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Il diritto alla scolarizzazione in Francia e la situazione delle comunità rom

La scolarizzazione dei minori rom in Francia

1. Il diritto alla scolarizzazione in Francia e la situazione delle comunità rom

La Francia è uno dei paesi firmatari dei testi internazionali ed europei che sanciscono i diritti dei bambini, specialmente il diritto all’istruzione, (La “Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia” del 1989, Il “Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali” del 1966, e la “Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali” del 1950) e riconosce, all’interno della sua Costituzione e nel suo Codice dell’istruzione, il diritto di tutti i minori ad avere accesso alla scuola.

Il preambolo della Costituzione del 27 ottobre 1946, integrato nella Costituzione del 1958, afferma che:

“ La Nation garantit l’égal accès de l’enfant et de l’adulte à l’instruction, à la formation professionnelle et à la culture. L’organisation de l’enseignement public gratuit et laïque à tous les dégrés est un devoir de l’ État.” (Article 13)157

Il Codice dell’istruzione stabilisce invece quanto segue:

“ L’instruction est obligatoire pour les enfants des deux sexes, franҫais et étrangers, entre six et seize ans.” ( Article L. 131-1)158

“ Le droit de l’enfant à l’instruction a pour objet de lui garantir, d’une part, l’acquisition des instruments fondamentaux du savoir, des connaissances de base, des éléments de la culture générale et, selon les choix, de la formation professionnelle et technique et, d’autre part, l’éducation lui permettant de developer sa personalité, d’élever son niveau de formation initiale et continue, de s’insérer dans la vie sociale et professionnelle et d’ exercer sa citoyenneté. Cette instruction obligatoire est assurée prioritairement dans les établissements d’enseignement.” ( Article L. 131-1-1)159

Partendo dal principio secondo il quale una scolarizzazione ben riuscita influenzerà positivamente gli altri aspetti della vita (l’impiego, l’alloggio, la salute), l’istruzione viene

157 www.romeurope.org/IMG/pdf/rapport_observatoire_cndh_romeurope_juin_2013.pdf. , p.51. 158 Ibidem. 159 Ibidem.

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considerata come il tema principale per promuovere l’integrazione socio-economica delle famiglie rom. Per raggiungere tale scopo vengono messi in pratica un po’ dappertutto in Francia, così come in altri stati europei, programmi atti a facilitare il successo scolastico dei minori di origine rom, i cui effetti purtroppo vengono spesso limitati a causa delle numerose barriere ereditate dal passato e di una visione molto normativa della scuola e dell’apprendimento.

Per quanto riguarda la situazione dei Rom relativamente al sistema scolastico, essa appare piuttosto invariata nei diversi stati europei, ovvero l’analfabetismo e il semianalfabetismo risultano maggiormente diffusi tra le comunità rom rispetto alla maggioranza della popolazione, così come l’insuccesso scolastico, l’abbandono prematuro della scuola, l’assenteismo e la mancata scolarizzazione dei minori.

Appare chiaro dunque che, generalmente, le persone di origine rom soffrono di un deficit in campo educativo. Le situazioni possono variare a seconda delle famiglie, passando da un’assenza pressoché totale di scolarizzazione dei minori, sia per quanto riguarda i “gens du voyage” sia i rom di origine straniera di più recente immigrazione, fino a percorsi di istruzione portati a termine regolarmente.

L’idea dell’importanza dell’educazione scolastica dei minori appare direttamente proporzionale al declino delle attività lavorative esercitate tradizionalmente, in quanto, in tale circostanza, le famiglie rom assumono la consapevolezza della difficoltà di trovare un impiego in assenza di un titolo di studio e soprattutto senza saper leggere e scrivere.160 Per la maggior parte dei bambini, l’accesso al sistema scolastico avviene intorno ai 6-7 anni, nel momento in cui ha inizio l’apprendimento della lettura ma, senza l’esperienza della scuola materna, essi soffrono già di un ritardo significativo rispetto ai loro coetanei. La prescolarizzazione, dai 3 ai 6 anni, avviene infatti raramente e interessa solamente le famiglie sedentarie, in un contesto culturale di iperprotezione del fanciullo.

L’educazione primaria risulta essere il massimo livello di istruzione raggiunto dalla gran parte degli studenti rom, in quanto viene considerato sufficiente per portare a termine l’apprendimento della scrittura, della lettura e delle abilità di calcolo matematico. L’accesso al livello secondario (Scuola Media) avviene dunque solo raramente e con scarsa continuità, soprattutto per quanto riguarda le ragazzine, in quanto entrano in gioco anche ragioni di ordine culturale. A partire dall’età di 12 anni infatti i giovani rom vengono considerati alla stregua degli adulti e devono partecipare alle attività economiche della

160

Cfr. Samuel Deléphine, Atlas des Tsiganes. Les dessous de la question rom, Paris, Éditions Autrement, 2012, p. 46.

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famiglia. I genitori temono inoltre le cattive compagnie, la droga e soprattutto il processo di assimilazione al mondo dei gadjé, che la frequentazione scolastica potrebbe comportare. Nell’ intento di raggiungere l’obbiettivo di una scolarizzazione riuscita alcune pratiche adottate dagli insegnanti si sono rivelate particolarmente efficaci: tentare di rassicurare le famiglie, offrendo loro la possibilità di visitare gli edifici scolastici e di incontrare il corpo insegnanti, ripartire i minori nelle diverse classi dando la precedenza al criterio dell’età anagrafica, non stigmatizzare l’alunno, ma cercare di valorizzare le sue competenze favorendo l’interculturalità, nell’intento di mantenere le differenze senza però marginalizzare.161

Cliché dopo cliché i bambini di origine rom vengono tutt’oggi considerati come vittime della propria cultura e dell’asocialità delle loro famiglie, che ne limitano fin dall’inizio le possibilità di riscatto sociale ostacolandone la scolarizzazione, dando così origine a una sorta di “handicap socioculturale”. Sebbene la paura scatenata dall’istituzione scolastica nei genitori di questi minori appare come una delle cause preponderanti delle difficoltà riscontrate da insegnanti ed educatori, essa non deve essere vista come l’espressione dell’opposizione tra due modelli culturali differenti, bensì tra due modelli sociali contrastanti. I bambini provenienti dalle classi popolari infatti dimostrano di dover fronteggiare le medesime difficoltà degli alunni rom, i quali, il più delle volte, sono costretti a fare i conti anche con forme di rigetto di tipo culturale.162