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Contaminazione e rischio: antipolitica e subpolitica

Nel documento Medium e Medialità (pagine 78-82)

Covid19 contamination by Mario Pesce

5. Contaminazione e rischio: antipolitica e subpolitica

Medium e Medialità – 1 (2020)

5. Contaminazione e rischio: antipolitica e subpolitica

Nell’epoca della pandemia, un momento altamente simbolico per le generazioni che lo vivono, si riscontrano diversi movimenti, solo apparentemente nati dal basso, che mettono in discussione le evidenze scientifiche e le richieste dello Stato. È altresì manifesto che tali gruppi, che utilizzano i media/social network per fare e farsi propaganda in modo a dir poco aggressivo, hanno una forma molto simile a quelle categorie di antipolitica e subpolitica teorizzate dal sociologo Ulrich Bech (2013) e dal pensiero sulle questioni di scelta culturale del rischio di Mary Douglas (1992).

Il tutto nasce dall’avventato articolo su una delle più importanti riviste scientifiche inglesi che, nel 1998, pubblica i risultati, ampiamente falsi, di una ricerca portata avanti da Andrew Wakefield, che mette in relazione la somministrazione del vaccino trivalente e l’insorgenza dell’autismo nei bambini. Senza troppo scendere nei particolari, mettere in relazione la causa, il vaccino, e l’effetto, l’autismo, in modo fraudolento come ha fatto il medico inglese, rappresenta una forma di validazione che non rispetta le regole della ricerca scientifica e che ha alimentato gruppi che hanno portato dissenso e forme sostitutive di partecipazione pseudo politica. La politica ha perso la sua autorevolezza e i confini tra condivisione civile consapevole e antipolitica diventano labili. Aspetto fondamentale nella confutazione del saggio è nell’incapacità di comprendere che l’autismo compare nella stessa età della somministrazione del vaccino e si evidenzia anche senza somministrare il vaccino. Questo modo di fare scienza rappresenta l’antitesi della ricerca scientifica e della disseminazione dei risultati (Douglas, 1993).

L’articolo, ancora oggi, è portato come esempio di come la scienza e la politica inganni le persone. Da qui, nel mondo occidentale, la presa di posizione e coscienza (Douglas, 1991) di una parte della società che, con l’utilizzo dei media, trasforma questioni di sanità nazionale, come i vaccini o le contromisure per l’avvento di una pandemia, in querelle politica e dissenso anche violento. Sono i cosiddetti negazionisti, pensiamo ai no vax o ai no mask, forme di subpolitica, che Beck ritiene anticamera dell’antipolitica, ovvero modalità populiste, disinformate e in qualche caso violente. La subpolitica è una forma di scontro, su basi non certe, che ha dalla sua parte l’immobilità dei politici e la loro non comprensione di domande rivolte all’etica, e che si muove in spazi che la politica non conosce oppure non controlla. In questo senso la

percezione pubblica del rischio viene considerata come se fosse la risposta aggregata di milioni di individui privati. Tra gli altri difetti noti della scelta aggregata, il fatto che non tenga conto dell’interazione reciproca tra le persone, del loro scambiarsi consigli, del loro convincersi a vicenda e dei percorsi intersoggettivi delle credenze [...] la percezione del rischio come risposta culturalmente standardizzata non coglie il nocciolo del problema (Douglas, 1993, p. 44).

Medium e Medialità – 1 (2020)

Per Beck, ancora, la sub-politica è un campo di azione al di fuori dei canoni della politica convenzionale, ma che visto il momento in cui compare, rappresenta un mezzo di dissenso e conflitto culturalmente indirizzato (Douglas, 1991), di solito sterile ma partecipato.

Da qui, effetti collaterali che non sono gestibili, soprattutto dalla parte politica e sociale, e l’insorgenza di quella che sempre Beck chiama antipolitica. L’antipolitica è una forma di populismo, che alcune volte sfocia nel razzismo e rappresenta una forma di politica che non ha nulla a che fare con i movimenti di liberazione o emancipazione, ma, in realtà, esprime forme di dissenso controllate da frange alcune volte estreme, altre volte ben strutturate nella politica del Paese in cui hanno manifestazione.

6. Conclusioni

Forse serve un nuovo tipo di illuminismo che cominci a fare luce su diverse questioni. Questioni che prendano in considerazione la riscoperta dell’anthropos nel suo insieme.

Nella contemporaneità l’incontro con l’Altro diviene il più delle volte uno scontro. Scontro ideologico su posizioni di diverso tipo. Scontro che nella comunicazione troppo spesso viene definito come un: Noi Vs. Loro, o come scontro di culture.

Lo studio dell’uomo e dell’emersione dei fatti sociali e dei simboli che l’uomo assegna agli eventi, dipende da un’etica che le fornisce l’apparato epistemologico che gli permette di attivarsi. Attivazione o comprensione dipendono quindi da un’etica consapevole. Poi possiamo considerare che “improvvisamente, la tecnologia stessa fu messa sotto accusa come fonte del pericolo. Tutto cambiò. Divenne chiaro che la vecchia connessione tra morale e pericolo non era costituita dalla mancanza di conoscenza. La conoscenza è sempre insufficiente. L’ambiguità è sempre in agguato” (Douglas, 1993, p. 25).

I sistemi simbolici si muovono in apparati strutturali, una tra tutte le forme religiose, che storicizzate vengono interpretate dagli essere umani attraverso i simboli e i riti.

Cambiando il sistema simbolico si cambia l’idea di uomo, anthropos, e l’interpretazione del suo vivere ed agire si instaura in una diversa tipologia di etica. Etica che vede l’uomo, tout court, al centro della vita come protagonista attento al proprio vissuto, ma, anche, attento ai cambiamenti che avvengono in un’ottica comunicativa. Comunicativa nel senso di capacità di relazione tra gli individui, e tra individui e gruppi.

Medium e Medialità – 1 (2020)

Bibliografia

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Medium e Medialità – nr. 1

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