici della sua famiglia. Dopo un anno passato a raccogliere la somma di denaro necessario per il suo viaggio, i suoi lo affidarono ad un passeur che si occupò di tutto il suo viaggio fino in Italia.

Hassan ha conseguito il diploma di terza media in Egitto, e parla bene l’italiano: dice di averlo imparato ad Al-wahad (una scuola di lingua a Fayoum).

Racconta che è sempre stato in ottime condizioni di salute. Negli ultimi mesi però ha iniziato a lamentare un dolore al petto. Vari esami del sangue e la successiva visita dall’endocrinologa hanno rilevato un’infiammazione delle ghiandole endocrine, legata molto probabilmente ai problemi di crescita. Siamo in attesa di ulteriori esami per escludere qualsiasi problema.

Da questi due mesi di presenza alla “casa dell’angelo”, abbiamo conosciuto un ragazzo tranquillo, collaborativo e rispettoso verso tutti, anche se ha legato maggiormente con i propri connazionali. Rispetta gli orari della comunità e dei vari impegni esterni, partecipa anche con entusiasmo alle attività di partecipazione che gli vengono proposte. Altruista, infatti è colui che tagli i capelli a tutti i suoi compagni della comunità. Durante il suo colloquio conoscitivo, ha riferito all’assistente sociale di volere studiare e fare l’insegnante di matematica.

Dall’altra parte però ha un carattere essenzialmente introverso, che prova difficoltà (oltre a quella linguistica) ad aprirsi, a raccontare di sé e a confidarsi. Questo, soprattutto rispetto alle proprie ansie e preoccupazioni per la sua famiglia, in particolare il papà che continua a chiedergli di inviare soldi a casa per soddisfare tutta una serie di problematiche economiche.

Non ha nessun contatto al di fuori della comunità. Ha molto legato con la cuoca della struttura alla quale ha confidato di essere sessualmente orientato verso gli uomini.

I partecipanti riporteranno quanto emerso in plenaria e il facilitatore riprenderà i principali elementi favorendo l’emergere di una discussione.

Sessione b) L’approccio alla politica di protezione delle persone minorenni

La facilitatrice presenterà l’approccio alla politica di protezione delle persone minorenni, quale strumento per promuovere una cultura della salvaguardia attraverso il benessere e, a seguire, i principi generali della politica di protezione delle persone minorenni. La presentazione sarà coadiuvata da una presentazione ppt e dalla scrittura di alcune parole chiave sul flipchart.

La CRC, una Piattaforma Olistica e Multidisciplinare per Promuovere la Protezione e il Benessere delle Persone Minorenni

La CRC si propone non solo quale strumento giuridico rilevante per la difesa dei diritti dei minorenni, ma come paradigma di riferimento per la costruzione di una pedagogia dello sviluppo umano basata sui diritti. La CRC diventa così una piattaforma in grado di far interagire, trasformandole, le diverse discipline, i propositi e i contesti culturali. In altre parole, attraverso i suoi principi e le sue disposizioni è possibile concepire una cultura innovativa e più efficace che coinvolga non solo le bambine ed i bambini ma tutta la società nel suo insieme.

Il termine "sistemico" ben rappresenta questa intenzione poiché si riferisce a qualcosa che è diffuso in tutto il sistema ed influenza la società in tutte le sue componenti interdipendenti.

In un certo senso, l!approccio sistemico alla CRC ci indica chiaramente che i diritti dei minorenni possono essere effettivamente promossi efficacemente solo se si considerano le relazioni tra i diversi soggetti senza isolare artificialmente e / o strumentalmente problemi e questioni. Pur considerando la CRC nel suo insieme, come una mappa, i suoi cardini rimangono punti di riferimento privilegiati. Questi sono il superiore interesse del minorenne, non-discriminazione, sopravvivenza e sviluppo e il diritto del minorenne ad essere ascoltato:

Principio di non-discriminazione: I minorenni stranieri non accompagnati godono di parità di trattamento per quanto riguarda inter-alia l’accoglienza nelle strutture residenziali per minorenni senza distinzione di sorta e a prescindere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del minorenne o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza”. 12

Principio del superiore interesse del minorenne: In tutte le decisioni relative ai minori, il superiore interesse del minore deve avere una considerazione preminente.13Le strutture di accoglienza agiscono sempre nel superiore interesse del minorenne e i suoi diritti, in particolare il diritto del minorenne alla protezione. 14

Principio del diritto alla vita, sopravvivenza e sviluppo: Ogni minorenne ha diritto alla vita ed a una

Principio di partecipazione e ascolto del minorenne: Tutti i bambini, le bambine, i ragazzi e le ragazze hanno il diritto di esprimere liberamente le loro opinioni ed essere ascoltati in tutti i processi decisionali che li riguardano, e il corrispondente dovere, per gli adulti, di tenere in debita considerazione le loro opinioni. 16

Cos’è una politica di protezione dell’infanzia e dell’adolescenza?

Una politica di protezione dell’infanzia e dell’adolescenza fornisce una serie di direttive e linee guida da attuare a livello organizzativo e di gestione del personale per promuovere i più alti standard di comportamento e pratica personale e professionale, al fine di creare ambienti sicuri ed evitare che si verifichino situazioni dannose per bambine, bambini e adolescenti durante il loro coinvolgimento nell’ambito di attività, nei progetti e programmi.

Si tratta di uno strumento volto a salvaguardare le persone minorenni con cui si entra a contatto, ma anche il personale della struttura, definendo chiaramente quali azioni è necessario intraprendere per realizzare un ambiente protettivo e sicuro ed assicurare l’adozione di procedure e pratiche immediate ed uniformi.

Perché una politica di protezione delle persone minorenni?

Le istituzioni che operano in contatto diretto o indiretto con minorenni hanno un dovere fondamentale di cura e responsabilità nei loro confronti. D’altra parte, oggi giorno, la maggior parte dei donatori internazionali, pubblici e privati (per esempio la Commissione Europea ma anche diverse fondazioni) richiedono ai candidati, quale requisito indispensabile per accedere ai fondi, l’adozione di una Politica di Protezione dell’infanzia come impegno e dovere nei confronti delle giovani generazioni.

Adottare una politica di protezione dell'infanzia e dell’adolescenza è indice dell'impegno di un'organizzazione nei confronti delle giovani generazioni e può rappresentare un mezzo attraverso il quale l’istituzione consolida e rafforza la fiducia della propria cittadinanza.

Naturalmente è chiaro che il solo fatto di avvalersi di una politica di protezione e benessere dell’infanzia non significa che automaticamente tutti i danni nei confronti di persone minorenni vengano eliminati. Piuttosto, significa che l’istituzione si adopera al meglio per ridurre al minimo i rischi ed affrontare eventuali incidenti o problematiche in modo serio, appropriato ed efficace.

Come? 17

La base per attuare un approccio sistemico di salvaguardia dei minorenni è radicato nella identificazione dei rischi per i minorenni che direttamente o indirettamente entrano in contatto con l'organizzazione (il suo staff, i programmi e le operazioni) e nell'affrontare tali rischi con misure efficaci e tempestive, riportando il minorenne nel ciclo di protezione e evitando che rientri nel ciclo di abuso.

Riconoscere i rischi e attuare misure per affrontarli è fondamentale per le strategie e la governance delle organizzazioni. Più questo viene riconosciuto, più i rischi possono essere prevenuti.

Per raggiungere questo obiettivo, l’organizzazione deve considerare:

dove, quando e come l’organizzazione entra in contatto diretto o indiretto con minorenni e quali rischi si presentano;

CRC Art 12.

16

Keeping Children Safe, The International Child Safeguarding Standards and How to Implement Them <https://

17

quali politiche e procedure sono necessarie per prevenire i danni e come rispondere alle segnalazioni in modo appropriato;

chi è la/e persona/e designata/e appropriata/e per agire come punto focale dell'organizzazione per ricevere e gestire qualsiasi segnalazione di salvaguardia, mettendo in atto le successive procedure;

quale formazione sulla salvaguardia è necessaria per assicurare che il personale sappia cosa l'organizzazione si aspetta da loro e cosa fare se hanno un problema;

avere un chiaro codice di condotta in modo che tutto il personale comprenda l’approccio organizzativo alla salvaguardia dell’infanzia nel organizzazione;

come reclutare il personale in modo sicuro.

Misure di Prevenzione, Protezione e intervento Adeguati e Volti al Benessere

Ogni struttura di accoglienza per minorenni stranieri non accompagnati deve seguire un sistema integrato e olistico dove la protezione è solo uno dei livelli da considerare per promuovere e salvaguardare il benessere della persona di minore età. Anche la prevenzione e l!intervento devono essere inclusi in questo paradigma per non isolare i diversi livelli operativi e per lavorare in modo concertato verso un obiettivo comune: i più alti standard di salvaguardia e benessere di bambine, bambini e adolescenti.

Figura 5: Misure di prevenzione, protezione e intervento adeguati e volti al benessere

Vulnerabilità e Risorse del Contesto

L'attuale paradigma culturale collega quasi esclusivamente l'infanzia alla vulnerabilità. Un approccio centrato sui diritti richiede invece da una parte, il riconoscimento delle risorse, delle capacità e delle aspirazioni della persona e dall'altro una valutazione dell'impatto che il contesto circostante può avere in ciascuna di queste dimensioni. In effetti, l'infanzia è spesso considerata retoricamente come una risorsa per il futuro, ma raramente come un valore aggiunto per il presente. Ciò spiega perché il mondo degli adulti tende ad escludere il riconoscimento delle capacità e delle risorse che i soggetti minorenni hanno e che potrebbero esprimere, se fosse loro permesso. In altre parole, i minorenni sembrano essere costretti ad aspettare di crescere e diventare adulti, per poter esercitare o rivendicare i propri diritti. In un certo senso, potremmo considerare che l'attenzione esclusiva all'infanzia basata sulla vulnerabilità propone una sorta di "patologizzazione"

dell’infanzia stessa che è molto lontana dal riconoscimento dei diritti contemplati nella CRC. Considerare le potenziali vulnerabilità legate all'età evolutiva del minorenne è ovviamente molto importante ma queste devono essere intese, appunto, solo come potenziali e comunque fortemente dipendenti dal contesto circostante.

Questo diverso approccio ha il duplice obiettivo da una parte di fornire alle persone minorenni la possibilità di partecipare attivamente alla realizzazione del proprio destino, attraverso le loro risorse e capacità per

"scrivere” la propria storia fin dall’infanzia, dall’altra di richiamare la società ai suoi doveri, essendo responsabile della creazione o meno delle condizioni essenziali di promozione e attuazione dei diritti. Da questa analisi risulta evidente come i minorenni siano ancora in gran parte percepiti o riconosciuti principalmente in relazione alle loro vulnerabilità "costruite e / o determinate socialmente”. Se da una parte è importante considerare la potenziale vulnerabilità legata all’età della persona, nello stesso tempo è anche vero che un approccio basato sui diritti e sulla partecipazione devono portarci a considerare le risorse del minorenne come elementi chiave di una risposta appropriata. In altre parole, bisogna sicuramente dare priorità ai soggetti minorenni che si trovano in particolari circostanze di vulnerabilità, ma sempre nel contesto di un approccio attivamente aperto a riconoscere le loro capacità, evitando categorizzazioni inappropriate e stigmatizzanti.

Un Sistema di Riferimento Integrato, Olistico e Coerente

Affinché le tre dimensioni di Prevenzione, Protezione e Intervento funzionino in maniera integrata per la salvaguardia continua dei diritti dei minorenni e del loro benessere, è necessario identificare un sistema di riferimento coerente, olistico e integrato. Tale sistema deve essere considerato come un quadro istituzionale completo che collega varie entità con mandati, responsabilità e poteri ben definiti nell’ambito di una rete di cooperazione. Il termine "olistico" è caratteristica dell’approccio sistemico in cui tutti gli elementi sono trattati nella loro specificità e nella loro reciproca interdipendenza. Il termine olistico viene spesso utilizzato nel campo dei diritti umani per descrivere la necessità di considerare bambine, bambini e adolescenti nella loro interezza con caratteristiche e dimensioni che devono essere concepite sempre come uniche, indivisibili e correlate.

Questa definizione rappresenta una grande sfida per il modo in cui il nostro sistema di conoscenza è strutturato, con discipline che propongono rigidamente la loro specifica epistemologia, i loro linguaggi e le loro relative prospettive.

Il tentativo di applicare un approccio olistico richiede uno sforzo significativo volto a superare le mura che storicamente le diverse discipline e professionalità hanno costruito attorno ai loro campi di conoscenza, esige di esplorare connessioni, collegamenti, relazioni che normalmente non sono considerate scientificamente accettabili poiché sono percepite come qualcosa che indebolisce un sistema di comprensione già codificato.

Questa difficoltà si riflette ovviamente nel sistema delle professioni e dei mandati, i quali tendenzialmente risultano più a loro agio all’interno del proprio ambito disciplinare.

Come già accertato, questi Standard intendono essere uno strumento proattivo, destinati ad essere utilizzati per la salvaguardia e il benessere delle persone minorenni ma anche, nel contempo, per la promozione dei loro diritti. Lo sviluppo di un contesto adeguato è quindi considerato come una precondizione necessaria per il suo successo. In altre parole, affinché il sistema di protezione funzioni in modo continuo, appropriato e senza intralci, tutti gli attori devono condividere una logica comune, seguendo gli stessi obiettivi, volti a raggiungere i più alti standard di salvaguardia e benessere.

La sessione si conclude con uno scambio in plenaria rispetto a quanto emerso.

FASE 4 – STANDARD MINIMIDI SALVAGUARDIAE BENESSEREPER MINORENNI STRANIERI

L’obbiettivo dell’ultima sessione è quello di presentare gli Standard Minimi di Salvaguardia dell’Infanzia per minorenni stranieri non accompagnati all’interno delle strutture di accoglienza e valutare la loro adeguatezza con gli operatori. Lo scopo è quello di validare gli standard sviluppati per affrontare le discrepanze e la discrezionalità esistenti nel sistema di protezione, contribuendo alla prevenzione, all'identificazione e ad una risposta efficace alla violenza nel sistema di accoglienza in Italia. In definitiva, avere procedure chiare in atto permetterà di massimizzare le risorse disponibili, minimizzando i rischi e fornendo trasparenza al processo.

Questa fase ha una durata di circa 3 ore, articolate in un incontro, a seconda del contesto di formazione.

Principali contenuti

Sessione a) Presentazione degli Standard Minimi di Salvaguardia e Benessere per Minorenni Stranieri

La sessione inizierà con una presentazione frontale dei principali concetti supportata da ppt, alla quale seguirà una discussione in plenaria.

Sistema di Referral

Un sistema di referral può essere definito come un quadro istituzionale completo che collega varie entità con mandati, responsabilità e poteri ben definiti e precisi (anche se in alcuni casi sovrapposti) all’interno di una rete di cooperazione, con l'obiettivo generale di garantire la protezione e fornire supporto ai minorenni interessati, aiutandoli nel loro pieno recupero e responsabilizzazione, nella prevenzione dei danni futuri e nel perseguimento dei soggetti abusanti. I meccanismi di riferimento funzionano sulla base di linee di comunicazione efficienti e stabiliscono percorsi e procedure chiaramente definiti, con passaggi sequenziali chiari e semplici.

Sessione a) Presentazione degli Standard Minimi di Salvaguardia e Benessere per Minorenni Stranieri

Sessione a) Presentazione degli Standard Minimi di Salvaguardia e Benessere per Minorenni Stranieri

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