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Considerazioni sul progetto “Dolomiti Monumento del Mondo”

7. Lo stato di fatto delle Dolomiti: criticità

4.1.5. Considerazioni sul progetto “Dolomiti Monumento del Mondo”

L’emergere di questo interessante capitolo antecedente alla candidatura ufficiale del bene Dolomiti costituisce un significativo contributo perché è stata possibile una lettura più completa della vicenda partendo dallo sviluppo dell’idea di candidare le Dolomiti alla Lista del Patrimonio Mondiale. Dai documenti consultati e dallo scambio di informazioni e opinioni avuto con i rappresentanti di Mountain Wilderness si evince che il progetto “Dolomiti Monumento del Mondo” – risalente al 1993 – contiene alcuni punti focali degni di sottolineatura: le motivazioni e il valore culturale riconosciuto al territorio dolomitico. La proposta di apporre il logo UNESCO alle Dolomiti non è nata da una logica economica o allo scopo di ottenere il riconoscimento dell’eccellenza qualitativa indiscussa del bene, bensì dall’analisi di una condizione problematica: i monti pallidi sono descritti e analizzati nelle loro

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criticità focalizzando l’attenzione sulle conseguenze dovute alla pressione turistica che si manifestano sia sull’ambiente naturale che sul patrimonio culturale. La candidatura poteva diventare quindi uno strumento per catalizzare l’attenzione sulle Dolomiti e poter elaborare un percorso di recupero dei valori ambientali, culturali e tradizionali. La Convenzione sulla protezione del Patrimonio culturale e Naturale Mondiale dell’UNESCO del 1972 segue un criterio elitario e si fonda sulla tutela delle eccezionalità a livello globale. Le modificazioni delle

Operational Guidelines seguono l’evoluzione dello spirito della Convenzione che con i decenni

si modifica con il cambiare della coscienza comune: l’introduzione della Strategia Globale per una Lista bilanciata rappresentativa e credibile e della categoria dei Paesaggi Culturali ne sono l’esempio più significativo. Tuttavia rimane uno strumento che stabilisce categorie di beni i quali vengono puntualmente identificati e circoscritti entro confini ben definiti. Il progetto “Dolomiti Monumento del Mondo” oltre a tendere al riconoscimento a livello mondiale delle qualità naturalistiche e paesaggistiche punta ad una tutela e ad una ri-vitalizzazione dei territori interessati seguendo un approccio olistico. Infatti la proposta di candidare l’intero territorio dolomitico e non esclusivamente le cime più significative permette di comprendere l’ubi consistam dell’iniziativa: tutti gli aspetti che compongono la multiforme realtà dolomitica vogliono essere recuperati, tutelati e valorizzati219. Non si auspica di incrementare gli introiti derivanti dal turismo bensì di calibrare un’offerta turistica ragionata e sostenibile che rispetti il territorio, le attività locali e la natura.

È stato già introdotto l’argomento ma si vuole qui esplicitare ulteriormente l’ottica anticipatrice del progetto “Dolomiti Monumento del Mondo” riportando di seguito il testo in cui viene presentato uno dei valori riconosciuti al bene Dolomiti: la Diversità.

Le diversità delle Dolomiti sono anche culturali: questi monti ospitano le minoranze linguistiche ladine e cimbre, un insieme di tradizioni, di storia della vita di montagna che si ripete di valle in valle, sotto forme diverse, con valori e gesti diversi: pensiamo ai folletti dei boschi, ai carnevali, a riti che affondano radici profonde nella cultura pagana o in quella cattolica. Le diversità costruiscono ricchezza anche nelle forme di rappresentanze istituzionali, mentre rimangono ben radicate le storie della comunità di origine medievale di Fiemme, di Predazzo. Hanno ripreso sostanza quella di Cortina, del Centro

219 Valorizzazione intesa come conferimento di valore al patrimonio naturale e culturale puntando alla

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Cadore ed altre stanno ripercorrendo strade di rinascita; troviamo regioni a statuto ordinario ed altre dotate di ampia autonomia, comuni e comunità montane220.

Il 2 novembre 2001 è stata emanata la “Dichiarazione universale della diversità culturale” in occasione della 31° Sessione della Conferenza Generale dell’UNESCO. In questo strumento non vincolante si riconosce nella diversità tra le culture un patrimonio comune dell’umanità realizzando un parallelo con la biodiversità della natura. Le Dolomiti contengono al loro interno una pluralità di culture derivanti da differenti modi di relazionarsi al territorio, da vicende ed evoluzioni politiche e da altri fattori storici determinanti.

Il progetto Dolomiti Monumento del Mondo non intende costringere il paesaggio interessato ad un unico riferimento culturale “ufficiale”. L’intento della presente proposta non è infatti operare un livellamento culturale e identitario, bensì riuscire a valorizzare e rivitalizzare tutte gli aspetti, le forme e i modi di vita che si sono ivi sviluppati nei secoli.

Un altro interessante valore riconosciuto alle Dolomiti è quello della Solidarietà: “Mentre le popolazioni dolomitiche devono difendersi dall’avanzare aggressivo dei

progetti di omologazione culturale che provengono dalle pianure e dalle città, stanno infatti divenendo orfane del territorio, ritrovando orgoglio nel sostenere la cultura alpina, una precisa caratterizzazione, ma si deve porre attenzione a non cadere, come oggi accade, nel localismo, a non alzare barriere che alimentano solo processi regressivi. La cultura della solidarietà permette alle popolazioni dolomitiche di mantenere attivo il confronto con le esigenze che vengono dalle città, mantenere il dialogo”.221

I comportamenti antisolidaristici rappresentano una tendenza dell’attuale società. Per questo risulta interessante la scelta di introdurre la “solidarietà” tra i valori da tutelare e valorizzare in ambito dolomitico.

È opportuno sottolineare infatti che i territori della montagna dolomitica e in generale alpina – pur essendo ricordati per essere zone di frontiera – sono stati da sempre esempi di una

220 L. CASANOVA, Dolomiti monumento del mondo – una proposta di conservazione e sviluppo equilibrato di un

territorio fragile, unico, patrimonio dell’intera umanità, in Servizi – QT n. 20, 21 novembre 1998.

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“cultura dell’interazione”. Quest’ultima non avviene solamente tra le vallate vicine ma anche tra i cittadini e montanari, apparentemente distanti e legati a differenti modi di vita222. Concetto legato profondamente a quello di sviluppo sostenibile è il concetto di Limite. Si parla di “cultura del limite” per indicare una serie di decisioni e comportamenti virtuosi presi con la consapevolezza che la natura non costituisce una risorsa inesauribile. Nello specifico caso delle Dolomiti è auspicabile diminuire – se non arrestare – la pressione turistica ed antropica che investono i territori montani specialmente nei periodi invernali preferendo delle forme di turismo dolce e rispettoso.

4.2. LA CONVENZIONE DI FARO COME POSSIBILE STRUMENTO DI RICONOSCIMENTO DEL

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