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ORIENTAMENTI FORMATIVI PER OPERATORI RISPETTO ALLA PREVENZIONE, PROTEZIONE E RISPOSTA A FENOMENI DI VIOLENZA CONTRO MINORENNI

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ORIENTAMENTI FORMATIVI PER OPERATORI RISPETTO ALLA PREVENZIONE, PROTEZIONE E RISPOSTA A FENOMENI DI VIOLENZA CONTRO MINORENNI

Il progetto Become Safe è cofinanziato dal programma Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza

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ABSTRACT

Building on the experience gathered through the implementation of the several EU projects, such as the Child- Rights HelpDesk - socio‑legal support unit for unaccompanied children on the move - and Supports - creating comprehensive care for children leaving resident-type institutions - DCI Italia proposes to adapt and specify the existing European Child Safeguarding Standards to the context of residential care facilities for unaccompanied minors, considering the specific needs and rights of this specific group and the complexity of the reception system for unaccompanied minors in Italy. Additionally, DCI Italia aims at providing training for professionals working with and for children on the main elements of contributing to a safeguarding culture through wellbeing.

In particular, in the context of the Become Safe project, DCI Italia aims at:

-

Developing a set of Minimum Standards on Child Safeguarding and Wellbeing adapted to the Italian reception system for unaccompanied minors, while providing training on a safeguarding culture through wellbeing;

-

Developing a checklist - with the CRHD indicators (Law 47/2017 and CRC), the Human Trafficking indicators of UNHCR, and indicators on violence an abuse - ready to be used by the residential care facilities in order to monitor their level of protection;

-

Developing a code of conduct to be followed by the staff of the residential care facilities.

The objective of such activities is to contribute to the prevention, identification and effective response to violence in the reception system in Italy, while setting clear standards that tackle the existing discrepancies and discretion existing in the protection system. Ultimately, having clear procedures in place will allow to maximize the available resources, while minimizing the risks and providing transparency to the process.

After that, in the framework of the seminars to co-develop protocols and monitoring frameworks - and based on the Minimum Standards on Child Safeguarding adapted to the Italian reception system - DCI Italia will advocate for the co-development and implementation of Child Safeguarding and Wellbeing Policies of the single residential facilities.

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SOmMarIo

INTRODUZIONE 4

CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELL’INIZIATIVA “BECOME SAFE” E ADATTAMENTO AL CONTESTO IN ITALIA 5 SVILUPPO DI STANDARD E PROCEDURE DI SALVAGUARDIA PER MINORENNI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI PER PREVENIRE E AFFRONTARE LA VIOLENZA NEL CONTESTO DELLE STRUTTURE DI ACCOGLIENZA RESIDENZIALE 5

AZIONI CHIAVE DELL’INIZIATIVA “BECOME SAFE” IN ITALIA 6

FINALITA’ E DESTINATARI DEL DOCUMENTO 7

CONSIDERAZIONI METODOLOGICHE 8

CARATTERISTICHE METODOLOGICHE GENERALI 10

STRUTTURA E CONTENUTI DEL MODULO FORMATIVO 11

Fase 1 – Introduzione e Analisi dei bisogni 11

Principali contenuti 12

Sessione a) Introduzione biografica e personale dei partecipanti 12

Sessione b) Biografia, storia, narrazione 12

Sessione c) Il progetto BECOME SAFE, obiettivi e approccio formativo 14

Sessione d) Condivisione di un primo quadro di riferimento fondato sui diritti 14

Sessione e) Prima analisi della struttura/del mandato professionale in relazione alla mappa CRC 19 Sessione f) Analisi dei bisogni formativi individuali e condivisione di un piano di formazione comune 20

Fase 2 – Relazione e contesti, aspetti psicosociali 20

Sessione a) Il contesto migratorio 20

Sessione b) Vulnerabilità, risorse, resilienza e contesto 22

Sessione c) Stili di coping degli operatori 25

Fase 3 – Introduzione alla Politica di Protezione dell’infanzia e dell’adolescenza 26

Principali contenuti 26

Sessione a) La CRC come mappa ecologica e sistemica per orientare l’azione degli operatori 26

Sessione b) L’approccio alla politica di protezione delle persone minorenni 28

Fase 4 – Standard Minimi di Salvaguardia e Benessere per Minorenni Stranieri 32

Principali contenuti 32

Sessione a) Presentazione degli Standard Minimi di Salvaguardia e Benessere per Minorenni Stranieri 32

Sessione b) Lavoro di gruppo 44

Sessione c) Prossimi passi, valutazione e chiusura 44

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 45

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INtRodUZiOne

Defence for Children International Italia (DCI Italia) è un’organizzazione di volontariato con forti connessioni sul territorio italiano nel campo dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, in particolare dei minorenni non accompagnati. È stata incaricata della formazione dei tutori volontari di minorenni stranieri non accompagnati dalla Regione Liguria . Inoltre, DCI Italia ha una collaborazione ben consolidata con il Tribunale per i 1 Minorenni di Genova - la cui giurisdizione copre l'intera regione Liguria e la provincia di Massa (Toscana). DCI Italia organizza cicli di formazione per gli operatori che lavorano nel campo dell'accoglienza residenziale, della giustizia minorile, dell'educazione e nei servizi sociali e svolge processi di consultazione con minorenni non accompagnati e giovani adulti . 2

In aggiunta, sta sviluppando un manuale per formatori di tutori a livello europeo, su mandato dell'Agenzia Europea per i diritti fondamentali. DCI Italia ha una lunga esperienza nell'analisi e nello sviluppo di raccomandazioni politiche nel campo della protezione, prevenzione e intervento rispetto ai fenomeni di tratta, sfruttamento e quindi esposizione alla violenza dei minorenni, in particolare di origine migrante . Inoltre, è 3 attualmente coinvolta in iniziative internazionali che si focalizzano sulla violenza contro le persone di minore età . 4

A partire dal 2019, DCI Italia – in partnership con altre sezioni del movimento DCI in Europa – ha attivato l’iniziativa del Child Right Helpdesk (CRHD) 5, implementando un servizio di supporto socio-legale per minorenni stranieri non accompagnati, tutori volontari e operatori nel territorio della Regione Liguria e ricerca e monitoraggio a livello nazionale.

Nel quadro di questa iniziativa – quale parte dell’Osservatorio Nazionale sui minori stranieri non accompagnati - alla fine del 2020 DCI Italia ha pubblicato, in collaborazione con il CeSpi, il primo “Rapid Assessment” sulla Legge 47/2017 sui minorenni stranieri non accompagnati, che si focalizza sull’attuazione di questa particolare legge nella città di Genova, Ancona, Bologna, Palermo e Roma. A partire da luglio 2020, DCI Italia è parte del

“Tavolo Nazionale Minori Migranti”, una rete di diverse ONG e attori chiave per il monitoraggio e la promozione dell’effettiva implementazione della Legge 47/2017.

Questi diversi livelli di azione forniscono a Defence for Children International Italia un osservatorio de facto privilegiato nell’ambito delle misure di presa in carico e protezione dei minorenni stranieri non accompagnati a livello locale, regionale e nazionale.

Questo per quanto riguarda il periodo 2018-2020. Al momento si è in attesa di conferma, a causa della nomina del nuovo Garante

1

per l’Infanzia della Regione Liguria, responsabile della formazione dei tutori volontari di minorenni stranieri non accompagnati.

Nell’ambito del progetto “SUPPORTS – Supporting Children in the delicate phase between adolescence and adulthood while

2

leaving alternative care facilities” (http://defenceforchildren.it/cosa-facciamo/progetti/224-supports.html)

Nell’ambito dell’iniziativa “GATE – Guardians against trafficking and exploitation” (http://defenceforchildren.it/cosa-facciamo/progetti/

3

11-gate.html) e “IMPACT – Improving and monitoring protection systems against child trafficking and exploitation” (http://

defenceforchildren.it/cosa-facciamo/progetti/10-impact.html)

Nell’ambito delle iniziative E-PROTECT (http://defenceforchildren.it/cosa-facciamo/progetti/178-e-protect.html) e E-PROTECT 2

4

(http://defenceforchildren.it/cosa-facciamo/progetti/282-e-protect-2.html)

http://defenceforchildren.it/cosa-facciamo/progetti/233-unita-di-supporto-socio-legale-per-minorenni-stranieri-non-

5

accompagnati.html

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CAraTtERisTIcHe pRInCipALi dELl’iNIziATivA “BecOMe SAfe” E aDAtTamENto AL coNtESto IN itALiA

"BECOME SAFE - Building Efforts for Children on the Move in Europe through Systemic Approaches, Facilitation and Expertise", è un’iniziativa co-finanziata dall'Unione Europea.

L'obiettivo generale di "BECOME SAFE" è migliorare la protezione di minorenni e giovani migranti vittime o a rischio di violenza, e sostenere il diritto a assistenza e cura qualificate delle vittime nell'ambito dell’UE.

Per raggiungere questo obiettivo, il progetto utilizza tre strategie complementari per promuovere miglioramenti sistematici e sostenibili nella protezione dei minorenni e dei giovani migranti in Belgio, Italia, Spagna e Grecia.

Questo avverrà attraverso il coinvolgimento degli stessi minorenni non accompagnati, giovani adulti e operatori che lavorano a contatto con loro. Tra questi ultimi, il progetto si rivolge in particolare a:

- Operatori nei servizi di accoglienza (assistenti sociali, personale delle ONG, ecc.)

- Operatori che lavorano con minorenni e giovani adulti vittime di violenza o a rischio nell'ambito dei servizi nazionali di protezione dell'infanzia / servizi di supporto alle vittime.

Gli obiettivi principali dell’iniziativa sono:

Obiettivo 1: Favorire l’empowerment e la consapevolezza di minorenni non accompagnati e giovani migranti vittime o potenziali vittime di violenza rispetto ai loro diritti alla protezione e i servizi di supporto disponibili Obiettivo 2: Aumentare la capacità degli operatori che lavorano con minorenni non accompagnati e giovani adulti migranti vittime o potenziali vittime di violenza e degli altri operatori nei sistemi di protezione dell'infanzia che forniscono servizi di supporto alle vittime, al fine di soddisfare al meglio le esigenze specifiche dei minorenni migranti

Obiettivo 3: Facilitare l’accesso di minorenni non accompagnati e giovani adulti migranti vittime o potenziali vittime di violenza ad una protezione qualificata e a servizi di supporto multidisciplinari attraverso il miglioramento del referall system e del coordinamento tra operatori e servizi di protezione dell'infanzia

SVILUPPO DI STANDARD E PROCEDURE DI SALVAGUARDIA PER MINORENNI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI PER PREVENIRE E AFFRONTARE LA VIOLENZA NEL CONTESTO DELLE STRUTTURE DI ACCOGLIENZA RESIDENZIALE

Nel 2017 è stata finalmente approvata in Italia una legge organica sui minorenni stranieri non accompagnati.

La "Legge 7 aprile 2017, n. 47 - "Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati", cosiddetta Legge Zampa, rappresenta uno degli strumenti giuridici più avanzati per la tutela dei minorenni non accompagnati o separati. Essa ha modificato il quadro giuridico sul sistema di protezione dei minorenni e la legislazione sulla migrazione. La legge trova un punto di riferimento fondamentale nella CRC, con l'obiettivo di rafforzare la tutela dei minorenni non accompagnati e garantire l'applicazione uniforme della legislazione in materia di accoglienza, cura e protezione dei minorenni non accompagnati.

Nonostante tutte le disposizioni, il sistema di accoglienza in Italia presenta gravi discrepanze e manca un approccio comune e globale sulla protezione, che sia centrato sui bisogni dei minorenni non accompagnati e sulle situazioni di particolare vulnerabilità che essi affrontano. Questo fatto è stato ulteriormente evidenziato nella ricerca del "Rapid Assessment sulla legge 47/2017" - pubblicata da DCI Italia nel 2020 nell'ambito del progetto Child-Rights Helpdesk. Le pratiche territoriali differiscono ancora molto tra loro e in certi casi sono

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molto lontane da quanto previsto dalla legge. In assenza di procedure chiare, infatti, spesso si assiste ad azioni discrezionali intraprese seguendo un approccio emergenziale.

Nell'ambito del progetto BECOME SAFE, DCI Italia realizzerà diverse attività sul territorio italiano, quali: lo sviluppo di un manuale per la formazione, l'adattamento del curriculum formativo per i giovani facilitatori, la formazione di 140 operatori, tra cui operatori che lavorano con minorenni e giovani migranti e operatori che lavorano con i servizi di protezione dell'infanzia e di supporto alle vittime, la formazione di 10 giovani facilitatori e focus group con minorenni non accompagnati e giovani migranti e una serie di seminari con operatori e professionisti per sviluppare strategie di salvaguardia dei minorenni.

Sulla base dell'esperienza acquisita attraverso l'implementazione di diversi progetti europei, come il Child- Rights HelpDesk - unità di supporto socio-legale per i minorenni stranieri non accompagnati - e Supports – facilitazione di una fuoriuscita sostenibile per i minorenni in uscita dai percorsi di accoglienza residenziale - DCI Italia propone di adattare e specificare gli esistenti standard europei di tutela dell'infanzia al contesto delle strutture residenziali per minorenni non accompagnati, considerando i bisogni e i diritti specifici di questo particolare gruppo e la complessità del sistema di accoglienza per i minorenni non accompagnati in Italia.

Inoltre, DCI Italia mira a fornire una formazione agli operatori che lavorano con e per i minorenni sugli elementi principali che contribuiscono a una cultura della salvaguardia attraverso il benessere.

In particolare, nell'ambito del progetto Become Safe, DCI Italia si propone di:

- Sviluppare serie di Standard Minimi sulla Salvaguardia e il Benessere dell’infanzia adattati al sistema di accoglienza italiano per minorenni non accompagnati, fornendo al contempo una formazione sulla cultura della salvaguardia attraverso il benessere;

- Sviluppare una checklist - con gli indicatori CRHD (Legge 47/2017 e CRC), gli indicatori sulla tratta degli esseri umani dell'UNHCR, e gli indicatori sulla violenza e l'abuso - pronta per essere utilizzata dalle strutture di accoglienza per monitorare il loro livello di protezione;

- Sviluppare un codice di condotta da seguire per il personale delle strutture residenziali.

L'obiettivo di tali attività è quello di contribuire alla prevenzione, all'identificazione e alla risposta efficace alla violenza nel sistema di accoglienza in Italia, stabilendo al contempo standard chiari che affrontino le discrepanze e la discrezionalità esistenti nel sistema di protezione. In definitiva, avere procedure chiare in atto permetterà di massimizzare le risorse disponibili, minimizzando i rischi e garantendo la trasparenza del processo.

In seguito, nell'ambito dei seminari per il co-sviluppo di protocolli e accordi-quadro di monitoraggio - e sulla base degli Standard Minimi di Salvaguardia dell’infanzia adattati al sistema di accoglienza italiano - DCI Italia sosterrà il co-sviluppo e l'implementazione di Politiche di Salvaguardia e Benessere dell’infanzia delle singole strutture residenziali.

AZIONI CHIAVE DELL’INIZIATIVA “BECOME SAFE” IN ITALIA

Valutazione dei bisogni e ricerca preliminare (Stakeholders’ analysis)

Coinvolgimento attivo di giovani facilitatori-pari (formazione di 10 giovani facilitatori);

Sviluppo di una serie di standard minimi sulla salvaguardia e il benessere dell’infanzia da applicare nelle strutture di accoglienza residenziale;

Focus-e consultazioni con minorenni stranieri non accompagnati in accoglienza residenziale;

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Sviluppo e implementazione dei percorsi formativi per operatori che lavorano con minorenni e giovani (operatori delle strutture di accoglienza) e operatori dei servizi di protezione dell’infanzia e dell’adolescenza e dei servizi di supporto alle vittime;

Seminari per co-sviluppare protocolli e accordi di quadro di monitoraggio (co-sviluppo e implementazione delle Politiche di Salvaguardia e benessere del minorenne della singola struttura di accoglienza per minorenni stranieri, sulla base degli standard minimi di Salvaguardia dell’infanzia adattati al sistema di accoglienza residenziale italiano)

Campagne di awareness-raising guidate dai giovani facilitatori-pari;

Incontri di advocacy con autorità e attori chiave per la promozione di una cultura di salvaguardia attraverso il benessere di infanzia e adolescenza.

FINALITA’ E DESTINATARI DEL DOCUMENTO

Questo documento si propone di definire gli obiettivi, la struttura e la metodologia della formazione rivolta agli operatori da realizzare nell’ambito dell’iniziativa Become Safe.

La formazione è rivolta a 140 operatori sul territorio nazionale, in particolare 80 operatori e professionisti che lavorano con minorenni e giovani migranti nelle strutture di accoglienza e 60 operatori e professionisti che lavorano nei servizi di protezione dell'infanzia e di supporto alle vittime.

I successivi paragrafi approfondiranno le caratteristiche metodologiche della formazione, la struttura del modulo formativo e i principali contenuti da proporre agli operatori, che verranno orientati in base alle specifiche esigenze di ogni gruppo in formazione.

La metodologia e la struttura della formazione si basano sul lungo lavoro di ricerca e sperimentazione svolto negli anni da Defence for Children e sistematizzato nell’ambito dell’iniziativa “SUPPORTS”.

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COnSidERazIoNI meTOdoLOgiChE

Come definito in fase di analisi preliminare, nella formazione degli operatori del sistema di protezione dell'infanzia e delle strutture di accoglienza per minorenni non accompagnati, sarà importante:

Valutare i bisogni e le competenze effettive degli operatori in materia di prevenzione, protezione e intervento della violenza;

Fornire un quadro generale di analisi che possa orientare gli operatori in un contesto disfunzionale;

Orientare l'offerta formativa bilanciando gli aspetti teorici, in particolare a partire da una prospettiva basata sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, e l'esperienza pratica degli operatori;

Concentrarsi sui fenomeni più rilevanti per l'esperienza e i bisogni degli operatori: da quanto emerge dalle interviste realizzate, sembra che ci sia una mancanza di competenze adeguate in termini di individuazione, protezione e intervento rispetto all'esposizione dei minorenni ai rischi di tratta, sfruttamento e fenomeni di violenza correlati, che diventano ancora più importanti laddove mancano le risorse strutturali destinate a questi servizi.

DCI Italia considera la Convenzione ONU sui Diritti del Fanciullo (a seguire CRC) come un sistema multidisciplinare comprensivo e aperto utile a ridefinire l’approccio alla persona minorenne e la relazione tra il mondo degli adulti e il mondo dell’infanzia e adolescenza. Il modello proposto da DCI Italia propone la CRC quale piattaforma per concepire una cultura innovativa e più ecologica che coinvolge non solo le persone minorenni ma tutta la società. Questo approccio sistemico alla CRC può aiutare a concentrarsi sul fatto che i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza possano essere promossi in maniera efficace considerando le relazioni tra soggetti senza isolare le problematiche.

Inoltre, bambine, bambini e adolescenti saranno efficacemente protetti e vedranno i loro diritti pienamente realizzati solo se la prevenzione, la protezione e l’intervento saranno considerate come dimensioni continue e interconnesse all'interno di un ambiente che dovrebbe essere considerato attraverso una prospettiva sistemica.

Al contrario, l’attuale paradigma culturale connette l’infanzia quasi esclusivamente con la vulnerabilità. Un approccio incentrato sulla persona minorenne basato sui diritti dell’infanzia richiede, da una parte, il riconoscimento delle risorse, capacità ed aspirazioni proprio di ogni minorenne e, dall’altra, l’impatto che il contesto circostante può avere su ognuna delle tre dimensioni. Considerare le vulnerabilità in funzione dell'età del minorenne è molto importante, ma esse devono essere intese come condizioni potenziali, che dipendono fortemente dal contesto circostante. Se è innegabile che dobbiamo considerare una situazione di vulnerabilità legata alla capacità evolutiva di una persona giovane, è anche vero che un approccio basato sui diritti e il principio di partecipazione dovrebbero portarci a considerare le loro risorse come elementi chiave di riconoscimento per permettere risposte adeguate.

Nel trasmettere i principi e le disposizioni sui diritti umani all’interno della formazione, riteniamo sia fondamentale porre attenzione alle storie e alle narrazioni quali dimensioni dinamiche, che consentono di considerare appieno la centralità dell’individuo. La narrazione è il modo in cui diamo un senso alla nostra realtà ed è dinamica nel senso che cambia continuamente nella nostra relazione con l'ambiente, così come ogni narrazione è prodotta da qualcuno che sta narrando e da qualcuno che ascolta. Da questa esperienza abbiamo derivato il fatto che è impossibile considerare la centralità della persona senza comprendere la sua narrazione. I diritti umani potrebbero essere intesi come una narrazione che potrebbe proporre un cambiamento reale o irreale nella vita delle persone ma anche nella nostra stessa vita. La narrazione diventa significativa e rilevante considerando la storia collettiva a cui apparteniamo e la nostra storia personale nel mondo. La letteratura fornisce quindi un immenso capitale da utilizzare nella nostra formazione poiché applica

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alla lettura della realtà una prospettiva biografica che ricorda l'importanza di considerare le cose sempre attraverso la prospettiva relativa e dinamica dell'esperienza umana. Si prega inoltre di considerare che la creazione di spazi per la narrazione potrebbe contribuire ad offrire una reale opportunità di partecipazione ed espressione.

Il percorso di formazione è stato dunque concepito come azione tesa a valorizzare e, laddove necessario, riconnettere gli elementi funzionali presenti nei sistemi alla luce della mappa che un approccio fondato sui diritti e sulla centralità della persona può descrivere.

Il modulo formativo di 16-20 ore verrà adattato alle diversità dei contesti in cui si implementerà la formazione e si svilupperà sulla base di 4 traiettorie interrelate:

La conoscenza degli elementi utili ad applicare un approccio pedagogico fondato sui diritti umani

La comprensione intesa come la relazione tra quanto verrà proposto e la propria esperienza professionale

La applicazione pratica, sia in termini di analisi, sia in termini di prassi degli elementi proposti

Il posizionamento civile, professionale ed esistenziale che deriva dalle traiettorie condivise.

Il sistema di riferimento che verrà condiviso con gli operatori può essere riassunto nei seguenti ambiti:

1. Caratteristiche e orientamenti derivanti da un approccio pedagogico fondato sui diritti 2. Principi e normativa della Convenzione ONU come mappa teorico pratica di orientamento 3. Dimensioni del welfare e della tutela nella definizione del progetto di vita

4. Elementi di resilienza e relazione individuale con il contesto micro e macro 5. Centralità della persona, storia e della dimensione biografico-narrativa 6. Definizione ecologica e sistemica del “campo” pedagogico

A partire da tale sistema di riferimento, verranno proposti gli Standard Minimi sulla Salvaguardia e il Benessere dell’infanzia adattati al sistema di accoglienza italiano per minorenni non accompagnati.

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CARATTERISTICHE METODOLOGICHE GENERALI

Le caratteristiche dell’approccio formativo proposto possono essere così sintetizzate:

Teoria – pratica: Il percorso formativo dovrà fornire il giusto equilibrio tra teoria e pratica. Il corso dovrebbe fornire chiavi teoriche che possano “avere senso” per i partecipanti e connettersi con la loro esperienza, linguaggio e possibilità per tradurre la teoria in azioni e attitudini chiare. Allo stesso tempo, il percorso formativo non dovrà evitare di presentare la complessità dei problemi valorizzando la teoria come base essenziale per una pratica appropriata ed efficace che dovrebbe essere sempre connessa ad essa in maniera

“circolare”.

Interazione: la disposizione in cerchio e il numero limitato di partecipanti dovrebbe sempre richiamare il fatto che la conoscenza e la comprensione si costruiscono durante un processo di interazione tra i partecipanti. Il percorso formativo dovrà proporre aspetti teorico/pratici che devono essere processati e validati attraverso l’interazione con i partecipanti. Il processo di formazione includerà presentazioni frontali, discussioni e lavori di gruppo. L’efficacia del corso deve essere legittimata attraverso l’interazione con i partecipanti. Il facilitatore dovrà rimanere aperto alla possibilità di apprendere da questa interazione; in questo senso anch’egli avrà la possibilità di accedere ad una dimensione educativa che sarà differente con ogni diverso gruppo di formandi.

Integrazione: nonostante la proposta di una serie di informazioni specifiche e disciplinari, il processo formativo dovrà sempre mirare ad integrare le nozioni alla metodologia che viene utilizzata considerando che l’ambiente formativo che si verrà a creare deve risultare coerente con il tipo di ambiente che si desidera creare anche nella relazione ragazzo-operatore-struttura. In questa prospettiva, le relazioni con e tra i partecipanti dovrebbero essere determinate dalla conoscenza che la formazione mira a trasferire ma anche dalla modalità in cui essa viene trasferita e processata con il gruppo di formandi e ogni persona che ne è parte. Questo è anche uno dei motivi per cui il numero di partecipanti dovrebbe permetterne il coinvolgimento diretto e personale all’interno del processo. Quando utilizziamo la parola integrazione ci riferiamo anche al bisogno di determinare un ambiente di apprendimento nel quale le diverse discipline si connettono tra loro in maniera sistemica per generare nuova conoscenza ed esperienza assieme ai formandi. L’approccio sarà dunque transdisciplinare, perché il suo scopo sarà quello di identificare e mettersi in relazione con le diverse storie di ogni ragazzo attraverso un approccio olistico nel quale si afferma la centralità della persona nel suo rapporto con il contesto delle diverse discipline e dei diversi mandati professionali utili a fornire risposte adeguate e personalizzate.

Educazione continua: il percorso formativo deve essere concepito come l’accesso e la permanenza all’interno di un processo di educazione continua che permetterà agli operatori di continuare ad imparare, acquisire esperienza e processarla attraverso successive analisi e riflessioni. La dimensione pedagogica connessa ai principi e alle disposizioni derivanti dai diritti umani rimarrà sempre centrale nel percorso di formazione.

Paradigma di conoscenza chiaro e dinamico: nonostante questo approccio ampio e comprensivo, la formazione e l’esperienza degli operatori deve basarsi su una teoria solida e completa per permettere loro di relazionarsi in maniera olistica alla situazione del minorenne assieme alle sue peculiarità, alla sua diversità e alla sua storia. Allo stesso tempo, l’interconnessione che sottende l’esperienza formativa e il suo accompagnamento dovranno dare l’opportunità agli operatori di relazionarsi con la molteplicità di attori e funzioni che compongono il contesto di riferimento del ragazzo. Gli operatori dovrebbero quindi essere supportati da un solido impianto teorico-pratico che sarà reso accessibile in maniera graduale e appropriata.

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StRUtTurA e COnTenUTi dEL moDUlo FOrMatIVo

Il modulo formativo ha una durata totale di 16-20 ore, da suddividersi in sessioni di durata variabile a seconda del contesto dilazionate nel tempo, sulla base delle disponibilità e delle possibilità di ogni struttura/gruppo di operatori. Per facilitare lo sviluppo dei percorsi formativi anche in altri territori, si prevede la possibilità di realizzare la formazione in modalità blended, alternando incontri online ed in presenza.

Il modulo formativo si compone di 4 fasi che hanno tra loro una relazione circolare e sistemica, che coinvolgeranno un numero massimo di 15/20 partecipanti.

Ogni fase persegue un diverso obiettivo specifico, che contribuisce all’obiettivo generale della formazione.

Tutte le sessioni plenarie di svolgono con una disposizione circolare, alternando presentazioni frontali, con l’utilizzo della lavagna a fogli mobili e di alcune presentazioni ppt, discussioni ed esercizi di gruppo.

L’indicazione di una bibliografia di riferimento per ogni fase aiuterà i partecipanti ad approfondire gli aspetti teorici che considerano più rilevanti e interessanti.

Il corso è condotto da un facilitatore principale che guida il processo di apprendimento con il supporto di 2-3 persone/formatori che contribuiscono con competenze specifiche in diversi ambiti (psicosociale, legale, mediazione, politica di protezione dell’infanzia e dell’adolescenza).

Le sessioni forniscono il contenuto del corso sul tema, insieme alle attività e a note sulla discussione per il facilitatore del corso per aiutare a guidare il feedback sulle attività, insieme a suggerimenti a riferimenti e materiali da fornire agli operatori. Alcune questioni possono essere discusse, complementate, approfondite e dettagliate nuovamente durante le sessioni di follow up previste dal progetto.

FASE 1 – INTRODUZIONEE ANALISIDEIBISOGNI

Questa prima fase ha lo scopo di creare un quadro di riferimento funzionale al resto della formazione. Ha una durata di 3-6 ore, articolate in uno o più incontri, di preferenza uno-due incontri, a seconda del contesto di formazione. Nel corso delle sessioni verranno fornite una serie di informazioni e sollecitata l’interazione dei partecipanti, per condividere il paradigma di base dell’impianto formativo.

Le principali intenzioni di questa fase sono:

Condividere l’approccio formativo e gli elementi che verranno approfonditi nel percorso della formazione

Stabilire le basi per il successivo percorso formativo

Conoscere operatori, strutture di accoglienza e mandati professionali e dare loro modo di conoscere il team di formazione

Rilevare particolari criticità e risorse legate al rapporto ragazzo-operatore-struttura-contesto così da adattare l’impianto formativo alle necessità e alle specificità locali

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Principali contenuti

Sessione a) Introduzione biografica e personale dei partecipanti

Sessione b) Biografia, storia, narrazione

Dopo un’iniziale accoglienza dei partecipanti, con la compilazione dei questionari di auto-valutazione pre- formazione, breve introduzione al percorso e disposizione in cerchio, i partecipanti sono invitati a permettersi un momento di meditazione/ricordo (molto specifico) per richiamare alla mente un evento significativo della loro vita tra gli 0 e i 18 anni. Devono essere rassicurati dal facilitatore che non dovranno condividerlo con gli altri partecipanti se non vogliono, dovranno solo scrivere una parola chiave su un post it da apporre su un flipchart. Alla fine dei 5 minuti, durante i quali il facilitatore inviterà gentilmente tutti a rimanere in silenzio, tutte le parole chiave dei partecipanti saranno attaccate sul flipchart e il facilitatore prenderà le parole una ad una e chiederà a ciascuna persona di presentarsi partendo da quella parola e dall’evento preciso che lo ha generato e solo infine di dire il proprio nome, professione e qualsiasi cosa il partecipante voglia che gli altri sappiano.

Le presentazioni non devono essere fatte in fretta e si concluderanno

una volta che tutti i partecipanti avranno condiviso la propria parola chiave, condiviso una piccola narrazione sul momento che è tornato loro in mente e che ha generato la parola chiave e presentato il proprio nome, professione ecc. Anche il formatore dovrebbe scrivere e attaccare la propria parola chiave e dovrebbe essere il primo a parlare per definire un modello di riferimento per gli altri.

Questa prima sessione introduttiva è molto importante per diverse ragioni, che si rifanno ad un approccio biografico-narrativo:

a. Nonostante tutti abbiano vissuto l’esperienza dell’infanzia, risulta difficile ricordare e focalizzare alcuni momenti specifici e l’importanza che essi hanno avuto all’interno della vita di ognuno. Questo elemento risulta cruciale nel determinare la capacità di relazione con bambini e adolescenti e la sua riscoperta aiutare a comprendere meglio il loro punto di vista e la loro prospettiva.

Sessione a) Introduzione biografica e personale dei partecipanti Sessione b) Biografia, storia, narrazione

Sessione c) Il progetto BECOME SAFE, obiettivi e approccio formativo Sessione d) Condivisione di un primo quadro di riferimento fondato sui diritti Sessione e) Prima analisi della struttura/del servizio in relazione alla mappa CRC

Sessione f) Analisi dei bisogni formativi individuali e condivisione di un piano di formazione comune

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b. Per considerare la centralità del ragazzo e la sua storia è importante tenere conto della propria storia quale dimensione determinante all’interno della relazione che andremo a costruire. La storia di ogni persona sarà centrale nel determinare lo sviluppo di una relazione che non è solo burocratica o funzionale, ma che comporterà anche un coinvolgimento emotivo.

c. Durante il corso si richiama la necessità di relazione tra i partecipanti al gruppo di lavoro in primo luogo come persone e, successivamente, come professionisti. La presentazione agli altri di un piccolo frammento della propria storia ancor prima di dichiarare la propria funzione o il proprio ruolo aiuterà certamente a

“rompere il ghiaccio” e a rendere più accogliente l’atmosfera, ma anche a creare un tessuto comune composto da memorie che si intrecciano.

d. Richiedere ai partecipanti di narrare un frammento della loro storia e ogni narrazione richiama il bisogno di ascolto senza pregiudizio e, da parte del narratore, un grado minimo di fiducia nel facilitatore e nelle altre persone sconosciute che compongono il gruppo.

e. Si sollecitano gli operatori ad applicare la loro memoria nel contesto del corso di formazione. Si fa presente ai partecipanti che la memoria è una dimensione dinamica e la propria storia personale viene ricordata in maniera diversa a seconda dell’ambiente in cui ci si trova, delle persone che si hanno intorno e della fase di vita che si sta vivendo. In questa prospettiva la storia di ogni persona è sempre differente e cambia in ogni momento in relazione ad una varietà di elementi interni e esterni. Questo richiama la necessità di uscire da categorie pre-costituite o etichette che spesso vengono applicate ai minorenni stranieri solo in virtù della condizione specifica che stanno vivendo.

f. Il fatto di iniziare il percorso formativo con un esercizio biografico potrebbe aiutare i partecipanti a comprendere che il ruolo dell’operatore mette in campo non solo competenze, conoscenze e abilità professionali o specialistiche, ma una dimensione olistica della propria persona.

g. Il giro di presentazioni biografiche introduttivo, se condotto con leggerezza, gentilezza e attenzione, contribuisce ad una atmosfera informale e non minacciosa che può aiutare il gruppo ad iniziare il processo con energia e apertura. Alla fine della presentazione, durante la sua spiegazione delle motivazioni di tale apertura biografica, il formatore scriverà alcune parole chiave (biografia, storie, narrazione, ascolto, memoria, tempo) che costituiranno il campo formativo di partenza. Sollecitando le riflessioni autobiografiche nei partecipanti, si ricerca e sollecita uno spazio di sensibilità e disponibilità a considerare il ragazzo come persona nell’accezione più completa del termine. Specularmente si richiede ai partecipanti di uscire dal proprio ruolo categorizzato per proporsi al gruppo prima di tutto come persone disposte a condividere la propria storia, il proprio capitale di umanità, la propria esperienza per un obiettivo civile fondato sul diritto.

L’idea è quella di considerare il rapporto operatore-minorenne come un incontro tra due storie, quella del ragazzo e quella dell’operatore, al di fuori delle consuete categorizzazioni filantropiche, così da eliminare un’asimmetria che spesso caratterizza il rapporto adulti-ragazzi e in particolare la relazione con quanti vengono definiti “categorie vulnerabili”. Per questo motivo, l’esercizio biografico viene riproposto anche all’apertura delle altre giornate del corso, condividendo il ricordo con il vicino di posto.

I post it dei partecipanti saranno attaccati in cerchio sulla flipchart durante le presentazioni. Le parole chiave del facilitatore saranno scritte al centro del cerchio. Alla fine il foglio sarà appeso alla parete della sala dove si svolge la formazione.

N.B.: Tutti i fogli flipchart utilizzati nel corso delle sessioni verranno di volta in volta appesi alle pareti della sala, per mostrare in maniera visiva il percorso formativo proposto e vissuto in prima persona dai partecipanti.

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Sessione c) Il progetto BECOME SAFE, obiettivi e approccio formativo

Si rimanda alla prima parte del documento per la presentazione del progetto e dell’approccio formativo.

Obiettivi della formazione:

1) Acquisire Conoscenza: da intendersi come una serie di informazioni essenziali provenienti da diverse discipline con cui l’operatore dovrebbe diventare familiare per promuovere la tutela del minorenne

2) Sperimentare Comprensione: da intendersi come la possibilità̀ di porre in relazione questa serie di informazioni e questa nuova conoscenza con l’esperienza personale, culturale e professionale peculiare della persona – il modulo deve includere tempo e occasioni necessarie per i formandi per riflettere sulla connessione tra il proprio background personale e professionale e la conoscenza di cui si ha bisogno per svolgere appieno le proprie funzioni;

3)Identificare e sperimentare la Pratica: da intendersi come l’acquisizione di strumenti pratici, metodologie e tecniche per “connettersi”, comunicare e agire in maniera efficace con e per il minorenne e con i diversi attori e funzioni rilevanti a promuovere il suo superiore interesse;

4) Assumere una Posizione: da intendersi come la possibilità per l’operatore di comprendere che questo ruolo necessariamente comporta il bisogno di difendere i diritti e gli interessi del minorenne ma anche il bisogno di rivalutare e ri-determinare il posizionamento civile, etico e culturale dell’operatore.

Sessione d) Condivisione di un primo quadro di riferimento fondato sui diritti6

Scoprire i diversi bisogni del minorenne, la loro interconnessione e evoluzione/emancipazione in diritti Il facilitatore disegnerà un bambino stilizzato al centro di un flipchart e dopo aver chiarito che è una persona tra gli 0 e i 18 anni chiederà ai partecipanti di fare un brainstorming sui suoi bisogni. Mentre i partecipanti menzioneranno i diversi bisogni (cibo, educazione, sogni, e_c_c_…) il facilitatore li scriverà casualmente sul flipchart attorno al bambino. Non servono discussioni, scambi o spiegazioni in questa fase. Il brainstorming si concluderà quando il gruppo, sollecitato dal formatore, deciderà che “più o meno” tutti i bisogni sono stati menzionati. Il facilitatore rassicurerà sul fatto che ovviamente si sarebbe potuto essere più specifici ma che i punti proposti forniscono una visione abbastanza completa.

In generale è probabile che voci quali soldi, sesso e lavoro non compaiano durante il brainstorming. Se si verifica questa situazione, il facilitatore dovrà completare la lista sottolineando che generalmente abbiamo una cultura e una nozione dell’infanzia e dell’adolescenza abbastanza romantica e idealista che non sempre ci permette di riconoscere la realtà di quel minore ma anche l’impatto che il non considerare i minorenni in diversi domini ha sui minori stessi.

Questo potrebbe portare a segnalare il fatto che normalmente si è molto concentrati sui minorenni solo quando sono in pericolo o rappresentano mancanze o un bisogno specifico; il mondo adulto ha difficoltà a integrare i minorenni nel ragionamento su diversi ambiti che, alla fine, avranno sicuramente un impatto diretto e indiretto su di essi (economia, inquinamento, mercato del lavoro ecc…). Il punto è che certamente si riconoscono i bisogni ma erroneamente tendiamo a vedere i minorenni come “un mondo a parte” con conseguenze che questa prospettiva limitata può avere.

Contenuti ripresi e adattati dalla “Guida alla formazione” per tutori volontari elaborata nell’ambito dell’iniziativa ELFO, accessibile

6

qui: http://defenceforchildren.it/files/ITA_elfo_training_module_guidelines.pdf

(15)

Il secondo elemento che può emergere in relazione ai bisogni evidenziati dall’esercizio è chiedersi se i bisogni degli adulti siano così differenti. La risposta sarà negativa, in quanto tutti i bisogni dei minorenni, sebbene con modalità diverse, sono rilevanti anche per gli adulti. Nuovamente pensiamo ai minorenni in maniera abbastanza sconnessa non considerando che sono persone complete ma “in divenire”. L’esercizio sulla memoria condotto all’inizio potrebbe aiutare a sottolineare che ricordare la nostra infanzia è difficile quanto lo è comprendere che cosa l’infanzia significhi per un bambino o un ragazzo. Per un operatore sarà sempre molto importante far rivivere questo tipo di comprensione ed empatia.

Il terzo elemento da sottolineare è considerare che tutti i bisogni sono collegati e che è necessario considerare questa interconnessione per comprendere ogni bisogno specifico e rispondere in maniera appropriata. Si dovrebbe evidenziare quanto siano frammentate le risposte fornite ai bisogni dei minorenni nel momento in cui sono determinate da una visione disciplinare frammentata. Il facilitatore inviterà i partecipanti ad applicare una visione sistemica in cui sarà importante considerare non solo le condizioni specifiche ma le relazioni tra esse, a prescindere dal mandato specifico dell’operatore.

A questo punto il formatore proporrà un gruppo di bisogni diversi e specifici attraverso una slide o un flipchart.

Un bisogno può essere descritto come qualcosa di necessario, molto importante o essenziale per una persona per poter vivere una vita sana e produttiva. I bisogni umani possono essere categorizzati in molti modi diversi, come l’esempio proposto dalla figura 1:

Figura 1: Tipologie di bisogni

- Bisogni fisici: riparo, cure mediche, acqua e servizi igienici, protezione da inquinamento ambientale, cibo e vestiario adeguati, protezione da violenza, sfruttamento e abuso, possibilità di esercitare la propria forza- resistenza-coordinazione, opportunità per lo sviluppo di abilità fisiche.

- Bisogni sociali, economici e culturali: conoscenza e rispetto della lingua, religione e cultura di una persona, ambiente sociale ed economico stabile, accesso ad adeguata assistenza e supporto, accesso ad un’educazione di qualità, al gioco e alle amicizie, libertà da discriminazione e pregiudizio.

- Bisogni psicologici, inclusi bisogni intellettuali e emotive e il bisogno di essere in grado di esercitare scelte: un ambiente famigliare stabile e amorevole, un senso di appartenenza e identità, informazioni appropriate all’età, stimolo e opportunità di essere ascoltati e presi sul serio, modelli per la risoluzione di problemi e pensiero critico, un senso di valore, essere valorizzato dagli altri, essere in grado di contribuire o

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avere un impatto positivo nel proprio mondo, opportunità di fare delle scelte e sviluppare talenti cognitivi e potenzialità creative.

- Bisogni spirituali: esplorazione, comprensione e apprezzamento della natura della vita, del genere umano e dell’universo – di cosa c’è al di là del tempo e del mondo materiale e possibilità di connettersi con l’infinito e il fine ultimo.

I bisogni umani spesso possono essere inseriti in più di una categoria. Un minorenne ha, per esempio, bisogno di cure mediche adeguate, che sono un bisogno sociale. A volte, questo bisogno può essere collegato a gravi ferite o malattia, che sono bisogni fisici, o a una condizione di salute mentale, che è un bisogno psicologico. Una persona può fare affidamento sulla preghiera durante un periodo di malattia, dimostrando quindi il bisogno di supporto spirituale.

Se i bisogni, come il cibo, buoni servizi igienici, educazione e accesso alle cure mediche, non sono soddisfatti, i minorenni non saranno in grado di godere della loro infanzia o di raggiungere il grado ottimale di sviluppo durante la crescita.

La sessione si concluderà proponendo un’altra slide/handout per mostrare che i principi e le disposizioni della CRC comprendono e raggruppano tutti i bisogni considerati, emancipando I bisogni in diritti umani con tutte le conseguenze di questo cambio di paradigma. È importante sottolineare che il riconoscimento dei bisogni è molto importante e non alternativo a un paradigma basato sui diritti umani. Da ora in poi ci riferiremo ai bisogni in relazione ai diritti (bisogni/diritti).

Il facilitatore proporrà di raggruppare I bisogni/diritti della CRC in 4 aree ossia: sopravvivenza/bisogni primari – sviluppo – protezione – partecipazione con il minorenne al centro.

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Handout1

Differenze tra un approccio fondato sui bisogni e un approccio fondato sui diritti umani

Approccio fondato sui bisogni Approccio fondato sui diritti umani

I bisogni sono soddisfatti I diritti sono realizzati (rispettati e protetti)

I bisogni non implicano né doveri né obblighi

I diritti implicano sempre diritti e obblighi

I bisogni non sono necessariamente

universali I diritti umani sono sempre universali

I bisogni primari possono essere soddisfatti concentrandosi su obiettivi o risultati

I diritti umani possono essere realizzati solo attraverso l’attenzione sia sui risultati che sul processo

I bisogni possono essere suddivisi gerarchicamente per priorità

I diritti umani sono indivisibili perché sono interdipendenti; non esistono i

“diritti primari”

I bisogni possono essere soddisfatti attraverso azioni di carità e

benevolenza

La carità e la benevolenza sono opzionali perché il diritto comprende il dovere o l’obbligo

Viene considerata accettabile la seguente dichiarazione “All’80% dei bambini è stato corrisposto il bisogno di essere vaccinati.”

In un approccio fondato sui diritti umani questo significa che il 20% dei bambini non hanno avuto corrisposto il loro diritto alla vaccinazione.

(18)

Handout 2:

Matrice Bisogni / Diritti

In questo ambito vengono raggruppati tutti i bisogni relativi alle primarie esigenze biologiche legate allo sviluppo della persona quali cibo, alloggio, cure mediche. Particolare attenzione andrà rivolta alle particolari esigenze conseguenti a particolari situazioni di vulnerabilità quali le disabilità, l’aver subito violenze e abusi, particolari situazioni traumatiche.

SOPRAVVIVENZA SVILUPPO

PROTEZIONE PARTECIPAZIONE

KEYWORDS

luogo sicuro identificazione comprensione ascolto mediazione culturale tutela famiglia gruppo di pari

KEYWORDS

cure sanitarie intervento specialistico competenze e strumenti diagnostici e curativi rilevazione di

particolari problematiche Artt. 23 - 27 CRC

Artt. 19 - 22 and 32 - 37 CRC

Artt. 27 - 31 CRC

Artt. 12 - 17 CRC

Descriviamo in questo ambito tutti quei bisogni legati alla possibilità di esercizio delle proprie competenze nel determinare la propria condizione contingente e quella futura.

Vengono incluse in questo ambito tutte le prerogative legate all’esercizio dei diritti e dei doveri, le condizioni legate allo status e cittadinanza, le possibilità di accedere ad informazioni rilevanti esaustive e differenziate e di poter esprimere opinioni che vengono tenute in considerazione.

Se l’ambito della protezione considera le vulnerabilità, l’ambito della partecipazione considera le competenze che naturalmente andranno riconosciute e rese possibili dalla considerazione delle capacità evolutive dell’individuo in una particolare fascia di età e delle differenze culturali di cui è portatore.

KEYWORDS

informazioni permesso di soggiorno mediazione culturale e linguistica assistenza legale competenze operatori In questo ambito raggruppiamo tutti i bisogni relativi allo sviluppo cognitivo, educativo, emotivo, sociale e culturale della persona. I bisogni di mediazione culturale e di valorizzazione dell’identità culturale e religiosa, la formazione professionale, i bisogni di socialità e ricreativi, connessi al diritto a condividere con i propri coetanei attività culturali, artistiche e di gioco.

KEYWORDS

scuola lavoro gioco prospettive progetto di vita valorizzazione identità culturale rispetto

In questo ambito vengono raggruppati tutti i bisogni attuali e potenziali derivanti dalle particolari vulnerabilità di una persona nelle prime fasi della sua vita proporzionalmente alle proprie capacità evolutive. La nozione di protezione include anche i livelli della prevenzione, della riabilitazione e dell’empowerment.

In particolare viene prestata particolare attenzione a fenomeni attuali o potenziali legati a trattamenti inumani o degradanti, negligenza, detenzioni abusive, abusi mentali e fisici, violenza, tratta, sfruttamento sessuale e lavorativo. La nozione di protezione deve essere orientata dalla sensibilità e dall’attenzione derivante dal rilevare particolari situazioni socio/economico/culturali problematiche e/o discriminatorie

(19)

Il facilitatore proporrà la definizione di ogni gruppo e interagirà con il gruppo per legittimare questo passaggio dai bisogni ai diritti.

La sessione si concluderà condividendo la mappa bisogni/diritti ma anche chiarendo le differenze tra un approccio basato solo sui bisogni e un approccio basato sui diritti. Le differenze saranno evidenziate sul flipchart e il facilitatore potrà sollecitare una breve descrizione con il gruppo.

Il punto finale è proporre gli operatori quali attori che concretamente riconoscono e supportano il bisogno di implementare i diritti dei minorenni all’interno di un complesso sistema di condizioni e attori le cui funzioni e relazioni potrebbero essere identificate attraverso la stessa mappa.

Partendo dalla mappa precedentemente presentata, il facilitatore introdurrà quindi i quattro principi della CRC ossia il superiore interesse del minorenne, protezione della vita e sopravvivenza, partecipazione e non discriminazione.

Il formatore dovrebbe enfatizzare che questi non sono solo una serie di principi filosofici, ma che sono principi parte della legge e che devono essere implementati da ogni Stato che ha ratificato la CRC.

Sessione e) Prima analisi della struttura/del mandato professionale in relazione alla mappa CRC

Il facilitatore proporrà un lavoro di gruppo chiedendo agli operatori di individuare quali siano, secondo loro, i punti di forza e di debolezza della struttura/servizio in cui operano sulla base della mappa CRC in relazione al livello di azione con il ragazzo, al livello di azione interno alla struttura/servizio, al livello di azione nel contesto, così come proposto dalla grafica.

Una volta elaborato, ogni gruppo riporterà in plenaria quanto discusso, per condividerlo ed argomentare con gli altri partecipanti.

Figura 2: Livelli di azione educativa, estratto dal video SUPPORTS

(20)

Sessione f) Analisi dei bisogni formativi individuali e condivisione di un piano di formazione comune

A seguire, il facilitatore può sollecitare una riflessione guidata sui punti di forza e gli aspetti da migliorare a livello personale-professionale – individuale e collettivo, nel quadro della formazione BECOME SAFE volta all’individuazione delle aree tematiche/priorità da indagare attraverso la formazione.

FASE 2 – RELAZIONEECONTESTI, ASPETTIPSICOSOCIALI

Lo scopo di questa fase è fornire un quadro di riferimento rispetto agli aspetti della relazione legati a ragazzo, operatori, struttura e contesti, con particolare riferimento al fenomeno migratorio.

Questa fase ha una durata di 3-6 ore, articolate in uno o più incontri, a seconda del contesto di formazione.

Le principali intenzioni di questa fase sono:

presentare i principali elementi legati al contesto e al ciclo migratorio, incluse le possibili motivazioni

identificare possibili elementi transculturali da tenere in considerazione nella relazione con i ragazzi

presentare la relazione tra vulnerabilità, risorse, resilienza e contesto

presentare i principali meccanismi di coping dell’operatore

Sessione a) Il contesto migratorio

Fenomenologia, ciclo migratorio, fattori push/pull e dati, possibili elementi transculturali 7

Il facilitatore, coadiuvato da altri membri dello staff di formazione, presenta alcune considerazioni relative al ciclo migratorio, alle motivazioni legate al fenomeno migratorio e possibili profili dei minorenni stranieri non accompagnati. Sarà necessario ribadire che anche queste informazioni corrispondono ad una delle possibili

“mappe” di riferimento per il tutore, ribadendo la centralità della persona e della storia del singolo ragazzo.

La lettura circolare del processo migratorio, in contrasto con la concezione lineare dello stesso, permette di considerare la persona all’interno di un contesto cangiante, dinamico, che meglio risponde alla complessità della realtà. Il processo migratorio non può essere scollegato dal progetto di vita di una persona, delle sue aspirazioni, e dagli elementi soggettivi ma anche oggettivi che lo determinano. Questo approccio considera quindi il passato,

Sessione a) Contesto e ciclo migratorio

Sessione b) Vulnerabilità, risorse, resilienza e contesto Sessione c) Stili di coping degli operatori

Tratto e adattato da Defence for Children International Italia (2020) Orientamenti per formatori di aspiranti tutori volontari

7

(21)

il presente e il futuro della persona per superare le inefficaci risposte basate sul “qui e ora”, caratteristiche di un sistema dettato dall’emergenza.

Figura 3: Schema de “Il ciclo migratorio”, tratto da Defence for Children International Italia, et al.

(2010) Dignitas: manuale operativo per ridurre la vulnerabilità e promuovere le risorse nel sistema asilo.

La migrazione è un processo che ha inizio prima dello spostamento dal paese di origine e forse, una volta iniziatosi, non si conclude mai. Viene accompagnata da importanti cambiamenti psicologici ed esistenziali, che interagiscono con gli aspetti socio-politici. Generalmente si inizia lontano nel tempo, con un’esperienza che ha reso possibile l’emigrazione. Spesso in chi parte c’è un vissuto significativo tratto dalla propria biografia, direttamente o indirettamente collegato con la successiva decisione di partire.

Le motivazioni sono volontarie (si decide di partire e si parte) oppure forzate (si deve partire) oppure, a volte, si instaura un obbligo di partenza in una persona che aveva già deciso di partire (combinazione di motivazioni volontarie e forzate). La disposizione alla partenza e le emozioni legate alla migrazione cambiano in funzione di queste tre modalità. Le fasi “individuali” del ciclo migratorio sono molteplici e ciascuna ha una sua importanza nel vissuto della persona migrante.

(22)

A seguire, vengono introdotti i possibili fattori di spinta e di attrazione collegati a possibili motivazioni della migrazione:

Potrebbe essere utile fornire alcune informazioni rispetto ai numeri dei ragazzi presenti sul territorio, utilizzando i report mensili pubblicati dal SIM-Sistema Informativo Minori non Accompagnatidel Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali . 8

Nel corso della spiegazione, è importante chiarire i concetti di tratta, sfruttamento e traffico di essere umani (si veda oltre per i dettagli).

Prima di chiudere la sessione, il facilitatore favorirà l’emergere di domande, dubbi o riflessioni su quanto presentato in plenaria.

Sessione b) Vulnerabilità, risorse, resilienza e contesto9

Il facilitatore introduce i concetti di vulnerabilità e resilienza: i minorenni sono spesso considerati “vulnerabili” di per sé e quindi bisognosi di una protezione speciale. Le definizioni esistenti hanno raggiunto un consenso sul

CAUSA FATTORE DI SPINTA FATTORE DI ATTRAZIONE

FAMIGLIA Situazione familiare precaria – ricerca di

opportunità per aiutare la famiglia Ricongiungimento familiare STUDIO Assenza di offerta formativa e di corsi

universitari

Accesso alla formazione e agli studi universitari

LAVORO Elevato tasso di disoccupazione Maggiori opportunità lavorative RISORSE ECONOMICHE Contesto economico despresso Solide risorse (macro)economiche

INIZIAZIONE Valore/significato/prestigio sociale – transizione verso l’età adulta

Progetto – emancipazione dalle credenze locali

POSIZIONE SOCIALE Esclusione sociale - discriminazione Servizi e mecanismi per l’inclusione sociale

MODELLO CULTURALE Stile di vita e sistema di valori tradizionale Stile di vida “occidentale” e tenore di vita più alto

SALUTE Cure mediche non disponibili Accesso al sistema sanitario

PROTEZIONE Vittime di violenza, di abuso, di sfruttamento, attività criminali, conflitti, guerre

Stato di diritto e accesso a misure speciali di protezione, asilo

AMBIENTE E CLIMA Fenomeni naturali e condizioni climatiche

avverse Assenza di pericoli naturali

https://www.lavoro.gov.it/temi-e-priorita/immigrazione/focus-on/minori-stranieri/Pagine/SIM-Sistema-Informativo-Minori.aspx

8

Tratto e adattato da Defence for Children International Italia (2020) Orientamenti per formatori di aspiranti tutori volontari

9

(23)

fatto che la vulnerabilità sia un concetto aggregato, composto dall’interazione dinamica di rischio e resilienza.

La vulnerabilità è causata dal rischio e bilanciata dalla resilienza, ossia la capacità di gestire il rischio. Per ridurre la vulnerabilità saranno quindi messe in campo misure per cercare di ridurre i rischi e allo stesso tempo di rinforzare la resilienza. L’operatore dovrebbe, attraverso il suo mandato educativo, mantenere una posizione che può rinforzare la resilienza, ridurre i rischi e contribuire ad una prevenzione su larga scala.

Rischio e resilienza, in quanto determinanti della vulnerabilità, non sono né isolate né statiche ma devono essere comprese in base a un modello ecologico dinamico: i rischi personali e la resilienza sono strettamente intrecciati ai rischi e alla resilienza che derivano da relazioni dirette e indirette, sistemi e ambienti ai quali gli individui sono esposti e con Ie quali interagiscono.

Tra questi, le caratteristiche e risorse individuali (fattori individuali) rappresentano condizioni rilevanti del contesto in cui vive una persona (fattori contestuali inclusa famiglia, gruppo sociale e ambiente).

Dopo questa breve introduzione il facilitatore presenterà un modello basato sulla centralità del minore per qualificare la resilienza in relazione a fattori di rischio e protezione. La resilienza in fisica è la capacità di un corpo di non alterarsi dopo essere stato sottoposto a condizioni difficili.

Nel nostro contesto viene concepita come:

- La forza della persona, famiglia, comunità per affrontare le pressioni

- L’abilità della persona, famiglia, comunità per resistere al cambiamento distruttivo (non positivo, in grado di generare sviluppo)

- L’abilità della persona, famiglia, comunità di conservare caratteristiche positive nonostante le avversità - Resilienza individuale e relazionale

- Qualità, caratteristiche, comportamenti, funzioni e relazioni positive esistenti che sono state conservate da prima dell’avversità, sopravvissute all’esposizione all’avversità. 10

Kramer e Bala hanno sviluppato un modello di ricerca osservando persone richiedenti asilo e rifugiati che 11 vivono nel contesto di arrivo. La prima dimensione descrive il livello di resilienza in relazione ai fattori di protezione/rischio che dipendono dall’alchimia tra tre dimensioni dinamiche e interdipendenti della relazione persona/contesto:

a) Livello di caos: inteso in relazione con la capacità della persona di dare un ordine e un significato ai diversi aspetti della propria esperienza

b) Livello di controllo: inteso come la capacità della persona di governare gli elementi della propria realtà e del proprio contesto

c) Livello di flessibilità: inteso come la capacità della persona di cambiare i suoi schemi adattarsi al cambiamento nel proprio contesto.

Seguendo l’approccio generale della ricerca, la narrazione – intesa anche come riflessiva o auto-narrazione – rimane in gran parte il modo attraverso il quale queste dimensioni possono essere possedute, interagite e sistematizzate dal minorenne.

Papadopoulos, R.K., Refugees, trauma and Adversity-Activated Development, in «European Journal of Psychotherapy &

10

Counselling»,Vol. 9, n. 3, 2007, pp. 301-312

Kramer, S. - Bala, J., Managing uncertainty; coping styles of refugees in western countries, in «Intervention»,vol. 2, n. 1, 2004,

11

(24)

Per qualificare meglio queste dimensioni, il facilitatore potrà presentare 10 fattori, elaborati in passato da Defence for Children, che presumibilmente influenzano le 3 dimensioni sopra citate:

1) IMMAGINE DI SE’

2) CONTATTI SOCIALI 3) ATTIVITA’

4) CORPORALITA’/DIMENSIONE DEL CORPO 5) SPIRITUALITA’

6) STRUMENTI CULTURALI 7) RELAZIONE CON IL PASSATO 8) PROSPETTIVE

9) CONOSCENZA DELL’AMBIENTE CIRCOSTANTE

10) CONOSCENZA E CONSAPEVOLEZZA DEI DIRITTI (e di cosa è sbagliato)

Rischi e resilienza sono concepiti secondo un modello ecologico. Essi interagiscono a livelli multipli e si accumulano: il rischio personale e la resilienza sono strettamente connessi con il rischio e la resilienza che deriva dalle relazioni, dai sistemi socio-politici e dall’ambiente.

La vulnerabilità del minorenne può essere causata o inasprita quando la capacità degli adulti di implementare gli standard sui diritti dell’infanzia è debole e quando non riescono a salvaguardare i diritti umani del minorenne nella pratica. Questo viene concepito come vulnerabilità strutturale. La vulnerabilità strutturale è collegata alle strutture statali e alle azioni o mancanza di azioni dello stato e può risultare nella violazione dei diritti del minorenne.

Il facilitatore può introdurre la comprensione ecologica di vulnerabilità utilizzando la figura sotto.

Figura 4: Vulnerabilità in ottica sistemica

(25)

Sessione c) Stili di coping degli operatori

A seguire, il facilitatore andrà ad approfondire alcuni aspetti legati all’importanza della motivazione nel lavoro educativo e alla necessità di un posizionamento dell’operatore.

Il facilitatore può quindi introdurre brevemente i possibili “stili di coping” dell’operatore:

Naufrago

- caos, mancanza di coesione, connessione e senso rispetto all’esperienza, isolamento, - sente di non avere alcun potere di influenzare il risultato degli eventi,

- nessuna flessibilità al cambiamento, sente di essere alla deriva in direzioni controllate da forze esterne al suo controllo.

Ibernato

- sembra che sia congelato: è fissato nella situazione presente in uno stato di attesa di un futuro che gli consenta di

andare avanti,

- vive il presente ma resta aggrappato a ciò che era e/o aveva in passato, evita il cambiamento, - sente la situazione attuale come temporanea.

Combattente

- è attivo, cerca strade o possibilità per cambiare la situazione, - sente di controllare gli eventi,

- ha un senso di efficacia personale ma tutte le sue energie sono focalizzate al raggiungimento di obiettivi esterni,

- in caso di insuccesso può diventare vulnerabile.

Esploratore

- è aperto a nuove opzioni e opportunità,

- è attivo, flessibile, modifica le sue strategie per raggiungere l’obiettivo o modifica l’obiettivo da raggiungere, - in genere riesce a pensare l’esperienza che vive come una prospettiva alternativa.

Il facilitatore cerca infine di chiarire che questi stili hanno caratteristiche dinamiche e processuali, che contribuiscono a fornire un’immagine della persona molteplice: da individuo, incapace di confrontarsi con la realtà che vive, a soggetto attivo e competente, che agisce sulla realtà, influenzando sensibilmente e direzionando le proprie capacità di adattamento e la promozione delle proprie risorse. Il facilitatore inoltre sottolinea come un operatore possa essere il più indicato per svolgere appieno le funzioni educative e di protezione del minorenne e per promuoverne il superiore interesse.

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