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L’accesso all’impiego e all’iniziativa economica dei rom in Francia

1. Il contesto sociale ed economico

A partire dagli anni cinquanta, caratterizzati da un importante processo di urbanizzazione, il ruolo economico delle popolazioni di origine rom e lo spazio da esse occupato in seno alle società locali si sono profondamente modificati.

Commercianti ambulanti e venditori porta a porta godevano, nelle società rurali isolate, di un’utilità innegabile, in quanto permettevano alle persone di acquistare, ma allo stesso tempo di sbarazzarsi di beni e oggetti di diversa natura, mentre gli spettacoli circensi animavano le piazze dei villaggi.

Di fronte a questo cambiamento sociale, i rom si sono progressivamente avvicinati ai grandi centri urbani, tentando di preservare in tal modo la nicchia da essi occupata nel settore della vendita ambulante e della prestazione di servizi a domicilio (essi erano infatti riparatori di sedie, affilatori di coltelli e forbici, cestai, allevatori di cavalli, ecc), ma si sono scontrati con un aumento della concorrenza nella maggior parte dei settori da loro privilegiati. In un contesto di precarietà generale, lavorare al mercato rimaneva e rimane tuttora una delle sole attività indipendenti che non richiedono una qualificazione specifica in termini di competenze, né un investimento economico di partenza troppo elevato. Tuttavia, tenuto conto del fatto che il numero di posti disponibili presso i mercati e le fiere si rivela piuttosto limitato e insufficiente a soddisfare le necessità lavorative dei tanti commercianti ambulanti, questo tipo di attività economica appare sempre meno redditizia, salvo per coloro che beneficiano di una maggiore abilità ad adattarsi ai bisogni e alle evoluzioni del mercato, alle tecniche commerciali maggiormente elaborate e, parallelamente, ad una rete più estesa e ad attività differenti rispetto al passato.

È importante sottolineare inoltre come altri segmenti di mercato tradizionalmente occupati dalle popolazioni di origine rom siano oggetto di un’accresciuta e ingiusta concorrenza nel contesto della mondializzazione dell’economia, come ad esempio la vendita degli oggetti in vimini, i quali sono stati progressivamente sostituiti da i prodotti sottocosto provenienti soprattutto dal continente asiatico.

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Di fronte a un contesto economico sempre più tecnologico, dinamico e regolamentato, l’analfabetismo e il basso livello di istruzione che caratterizzano le popolazioni rom, si rivelano inoltre ostacoli sempre più importanti, veri e propri handicap nell’accesso al mercato del lavoro, che confinano queste persone ai margini delle nostre società e ad una condizione di precarietà economica pressoché irreversibile.

Nello specifico, per quanto riguarda le famiglie rom itineranti, la regolamentazione relativa all’accoglienza, che si rivela del tutto inadeguata alle loro necessità, ha degli effetti pesanti sulla possibilità di esercitare delle attività lavorative. Infatti, anche quando le famiglie intendono specializzarsi in un settore, vivere con il rischio costante di essere espulsi dal luogo in cui hanno deciso di installarsi temporaneamente, soprattutto a causa del numero limitato di posti atti allo stazionamento, impedisce loro di imbarcarsi serenamente in un progetto di integrazione economica. Si esprime infatti in questi termini un rappresentante di un’associazione di commercianti itineranti di origine rom :

“Pour notre travail, il faut que l’ on puisse voyager et s’arrêter. Tous les matins, on travaille sur les marchés. Si on nous empêche de nous arrêter un jour, on nous empêche de travailler. Si on ne peut pas s’arrêter pendants plusieurs jours, ce sont autant des jours pendants lesquels on ne peut pas travailler.” 196

La legislazione francese relativa all’interdizione delle discriminazioni riguardanti il diritto del lavoro (citiamo ad esempio l’articolo 5 della “Convention internationale sur l’élimination de

toutes les formes de discrimination raciale” entrata in vigore il 4 gennaio 1969: “les États parties s’engagent à interdire et à éliminer la discrimination raciale sous toutes ses formes et à garantir le droit de chacun à l’égalité devant la loi sans distinction de race, de couleur ou d’origine nationale ou ethnique, notamment dans la jouissance des droits suivants: […]Droits au travail, au libre choix de son travail”197) presenta infatti delle lacune che, se sommate alle sanzioni relative allo stazionamento al di fuori delle aree d’accoglienza, incorse in seguito all’entrata in vigore della legge del 18 marzo del 2003 per la sicurezza interna (n°2003-239), determinano un restringimento della rete di fornitori e della clientela dei commercianti e degli artigiani itineranti.

Infine, data la compenetrazione degli spazi abitativi e lavorativi, le difficoltà di stoccaggio della merce si rivelano determinanti; in questo contesto, l’acquisto o l’affitto di appezzamenti privati può essere preso in considerazione, al fine di risolvere la situazione,

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Claire Cossée, “L’accès aux droits relatifs à l’initiative économique et à l’emploi”, Jean–Pierre Liégeois ( Dir.), L’accès aux droits sociaux des populations tsiganes en France. Rapport d’étude de la Direction

générale de l’action sociale, Rennes, Éditions ENSP, 2007,p. 121.

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ma la maggior parte di queste persone viene costretta a confrontarsi, anche in questo caso, con numerose discriminazioni relative all’accesso alla proprietà.198

L’assenza pressoché totale dei rom dal mondo dell’impiego salariato, appartenente alla sfera dei gadjé, ha da sempre alimentato il cliché secondo il quale essi non svolgano alcuna attività lavorativa e i pregiudizi relativi all’esistenza di una sorta di “economia parallela”. Il tasso di disoccupazione è ovviamente molto elevato e ad esso si associa una situazione di precarietà dilagante, la quale varia tuttavia a seconda dei gruppi e delle realtà socio–economiche locali.199

È innegabile che la mancanza di qualificazione lavorativa limiti fortemente la diversificazione dei mestieri, tuttavia, oltre all’attività di commercio, i rom svolgono tuttora anche altre occupazioni tradizionali: la potatura delle siepi e degli alberi, la copertura dei tetti, la pittura delle facciate delle case, la raccolta stagionale di frutta e verdura, la vendemmia, il recupero e la rivendita dei metalli, attività quest’ultima che si rivela abbastanza redditizia. Tali occupazioni possono però essere spesso molto rischiose e si registrano parecchi casi di infortuni legati al fatto di arrampicarsi sugli alberi o salire sui tetti senza attenersi alle misure di sicurezza previste, estrarre i motori delle lavatrici o dei frigoriferi, rimuovere le guaine dei cavi elettrici, a cui si aggiunge la manipolazione di prodotti inquinanti e nocivi per la salute, che si tratti di cartucce d’inchiostro, olio per motore, rifiuti elettrici e batterie scadute, che rende piuttosto caro il prezzo da pagare per tale autonomia lavorativa.200