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CAPITOLO 4) IL PROCESSO DI CONVERGENZA DEL MODELLO DI IMPAIRMENT

4.5 La convergenza post enforcement

Sotto altra prospettiva, la convergenza dei criteri contabili relativi al processo di impairment sul portafoglio creditizio può essere considerata un passo “naturale” dei principi contabili, derivante dalle forti influenze che la disciplina prudenziale e l’attività di enforcement dei supervisori esercitano nella concreta applicazione del modello di impairment e pertanto nella determinazione del livello di rettifiche imputate a conto economico.

La rilevanza della misurazione delle perdite di valore in bilancio per la misurazione dell’adeguatezza patrimoniale delle banche fa sì che importanti aree di discrezionalità ammesse dai principi contabili siano filtrate da valutazioni prudenziali e non siano prettamente “ancorate” alla finalità della corretta rappresentazione contabile. In molti casi, invero sempre più frequenti, valutazioni prudenziali sono “incorporate” nei

financial reports a seguito di mirate azioni di vigilanza (asset quality review) che

vengono periodicamente condotte dalle Autorità prudenziali.

Allo scopo di valutare la rischiosità del portafoglio ed il grado di copertura dei rischi, specifiche azioni di vigilanza, volte alla verifica della qualità degli attivi, della correttezza della classificazione dello stato di rischiosità e dei relativi livelli di coperture (provisions), sono svolte periodicamente dalle autorità competenti attraverso analisi mirate su singole banche e mediante ispezioni in loco.

A seguito della crisi finanziaria del 2007 al tradizionale strumento delle verifiche in

loco sui singoli intermediari si sono aggiunti esercizi di valutazione “complessiva”,

aventi ad oggetto la valutazione degli attivi dell’intera “popolazione ( o una sua parte significativa) del sistema finanziario di una paese o di una determinata regione geografica. Esercizi di tale tipo sono stati svolti, ad esempio, in Irlanda nel 2010, in Portogallo ed in Grecia nel 2011, in Spagna nel 2012. Anche in Italia si è segnalato l’avvio di iniziative di tale genere. Ad esempio la Banca d’Italia ha condotto tra il 2012 ed il 2103 un “indagine sui presiti deteriorati delle banche italiane” finalizzata a valutare l’adeguatezza delle rettifiche di valore su campioni (selezionati per indici di rischiosità) di partite deteriorate di 20 gruppi bancari; detta indagine ha portato alla rilevazione di maggiori previsioni di perdita per circa 3,4 mld di euro e

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all’innalzamento dei valori di coverage ratios sui campioni esaminati dal 31% al 43,5%.

Fonte: La recente analisi dei prestiti deteri orati condotta dalla Banca d’Italia: principali caratteristiche e risultati – Banca d’Italia luglio 2013

Esercizi di tale genere, svolti sulle singole banche o mediante esercizi complessivi dalle autorità di vigilanza, pur se effettuati per finalità prudenziali, influenzano notevolmente il livello di rettifiche effettuate dagli intermediari bancari nei propri bilanci, sia perché oggetto delle valutazioni prudenziali sono attività finanziarie ( i crediti) rappresentate (secondo un criterio di valutazione) in bilancio, sia perché la disciplina prudenziale demanda a quella di bilancio circa la copertura della perdita attesa99; i criteri adottati a fini prudenziali dalle Autorità di vigilanza nonché le valutazioni sulle poste dell’attivo oggetto di analisi, sono “normalmente” recepiti nei conti aziendali100 dalle banche sotto esame, al fine di riflettere le valutazioni

99 Per le relazioni tra perdita attesa, inattesa, rettifiche di bilancio e coperture patrimoniali si rimanda al capitolo relativo al funzionamento dello schema di Basilea Cfr. Cap. 3.

100 Anche qualora le banche sottoposte ad accertamenti non incorporino le valutazioni dell’organo di vigilanza direttamente in bilancio, queste sarebbero comunque sottoposte a richieste di capitale aggiuntive da parte dell’autorità prudenziale nell’ambito della disciplina di II pilastro, nonché ad ulteriori possibili azioni e stretto monitoraggio. Per tale motivo la tendenza che si registra da parte degli intermediari è quella di recepire contabilmente le valutazioni prudenziali.

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dell’organo di vigilanza e non incorrere in sanzioni o dover sostenere i cosiddetti costi del controllo.

Sotto tale punto di vista quindi, l’attività di enforcement condotta dagli organi di vigilanza, fa sì che l’applicazione dei criteri contabili sia fortemente influenzata da logiche prudenziali.

Stante la strutturale differenza tra la logica “incurred loss” dell’attuale IAS 39 e la logica “expected loss” del modello di Basilea, l’influenza delle valutazioni prudenziali potrebbe comportare la necessità di eseguire alcune “forzature” per il recepimento in bilancio di valutazioni non prettamente contabili e la critica che tali valutazioni non siano del tutto “compliant” con il principio contabile internazionale IAS 39. Il passaggio ad un modello contabile di impairment fondato su logiche di expected loss, quindi, dovrebbe evitare tali ordini di problemi e rendere ancora più “facile” la convergenza delle valutazioni di bilancio verso logiche prudenziali.

Al fine di fornire un’ evidenza empirica di tale convergenza e della capacità di

enforcement delle autorità di vigilanza prudenziale verrà presentato il recente esercizio

di Asset quality review condotto dalla BCE (e dalle Autorità nazionali di 19 paesi dell’area Euro) sulle centotrenta banche europee più significative, verranno esaminati gli impatti di tale esercizio sul campione di banche italiane sotto esame e verranno rappresentate le evidenze (ad oggi note) di recepimento nei bilanci bancari delle issues che tale esercizio ha messo in rilievo.

L’Asset quality review è stato un esercizio di tipo prudenziale svolto dalla BCE e dalle autorità di vigilanza nazionali, condotto dalla fine del 2013 al 26 ottobre 2014, avente ad oggetto la “verifica” della qualità degli attivi, ovvero la valutazione della “congruità” dei valori di iscrizione delle attività finanziarie in portafoglio al 31 dicembre 2013. L’esercizio è stato svolto su centotrenta gruppi bancari europei; il valore degli attivi delle banche analizzate ammontava nel complesso a 22 mila miliardi, pari all’81,6% delle attività bancarie dell’SSM101.

L’AQR formava insieme ad un esercizio di Stress Test (condotto sempre dalla Bce e dalle Nca in collaborazione con l’EBA) l’esercizio di Comprehensive Assesment” (CA), ossia una valutazione approfondita dello stato di salute delle banche attraverso l’ esame della qualità dei bilanci bancari e l’esame della capacità delle banche di

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rispondere ad uno scenario macro-economico di stress di base (baseline) ed uno più severo (adverse) conservando margini patrimoniali sufficienti102.

Gli obiettivi del Comprehensive Assesment sono stai individuati nel: i) rafforzamento dei bilanci delle banche attraverso la riparazione delle issues emergenti dall’esame di valutazione (sia quantitativi che qualitativi) ii) aumento della trasparenza degli intermediari, migliorando la qualità dei dati e delle informazioni offerte agli investitori iii) rafforzamento della fiducia degli investitori attraverso l’assicurazione che alla fine dell’esercizio tutte le banche siano sufficientemente capitalizzate.

L’esercizio di valutazione complessiva doveva, poi, rappresentare un fondamentale

step nell’introduzione del meccanismo di supervisione unica (SSM), fornendo una

valutazione oggettiva dello stato di salute dei bilanci bancari e dei livelli di solvency (corretti per misclassification e understatement) delle banche prima che tale modello di vigilanza fosse avviato a partire dal 4 novembre 2014.

Al fine del presente elaborato verranno analizzati, dopo una breve descrizione delle modalità di esecuzione dell’esercizio di valutazione degli attivi (AQR), i principali risultati di tale esercizio sulle banche europee con un focus particolare su quelle italiane, con riferimento alla correttezza della classificazione di rischio (Performing/Non Performing) nonché alla congruità dei livelli di rettifiche sia su posizioni già deteriorate o riclassificate a non performing (impaired), sia su posizioni

in bonis (IBNR).